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TEORIE CRIMINOLOGICHE
Le teorie criminologiche sono formulazioni di carattere scientifico, orientate alla spiegazione e comprensione di una realtà molto concreta ma anche molto sfuggente e varia come la criminalità. Ed è per queste ragioni che le varie teorie criminologiche presentano generalmente un margine consistente di opinabilità e anche di settorialità, non riuscendo solitamente che a "coprire" alcuni profili della spiegazione del crimine. Abbiamo già anticipato come la criminologia si sia sviluppata lungo 4 indirizzi di studio fondamentali, piuttosto diversi l'uno dall'altro: 1) Indirizzo descrittivo: dove la criminologia si limita a rappresentare il fenomeno criminoso nei suoi aspetti qualitativi e quantitativi 2) Indirizzo eziologico, cioè causale (più consistente): è l'indirizzo in cui la criminologia s'impegna in un obiettivo molto ambizioso, cioè quello di individuare le cause.del comportamento criminoso. Esse studiano il processo criminogenetico, il come si arrivi al crimine. Questo primo gruppo si suddivide, a sua volta, in due sottogruppi: le teorie eziologiche di tipo clinico-individuale, che si incentrano sui fattori criminogenetici individuali e le teorie di carattere sociologico, che puntano prevalentemente sui fattori sociali;
2) Indirizzo della criminologia c.d. critica, che occupò una ventina d’anni del secolo scorso, di matrice prevalentemente americana: indirizzo critico secondo il quale la criminologia individua l'origine, la base, della criminalità nelle caratteristiche delle moderne società occidentali di tipo capitalistico. Critico perché critica questo assetto politico sociale vedendo nella giustizia penale una manifestazione di questo tipo di società. Esse non si interrogano sulle cause della criminalità, ma sul perché della criminalizzazione. Secondo le teorie critiche, la
La criminalità non è un dato che preesiste, non è un fenomeno naturale bensì è una costruzione sociale, è il prodotto di certi assetti sociali e poteri che esistono nella società e che danno luogo a un processo di criminalizzazione. La criminalità, dunque, non esiste prima di un processo di criminalizzazione che è svolto dagli assetti di potere esistenti in una società. Si tratta di teorie fortemente ideologizzate: esse ritengono che cambiando la società, possa cambiare la criminalità, arrivando addirittura a poter scomparire. Il processo di criminalizzazione è duplice: vi è una criminalizzazione primaria ed una secondaria. La criminalizzazione primaria è opera del legislatore attraverso le fattispecie criminose: è il legislatore ad operare una selezione, e già qui, nella scelta dei fatti da criminalizzare, l'assetto di potere sociale e istituzionale fa sentire la sua influenza.
Il processo di criminalizzazione secondaria, poi, è opera delle autorità che devono applicare la legge penale: le autorità di polizia e l'autorità giudiziaria, le quali, lungi dall'operare attraverso schemi automatici per cui ogni violazione penale verrà sicuramente perseguita, operano anch'esse una selezione di fatto (non più di diritto, come quella del legislatore).
4) Indirizzo della criminologia c.d. situazionale (oggi più attuale che non ha le ambizioni che ha quello eziologico): tale indirizzo batte l'accento, più che sulle cause, sulla situazione che può agevolare il passaggio all'atto criminoso, studia quasi oggettivamente quali sono le condizioni più favorevoli per il comportamento criminoso.
Si tratta di teorie molto disincantate che prendono atto dell'esistenza di fattori individuali e sociali nella criminogenesi, ma rinunciano ad uno studio approfondito dell'efficacia.
Eziologicadi tali fattori, che in qualche modo danno per scontata. Ciò che rileva ed occorre fronteggiare è la situazione in cui opera l'autore criminale, il contesto dell'agire: viene, dunque, valorizzato il momento contestuale dell'agire che fa da "innesco" al processo criminogenetico; e il compito della criminologia è principalmente quello di mettere in evidenza le situazioni favorenti la criminogenesi anche e soprattutto ai fini di efficace prevenzione.
Tra questi 4 indirizzi quello più importante e formativo per uno studente è quello della criminologia eziologica.
Noi passeremo in rassegna una serie di teorie causali, le quali formulano delle ipotesi sulle cause del comportamento criminoso.
Facciamo una divagazione sulle teorie eziologiche che prende le mosse da un trafiletto del corriere della sera del 26 marzo scorso. L'articolo riporta: "nemmeno per i giudici di secondo grado era lucido quando ha sferrato i"
colpi mortali, ritenendolo incapace di intendere e di volere, in quanto affetto da "un delirio patologico di gelosia", ricalcando la sentenza di primo grado, anche la Corte d'Assise d'appello di Brescia ha assolto Antonio Gozzini, professore in pensione di 81 anni, che la notte del 3 ottobre 2019 uccise la moglie, Cristina Maioli, insegnante di 63 anni, nel loro appartamento in città. La aggredì con un martello, poi con il coltello. Il procuratore generale Guido Rispoli aveva chiesto una condanna a 21 anni sostenendo che la gelosia patologica fosse emersa solo in seconda fase e che una seconda assoluzione potesse creare un precedente pericoloso: "c'è il rischio passi il messaggio che qualsiasi uomo geloso possa essere giustificato". Una sentenza giusta per l'avvocato difensore Jacopo Barzellotti: "per l'accusa Gozzini avrebbe ucciso per non essere ricoverato a causa della depressione, ma dagli atti emergefosse d'accordo". Notizia della Corte d'Assise di primo grado contenuta in un quotidiano che colloca l'articolo sotto la rubrica: Giustizia e impunità. "Considerato incapace di intendere e di volere a causa di un totale vizio di mente che l'avvocato della difesa aveva definito come un delirio di gelosia. E quindi è assolto dall'accusa di aver assassinato la moglie perché appunto non imputabile. È una sentenza che farà discutere quella della Corte d'Assise di Brescia. I giudici hanno chiuso con l'assoluzione il processo a carico di Antonio Gozzini, un uomo che il 4 ottobre 2019 uccise la moglie, Cristina Maioli, insegnante di scuola superiore. Ex assistente tecnico scolastico in cura per depressione, l'uomo stordì la moglie nel sonno con un colpo di martello in testa e poi l'aveva accoltellata alla gola. Il cadavere della donna è stato poi vegliato per ore dal marito che avrebbe
anche tentato il suicidio prima di essere salvato da un amico al quale aveva telefonato dopo il delitto. In fase processuale il consulente dell'accusa e quello della difesa sono stati d'accordo nel dire che l'uomo "era in preda ad un evidente delirio di gelosia che ha stroncato il suo rapporto con la realtà e ha determinato un irrefrenabile impulso omicida" e dunque la difesa dell'uomo, rappresentata dall'avvocato Jacopo Barzellotti, ha chiesto l'assoluzione ritenendo incapace di intendere e di volere Gozzini al momento dell'omicidio. La PM, Claudia Passalacqua, aveva invece chiesto l'ergastolo". Quest'episodio si presta molto bene ad introdurre le nostre chiacchierate sulle teorie eziologiche, le cause del comportamento criminoso, in particolare le cause individuali. Si presta molto bene mettendoci già davanti ad un dilemma colossale che percepiamo dalla lettura di queste poche righe, qui si scontrano dueVisioni opposte sulle cause di questo comportamento criminale, i PM hanno chiesto, in primo grado, addirittura l'ergastolo, in secondo grado hanno chiesto 21 anni, ma i giudici lo hanno invece assolto, perché manca, a detta dei giudici, la capacità di intendere e di volere.
Questo caso ci pone davanti a questa difficoltà del problema delle cause della criminalità. L'alternativa che si è profilata in questo processo è stata un'alternativa radicale; questo comportamento è stato dovuto ad una libera scelta del soggetto oppure è un comportamento necessitato da una struttura psicologica che in questo caso si manifesta sotto forma di una patologia, di una malattia mentale.
In fondo la domanda è: qual è la causa individuale clinica di questo comportamento criminoso, una malattia mentale o una libera scelta del volere, che cosa c'è dietro? Questi sono problemi teorici ma anche assolutamente pratici.
si tratta qui di scegliere una soluzione a questo processo. Questo caso si presta anche a qualche altra considerazione, si presta anche a mettere in luce un tema che è il difficile rapporto tra la giustizia penale e le scienze naturali, in questo caso le scienze mediche, in quanto viene in gioco un profilo essenzialmente di tipo psichiatrico. Questo è un rapporto difficile perché, da un lato, il diritto chiede alla scienza delle certezze che il diritto non è in grado di dare (quali sono le cause del delitto) e in particolare chiede alla scienze criminologiche, oppure si rifiuta, per esempio sul giudizio pronostico della pericolosità sociale e si rifiuta di accogliere una categoria come la categoria del vizio parziale di mente (che non esclude radicalmente la capacità di intendere e di volere ma la diminuisce). D'altra parte il diritto ha bisogno di regole, che seppur non certe, devono avere una loro determinatezza, senno non si riesce ad.amministrare la giustizia. Questo difficile rapporto si avverta della contraddittorietà presentata dai due consulenti di accusa e difesa che ne professano l'incapacità e il pm che chiede l'ergastolo. Dietro questo caso si avverta il problema dell'incapacità di intendere e di volere: c'è il rischio che questa categoria venga utilizzata come espediente per sfuggire alla responsabilità penale; partiamo dal presupposto che il sistema penale si basa sul fatto che presuppone la capacità di intendere e di volere, quando questa manca il soggetto non può essere punito, le soluzioni sono due: 1. Una soluzione di principio sarebbe quella di partire dal presupposto che il diritto penale è il diritto della pena, del castigo e quindi diviene un problema medico, cioè rimette al trattamento medico cui dev'essere sottoposto. A questo può aggiungersi la pericolosità sociale, che confluisce nel TSO nel.momento in cui il soggetto non ha commesso il reato (fuori dal diritto penale) 2. L'altra soluzione è mantenere l'autore del reato dentro il diritto penale attraverso l'allestimento di strumenti sanzionatori c