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Costituzione economica

Pagina 3

Lezione 4

giovedì 28 febbraio 2019 14:05

Nello Stato liberale di diritto tutto ruota intorno alla libertà. Nel momento in cui la fiducia viene meno, lo Stato deve recuperare spazio che era lasciato alla società. Le rivendicazioni popolari portano ad un ampliamento del suffragio universale (non solo quelli che pagano le tasse, ma tutti) e ciò porta allo sviluppo dei c.d. partiti di massa.

Vengono fatte leggi/azioni politiche volte a potenziare/rinforzare la presenza dello Stato nei rapporti sociali ed economici. Cambia anche il senso della costituzione: la costituzione liberale aveva consacrato il principio di eguaglianza formale (tutti sono eguali davanti alla legge, la legge deve regolare allo stesso modo situazioni omogenee. Coerente con le rivendicazioni del ceto borghese). L'eguaglianza formale può essere intesa in questi termini: tutti sono egualmente titolari dei diritti fondamentali -> passaggio chiave.

La costituzione consacra i diritti fondamentali, che sono la principale conquista della Rivoluzione Francese; la conseguenza è condividere questi diritti con tutti. I diritti fondamentali sono universali, altrimenti non sono diritti. Fu trascurato che per esercitare effettivamente questi diritti è necessario acquisire una serie di beni materiali ed immateriali (es. diritto allo studio -> se non si hanno i mezzi non si può esercitare). Questo problema era già percepito nell'800. Non tutti però possedevano i beni per esercitare i propri diritti. Vi era quindi un divario netto tra astratta titolarità ed effettivo esercizio dei diritti fondamentali. La soluzione escogitata dal pensiero liberale fu: lasciamo che sia la società a garantire l'effettivo esercizio dei diritti -> la provvista di questi beni è una questione sociale e non statale, da perseguire attraverso l'economia secondo la logica della domanda e dell'offerta.

Il bene che ti permette di esercitare tutte le libertà è la salute. Per far sì che tutti possano esercitare i diritti fondamentali, bisognerebbe che il bene in questione sia offerto gratuitamente o ad un prezzo irrisorio. Ovviamente l'imprenditore PRIVATO non lo farà mai. I liberali non volevano l'intervento statale per garantire i diritti fondamentali in quanto avrebbe dovuto aumentare la tassazione per poter fare investimenti. Uno stato che entra nei rapporti sociali ed economici è uno stato che impone i propri valori/principi/concezioni ideali -> Stato etico che dice alle persone cosa fare e cosa non fare. Le masse iniziano a chiedere l'intervento dello stato per poter garantire questi diritti -> gradualmente sorge il c.d. Stato Sociale (Welfare state), Stato interventista. È uno Stato che si prende carico delle diseguaglianze, anche a costo di limitare le libertà individuali. Assorbe così altre competenze e altri compiti.

Si è soliti pensare che lo Statosociale in Italia sia nato improvvisamente dopo la costituzione del 48. In realtà si inizia a parlare di Stato sociale all'inizio del '900 (poste, treno, telefono) e durante il20ennio fascista. Durante il 20ennio fascista viene creato l'IRI, in nome dello Stato fascista e non in nome dell'eguaglianza sostanziale. Non vi erano intenti solidaristici o diuguaglianza. Ciò è rimasto anche negli anni 50/60/70 con lo Stato imprenditore. C'è anche lo Stato erogatore di servizi: nazionalizzazioni negli anni 60 (ENEL). Negli anni 70:consolidamento del sistema di istruzione pubblica (scuole pubbliche di ogni ordine e grado secondo un sistema centralizzato. Istruzione obbligatoria gratuita); serviziosanitario nazionale nel 1978 (gestito dallo stato e poi graduale rafforzamento delle regioni e degli enti sociali). Lo Stato sociale in alcuni contesti è degenerato: è diventatoStato puramente assistenzialista.

INPS -> cassaforte dei risparmi (contributi previdenziali) per la pensione, lo fa perché un pensionato che non riceve soldi è un costo (classico esempio di paternalismo, così come il TFR). Altri esempi di paternalismo legati a beni primari: scuola obbligatoria; vaccinazioni obbligatorie. Lo stato sociale entra in crisi quando questi atteggiamenti paternalistici non vengono più tollerati. Il sistema del costo storico è stato un fallimento del SSN: prezzi gonfiati perché tanto paga lo Stato. Assunzione di personale ben oltre le necessità dello stato sociale (posti pubblici). Lo Stato assumeva senza limiti e senza controlli perché voleva dare a tutti un lavoro e perché aveva interessi elettorali. Negli anni 80 il debito pubblico era alle stelle, ma nessuno si lamentava. Prima per la pensione vi era il sistema retributivo: pensione commisurata all'ultimo stipendio percepito. L'Italia è entrata nell'UE e la

La coesione economica si è rafforzata ed è diventata sempre più invadente fino ad arrivare a controllare i conti pubblici (anni 90). Bisogna quindi intervenire radicalmente sugli istituti dello Stato sociale.

Costituzione economica Pagina 4

Lezione 5 lunedì 4 marzo 2019 11:02

Nello stato sociale è mutato il rapporto stato - società: più stato, un po' meno società. Lo Stato interviene per sostituirsi alla società e all'economia laddove le disuguaglianze erano rimaste inalterate o erano addirittura peggiorate.

Il passaggio dall'eguaglianza formale a quella sostanziale ha influenzato molto il passaggio dallo stato liberale allo stato sociale. La nostra costituzione contempla entrambi i tipi di eguaglianza.

Eguaglianza formale vuol dire: tutti sono eguali davanti alla legge. Eguaglianza davanti alla legge vuol dire parità di trattamento giuridico. La legge non può discriminare tra individui ponendo regole diverse.

le regole sono uguali per tutti. Significa anche eguale distribuzione di tutti i diritti fondamentali: tutti sono egualmente titolari degli stessi diritti fondamentali. Si afferma con la Rivoluzione francese. Nel diritto romano non vi è eguaglianza giuridica perché pochi individui erano pienamente titolari dei diritti e erano i padri di famiglia, quindi le donne non avevano diritti (erano libere, avevano la cittadinanza, ma a loro mancava lo status di pater familias). L'art. 3, comma 1 della nostra costituzione conferma il principio di eguaglianza formale: è un principio supremo inderogabile. Ci sono elementi di novità rispetto allo Statuto albertino: tutti i cittadini (anche però quelli che non sono cittadini) hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Viene usata la parola cittadino perché eranotutti cittadini in Italia al periodo dell'assemblea costituente. Ladignità sociale è un elemento di novità rispetto al passato, ciò significa che non bisogna fare discriminazione tra ricchi e poveri e che non ci dev'essere esclusione, tutti devono partecipare alla vita sociale; il pregio sta nel fatto di appartenere al genere umano; esistono le classi sociali dal punto di vista sociologico e statistico, ma ciò non è rilevante per il diritto. Secondo elemento di novità sono i fattori di discriminazione banditi dall'ordinamento (sesso -> parità di genere uomo-donna, le donne iniziano a votare nel 1946 in Italia, fino agli anni 60 alle donne erano precluse alcune professioni come il magistrato; lingua -> in Italia vi sono minoranze linguistiche come in Sudtirol, in Friuli-Venezia Giulia o in Valle d'Aosta, durante i processi la legge richiede la presenza di un interprete; razza -> gli scienziati hanno

Dimostrato che geneticamente non esistono razze, ma esiste un unico genere umano, si vuole togliere la parola "razza" dal testo costituzionale. Durante il ventennio fascista vi furono le leggi razziali, quindi per prevenirne la ricomparsa si dice che non si possono introdurre discriminazioni legislative in base alla razza.

Religione -> con l'avvento della costituzione italiana, l'Italia è diventato uno stato laico, quindi non vi è una religione di stato.

Opinioni politiche -> durante il periodo fascista c'era il pensiero politico unico e bisognava prestare fedeltà al regime, l'unico caso di discriminazione è l'apologia al fascismo.

Condizioni personali e sociali -> espressione ampia e generica per mettere dentro tutto quello che residua, come ad esempio un handicap): sono ritenuti incompatibili con il principio di eguaglianza formale. La costituzione repubblicana non si è accontentata dell'eguaglianza formale.

perché vi è la possibilità di divario tra astratta titolarità ed effettivo esercizio dei diritti. Diseguaglianza dal punto di vista giuridico: non tutti hanno le stesse possibilità di esercitare i diritti fondamentali, perché mancano i mezzi. Diseguaglianza dal punto di vista economico: distribuzione diseguale delle risorse. I beni materiali ed immateriali per esercitare i diritti fondamentali sono distribuiti in maniera diseguale. Vi è quindi l'interventismo pubblico che serve a stimolare la domanda aggregata.

Art. 3, secondo comma: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. La repubblica non dev'essere passiva in ciò che succede.

nell'economia e nella società. Deve rimuovere ostacoli che hanno natura economica o sociale e limitano concretamente l'eguaglianza e la libertà. Si preoccupa di ridurre se non eliminare il divario tra astratta titolarità e effettivo esercizio del diritto. Il bersaglio sono le diseguaglianze nella disponibilità dei mezzi per esercitare davvero i diritti fondamentali. Si parla quindi di eguaglianza sostanziale. Nell'URSS si cercò di realizzare questo obiettivo in modo drastico, radicale: le diseguaglianze devono essere ridimensionate eliminandole del tutto. Alcuni costituenti furono nettamente contrari all'introduzione di questo comma, perché dicevano che dietro questa formula si annidava il rischio di una rivoluzione marxista/socialista anche in Italia. Dal punto di vista giuridico si è posto un dilemma interpretativo. Il dibattito ha preso due posizioni antitetiche sull'eguaglianza sostanziale: Prima tesi

interpretativa -> eguaglianza nei punti di arrivo o eguaglianza di risultato: posizione propria delle teorie marxiste, ognuno di noi ha un'occupazione, ma alla- fine la distribuzione della ricchezza deve avvenire in modo uguale per tutti;

Seconda tesi interpretativa -> eguaglianza delle opportunità o eguaglianza dei punti di partenza: significa che se ci sono delle diseguaglianze alla nascita, nel contesto- sociale a cui si appartiene, lo Stato deve garantire le stesse chances di raggiungere gli scopi.

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
22 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/08 Diritto costituzionale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vale.pongi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Costituzione economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Camerlengo Quirino.