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Chronicon

polemica contro le grandi risorse spese da Costantino per rifondare Bisanzio, a discapito delle risorse cittadine dell’Oriente provinciale.

Sozomeno non dà informazioni originali, cosicché rielaborarono semplicemente la notizia eusebiana; Socrate, la fonte di molte successive

è un avvocato che fin troppo comodamente riporta i documenti che legge senza analizzarne bene i precedenti storici, è

Storie ecclesiastiche,

infatti privo di spirito critico nel riportarci le leggi assegnandole deliberatamente la propria interpretazione (un po’ come Eusebio). Lo stesso

fece il nel tardo VII secolo, che peraltro non necessariamente volle intendere, come si è creduto, che quell’oro fosse dato

Chronicon Paschale

alle chiese. Eppure, il passo di Eusebio ha persino dato adito alla nota tradizione storiografica secondo cui, da Costantino in poi, tutti i templi

furono trasformati in chiese: solo in tempi recenti si è cominciato a metterla in discussione, aprendo il campo a tutt’altra visione della durevole

persistenza dei templi pagani fino a inoltrato VI secolo. Nonostante l’operazione avesse avuto una portata limitata e finalità squisitamente

economiche, Eusebio ritenne che fosse stata determinata dalla fede cristiana di Costantino e gli storici ecclesiastici successivi avallarono la sua

interpretazione. Data la risonanza nulla, che ebbe nelle fonti non cristiane dell’epoca, è certo che quella sorta di contribuzione fiscale chiesta ai

templi non fu affatto avvertita dai pagani come Eusebio la intese. Zosimo stesso, parlando della politica economica di Costantino, nonostante

l’ostilità verso quell’imperatore, non fa menzione dell’utilizzo dei tesori dei templi in tale contesto. La pratica di sottrarre denaro, offerte votive

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e persino terreni sacri ai templi , infatti, era stata largamente praticata in Roma antica: mal giudicata in tempo di pace, appariva del tutto

lecita in situazioni di emergenza, soprattutto se all’appropriazione di beni sacri fosse seguita la promessa di restituzione. In ogni caso, l’utilizzo

dei tesori dei templi (beni mobili e immobili compresi) non aveva mai costituito un sacrilegio. Fonti rabbiniche e archeologia concordano nel

39 Quella più vicina a Costantinopoli.

40 Un piccolo trattato sulle cose militari databile all’incirca tra l’età di Costanzo II e quella di Valentiniano (tra il 350 e il 370), che è una delle poche trattazioni

non fideistiche dell’età tardo antica (occupandosi di cose belliche non doveva necessariamente far trapelare la propria fede).

41 Riforma che secondo Zosimo causò la fine dell’Impero, assieme a tante altre (come quella dell’esercito), in quanto provocò una divaricazione immane tra

ed cioè tra chi da allora in poi aveva in mano queste monete d’oro e ne poteva usufruire, da un lato, e chi no.

humiliores honorestories,

42 Cioè, per far coniare dallo Stato tutti questi con cui riattivare l’economia, venne (secondo l’anonymus) assegnato ai piccoli commerci l’oro al posto del

soldi,

rame.

43 Furono impiegati ad uso pubblico.

44 Ciò significa che intorno al 250-260 ancora in Occidente tutto questo non era successo.

45 Questo, anziché confermare Eusebio, dimostra che in Occidente ancora non è stata attuata quella spoliazione dei templi facente parte della riforma di

Costantino.

46 È un provinciale che studia a Roma, in un’epoca che la capitale ha un processo di trasformazione ed effervescenza notevolissimo, si fa cristiano, ritorna alla

corte di Valentiniano I a Treviri dove cerca un posto nell’amministrazione imperiale, non lo trova e decide di fare l’asceta; va ad Antiochia presso un enorme

produttore locale, fa finta di vivere nel deserto mentre in realtà vive nella villa di questo cristiano insieme ad altri uomini che si danno a questo nuovo tipo di vita

ascetica. Così, Gerolamo ha contatti sia con l’Oriente che con l’Occidente, impara benissimo il greco tanto che è richiamato a Roma da papa Damaso I come suo

segretario generale; quando muore Damaso, Gerolamo viene cacciato da Roma e va in Palestina, dove fonda un monastero insieme a Paolo. In Palestina studia

l’ebraico, tanto che alla fine del IV secolo è ricercatissimo in tutto l’impero.

47 Erano sistemi economici ed avevano spessore civico, essendo fondati da generali vittoriosi in guerra, oltre alla cella, all’apparato decorativo e ornamentale,

alle statue degli dei, le gradinate, etc. aveva un enorme parco che lo isolava dal resto della città e che dava il sostentamento al guardiano del tempio e spesso

anche ai sacerdoti dei tempi. Infatti, nel parco si trovavano spesso le casette per i custodi, per i sacerdoti o le sacerdotesse: era una realtà strutturalmente molto

organizzata, forse come una parrocchia oggi; il parco, se all’inizio poteva bastare alla sussistenza, ben presto diventa parte di un sistema di proprietà terriere

garantite o dal fondatore del tempio con donazioni e testamenti, o dalla città, dal corpo municipale. Nel tempio vi era un archivio, una biblioteca, il tesoro fatto

di donazioni e atti testamentali, beni mobili, etc. che rendevano i templi le “banche” dell’epoca: se nel mondo greco vi erano proprio i cambiavalute, nel mondo

latino, dove queste attività si specializzano, i templi restano comunque delle identità religiose e soprattutto economiche. Erano depositari dell’archivio, di tutti i

documenti più importanti di un centro, in una piccola città due o tre templi erano i punti di riferimento fondamentali per i cittadini. A seconda della divinità che

vi veniva venerata i templi avevano delle fisionomie molto diversificate, ma rimaneva fondamentale il fatto che possedevano il tesoro, la cassa delle donazioni, a

cui normalmente attingevano anche generali che dovevano andare in guerra e che non avevano liquidità sufficiente: Augusto, uno dei tanti capi che a proprie

spese armava l’esercito, per sostenerlo nelle ultime guerre si appropria del tesoro del tempio di Vesta (concedendo il permesso dalle vestali: se avesse vinto

avrebbe restituito il doppio→così effettivamente avvenne); tutto questo era nella norma.

Honorestories: Coloro che lavoravano presso la corte dell’imperatore, ovvero funzionari, amministratori, etc. Tutti quelli che venivano pagati in soldi.

Humiliores: Coloro che, non possedendo dovevano pagare le tasse in solidi; essi furono distrutti dalla riforma di Costantino (a parere di Zosimo).

soldi, 48 49

mostrare che, dopo la caduta del tempio di Gerusalemme nel 70, la sinagoga subì un processo di sacralizzazione e di templarizzazione ,

divenendo il centro della vita comunitaria sia in Palestina, sia nella diaspora. Proprio perché d’allora i giudei considerarono i loro centri di culto

come luoghi altamente simbolici, la distruzione delle sinagoghe coincise metaforicamente con l’annientamento delle comunità avversarie,

ricorrendo in modo topico (e spesso senza alcun riscontro reale) in tutte le fonti letterarie, dalle storie della Chiesa, ai racconti agiografici. I

cristiani ereditarono dalla tradizione giudaica l’idea che appropriarsi dell’oro dei templi o delle statue di culto ne costituisse una profanazione,

caricando il gesto di una dimensione persecutoria. Costantino probabilmente rimase stupito, ascoltando in occasione dei suoi tricennali che nel

confiscare i beni di alcuni templi orientali era stata animato da nobili fini religiosi. Per l’immagine di sé che propagandava tra i cristiani, però,

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ne avallò l’interpretazione. Quel modo di leggere i fatti divenne discorso dominante grazie all’adesione imperiale e, insieme ad altri più

strutturali fattori, poté cooperare a volgere lentamente la storia proprio nella direzione indicata da Eusebio. Di fronte all’imperatore e alla

corte dei funzionari, tuttavia, Eusebio aveva presentato le cose in modo parzialmente diverso da come le rielaborò nella A

Vita Constantini.

proposito dell’abbattimento dei templi, evitò di dire che Costantino aveva ordinato di distruggerli tutti e parlò di un unico tempio. Mostrò

anche minor sicurezza nel raccontare come fossero andate realmente le cose, per esempio lasciando incerto il numero degli emissari inviati a

compiere il censimento delle statue da spogliare dell’oro. Nel discorso per i tricennali, in particolare, non accennò minimamente alle statue

che Costantino avrebbe fatto trasportare a Costantinopoli per suscitare il disprezzo dei cristiani.

Ulteriori considerazioni: Perché Costantino abbia traslato, fatto portare delle statue dalle altre città dell’Oriente nella città che deve

abbellire e ridedicare rapidamente come propria residenza non può essere spiegato con un solo motivo, ma bisogna riconoscere anzitutto che

egli ha bisogno di abbellire la città (di fondazione greco-ellenistica, che ha già una classica e che Costantino non distrugge, quindi

paces

conserva tutta una serie di importanti templi) con le statue più significative della tradizione ellenistica (Apollo Sminteo o Pizio, Demetra) non in

generale, ma forse quella a cui la città di Costantinopoli è più devota (che non può sapere da solo, ma è abilmente consigliato dai suoi

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architetti, che stanno ripianificando una città sulla base di considerazioni non solo estetiche, cioè rispondenti al gusto estetico del IV secolo ,

ma anche motivate dal rispetto per chi concepiva un’opera al di là della sua natura materiale, cioè credendola dotata di un potere anche

spirituale). Quindi, si tratta di “banale” attività pubblica, se questi elogi delle iscrizioni sono molto enfatici lo sono dal punto di vista civico, cioè

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come riconoscimenti di un buon governo, volto ad abbellire il centro . Le statue sono sicuramente volte anche ad accontentare i grandi

magnati, la nobiltà locale che apprezza la ricchezza artistica della città. Nella Eusebio attribuisce a Costantino un unico intento

Vita Constantini

circa la rimozione dei beni mobili dai templi e la loro distruzione: quello di sconfiggere il paganesimo; in realtà, queste traslazioni di statue e da

una parte all’altra all’interno di una stessa città e, viceversa, da una città all’altra dell’impero erano ancora, nel IV secolo, abbastanza comuni e

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documentate: ci sono numerose iscrizioni in cui vengono descritti questi spostamenti. Nel IV secolo c’era, sia negli imperatori che nei

governatori provinciali, la consapevolezza che mantenere, conservare la fosse un dovere civico e morale; attraverso le

paces architectonica

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costituzioni gli imperatori chiedono ai loro governatori di conservare l’esistente e per questo ritroviamo dei ritrovamenti epigrafici apposti su

48 Era già considerata sacra in quanto centro di studi religiosi ma dopo la distruzione del tempio l’attaccamento deg

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Publisher
A.A. 2015-2016
18 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pexolo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Lizzi Rita.