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I RISULTATI DELLA RICERCA DI J. WOODWARD

Nella prima colonna (tabella slide) vi sono alcune fra le caratteristiche della struttura organizzativa che Joan Woodward analizza rispetto a queste fabbriche:

  • numero di livelli manageriali (quindi se la struttura è molto verticalizzata con molti livelli manageriali oppure se è più piatta, se ci sono meno livelli manageriali)
  • lo span of control (è una variabile che misura per ogni manager, per ogni persona dentro all'impresa dotata di un certo grado di autorità, quanti collaboratori quella persona controlla; se è basso significa che per ogni livello gerarchico ci sono poche unità o pochi collaboratori che riportano a quel livello gerarchico; se invece è più alto vuol dire che per uno stesso livello gerarchico ci sono molte unità organizzative o collaboratori che riportano quello stesso livello gerarchico). Span of control significa ampiezza del controllo, vuol dire quanto ogni

Manager Controlla - Rapporto tra Manager e Forza Lavoro

Se il rapporto tra manager e forza lavoro è più alto, significa che il numero di manager rispetto al numero di lavoratori a livello operativo è relativamente alto. In altre parole, c'è un numero relativamente basso di persone a livello operativo rispetto ad ogni manager. Al contrario, se il rapporto manager/forza lavoro è basso, significa che ci sono molti impiegati a livello operativo per ogni manager.

Livello di Skill

Il livello di skill, ovvero di abilità e competenze, indica se le persone che lavorano nell'impresa/fabbrica hanno in media un elevato livello di qualificazione e professionalizzazione. Se il livello di skill è alto, significa che le competenze necessarie sono elevate. Se invece è basso, significa che il lavoro è più di tipo operativo e routinizzato, dove il livello di competenze e qualificazioni non è sofisticato.

Queste sono alcune caratteristiche strutturali che Joan Woodward ha identificato.

Woodward osserva che ci sono tre tipi di tecnologie di fabbriche: unit production, mass production e produzione a flusso continuo. Nella unit production, l'impresa o la fabbrica produce su commessa, quindi ogni prodotto è unico e personalizzato in base alle richieste del cliente. Questo tipo di produzione è tipicamente utilizzato per prodotti più sofisticati e di costo unitario più elevato, come ad esempio macchine per l'industria o prodotti di elevata complessità. Al contrario, nella mass production i prodotti sono standardizzati e la produzione è fortemente routinizzata. I prodotti mediamente hanno un costo più basso e sono tutti uguali. La produzione a flusso continuo è simile alla mass production, ma con alcune caratteristiche tecnologiche leggermente diverse. L'attenzione di Woodward si concentra principalmente sulla differenza tra unit production e mass production.Osserva che, andando a vedere cosa succede tra tutte le imprese che usano come tipo di tecnologia la unit production, e tutte le imprese che usano come tipo di tecnologia la mass production o la produzione a flusso continuo, troviamo tipicamente (in media, non tutte le imprese sono identiche l'una con l'altra) delle forme organizzative diverse, delle strutture organizzative che hanno caratteristiche diverse. Osserva quindi delle regolarità, osserva che le imprese più efficienti sul mercato sono quelle che più rispettano queste regolarità. Un esempio è quello dello span of control: quello che succede nelle imprese che utilizzano la tecnologia della unit production hanno uno span of control basso; vuol dire che ogni livello gerarchico controlla un numero relativamente basso di collaboratori o unità organizzative che riportano a quel livello gerarchico. Il contrario si osserva per la mass production. Altra differenza molto importante è illivello di skill: per le imprese che utilizzano la tecnologia della unit production il livello di skill medio è elevato. Al contrario, per le imprese che usano la tecnologia di mass production il livello di skill è basso. Ci sono differenze abbastanza significative per tutte le caratteristiche. La tabella ci serve per far vedere la logica con la quale una studiosa come Joan Woodward per prima tenta di ragionare sulle caratteristiche strutturali delle imprese e associarle ad un fattore contingente, un fattore di contesto che è quello della tecnologia produttiva. Perché è un fattore di contesto, un fattore esterno? È un fattore di contesto, un fattore esterno nel senso che secondo Woodward le imprese non possono scegliere il tipo di tecnologia da adottare per la loro produzione, perché il tipo di tecnologia è dettato dal tipo di prodotto (ci sono tipi di prodotti che necessariamente richiedono macchinari, processi di tipi unit, e altre tecnologie specifiche).efficiente, dipende dal contesto in cui opera l'impresa. Questo contesto include fattori come la tecnologia utilizzata, che può essere un vincolo esterno che l'impresa non può controllare completamente. L'impresa può scegliere di acquistare determinati macchinari, ma non può scegliere il tipo di tecnologia disponibile sul mercato. La scelta della tecnologia influisce sulla struttura organizzativa più efficiente per l'impresa. Questo concetto è espresso dall'approccio contingentista, che è stato studiato da Joan Woodward attraverso un ampio studio sulle fabbriche.

efficiente è funzione della tecnologia. La struttura quindi dipende dalla tecnologia; quest'ultima in questo caso è vista come un elemento esterno, un elemento di contesto, che l'impresa non può far altro che recepire. Occorre quindi una corrispondenza il più possibile precisa fra il tipo di tecnologia e la configurazione organizzativa. L'impresa può fare scelte diverse, ma il risultato è l'inefficienza, il peggioramento della performance. Quindi la tecnologia produttiva è il fattore contingente determinante per spiegare le scelte organizzative. Il lavoro di Woodward ha dei limiti, il principale dei quali è quello di concentrarsi principalmente sulle fabbriche, sui processi produttivi.

CHARLES PERROW

Questo autore ci consente di applicare la stessa logica e di sofisticarla, di vedere più dettagli e di applicarla anche a contesti diversi dalla fabbrica. Egli riprende lo stesso tipo di logica, infatti afferma

come Joan Woodward che la tecnologia è la variabile indipendente, l'organizzazione è la variabile dipendente. Siamo quindi sempre in una logica di teoria contingentista dove il fattore contingente fondamentale è la tecnologia. Perrow tuttavia cerca di estendere il ragionamento di Woodward, cerca di usare questa logica per interpretare, comprendere, per aiutarci a spiegare la configurazione organizzativa non soltanto delle fabbriche, ma in qualsiasi tipi di organizzazione. Per fare questo occorre estendere il concetto di tecnologia (perché Woodward, occupandosi soltanto dell'organizzazione della fabbrica, era principalmente focalizzata sulla tecnologia di produzione). Perrow invece ha l'ambizione di estendere il ragionamento a qualsiasi tipi di impresa/organizzazione/attività, e per fare questo non può limitarsi alle tecnologie produttive ma deve utilizzare un concetto di tecnologia più ampio ed esteso, che incorpori il

più ampio numero possibile di attività; lo fadefinendo la tecnologia in questo modo:

definizione di tecnologia: “è l’insieme delle azioni che un individuo/insieme di individui svolge su un oggetto, con o senzal’aiuto di strumenti o dispositivi meccanici, allo scopo di produrre dei cambiamenti su tale oggetto.”

Se ci pensiamo non è un concetto molto diverso da quello che Thompson propone in termini di razionalità tecnica (i concetti di razionalità tecnica in Thompson è un concetto legato alla conoscenza tecnica); il concetto di Perrow non è tanto diverso, nel senso che secondo Perrow la tecnologia non ha necessariamente a che fare con gli artefatti, gli strumenti, con i dispositivi meccanici, ma ha a che fare con le azioni, e dunque le azioni sono ovviamente informate, guidate da conoscenze. Quindi secondo Perrow, così come secondo Thompson, la tecnologia ha a che fare con la conoscenza che abbiamo circa cosa fare.

quali azioni svolgere, al fine di produrre un cambiamento desiderato sull'oggetto che stiamo tentando di trasformare. Allora chiaramente se si tratta di un oggetto fisico, se vogliamo trasformare una materia prima in un prodotto (es. un pezzo di legno grezzo in una statuina; o un insieme di componenti in un'automobile; ecc.) possiamo sia servirci di artefatti, strumenti, di dispositivi meccanici, ma possiamo anche servirci semplicemente delle nostre mani, del nostro ingegno. Pensiamo all'azione di un medico che deve fare una diagnosi in relazione ad alcuni sintomi che esplicita un paziente; la diagnosi del medico può servirsi anche di strumenti o dispositivi tecnologici, ma può essere fatta anche senza alcuno strumento, semplicemente con la conversazione può ascoltare i sintomi da parte del paziente e ricostruire attraverso le sue conoscenze quali sono le possibili cause riconducibili che hanno in qualche modo condotto a questi sintomi. Ci sono una serie

di altre attività, altre professioni, dove l'uso degli strumenti o dispositivi meccanici può essere più o meno utile o diffuso. Quindi la tecnologia non necessariamente ha a che fare con gli strumenti fisici che utilizziamo, ma ha più a che fare con le azioni che svolgiamo, per perseguire una certa trasformazione. Dunque l'uso degli strumenti e degli artefatti spesso è utile e fondamentale, ma non è ciò che definisce nella sua natura intrinseca fondamentale il concetto di tecnologia. Questo va un po' contro l'uso comune della parola tecnologia; oggi quando usiamo la parola tecnologia pensiamo agli strumenti, agli oggetti, agli artefatti, ai computer, ai telefoni, alle macchine, ad artefatti di qualsiasi tipo; questa è l'idea di uso comune di tecnologia, è il senso che diamo alla parola tecnologia quando parliamo nella conversazione di tutti i giorni.

L'ANALISI DELLA TECNOLOGIA

Ci sono tantissimi

Tipi di tecnologie diverse (anche Thompson ricordiamo che ne individuò 3 tipi diversi); anche Perrow fa un esercizio di questo tipo e individua 4 tipi generali di tecnologie che sono individuati tramite due variabili fondamentali. Egli dice che possiamo analizzare tutto il numero i

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
150 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/10 Organizzazione aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Elena_m1997 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Organizzazione aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Ferrara o del prof Masino Giovanni.