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FOCUS:
George Albert Smith, “Grandmas’s reading glass”, 1900
Capiamo nella seconda inquadratura che all’inizio eravamo portatori del punto di vista del bambino. C’è
un’alternanza continua di punti di vista del narratore e del personaggio.
George Albert Smith, “Kiss in the tunnel”, 1899
Nel film notiamo che la macchina da presa è in movimento e assistiamo ad un cambio di luogo (Estero-
Interno del treno).
Un altro grande innovatore del cinema delle origini è Georges Méliès, un grande prestigiatore presente alla
proiezione dei Lumiere del 1895. Per onore di cronaca, dobbiamo dire che la sua capacità di innovazione è
limitata al cinema delle origini, egli infatti non sarà in grado di adeguarsi alle innovazioni successive a quelle
da lui apportate. Egli nel fare cinema non si orientò verso la direzione realistica ma verso quella fantastica.
Propose la proiezione a colori, tutti i fotogrammi erano colorati a mano. Non tutte le copie distribuite, però,
venivano rese a colori per via del costo addizionale. Semplicisticamente si dice che i fratelli Lumiere abbiano
iniziato la tradizione del cinema realistico e Méliès abbia iniziato quella del cinema fantastico. Ma Méliès ha
prodotto anche film realistici. Ad ogni modo, aggiungiamo che è importante notare e ricordare quanto siano
presenti nelle sue pellicole gli effetti speciali.
FOCUS: Georges Méliès, “Voyage dans la Lune”, 1902
Il film “Voyage dans la Lune” del 1902 è considerato il primo film di fantascienza. La trama fu liberamente
ispirata al romanzo di Jules Verne “Dalla Terra alla Luna” e al quello di Herbert George Wells “I primi uomini
sulla Luna”. Una pellicola dell’opera in questione è stata fortunatamente ritrovata a Barcellona. Che la
destinazione del film fosse proprio la penisola iberica lo si può intuire dalla presenza di una bandiera
spagnola nelle immagini del film. 1
Il più grande regista americano dell’intera stagione muta è stato David Llewelyn Wark Griffith. Lavorò prima
come regista e poi come attore. Realizzò circa 500 corti, tra i suoi più famosi c’è “The musketeers of Pig Alley”
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(1912) considerato il primo gangster film (genere molto importante negli USA). Tra i lungometraggi , invece,
sicuramente importanti sono “The birth of a Nation”( 1915) e “Intolerance” (1916), per aver scosso gli
spettatori specie per la crudezza con la quale sono stati rappresentati i temi trattati (razzismo e pacifismo).
1 Tutti i film prodotti dal 1895 fino al 1926, avvento del sonoro, sono quindi muti. Ma lo spettacolo
cinematografico non è mai stato davvero muto. Inizialmente le proiezioni venivano accompagnate da
musica dal vivo, solitamente assoli di pianoforte. Il primo film sonoro fu prodotto egli Stati Uniti dalla
Warner Bross “Don Giovanni e Lucrezia Borgia”, il primo film sonoro italiano, invece, vide la luce nel 1930:
“Ressurectio” di Alessandro Blasetti. Per motivi commerciali, però, fu distribuito prima “Canzone d’amore”
(1931) di Gaetano Righelli.
2 L’avvento del lungometraggio si situa nel 1910, il primo fu “L’inferno” di produzione italiana.
*SOGGETTIVA: un’inquadratura attraverso la quale ci si identifica con lo sguardo del personaggio
** Dramma della bicicletta postguerra presente anche nella letteratura: in Goffredo Parise, vd. Il Prete Bello
FOCUS: David Llewelyn Wark Griffith, “The lonely villa”, 1909
“Lonely Villa” è un corto muto di durata superiore a 5 minuti (circa 7.40).
Caratteristiche sono: la mobilità della macchina da presa nello spazio che ne permette un’esplorazione
molto ampia e la struttura narrativa complessa. In questo film, Griffith, mette a punto quello che diverrà il
sistema classico hollywoodiano (sistema formale basato sui raccordi). Tra le sequenza ci sono punti di
continuità visivo-narrativa. Ogni scena non è più autonoma come accadeva, ad esempio, in “Voyage dans
la Lune” di Méliès. Vi sono riprese diverse ma non si avvertono per via di un buon montaggio fatto di
raccordi, appunto, che permettono di avere un racconto finale fluido. L’ampliamento spaziale è accentuato
ancor di più dal cambio netto di luogo, dunque non più solo esterno-interno come in “Kiss in the train” di
Smith, da parte del marito.
Ne “Il lucernaio dell’Infinito”, N. Burch, distingue due modi di rappresentazione:
1) RAPPRESENTAZIONE PRIMITIVA
- Autonomia dell’inquadratura;
- Frontalità del quadro;
- Fissità della macchina da presa;
- Nessuna articolazione spazio-termporale;
- Uniformità della luce;
- Musica (in sala c’era un narratore)
2) RAPPRESENTAZIONE ISTITUZIONALE (da Griffith in avanti)
- Unità narrativa frammentata in più inquadrature;
- Raccordi per rendere fluido il passaggio fra le inquadrature;
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- Illuminazione artificiale ;
- Sfruttamento della scala dei piani;
- Ubiquità dello spettatore.
Gli inizi del cinema italiano
Non ci sono tracce di cinema, in Italia, prima del 1905, anno di produzione di “Presa di Roma”, un film di
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storia contemporanea diretto da Filoteo Alberini per festeggiare i 35 anni dalla presa di Roma . È significativo
che il primo film italiano fosse di genere storico, perché negli anni successivi tale genere divenne quello di
maggior prestigio. L’Italia acquisì prestigio a livello internazionale. Il primo articolo cinematografico apparso
sul New York Times era su un film italiano del 1913.
La gerarchia dei generi cinematografici era la seguente:
1° Storico
2° Dramma
3° Commedia (Poco frequentato perché necessitava della parola)
4° Comico
5° Documentario o Film del vero.
Fino alla metà degli anni ’10 l’Italia ebbe le maggiori e migliori produzioni di film comici nei quali erano
ingaggiati anche attori francesi, tra cui Andrèe Deed (Cretinetti) e Ferdinand Guillaume (Tontolini).
3 Il cinema americano ha spostato la sua “sede” nell’assolata California anche a causa dell’assenza di illuminazione in
altri posti.
4 La presa di Roma, conosciuta anche come breccia di Porta Pia, ci fu il 20 settembre 1870. Decretò la dine dello stato
pontificio quale entità storico-politica. L’anno seguente la capitale d’Italia fu trasferita da Firenze a Roma.
*SOGGETTIVA: un’inquadratura attraverso la quale ci si identifica con lo sguardo del personaggio
** Dramma della bicicletta postguerra presente anche nella letteratura: in Goffredo Parise, vd. Il Prete Bello
Le case di produzione dei primi film in Italia erano collocate principalmente a Torino (oggi ospita il museo
nazionale del cinema, tra i più importanti musei del settori al mondo per la ricchezza del patrimonio e la
molteplicità delle sue attività scientifiche e divulgative.). Le principali erano la Ambrosio e la Italafilm.
FOCUS: Giovanni Pastrone, “Cabiria”, 1914
La grande Italafilm nel 1914, in virtù del grande successo riscosso dal filone storico, decide di produrre il
colossal Cabiria. La pellicola ha durata di circa 2h 30 min.
Il regista Giovanni Pastrone coinvolse nella realizzazione Gabriele D’Annunzio, tanto che il suo autografo
compariva sulle locandine. Egli scrisse le didascalie e assegnò alcuni nomi ai personaggi tra cui Cabiria e
Maciste.
Gli inizi del cinema russo
Nel 1917 in Russia ci furono dapprima la Rivoluzione di Febbraio con conseguente deposizione dello zar e
poi la Rivoluzione d’Ottobre guidata da Lenin che diede vita al nuovo stato conosciuto come URSS. Questa
nuova istituzione, inizialmente, non ebbe molto impatto sul mondo del cinema ma poco dopo gran parte dei
produttori, dei registi e degli attori si trasferirono in Crimea o in Francia. Venne istituito, sempre nello steso
anno, un Commissariamento popolare per l’istruzione che controllava anche il settore cinematografico.
Nel 1919 si attuò la riforma di nazionalizzazione del cinema che portò ad aprire la Scuola statale di
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cinematografia. Il regista Kulesǒv, docente della scuola, noto per l’omonima teoria secondo la quale
un’inquadratura ha senso solo accanto ad un’altra, creò un laboratorio di montaggio.
Ejzenštejn, studente di ingegneria che dagli anni ’20 si dedicò solo al cinema, sosteneva che il montaggio è il
cuore del linguaggio cinematografico e che le inquadrature devono entrare in rapporto dialettico. La sua
produzione teorica fa ancora scuola in questo campo.
I film più innovativi sul piano del linguaggio cinematografico negli anni ’20 riguardavano la storia dei
movimenti rivoluzionari:
Sulla Comune di Parigi del 1871: La nuova Babilonia (1929) di Kozincev e Bornel
Sulla Rivoluzione fallita del 1905: La corazzata Potëmkin (1926) di Ejzenšteijn e La madre (1926) di
Pudovkin
Sulla Rivoluzione di Ottobre del 1917: Ottobre (1927) di Ejzenšteijn e La fine di San Pietroburgo
(1927) di Pudovkin
Sugli scioperi zaristi: Sciopero (1925) primo film di Ejzenšteijn
5 Un’immagine desta un’emozione a seconda dell’immagine a cui si è accostata.
*SOGGETTIVA: un’inquadratura attraverso la quale ci si identifica con lo sguardo del personaggio
** Dramma della bicicletta postguerra presente anche nella letteratura: in Goffredo Parise, vd. Il Prete Bello
FOCUS: Sergej Michajlovič Ejzenštejn, La corazzata Potëmkin, 1926
La corazzata Potëmkin (1926) di Ejzenšteijn, non venne distribuito subito in Italia perché nel contesto
fascista in cui si trovava era impensabile la proiezione di un film si propaganda comunista. Il regista fu un
genio non solo del montaggio ma anche della messa in scena. In questo film riporta il conflitto anche nelle
inquadrature, ci sono intersezioni di linee all’interno delle scene. I marinai rappresentano il proletariato
(non c’è un protagonista, lo è la classe operaia) e i più alti in grado il patronato zarista che va combattuto
ed eliminato. Ejzenšteijn voleva convincere sul piano emotivo lo spettatore, per questo gli presenta anche
scene più crude dell’habitué cinematografico. Il film risulta efficace dal punto di vista ritmico. Il montaggio
usato è quello discontinuo, dunque pieno di ellissi (scelta voluta per evidenziare l’importanza del momento
e dare un senso di straniamento allo spettatore). Lo spettatore non doveva essere sempre assorbito
completamente dal racconto, quindi applica il cinepugno, come esortazione ad una visione critica. Vi è un
assaggio di genere da storico-propagandistico a bellico. Nella scena del