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SULL’OPERA AESTHETICA

Baumgarten definisce quindi l’Estetica come una dottrina della sensibilità per rispondere al tentativo di

applicare alla sensibilità i principi e le regole dell'intelletto.

Dall'introduzione dell’opera Aesthetica si delineano le definizioni di Estetica:

→ Teoria delle arti liberali, così come intesa nella tradizione del pensiero medioevale e rinascimentale

→ Arte del pensare bello, determinata dalla retorica della sensibilità antica

→ Forma di conoscenza inferiore, definita dalla gnoseologia antica

→ Analoga della ragione, concepita l'impossibilità di conoscenza superiore

Superate le concezioni del passato, Baumgarten osserva come l'Estetica si ispiri al funzionamento della logica,

ma non essendo la logica non è possibile giungere a regole e norme determinanti che definiscono una

conoscenza superiore. Si arriva quindi a una concezione e una definizione dell’Estetica sulla scia del pensiero

leibniziano determinato dalle possibilità della conoscenza.

→ L’Estetica è la scienza della conoscenza sensibile

Secondo Baumgarten, l'Estetica si pone come una scienza in grado di ampliare la conoscenza sensibile del

mondo fenomenico mediante determinate norme. Si obietta che la confusione determinata da un tale tipo

di impostazione determina oscurità, quindi inclina all'errore e non alla conoscenza, ma Baumgarten sostiene

l'errore sia determinante per la conoscenza. La conoscenza scientifica è determinata proprio da un processo

che passa attraverso l'errore, l’errore è quindi una condizione indispensabile per la conoscenza del vero.

Inoltre, bisogna avere cura della confusione poiché gli errori vengono determinati dalla paura nell'indagare

la confusione. La confusione è una dimensione che bisogna curare e studiare attentamente, bisogna indagarla

e averne cura per trovare la verità. L'apparente confusione logica del mondo sensibile è ciò che permette di

arrivare alla conoscenza, ma ciò è possibile solo se si ha il coraggio di indagare la confusione e avere interesse

in questa. L'artista è colui che cura la confusione e da questa confusione si fa ispirare nel tentativo di

comprenderla e ordinarla. L'artista non deve avere paura della dimensione della confusione, il coraggio di

affrontare la confusione determina l'opera d'arte – attraverso la consapevolezza che la natura non faccia salti.

Non si raccomanda la confusione, ma si raccomanda la conoscenza e per Baumgarten è necessaria la

consapevolezza che la confusione sia propedeutica alla conoscenza. L'obiezione secondo cui la coltivazione

dell'Estetica possa essere un danno per la coltivazione della conoscenza viene così risolta da Baumgarten. La

conoscenza della vera perfezione non viene messa in dubbio dall'Estetica, la ragione si fonda su presupposti

interni e non ha come obiettivo l'uomo concreto nella sua totalità.

Si pone una seconda obiezione per cui L'Estetica sia arte, non scienza. Questa obiezione di origine classica

viene smontata da Baumgarten sottolineando come arte e scienza non siano attitudini contrapposte. Egli

riconosce il rapporto fra arte e conoscenza. Molte tecniche e arti concepite in precedenza come pratiche

sono poi diventate scienza perché fonti di conoscenza con valore conoscitivo – per esempio la retorica. Inoltre

Baumgarten afferma l'Estetica abbia tutte le caratteristiche per divenire un giorno scienza poiché concepita

come scienza della conoscenza sensibile, il carattere conoscitivo dell’Estetica la classifica come scienza.

Baumgarten utilizza il termine perfezione parlando di conoscenza. La conoscenza è tanto più perfetta in

quanto riesce a comprendere al suo interno sempre più ambiti, nella dimensione razionale e logica si

comprendono altri ambiti conoscitivi e dell'esperienza sensibile. L'Estetica ha come obiettivo l'allargamento

della conoscenza sensibile, un perfezionamento concepito con il termine “bellezza”. La bellezza è il

perfezionamento della ragione sensibile. Attraverso il bello si conosce il mondo. La bellezza è unità nella

varietà, rappresenta la possibilità che la conoscenza sia un tutto fatto di parti che trovano perfezione

nell'unione – ovvero nella bellezza. La bellezza come perfezione è concepita solo nel carattere omogeneo. La

bellezza della natura è restituita nella bellezza dell’opera d’arte grazie all'armonia che si determina dal

rapporto fra le parti e il tutto. La bellezza della conoscenza sensibile è universale nell'armonia fra le parti che

costituiscono il tutto, l'accordo del pensiero verso l'oggetto unico del fenomeno: la bellezza naturale o l'opera

d'arte. La bellezza della conoscenza sensibile nasce dall'accordo e dall'ordine fra soggetto e oggetto,

Francesca Vuono, 2018 16

pensato dal soggetto come bello. L'ordine e l'armonia definiscono la perfezione.

IMMANUEL KANT

Dal punto di vista filosofico, Kant rappresenta il più grande e più interessante interprete del pensiero legato

all'individuo e al suo rapporto con il mondo sensibile. L'Estetica è la dimensione che permette a Kant di dare

una forma analogica allo studio dell'individuo.

L'Estetica kantiana si fonda sul legame fra critica e gusto. Il gusto rappresenta la dimensione soggettiva. Il

gusto è l'espressione soggettiva di quella condizione individuale, la cui espressione oggettiva è la critica. Il

problema è lo stesso, l'individuo, ma si parla di gusto quando è visto da un punto di vista soggettivo e di critica

quando analizzato da un punto di vista oggettivo. Proprio il legame fra critica e gusto, quindi il rapporto fra

oggettività e soggettività, determina la libertà dell'individuo. Il binomio critica e gusto definisce la libertà

dell'individuo e induce al riconoscimento dell'impossibilità di criteri oggettivi rispetto la bellezza. In

quest’ottica è impossibile formulare dei principi oggettivamente validi. Se l'Estetica contemplasse principi

oggettivamente validi, norme e criteri universali, non sarebbe una critica del gusto – come invece viene

concepita da Kant nella relazione fra oggettivo e soggettivo.

La filosofia kantiana si fonda su tre opere fondamentali: Critica della ragion pura (1781), Critica della ragion

pratica (1788) e Critica del giudizio (1790).

CRITICA DELLA RAGION PURA

L’opera Critica della ragione pura si pone come obiettivo quello di trovare una terza via nel dibattito fra

Razionalismo ed Empirismo, spiegando come la ragione funzioni in una dimensione diversa rispetto quelle

concepite fino quel momento. Kant tenta di mettere insieme le due prospettive.

La dimensione gnoseologica di Kant concepisce il mondo come oggetto di conoscenza che coinvolge l’uomo

con il mondo dei fenomeni e il mondo del noumeno, ovvero il mondo per come appare attraverso i sensi e

la ragione attraverso l'esperienza e il mondo della libertà che definisce il noumeno. La conoscenza della realtà

fenomenica viene percepita attraverso la facoltà sensibile, la facoltà dell'intelletto e la facoltà della ragione,

le quali hanno come oggetto rispettivamente le intuizioni, il concetto e l'idea. La distinzione fra fenomeno

e noumeno si pone in relazione alla facoltà della ragione e al suo oggetto dell'idea. La conoscenza è

determinata dalla possibilità di sintetizzare il sensibile e le intuizioni nel concetto.

Ogni oggetto di conoscenza, sia intuizione che concetto, ha una dimensione a priori e una dimensione

empirica. L'intuizione a priori è ciò che viene prima dell'esperienza, ma che rende possibile l'esperienza

stessa e ne è fondamento. La dimensione a priori della conoscenza, la dimensione pura delle intuizioni, sono

lo spazio e il tempo: spazio e tempo sono le strutture mentali innate, quindi a priori, che permettono la

conoscenza del soggetto. Il soggetto sintetizza i concetti attraverso a priori, ovvero i modi dell'intelletto che

permettono di sintetizzare le intuizioni in concetti attraverso le categorie di spazio e tempo. Le intuizioni

empiriche sono esterne, ma dipendenti dalla dimensione interiore del soggetto che ne determina la

conoscenza. La conoscenza si limita al rapporto fra queste dimensioni.

Per passare dal piano del conoscere al piano del pensare bisogna utilizzare delle idee, concetti, che non

hanno intuizioni corrispondenti, il pensiero e l'idea di un determinato oggetto di cui l'uomo non dispone di

relative intuizioni – esempio il concetto di Dio, ragione, libertà. La rivoluzione copernicana kantiana si fonda

su una critica che costituisce la conoscenza sulla base di uno spazio innato e uno spazio esterno. Kant

definisce la rivoluzione copernicana del sapere per il tentativo di coniugare Razionalismo ed Empirismo. La

conoscenza nasce dalla sensibilità, quindi si presta a una visione empirica, ma è possibile grazie a categorie

mentali a priori, proprie di una dimensione razionalista. La critica della ragione kantiana ha un piano

dicotomico a livello gnoseologico: la sfera fenomenica e la sfera noumenica.

Fenomeno ← conoscenza

Noumeno ← pensiero

Francesca Vuono, 2018 17

La teoria del criticismo kantiana ha l'obiettivo di porre la ragione di fronte al tribunale di sé stessa, basandosi

sulla consapevolezza che vi sia una dimensione relativa alla conoscenza e una dimensione del pensiero.

CRITICA DELLA RAGION PRATICA

La Critica della ragion pratica si propone la ricerca delle condizioni della morale. Nell'uomo è presente una

legge morale che comanda come un imperativo categorico, una legge del dovere e una norma che prescrive

di obbedire alla ragione. A differenza della regola di condotta individuale, la legge morale deve essere

universale: indica come fine il rispetto della persona umana e afferma l'indipendenza della volontà e

l'autonomia della ragione. Il valore di un'azione dipende dalla conformità della volontà alla prescrizione

della legge morale. Postulati della legge sono la libertà, poiché se l'uomo non fosse libero non ci sarebbe

moralità, l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio, che fa corrispondere la felicità al merito acquisito. Nella

Critica alla ragion pratica le idee della ragione si presentano come "postulati" della moralità.

CRITICA DEL GIUDIZIO

L'importanza di Kant nella dimensione dell'Estetica si articola come possibilità critica, l'Estetica kantiana si

pone come una critica della facoltà del giudizio. L'Estetica nasce dalla possibilità di fare una critica della

facoltà del giudizio, l'autonomia del giudi

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A.A. 2018-2019
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

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