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L'ITALIA E LE PRIME ESPOSIZIONI INDUSTRIALI:
Il dibattito internazionale intorno al rapporto arte-industria investe in modo significativo l'Italia solo intorno
agli anni ottanta. Qualche isolata iniziativa volta a rivalutare le qualità estetiche dell'oggetto industriale era
già stata intrapresa a Torino nel 1862 con l'istituzione del Museo Industriale Italiano e, nel 1863, con
l'apertura del Museo Civico. Gli eventi che segnano un'organica maturazione del problema sono due
sposizioni organizzate a Torino, dove nel 1902 è allestita la prima esposizione internazionale d'arte
decorativa moderna. L'iniziativa torinese è caratterizzata da una vasta partecipazione dei paesi europei ed è
ampiamente pubblicizzata dalla rivista "L'arte decorativa moderna" fondata per l'occasione.
RUSKIN E I PRERAFFAELLITI:
La Confraternita dei Preraffaelliti è stata una corrente artistica della pittura vittoriana (XIX secolo), nata nel
settembre del 1848, sviluppatasi ed esauritasi in Gran Bretagna. Ascrivibile alla corrente del simbolismo,
può essere definita l'unica trasposizione pittorica del decadentismo. I Preraffaelliti raggiunsero l'apice della
loro fortuna critica grazie a John Ruskin.
Il termine "preraffaelita" è un riferimento all'arte esistita prima di Raffaello Sanzio, pittore ritenuto
colpevole, dal movimento inglese, di aver "inquinato l'arte esaltando l'idealizzazione della natura e il
sacrificio della realtà in nome della bellezza", e permesso gli sviluppi dell'"odiato" accademismo. Oltre a
porsi quale obiettivo quello di abolire i modelli vigenti dell'arte vittoriana dell'epoca e, più in generale,
quella accademica, i Preraffaeliti si ponevano quello di riportare in vita i costumi di un passato
immaginario e nostalgico, tentando inoltre di unificare fra loro i concetti di vita, arte, e bellezza. I temi ai
quali si sono maggiormente ispirati i Preraffaeliti includono quelli biblici, letterari, fiabeschi, storici e
sociali.
Tra i pittori più importanti della "Confraternita" ricordiamo Ruskin, Millais, Hunt, Burne-Jones e
Rossetti. Per la confraternita come per Ruskin il modello di riferimento è il Medioevo, la cui nostalgia è
sentita sin dalla prima metà del secolo. Ruskin è il primo a indicare nel vigore morale e creativo di una
nuova arte un rimedio allo scadimento di valori della società vittoriana.
Tra i temi favoriti dei Preraffaelliti, gli episodi della Bibbia occupano un ruolo predominante. In particolare
sono frequenti scene dall'Annunciazione. I Preraffaelliti amavano molto la loro patria, come testimoniano
molti dipinti a soggetto nazionalista probabilmente mutuati dal retaggio romantico. Non trascurando la
giovanile lezione del Ruskin di Modern Painters (1843), i Preraffaelliti si dedicarono anche alla pittura di
paesaggio, che pur non rivestendo grande importanza all'interno della loro produzione, influenzò
profondamente paesaggisti francesi della scuola di Barbizon come Corot.
i pittori Preraffaeliti riproducevano, attraverso un panneggio delicato, figure elaborate, luminose, ed ispirate
all'arte neoromantica. I loro dipinti sono spesso rievocativi, e presentano generalmente riferimenti allegorici
e simbolici. Gran parte dei dipinti Preraffaeliti raffigurano soggetti femminili sensuali ed eleganti.
Il gruppo propone l'attenzione al vero e alla rinnovata religiosità, espressa da Millais nel Cristo nella casa
dei genitori, e con mistico simbolismo da Hunt ne La luce del mondo. Ritrarre puntualmente la natura
appare l'unico modo per liberarsi dalle convenzioni accademiche come ne L'Ofelia dipinta da Millais nel
1851, che è quasi il manifesto di questo esasperato naturalismo.
LA PITTURA PRERAFFAELLITA:
La produzione artistica dei preraffaelliti si protrae fino agli anni '80 anche se solo Hunt rimarrà fedele ai
soggetti biblici e a quelli di vita moderna comuni alla prima fase della confraternita. Le opere di Rossetti e
Burne-Jones indicano la progressiva adesione ai modi del Simbolismo europeo quale esito della poetica del
gruppo.
L'Astarte siriaca dipinta da Rossetti tra il 1875 e il 1877 illustra in modo esemplare tale svolta. Astarte,
divinità siriaca dell'amore assimilabile alla latina Venere, è rappresentata frontalmente tra due figure
femminili alate, portatrici di fiaccole. Sullo sfondo sopra il capo della dea, compaiono il sole e la lune e le
sue vesti panneggiate alla maniera classica, celano fattezze più vicine alla volumetria michelangiolesca che
alla lineare eleganza dei maestri del '400 toscano, ispiratori delle opere dei decenni precedenti quando
ancora pesava sui preraffalliti il guidizio negativo dato da Ruskin su Michelangelo e su Raffaello. Le mani
della divinità, nel soffermarsi sulla cintura di rose alternate a melagrane, evocano suggestioni di natura
sensuale e il color vedre, simbolo dell'amore rigenerato, domina la gamma cromatica sfumando, dal basso
verso l'alto, verso tonalità più chiare e luminose.
La cornice, infine, reca dipinta l'ultima strofa del sonetto scritto per illustrare l'opera dallo stesso artista.
Tutta la composizione allude all'identità simbolica Amore-Luce e all'idealizzazione dell'etereo femminino
che già adombra il tema della donna fatale proprio del Decadentismo.
La Scala d'oro è, invece, il titolo dell'opera realizzata da Burne-Jones tra il 1876 e il 1880. Il dipinto, di
dimensioni notevoli, rappresenta delle fanciulle che reggono strumenti musicali, vestite con lunghe tuniche
bianche, nell'atto di discendere una scala elicoidale. L'eleganza della composizione è accentuata dalla resa
stilizzata delle figure, dal ritmo lineare delle pieghe e delle vesti che asseconda il taglio verticale del
pannello, cui si oppone solo l'andamento ellittico della scala. L'inconsueta scelta di colori smorzati genera
un effetto di monocromia che esalta la continuità del tessuto compositivo di sapore rinascimentale. Gli studi
preparatori dell'opera confermano i riferimenti ai disegni del '400 fiorentino di cui il pittore conservava
svariate riproduzioni fotografiche. In questo senso l'ultima fase dell'opera di Burne-Jones si colloca appieno
nell'ambito della cultura simbolista, per la quale la vaghezza del soggetto aperto alla libera lettura, sarà
un'istanza fondamentale espressa in modo paradigmatico.
L'ART NUOVEAU:
Art Nouveau, noto anche come stile floreale o stile Liberty, è il nome con cui è conosciuto in
Italia un movimento artistico-filosofico, attivo nei decenni a cavallo tra il XIX e il XX secolo, che
influenzò arti figurative, architettura e arti applicate. Il nome Art Nouveau (Nuova arte) nacque in
Francia, dove il movimento era noto anche come Style Guimard, Style 1900 o Scuola di Nancy;
anche in Gran Bretagna fu noto come Art Nouveau insieme alle definizioni in lingua di Modern
Style o Studio Style, mentre in Germania prese il nome di Jugendstil e, in Spagna, Arte
modernista o Modernismo catalano.
L'Art Nouveau trae le sue origini dal socialismo di John Ruskin e si ispira all'ideologia delle Arts
and Crafts di William Morris. Dal punto di vista della pittura, una delle caratteristiche più
importanti dello stile è l'ispirazione alla natura, di cui studia gli elementi strutturali, traducendoli
in una linea dinamica e ondulata, con tratto «a frusta». Semplici figure sembravano prendere vita
e evolversi naturalmente in forme simili a piante o fiori. Come movimento artistico l'Art Nouveau
possiede alcune affinità con i pittori Preraffaelliti e Simbolisti.
La linea curva e il colore diventano protagonisti delle nuove forme, mentre materiali diversi sono
chiamati a esaltarne l'effetto decorativo. Non solo gli oggetti d'uso, ma anche l'arredo urbano si
rivolge alla varietà del mondo vegetale nella decorazione delle facciate dei palazzi, nei ferri
battuti utilizzati per le stazioni di superficie della metropolitana parigina e per i balconi, mentre
metalli nobili impreziosiscono l'arredo di interni. Questo riferimento alle forme naturali si
diversifica in due tendenze caratterizzate rispettivamente da una accentuata ricchezza decorativa,
che talora conserva l'impronta degli eccessi ornamentali di gusto eclettico, e da un ritmo
compositivo più scandito e lineare in cui le forme sembrano soggette a continue mutazioni
metamorfiche.
Un caso paradigmatico di questa interpretazione stilizzata è rappresentato dagli arredi della
Scuola di Glasgow e da quelli dell'architetto belga Van der Velde, entrambi anticipatori del
funzionalismo che si affermerà nel XX secolo con il Bauhaus.
L'ARTE ITALIANA NELL'ULTIMO VENTENNIO:
Il dibattito sul rapporto tra arte e istituzioni, che attraversa tutto l'800, si fa più acceso e
complesso nell'ultimo ventennio del secolo in ogni paese europeo. Ma in Italia, dopo l'Unità, esso
è dominato da due tesi particolari spesso in conflitto tra di loro e da un lato si auspica l'intervento
dello Stato per favorire non solo la vita artistica, ma il costituirsi di un linguaggio nazionale che
sappia tradurre in termini aggiornati le grandi tradizioni italiane, e dall'altro si chiede che le
iniziative statali non provochino un accentramento lesivo della vivacità delle scuole regionali.
E' comunque deplorata da tutti l'inadeguatezza delle istituzioni esistenti e le più antiche
Accademie vengono accusate di conservatorismo. Nella stampa e nei convegni ricorre la richiesta
che lo Stato realizzi sedi permanenti per esposizioni nazionali e destini fondi pubblici alla
promozione delle arti. Come risposta a tali istanze vengono prima organizzate Esposizioni
Nazionali allestite ogni volta in una città diversa, la prima delle quali è Firenze nel 1861 e l'ultima
Torino nel 1880. La mostra di Torino darà luogo a critiche particolarmente negative riguardo le
opere del gruppo dei macchiaioli. Quest'episodio illustra quanto sia arduo formulare una politica
culturale di stampo unitario, ma al tempo stesso flessibile e aggiornata e come i criteri di
gestione, selezione e premiazione si basino su parametri critici che, a posteriori, è spesso
impossibile condividere.
L'esaminare le vicende artistiche italiane del periodo attraverso l'ottica delle grandi esposizioni
consente di recuperare dal vivo i rapporti tra gli artisti e i loro interlocutori, cioè pubblico, giurie,
critica e mercato stimolando confronti fra la critica militante di allora e il giudizio storico di oggi.
LE GRANDI ESPOSIZIONI D'ARTE:
-Torino 1880: L'esposizione nazionale di Torino del 1880 conclude la serie di mostre nazionali
itineranti e l'affluenza del pubblico a questa è piuttosto rilevante. Nel campo dell'a