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La figura del cardinale Gian Pietro Carafa e la controriforma cattolica
Abbiamo accennato già alla figura del cardinale Gian Pietro Carafa, futuro papa Paolo IV. Egli fu uno dei cardini della controriforma cattolica. Ribadì l'intangibilità della dottrina cattolica e il primato della Chiesa romana. Si impegnò per ridare all'istituzione romana la credibilità necessaria per combattere efficacemente la "peste luterana", con lui la riforma interna della chiesa è intimamente legata con la lotta alla riforma protestante. Individuava nel dissenso religioso il primo passo verso il crollo delle strutture, anche temporali, della Chiesa e dell'ordine sociale costituito. Da qui la conclusione che le correnti dissidenti interne alla Chiesa vanno represse con la stessa forza e la stessa violenza con cui si reprimono le correnti ereticali. Arriviamo quindi alla decisione di Papa Paolo III di ripristinare il funzionamento dell'inquisizione romana (risalente al medioevo) nel 1542, istituendo il tribunale.del Santo Ufficio. La modernità della nuova inquisizione sta nell'istituzione di tribunali periferici in diretto contatto con la sede centrale a Roma. La differenza tra l'inquisizione romana e quella spagnola sta nel fatto che la prima risponde unicamente alla volontà di Roma, mentre l'inquisizione spagnola è piegata allo scopo politico di unificazione della penisola iberica attraverso la persecuzione dell'opposizione politica e religiosa, il soggetto referente dell'azione inquisitoriale è il sovrano. Le operazioni dell'inquisizione avevano inizio con la denuncia non anonima ai tribunali periferici che spedivano tempestivamente l'iter processuale al tribunale centrale. L'imputato doveva presentarsi davanti al tribunale, senza avere il diritto di conoscere le prove incriminanti ma con la possibilità di fornirsi di un difensore, anche di ufficio. Al secondo interrogatorio veniva utilizzata la tortura. SeIl condannato era recidivo, la pena prevista era spesso la pena di morte. Alla condanna seguiva l'esproprio dei beni. Paolo III nel maggio del 1542 indisse ufficialmente il concilio di Trento con la bolla "initio nostrihuius pontificatus". Nel dicembre del 1545 venne solennemente inaugurato con il proposito di chiuderlo con la definitiva condanna del luteranesimo, unica concessione fatta a Carlo V è la decisione della sede ufficiale. Le prime sedute sono caratterizzate da un clima di forte rigorismo intransigente, inasprito dalla piena attività della macchina inquisitoriale. Emblematico in questo momento è il susseguirsi di fughe all'estero per motivi religiosi, le fughe religionis causa avvenivano dai condannati o da coloro che erano sospettati di eresia. Una pratica alternativa era il c.d Nicodemismo (da Nicodemo, personaggio delle sacre scritture), ovvero l'adesione al cattolicesimo in veste meramente formale, nascondendo la vera.Confessione di fede. Tappa storica rilevante, anche per la risonanza internazionale che ebbe, fu l'emanazione dell'indice dei libri proibiti nel 1558, sotto il pontificato di Paolo IV. L'indice aveva l'obbiettivo di vietare la pubblicazione di testi considerati eretici, falciando così gran parte della cultura europea, compresa buona parte dell'imponente tradizione umanistica e rinascimentale (es: Boccaccio, Savonarola, Machiavelli...)
I lavori tridentini proseguirono fino al 1563 con continue interruzioni tra una convocazione e l'altra. Gli esiti del concilio sinteticamente sono:
- Ripristino dell'intransigenza dei dogmi
- Viene ristabilito il primato supremo dell'autorità pontificia