Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 22
Confronto tra i diversi modelli di capitalismo - Politica economica Pag. 1 Confronto tra i diversi modelli di capitalismo - Politica economica Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Confronto tra i diversi modelli di capitalismo - Politica economica Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Confronto tra i diversi modelli di capitalismo - Politica economica Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Confronto tra i diversi modelli di capitalismo - Politica economica Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 22.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Confronto tra i diversi modelli di capitalismo - Politica economica Pag. 21
1 su 22
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

MERCATO DEL LAVORO…

…NEL CAPITALISMO DEL NORD EUROPA

In questo modello è caratterizzato da:

Un’elevata partecipazione; è presente un

modello di famiglia nel quale entrambi i membri hanno

un’occupazione retribuita (no male breadwinner) in

oltre la tassazione era di tipo individuale favorendo la

partecipazione di entrambi di ambedue i membri.

Alti tassi di occupazione, anche femminile

Part-time di tipo volontario

Bassa disoccupazione

Elevata flessibilità; adotta dei modelli

organizzativi incentrati su un’elevata mobilità e

flessibilità esterna.

Lo stato è stato promotore di politiche attive finalizzate a promuovere la partecipazione e

l’incontro tra domanda e offerta tramite un massiccio investimento in politiche di formazione

(politiche attive) ma anche in investimenti per il sostegno dei redditi come per i disoccupati

(passive).

Esempi:

✓ Danimarca --- Paese caratterizzato da <<triangolo d’oro della flexicurity>> che si basa su 3

principi: diminuire la sicurezza del posto di lavoro ma aumentare la sicurezza dell’occupazione,

politiche attive del lavoro, elevati sussidi di disoccupazione che offrono sicurezza economica.

Modello stabile e di successo che ultimamente ha voluto modificare alcuni aspetti come la

diminuzione di sussidi e in base a determinati requisiti e rafforzare la componente

occupazionale.

✓ Svezia --- Ha livelli di spesa alti ma più bassi della Danimarca, ed ha una minore capacità di

promuovere occupazione attraverso il passaggio da una situazione di disoccupazione a una di

contratto temporaneo. Tassi di occupazione sono tra i più alti d’Europa e tassi di

disoccupazione di lungo periodo minimi 7

… NEL CAPITALISMO CONTINENTALE

È caratterizzato da un’alta protezione

dell’occupazione, con la minore flessibilità

esterna compensata da un’elevate flessibilità

interna che ha richiesto lavoratori preparati a

svolgere più funzioni nella medesima impresa e

che è stata facilitata dalla presenza di

competenze specifiche con alta

professionalizzazione. È un mercato più

regolato rispetto a quello dei paesi

anglosassoni.

Dagli anni ’90 si è verificato un problema della

crescita economica senza crescita

occupazionale che i vari paesi hanno cercato di sanare con una forte flessibilizzazione ai

margini (forme contrattuali flessibili). Per quanto riguarda le politiche del lavoro, tale

modello investe di più in politiche attive e passive rispetto alla media.

Esempi:

✓ Germania --- dagli anni ’60 è stato promosso un modello di regolazione in grado di produrre

elevati volumi di occupazione,per dare lavoro tra gli altri, all’alto numero di profughi

provenienti dalla Germania dell’Est. La professionalità della forza lavoro e la partecipazione ai

processi produttivi contribuivano alla diversificazione e alla qualità dei prodotti. Negli anni ’90

si sperimenta una trasformazione a causa del welfare without work per aumentare la

flessibilità del lavoro. Primo tentativo fallito nel 1998. Anni successivi si emanano riforme

HARTZ, per promuovere la crescita competitiva e la partecipazione. Prime tre riforme hanno

introdotto mini jobs, midi jobs la quarta riforma ha ridotto la durata dei sussidi. NOTA BENE: In

Germania si è mantenuta la possibilità per chi ha contratti a basso salario di mantenere dei

sussidi (per sviluppare la flessibilità di breve). Sono nate anche politiche per salvaguardare le

imprese in stato di difficoltà congiunturali. Si sviluppa così una flessibilizzazione differenziata,

più forte nei settori deboli e più debole in quelli forte.

✓ Francia --- fino agli anni ’90 si è avuta un’elevata disoccupazione combattuta attraverso due

strade:

o La riorganizzazione del sistema dei sussidi che ha ridotto la loro durata e portata e sono

stati sostituiti da sussidi di disoccupazione solo per le persone in cerca di lavoro, in più

politiche di esenzione dei contributi per chi assume disoccupati di lungo periodo.

o Flessibilizzazione; in questo paese la protezione del lavoro DETERMINATO è più alta .

Introdotto il CNE a tempo indeterminato ma con la possibilità di licenziamento senza

preavviso. Sono state attuate riforme che hanno ampliato in modo considerevole la

flessibilità però senza portarla ai livelli di regno unito e danimarca.

In questi due paesi si ha avuto un importante percorso di riforma del mercato che ha avuto un

impatto efficace a livello occupazionale. In Francia e in Belgio l’involontarietà del part time è molto

più elevata . 8

Quindi nel caso continentale, si è passati attraverso una flessibilizzazione di alcuni segmenti

specifici, sostenuta anche dal ruolo dello stato attraverso strumenti dei sussidi.

LO STATO RIVESTE UN RUOLO CHIAVE NELL’ISTITUZIONALIZZAZIONE DEL DUALISMO.

… NEL CAPITALISMO ANGLOSASSONE Il mercato del lavoro presenta 4 principali caratteristiche:

Elevata flessibilità esterna, è facile per le imprese

assumere e licenziare per sfruttare le nuove opportunità

Bassi sussidi per i disoccupati per favorire quanto

più possibile la partecipazione e l’attivazione

Sistema esercita una bassa pressione sulle imprese

Percorsi formativi che danno competenze generali

Questi meccanismi hanno promosso elevati livelli di

partecipazione, alto tasso di occupazione e bassi livelli

di disoccupazione. Ma Regno Unito e Irlanda hanno la

più alta quota di lavoratori a basso reddito. Nel Regno Unito è molto basso l’investimento in

politiche attive.

Ambedue i paesi hanno i valori più bassi fra tutti i paesi i 28 paesi europei per quanto riguarda

l’indice di protezione del lavoro.

Regno Unito e Irlanda sono quelli con la minore durata media dell’occupazione presso lo stesso

datore di lavoro dopo la Danimarca.

Sono state introdotte politiche atte a promuovere la partecipazione attraverso il make work

pay ovvero meccanismi basati su incentivi al reddito e di sussidi per la disoccupazione con un

elevato grado di condizionalità. Nel Regno Unito si è avuta un’attivazione senza politiche.

Esempi:

✓ Regno Unito --- ha cercato di attuare un’elevata partecipazione al mercato ispirandosi al

modello statunitense, come i sussidi venivano riservati solo a che ha determinati prerequisiti e

svolgeva determinate attività oppure al caso in cui i disoccupati dovevano siglare veri e propri

contratti che specificavano quali attività di ricerca di lavoro dovevano svolgere. Il fine era

stimolare la ricerca di lavoro e far diventare i disoccupati in nuovi contribuenti. Con il new labour,

Tony Blair sono stati introdotti cambiamenti cioè il passaggio dal workfare al welfare to work. Ad

esempio furono predisposti interventi mirati verso alcune fasce della popolazione che

incontravano difficoltà nel mercato del lavoro. In più si sono aggiunti sgravi fiscali e contributivi

volti a rendere economicamente più conveniente avere un’occupazione anche a basso reddito

invece che appoggiarsi ai sussidi di disoccupazione. Introdotti programmi come il new deal e poi

sostituito con work programme che ha accentuato le misure di attivazione attraverso

condizionalità e rafforzando l’esternalizzazione di alcuni servizi. Sono state introdotte poi formule

9

contrattuali molto flessibili come i contratti <a zero ore>, provocando però lavoro a bassa intensità

di tipo involontario. Progetti come Growth and infrastructure act per aumentare la flessibilità

esterna (possibilità che al lavoratore venga data una quota di azioni dell’imprese dove lavora in

cambio della rinuncia ad alcuni diritti).

✓ Irlanda --- attuate iniziative come Community Employment mirata a dare ai disoccupati un

lavoro portando alla creazione di nuovi posti di lavoro finanziati dal FSE. In più sviluppare

politiche che rendano più attraente il salario rispetto al sussidio (btwa). Durante gli anni ’90 le

politiche attive del lavoro sono state poco sviluppate sebbene il livello della spesa sia piuttosto

sostenuto. Dall’inizio degli anni 2000 è cresciuta la spinta a favore dell’attivazione.

Nel periodo pre crisi entrambi i paesi avevano buoni tassi di occupazione e disoccupazione ma con

l’avvento della crisi si vide una marcata discesa. Irlanda vide la crisi in maniera più drammatica.

… NEL CAPITALISMO MEDITERRANEO

È caratterizzato da una forte segmentazione ovvero

gruppi di individui:

Disparità di genere, i tassi di partecipazione

femminile sono molto minori di quegli degli uomini.

L’indice di penalizzazione è correlato negativamente,

il che significa che la posizione di relativo svantaggio

per le donne si aggrava nei paesi europei che hanno

una scarsa capacità di creare occupazione.

Giovani, tasso di disoccupazione giovanile superiore alla media europea di circa il doppio.

Disoccupazione di lunga durata, in grecia è tre volte l’area euro.

Disoccupazione intellettuale, alti tassi di disoccupazione dei laureati.

Disparità territoriali, tassi molto diversi a livello regionale.

Il capitalismo mediterraneo è caratterizzato da un basso investimento nelle politiche del lavoro,

l’unica eccezione è la Spagna. La criticità del mercato è stata affrontata da una lunga stagione di

riforme mirate ad ampliare la flessibilità del mercato del lavoro tramite anche nuove formule

contrattuali flessibili e la flessibilizzazione delle vecchie.

Esempi:

✓ Spagna --- nella metà degli anni ’90 fu intrapreso un percorso di flessibilizzazione del mercato

del lavoro. Venne abolita l’autorizzazione preventiva ai licenziamenti per ragioni economiche,

vennero ridotti i costi dei licenziamenti, regolati gli orari di lavoro e della mobilità funzionale

interna. Con la riforma del 2012 ha introdotto nuove misure: aumento margini di manovra per

i licenziamenti, nuovo tipo di contratto collettivo per le imprese durante i periodi di crisi,

riduzione della compensazione per licenziamenti discriminatori, introduzione di clausole di

deroga dalla contrattazione nazionale, semplificazione dei licenziamenti collettivi e

l’ampliamento dei motivi di giusta causa. 10

✓ Italia --- inizia il suo percorso di flessibilizzazione in ritardo, verso la seconda metà degli anni

’90. Un importante risultato lo si ha ottenuto con la legge Treu del 1997, vengono introdotte

forme di flessibilità come il lavoro interinale e vengono rafforzati gli incentivi a sostegno del

part-time. Nel 2003 venne introdotta la legge Biagi, introducendo nuovi tipi di contratto come

il job-sharing e lo staff-leasing (na

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
22 pagine
1 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/02 Politica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Erika_P di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Politica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Ricciuti Roberto.