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LA NEGOZIAZIONE DEVIATA: INSIDIE ED ERRORI
Il processo negoziale è disseminato di molteplici trappole che possono talvolta
impedire ai negoziatori di raggiungere accordi.
Le distorsioni nell’elaborare la propria posizione negoziale
1) il raggiungimento di un accordo è spesso condizionato dal modo in cui la situazione
negoziale viene interpretata, cioè dal FRAME o “incorniciamento”, attraverso il quale
le questioni vengono considerate e valutate.
I FRAME sono strutture cognitive naturali che guidano il pensiero e i processi di
“sensificazione” degli individui, aiutandoli a fare connessioni utili e a non essere
distratti da quelle irrilevanti.
Quando non sono condivisi dalle parti possono costituire delle trappole, in quanto
condizionano nel comportarsi rigidamente a coerenza.
I negoziatori possono assumere una particolare prospettiva per valutare gli esiti della
frame dell’esito
negoziazione, cioè assumere uno specifico “ ”.
I negoziatori possono rappresentarsi mentalmente la trattativa in termini positivi,
frame di
come una trattativa che produce un guadagno o un profitto, assumendo un “
guadagno ”.
Oppure in termini negativi, cioè come una trattativa che potrebbe causare delle
frame di perdita
perdite, assumendo un “ ”.
Gli individui non solo valutano diversamente i guadagni e le perdite, ma pesano
queste ultime più dei guadagni della stessa entità. L’essere umano è più orientato
all’evitamento del dolore che alla ricerca del piacere.
EURISTICA DELLA DISPONIBILITÀ: difficoltà nella conduzione efficace delle
trattative possono derivare dal fatto che i negoziatori spesso basano le proprie
valutazioni su considerazioni fondate sugli elementi che più prontamente rievocano
dalla loro memoria.
EFFETTO ANCORA: gli individui spesso ricorrono a informazioni che fungono da
“ancora”. La distorsione consiste ne fatto che, nonostante gli aggiustamenti apportati
all’ancora, la valutazione finale risulta comunque vicina a questo valore di riferimento
anche se esso può essere obiettivamente irrilevante e arbitrario.
L’effetto dell’ancoraggio può manifestarsi almeno a tre livelli:
- Quando i negoziatori esprimono la loro posizione iniziale, l’offerta iniziale può
costituire l’ancora per tutta la successiva discussione.
- L’obiettivo o l’esito positivo ultimo che i negoziatori si aspettano di ottenere alla
conclusione del processo negoziale. Nelle trattative mono-issue, come il prezzo, è
possibile trovare un accordo se gli spazi di trattativa del venditore e del
compratore si sovrappongono, così da definire una zona di trattativa positiva.
- Influenzando anche le aspirazioni minime delle parti, l’ancoraggio può influenzare
la probabilità di sovrapposizione degli spazi di trattativa dei negoziatori.
Gli individui che partecipano a una trattativa hanno tendenza a valutare le concessioni
fatte come più significative di quelle ricevute. Comportamento imputabile al fatto che
gli individui manifestano un atteggiamento aversivo nei confronti delle perdite.
Endowment : la gente fatica a rinunciare a qualcosa che possiede in cambio di
qualcos’altro oggettivamente di pari valore.
COSTI AFFONDATI: (o sunk costs) talvolta i negoziatori persistono in una posizione
per il sol fatto di aver già “investito” in quella scelta. In realtà, i fatti ormai irreversibili
non dovrebbero essere presi in considerazione. Se i negoziatori si comportassero in
maniera razionale dovrebbero valutare esclusivamente i costi e i benefici futuri
derivanti dalle decisioni attuali.
UN ACCORDO COME PUNTO DI PARTENZA: tale tattica consiste nel condurre una
trattativa assicurandosi un accordo con la controparte sulle questioni minori e
tralasciando le questioni che si prevede saranno le più conflittuali. È probabile che la
trattativa si concluda positivamente anche sulle questioni più spinose. (Fatto 30 si può
fare 31).
Le distorsioni nell’elaborazione della posizione nella controparte
sicumera
Chi è sollecitato da (ostentata esibizione di sicurezza e superiorità) è meno
propenso a ricercare un compromesso onorevole con la controparte, sovrastimando la
probabilità che la propria posizione finirà per prevalere.
IPOCOGNITIVIZZAZIONE DELLA CONTROPARTE: impiegare risorse attenzionali e
cognitive nel tentativo di adottare la prospettiva della controparte e di provare a
“ragionare con la sua testa”.
ULTIMATUM GAME: i negoziatori fanno assunzioni errate sulle preferenze della
controparte e ciò riduce le loro possibilità di concludere degli accordi pienamente
soddisfacenti.
EURISTICA DEL FALSO CONSENSO: tendenza dei negoziatori a ritenere che le loro
preferenze e i loro interessi siano ampiamente condivisi dalla controparte.
DISTORSIONE DELLA TORTA FISSA: le parti ritengono di avere preferenze
ugualmente pesate (e quindi la stessa gerarchia di priorità) ma aventi direzioni
opposte. Non c’è nessuna ragione che giustifichi un loro impegno nel cercare un
accordo integrativo, dal momento che è semplicemente un’utopia in quanto a un
valore guadagnato da uno dei due negoziatori corrisponderà inevitabilmente ed
esattamente un valore perso dall’altro.
SVALUTAZIONE REATTIVA: i negoziatori tendono a valutare le concessioni fatte dalla
controparte come meno vantaggiose per il sol fatto di essere state proposte, appunto,
da una “contro-parte”.
TRAPPOLA DEL VERIFICAZIONISMO: comunemente gli individui ricercano
informazioni utili a confermare le proprie impressioni iniziali, mentre tendono a
ignorare, distorcere, o semplicemente non rilevare le informazioni che potrebbero
falsificare le loro credenze.
ILLUSIONE DI TRASPARENZA: il negoziatore ha la convinzione che i propri stati
affettivi, desideri e preoccupazioni siano facilmente discernibili dalla controparte.
DISTORSIONE DELLA COERCIZIONE: il negoziatore crede che la controparte sia più
propensa a cedere in risposta a una tattica di tipo coercitivo (minacce, pressioni,
ultimatum) rispetto a quanto egli sia propenso a farlo in risposta allo stesso
trattamento (le maniere forti con me non funzionano ma con gli altri sì).
REATTANZA PSICOLOGICA: ciò che è proibito diventa più attraente e quindi ciò che
preme e opprime spinge alla ribellione.
LA NEGOZIAZIONE INTERCULTURALE:
LE DIFFERENZE CHE FANNO LA DIFFERENZA
Personalità e contesto culturale possono orientare gli individui verso interpretazioni
fuorvianti.
Negoziazione interculturale: quando le parti coinvolte appartengono a differenti
culture e perciò non condividono gli stessi modi di pensare, gli stessi sentimenti e gli
stessi modi di comportarsi.
Cultura: carattere distintivo di un gruppo sociale, che si manifesta nei suoi valori,
nelle sue convinzioni, norme, comportamenti tipo, scelte, simboli.
Quanto più i negoziatori acquistano dimestichezza nelle arene internazionali, tanto più
svilupperanno degli schemi relativi a quelle situazioni negoziali, cioè delle strutture
cognitive che organizzano le conoscenze più significative utili a comprendere,
prevedere e influenzare il comportamento degli attori in quel contesto.
Contesti bassi: quando per comprendere i messaggi non si necessita del contributo
del contesto.
Contesti alti: per comprendere i messaggi si necessitano molte informazioni implicite
e ancillari fornite dal contesto.
Dato che nelle culture ad alto contesto le comunicazioni verbali sono arricchite dagli
indizi non verbali, l’acquisizione di informazioni da parte dei negoziatori richiede la
messa a punto di strategie sensibili al contesto socioculturale dei partecipanti a un
trattativa.
STRATEGIA PER PROVE ED ERRORI: le parti valutano un certo numero di proposte
alternative per raggiungere l’accordo, e se su una questione si giunge a uno stallo
procedono nella valutazione successiva.
STRATEGIA BASATA SULLE INTERROGAZIONI: porre domande direttamente alla
controparte sulle sue preferenze e priorità, assumendo un atteggiamento trasparente
e di disponibilità a fornire a propria volta informazioni sulle proprie preferenze e
priorità.
Gli psicologi sociali hanno identificato due tipologie di individui:
- Persone che hanno una “rappresentazione del sé” indipendente: considerano
il proprio sé come stabile e separato dal contesto interpersonale, e tendono quindi
a enfatizzare valori di autopromozione e autonomia (approccio volto
principalmente alla distribuzione di risorse).
- Persone che hanno una “rappresentazione del sé” interdipendente: si
percepiscono con un sé più flessibile e intimamente connesso con il contesto
sociale, e tendono quindi a enfatizzare valori basati sul mantenimento dell’armonia
del gruppo e sull’essere in esso ben inseriti (approccio volto principalmente alla
costruzione di relazioni).
L’obiettivo primario di un approccio cooperativo è quello di costruire un rapporto
basato sulla fiducia, mentre quello di un approccio competitivo è stabilire una
relazione di dominanza.
Valori e norme sono gli standard in base ai quali i negoziatori stabiliscono
immediatamente ciò che è giusto e ciò che è inappropriato.
Anche il valore assegnato al tempo costituisce un valore che differenzia le culture: per
esempio, diversamente dalle culture latinoamericane e orientali, quelle occidentali
percepiscono il tempo come una risorsa preziosa e sempre scarsa.
Lo stile linguistico si riferisce al caratteristico modo di parlare di una persona.
Es. > i giapponesi tendono a intercalare pause e periodi di silenzio molto più lunghi
rispetto ai negoziatori statunitensi o brasiliani, e non manifestano alcun tipo di
imbarazzo per queste sospensioni mentre si soffermano a riflettere.
Le culture di Inghilterra, Giappone e Indonesia sembrano avere un elevato
orientamento al distacco, mentre l’Italia e Francia sono esempi di culture con un
elevato grado di affettività.
Un negoziatore giapponese o statunitense può provare imbarazzo a causa di questi
sistematici contatti fisici da parte di un negoziatore sudamericano.
Essendo fortemente nazionalisti, i cinesi apprezzano trattare con persone che
dimostrano di avere una conoscenza accurata delle loro istituzioni.
Difficoltà nelle trattative con un partner cinese:
1) questioni di etichetta. Per i cinesi un’importanza quasi religiosa.
2) gran parte dei significati trasmessi non sono esplicitamente codificati, ma veicolati
da un insieme di deboli segnali talvolta assai lontani da quelli adottati nella propria
cultura.
3) difficoltà nell’apprendere i codici co