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Verso un modello della comunicazione verbale

La comunicazione rappresenta un momento essenziale dell'interazione umana e questa è riconducibile all'incontro di azioni: i modelli elaborati nel corso del '900 in ambito linguistico ne hanno dato alcune prospettive parziali.

I primi modelli

Il primo "modello" della comunicazione è il circuit de la parole di Ferdinand de Saussure. Gli interlocutori si scambiano segni: ciascuno dei due produce segni materiali e interpreta quelli prodotti dall'interlocutore in base alla propria conoscenza della lingua.

Nella Sprachentheorie del 1934 Karl Bühler elabora il concetto di lingua come strumento per comunicare. Bühler colloca il segno al centro di un triplice rapporto che coinvolge il livello oggettuale, il mittente e il ricevente in tre fasci di relazioni. Per l'emittente il segno è un sintomo, che ha funzione di espressione; il ricevente coglie il segno come segnale che ha la funzione

di appello; rispetto all'oggetto il segno è un simbolo che funge da rappresentazione. Claude Elwood Shannon riduce la comunicazione a trasmissione di informazione e definisce le limitazioni alla comunicazione in termini di disturbi del canale: si può definire la capacità di un canale come quantità massima di scambio informativo trasorgente e ricevitore. Una trasmissione priva di errori è possibile solo se la quantità di informazione comunicata nell'unità di misura prescelta è minore della corrispondente capacità. Anche Roman Jakobson muove da una concezione funzionale della lingua: parla reserve per comunicare, e comunicare è un fatto complesso: si comunica per esprimersi, per assicurarci che il nostro interlocutore ci capisca, per dare un ordine, per creare qualcosa di esteticamente bello. Nel suo modello Jakobson mette a fuoco sei fattori fondamentali della comunicazione a cui corrispondono sei funzioni.

La funzione dominante di un testo dipende dall'orientamento prevalente del messaggio verso uno dei sei fattori costitutivi.

La prospettiva pragmatica

La teoria degli atti linguistici è stata elaborata da John Austin nel 1962, in un libro intitolato How to do things with words.

Austin parte dall'osservazione di un fenomeno particolare: in alcuni casi, il fatto stesso di pronunciare un'espressione produce un cambiamento nella situazione reale.

Esempio: un enunciato come "Lei è licenziato", la situazione degli interlocutori prima e dopo il proferimento è diversa.

"Ti prometto di venire alla festa di Chiara": il mittente ha assunto un impegno. Questi usi di licenziare e promettere sono chiamati da Austin performativi.

Austin mette a fuoco il fatto che ogni uso del linguaggio è performativo nella misura in cui provoca un cambiamento nella realtà. Da qui il termine speech acts.

A un primo livello il discorso è un

atto locativo, l'atto stesso di parlare, a cui si sovrappone un livello allocutivo, quello dell'azione che il parlante intende compiere attraverso il proprio atto locativo. Infine l'atto linguistico è un atto perlocutivo, cioè un'azione che provoca un certo effetto sul destinatario.

Paul Grice mette a fuoco il fatto che ogni intervento nel discorso deve rispondere a una serie di requisiti per essere comunicativamente adeguato.

L'atto comunicativo come evento

Un evento è una qualsiasi cosa che ci accade. Si parla di evento quando si ha a che fare con qualcosa che accade e che ci tocca. Un evento produce un cambiamento nel destinatario, è il senso della avvenuta comunicazione.

Uno scambio di segni che produce senso

Tra tutti gli eventi, c'è una classe particolare, quella degli "eventi comunicativi", intesi come gli eventi che i soggetti umani producono per comunicare, per trasmettere un messaggio portatore di senso.

La parola senso ha una grande polisemia. In italiano la usiamo per dire direzione quando diciamo che una strada è percorribile "a senso unico", se diciamo che una persona "ha buon senso", intendiamo dire che sa valutare le circostanze in modo ragionevole. Se parlo dei "cinque sensi" intendo gli organi di percezione... consideriamo l'espressione "non ha senso"."Mio figlio non guida: è spossato" Quello che dice non ha senso. Ci sono anche comportamenti non sensati: se uno va al bar e dice: "mi può fare un caffè?" e il barista risponde: "sì" e se ne va, il suo comportamento non ha senso. Pensiamo che ci sia un collegamento tra il senso e la ragionevolezza: un fatto "ha senso" quando ha un rapporto con la ragione. Quando parliamo di non-senso intendiamo anche quella tipologia testuale che si realizza nel teatro dell'assurdo. In quest'ultimocaso sarebbe più esatto parlare di un livello del senso, che viene infranto con l'obiettivo di attingere a un livello più profondo del messaggio. Può un non-senso essere l'ultimo livello di un testo? L'unico non-senso irrecuperabile potrebbe essere quello dei testi prodotti da soggetti psicopatici. Tuttavia sembra che si debba comunque riconoscere il tentativo di esprimere un disagio profondo. L'uomo è un animale che ha inevitabilmente senso. Quando si parla di non-senso bisogna distinguere diversi livelli: nella dimensione ultima il non-senso non esiste. Distinzione tra notizia e informazione. Se uno sconosciuto mi dice con tono confidenza: "mio cugino è farmacista", questa comunicazione mi dà un'informazione, che non ha senso perché a me non interessa. Un'informazione per poter essere considerata una notizia, deve essere pertinente per il destinatario. Comunicare

è agireSi ricorre alla comunicazione quando il singolo soggetto non è in grado di realizzareun proprio scopo e cerca di coinvolgere altri soggetti. Se i due soggetti condividonolo scopo, si realizza un’attività di cooperazione. Nel caso in cui, invece, gli obiettividei due agenti siano complementari, ciascuno dei due agisce perseguendo il proprioobiettivo, ma ricorre all’altro per la realizzazione del proprio obiettivo: si tratta alloradi interazione.L’interazione può essere rappresentata descrivendo i soggetti come agenti capaci diiniziativa nella realtà, che hanno desideri; che sono capaci di immaginare stati di cosecorrispondenti ai loro desideri e di decidere di realizzarli. Per realizzare il suodesiderio, il soggetto deve attivare una catena di realizzazione: in questa serie diazioni possono rientrare le azioni di altri agenti, come nel caso della cooperazione edell’interazione. Se Luigi prova il desiderio di un caffé,

La sua conoscenza del mondo gli suggerirà di entrare in un bar, ordinare un caffè, berlo, passare alla cassa e pagare: si tratta di interazione perché diversi agenti partecipano all'evento interattivo. Con il messaggio di richiesta di caffè, Luigi attiva l'impegno del barista a servirlo e il proprio impegno a pagare.

Semiosi: Sabrina e Daniele su un autobus affollato parlano, cercando di distinguere quel che si dicono dal sottofondo di rumori e dalle altre voci. Sulle pareti bianche di un ufficio è appesa la locandina de "il padrino" e, accanto a questa, c'è il programma di un convegno di linguistica. Siamo abituati a distinguere gli eventi semiotici dagli altri eventi, pur senza renderci conto del diverso trattamento che riserviamo a questi due tipi di realtà. I discorsi delle altre persone hanno la medesima natura fisica delle parole che si scambiano Sabrina e Daniele: la differenza sta nel fatto che Sabrina ascolta le.

paroledi Daniele non come un evento fisico qualunque, ma come un evento che fisico cheDaniele produce espressamente per comunicare con lei un significato.

Quando il nostro sguardo si rivolge a una parete su cui è appesa la locandina di unfilm, possiamo renderci conto del fatto che lo sguardo che rivolgiamo alla locandina èdiverso rispetto allo sguardo che rivolgiamo al muro: il muro non ci dice nulla,mentre il poster ha una funzione semiotica.

Gli eventi semiotici sono reali e sono fisici. Sono stimoli a cui è associato unsignificato.

Il segno è una realtà complessa che unisce due diverse realtà: c'è qualcosa dipercepibile con i sensi, che rimanda a qualcosa di non – fisico, il valore linguistico.

Significante e significato

Per realizzare un atto comunicativo verbale, occorre produrre dei suoni concretiattraverso le corde vocali: i suoni concreti realizzati la prima, la seconda e la terzavolta che viene usato un segno sono tre

suoni concreti materialmente diversi. La faccia fonetica del segno non consiste tanto nella sua realizzazione materiale, quanto in un modello di realizzazione, che consente di riconoscere il segno. Questo modello è detto strategia di manifestazione. La strategia di manifestazione dei significati linguistici era stata chiamata da Saussure significante, mentre il valore era detto significato. Semiosi e implicazione Un evento può avere senso perché può implicare per me qualcosa di particolare. Cristina incontra Giovanni che la saluta e le dice "Ciao, come va?", Cristina può replicare dicendo: "Ma ti è scesa la voce?" Oppure: "Bene, grazie. E tu?" Nella prima risposta Cristina ha preso in considerazione il senso dell'evento enunciato proferito da Giovanni, inteso come fatto fisico, nel secondo inteso come evento semiotico. Un qualsiasi evento può essere considerato come fatto in sé per le implicazioni che unootica. La linguistica si occupa di studiare i segni verbali, cioè i segni che utilizziamo per comunicare attraverso il linguaggio. La comunicazione può avvenire attraverso eventi che hanno un valore semiotico, cioè che significano qualcosa per implicazione, oppure attraverso eventi che significano per semiosi, cioè che hanno un valore semiotico esplicito. Nella comunicazione verbale, la semiosi ha una funzione fondamentale. La linguistica si inserisce all'interno della comunicazione semiotica, come studio del linguaggio verbale. Per distinguere l'atto del dire dagli altri tipi di azioni, esiste una funzione primaria concreta di certi atti, che non si riduce al valore semiotico. Ad esempio, se Luigi ha fame e la mamma gli dà una brioche, questo gesto ha una funzione che non è affatto semiotica. La semiotica considera i segni in generale, mentre la linguistica si occupa dei segni verbali. Il segno è delimitato da una cornice che indica il confine tra un oggetto semiotico e un oggetto non semiotico. La cornice indica l'ambito di realtà entro cui opera la semiotica.
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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Gatti Maria Cristina.
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