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La comunicazione non verbale

La comunicazione umana comprende elementi diversi oltre al parlato. La quantità, l'ampiezza, la direzione e la qualità dei gesti sono culturalmente connotati. I teorici della comunicazione danno sempre più importanza alla comunicazione multimodale, che è fondamentale per leggere la chiave di comunicazione della conversazione. Nella conversazione multimodale tutti gli elementi linguistici o extra co-occorrono a creare un significato più complesso.

Il linguaggio del corpo è una co-occorrenza di gesti del corpo nel suo complesso e sue parti. Il linguaggio del corpo può essere coincidente con il messaggio verbale, rinforzandolo ed evitando ambiguità interpretativa; oppure, può esserci contrasto tra essi, come nel caso di ironia o minaccia. Queste scelte di comunicazione sono dovute a dinamiche culturali o a direttezza.

Un gesto è tale se il parlante e l'interlocutore associano a quel gesto un significato specifico.

Il movimento è un significato. Il gesto è utilizzato durante o in sostituzione del parlato dalla comunità udente, quindi co-occorrono alla comunicazione. I segni invece sono utilizzati dai non udenti in sostituzione del parlato.

Sui gesti esistono molte norme di etichetta in tutte le culture e in ogni momento della storia (es. l'inchino, il sorriso ecc.). Il pregiudizio legato a una gestualità eccessiva è tuttora presente.

Il gesto e il parlato si integrano nel convogliare l'informazione all'ascoltatore. Inizialmente, gli studiosi pensavano che il gesto non fosse essenziale (Williams), ma è stato dimostrato che quando il gesto è disponibile (faccia a faccia, video) automaticamente gli attanti integrano linguaggio verbale e non verbale. Il gesto è fortemente integrativo e necessario per una corretta interpretazione o per facilitare l'interpretazione da parte dell'ascoltatore (McNeill).

es. esperimento di Cassell, McNeill

& McCullough (1998) «Speech-Gesture Mismatches» un attore racconta 2 volte uno spezzone, la prima con i gesti corretti a seconda dell’enunciato, la seconda con i gesti contraddittori rispetto all’enunciato (deittici invertiti).

2 gruppi di studenti vedevano o l’uno o l’altro filmato dell’attore e dovevano poi ri-raccontarlo (venendo filmati). Risultati: Gli studenti che avevano visto i gesti ‘scambiati’ modificavano il loro racconto inserendo informazioni anche scorrette. Confermata l’ipotesi di ricerca secondo cui gli ascoltatori tengono conto anche dei gesti per comprendere (e ricordare) una narrazione.

Molti studi, anche se datati e improntati solo su società occidentali anglosassoni, hanno cercato di capire se ci siano delle differenze comunicative tra uomini e donne. Argyle (1992) nota una differenza abbastanza netta legata al sesso, ma anche qui con grosse differenze culturali:

  • Gli uomini gestiscono meglio la
spazialità (gesti deittici) • Le donne realizzano più gesti interattivi (beat, metafore) Dalla parte dell'ascoltatore, ciò comporta che si percepisca una differenza nel tipo e nel modo comunicativo di uomini e donne (Ekman & Rosenberg 1997) Gli uomini sono spesso considerati inespressivi e le donne considerate più espressive, anche con più gesti (es. sorriso). Questa differenza però non è biologica, ma è acquisita nel corso della crescita • Argyle (1992) dimostra che le bambine non sorridono più dei bambini, ma la differenza tra maschi e femmine si realizza a partire dagli adolescenti In generale, la dominanza conversazionale si esprime anche dalla quantità di gesti. Gesticola di più chi è in posizione di inferiorità e sta cercando di (ri)prendere la regia della conversazione o mantenere il turno. Chi ha il dominio, parla e si muove meno. La lingua riflette la realtà e la

ricrea, ma la dominanza conversazionale può anche non corrispondere a una reale dominanza istituzionale. Studi gesti: sviluppo dell'apprendimento linguistico nel bambino, pazienti che presentano delle lesioni cerebrali che toccano le aree del linguaggio, relazione uomo-macchina (es machine learning)

Nello studio della gestualità vengono considerati diversi elementi: lo sguardo (verso l'interlocutore, verso l'alto, in camera ecc), postura (verso l'interlocutore, laterale, seduto, in piedi, rilassato ecc.), movimenti generali della testa (Nodding/fare no, piegamento di lato, movimento laterale ecc.)

I gesti sono uno degli elementi che aiutano a individuare il punto di rilevanza transizionale. Esistono varie classi di gesti del linguaggio non verbale: movimento del corpo

Creano uno spazio fisico che riflette la relazione tra i parlanti, data da norme socio-culturali di etichetta e dal contesto. Non sempre sono volontari, e a volte scaturiscono da

necessità pratiche. Sono fortemente legati anche alle intenzioni comunicative del parlante e alla situazione. Es: C'è un elemento antropologico/sociale per la distanza di cortesia

Situazione 1: c'è molto rumore, i due attanti si avvicinano, Situazione 2: parlarsi all'orecchio

● espressioni facciali

In uno studio condotto nel 2002 da Ekman, Friesen & Hager viene elaborato FACS (Facial Action Coding System), un sistema molto specifico di codifica di tutti i movimenti del viso, inclusi quelli degli occhi (strizzare vs. allargare, con uno o entrambi), delle sopracciglia (in alto o in basso, entrambe o una sola), del naso, delle labbra (es. protrusione), del mento.

Le Action Unit, o unità di azione, sono delle codifiche dei gesti basate su tre elementi: l'organo coinvolto nel movimento, la direzione e l'intensità del movimento. Ad esempio, l'inner brow raiser consiste nell'innalzamento solo della parte interna delle sopracciglia.

Con leggero allargamento degli occhi accidentale; se però fosse intenzionale, allora si tratterebbe della combinazione di due AUs, che può portare nel tempo alla comparsa delle rughe di espressività.

Movimento delle mani:

  • Uno dei maggiori studiosi dei gesti delle mani è McNeill, che li classifica secondo prospettive né:
  • Manipolativi: c'è un contatto effettivo con l'oggetto che viene manipolato, ad esempio sistemare gli occhiali, mettere le mani sul fianco, toccarsi i capelli.
  • Semaforici: le mani compiono movimenti statici o dinamici, ma sono libere, ad esempio "beat", gesti che si fanno durante un discorso per scandirlo e mantenere il turno.
  • Emblematici: molto convenzionalizzati, possono anche essere glossati (tradotti) dai parlanti; hanno funzioni semantiche e pragmatiche ristrette a contesti socioculturali specifici.
  • Illustrativi: non convenzionalizzati, ma legati al particolare momento/oggetto/concetto da comunicare (es. quando non si sa la parola).
La divisione tra gesti emblematici e illustrativi è stata però criticata da Kendon, secondo cui un gesto non è ill/embl di per sé ma lo è all'interno di una specifica comunità. K distingue tre fasi del gesto: preparazione, esecuzione e rilascio. La fase preparazione anticipa l'elemento verbale in modo innato. Macro-tipologie di gesti delle mani classificati da McNeill:
  1. iconici: riproducono nel gesto una caratteristica dell'azione o dell'evento che viene descritto, ad esempio fare un cuore con le mani pronunciando l'enunciato "ti voglio bene". Hanno funzione sia di indicare la modalità con cui l'azione viene effettuata, sia di specificare il punto di vista del narratore
  2. metaforici: gesti convenzionali che riproducono un concetto astratto. Possono specificare il punto di vista del narratore o legarsi a nuovi segmenti narrativi. METAFORICI RAPPRESENTANO Metafore culturalmente denotate, quindi
il gesto e su quali oggetti o persone può essere utilizzato. Ad esempio, in alcune culture è considerato maleducato puntare direttamente con il dito, mentre in altre è un gesto comune e accettato. Un altro tipo di gesto presente nella comunicazione è quello iconico, che rappresenta direttamente l'oggetto o l'azione che si sta descrivendo. Questi gesti sono spesso utilizzati per rendere più chiara e vivida la comunicazione, soprattutto quando si parla di concetti astratti o complessi. Infine, ci sono i gesti metaforici, che utilizzano un gesto concreto per rappresentare concetti astratti o simbolici. Ad esempio, il gesto di alzare le mani in segno di resa può rappresentare la sconfitta o la rinuncia. In conclusione, i gesti sono parte integrante della comunicazione umana e possono avere diverse funzioni e significati a seconda della cultura e del contesto in cui vengono utilizzati.

Il luogo dove si gesticola e la parte del corpo utilizzata (es. il taboo indicare con la mano sinistra).

4. Beat o battonici: non cambiano il contenuto ma hanno funzione pragmatica per il narratore, sono usati per dare il tempo o scandire momenti dialogici, es. in caso non venga il termine si schioccano le dita, per mantenere il turno si alza la mano verso l'interlocutore per intimargli di non parlare. Possono essere eseguiti con qualsiasi parte del corpo, se utilizzano più organi motori sono detti "beat complessi", es. due mani, mani e testa. A volte hanno la funzione di indicare che il segmento narrativo è una "sequenza inserto", per fare ciò un inciso nel discorso e scandirlo meglio.

I gesti nelle culture: ci sono differenze culturali nel modo in cui si gesticola: cambiano quantità, tipo e ampiezza dei gesti utilizzati (mani, occhi, ecc.). In generale, i gesti metaforici sono i più culturalmente definiti, ma anche i deittici possono

Cambiare (es. nello spazio, vedi Kendon). In conclusione, i gesti veicolano molte informazioni complementari o addirittura suppletive del parlato.

Gli italiani e i gesti

Stereotipicamente, gli italiani sono dei gran gesticolatori (noti anche all'estero). Fin dagli anni '50 oltre ai dizionari di lingua si sono aggiunti dei dizionari dei gesti: l'idea di fondo è che la semplice conoscenza della lingua italiana (o, quanto meno, del suo lessico) non è sufficiente a fornire a un apprendente la capacità comunicativa. Il gesto viene quindi visto come parte integrante e fondamentale per lo sviluppo della competenza linguistica e comunicativa in italiano.

Il "gestionario" di Isabella Poggi ha un approccio di tipo cognitivista, ossia non è incentrato puramente sull'aspetto didattico dell'acquisizione del gesto ma fornisce, oltre a una descrizione del gesto stesso, anche una sua analisi semantica, specificando:

  • come le formulazioni

I verbali si accompagnano o sostituiscono quel gesto - il contesto d'uso e gli eventuali sinonimi - il significato del gesto.

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Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher StudenteCIM di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Comunicazione verbale e linguaggio dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Jezek Elisabetta.
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