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PUBBLICITÀ PROGRESSO:
Pubblicità progresso è stata una grande protagonista della pubblicità sociale in Italia.
Nasce agli inizi degli anni 70 per opera di alcuni pionieri appartenenti al mondo della
comunicazione (associazione dei pubblicitari professionisti TP, associazione di
pubblicità OTIPI, RAI, FOEG (federazione italiana editori giornali, UPA (utenti pubblicità
associati). L’obiettivo era quello di mostrare a un’opinione pubblica scettica i guadagni
che la collettività avrebbe tratto da un uso responsabile e professionale delle tecniche
pubblicitarie. Introdurre nel tessuto sociale temi e problemi,attorno ai quali si riteneva
non vi fosse un’adeguata consapevolezza né da parte dei cittadini né da parte della
PA.
Serietà, imparzialità, professionalità. PP ha costruito un brand di successo perché ha
saputo cogliere i segnali di cambiamento che investivano il paese intercettandone
bisogni vecchi e nuovi. Ha contribuito alla costruzione dell’agenda delle
preoccupazioni sociali da sottoporre all’attenzione dei cittadini e dei decisori politici.
È il concetto di benessere che cambia: non vi è buona vita individuale se le istanze di
benessere privato non si incontrano con quelle di benessere collettivo ->
nell’immaginario collettivo il progresso evocato nelle campagne di Pubblicità Progresso
è un progresso soprattutto morale.
Diventata fondazione nel 2005, PP si è data altri obiettivi ambiziosi, promuovendo ad
esempio l’annuale Conferenza internazionale della comunicazione sociale, che affronta
temi di grande attualità. Il presidente Alberto Contri ha saputo renderla il polo più
autorevole in Italia della comunicazione sociale. PP si candida dunque a rimanere un
punto di riferimento importante in grado di ispirare progetti innovativi di
comunicazione sociale. Proporre nuovi linguaggi, nuovi strumenti e nuovi parametri
qualitativi che potranno favorire il raggiungimento, anche in Italia, di quegli standard
di qualità creativa che si respirano nei migliori spot sociali internazionali.
ORGANIZZAZIONI NON PROFIT:
È un sistema di imprese mirato al perseguimento di finalità collettive da riversare
verso mirati beneficiari: le partecipazioni dei cittadini alla vita democratica,
sensibilizzandoli su una serie di importanti problemi. Sono numerose le aree di
intervento e le caratteristiche che lo connotano sono la presenza di volontari, relazioni
basate sulla fiducia, la reciprocità, la solidarietà, l’orientamento verso specifici
destinatari. Costruzione e rafforzamento di una cultura della responsabilità e dell’agire
sociale.
Sulle cause, le conseguenze, le evoluzioni e soprattutto sul potenziale innovativo, sia
sul piano sociale che culturale del non profit e dell’associazionismo, la letteratura,
come noto è molto vasta. La letteratura concorda nel collegare la crescita del settore
con la crisi dello Stato sociale -> se da un lato infatti lo stato ha garantito fino allora
standard minimi di benessere sociale a tutta la popolazione, dall’altro lato ciò ha
significato una pubblicizzazione del privato, ovvero una ingerenza sempre più allargata
dell’intervento statale in sfere e ambiti di vita precedentemente regolate e organizzate
intorno a individui, famiglie e gruppi sociali. La crescita del welfare State genera
aspettative crescenti di benessere ed ha determinato l’incapacità delle istituzioni di
fare fronte alle sempre più complesse domande sociali. Le ONG diventano il luogo di
riscoperta di nuovi itinerari per l’affermazione di rapporti sociali che si costituiscono
fuori delle leggi che regolano la politica e l’economia.
Da settore marginale l’associazionismo assume sempre più importanza fino a
diventare un’insostituibile risorsa per la società civile italiana, un interlocutore
autorevole e in larga misura credibile per enti,istituzioni,mondo politico e media.
È comunicazione della e per la società civile volta ad aumentare il capitale sociale
esistente e a favorire la riproduzione.
Donati distingue il capitale sociale primario, inteso come fattore di
civilizzazione/cultura civile, e le reti di capitale sociale secondario, intese come fattore
di civicità/civicness. La comunicazione sociale del terzo settore, indipendentemente
dai suoi molteplici specifici obiettivi, sensibilizzare su tematiche di interesse collettivo
e raccogliere fondi, esprime dunque la vitalità del tessuto sociale di una comunità che
lotta per la propria visibilità -> lotta per l’esistenza, diffusione di informazioni che va
letta come un segnale della volontà delle organizzazioni di essere riconosciute e di
operare nello spazio pubblico.
Lo spazio pubblico è infatti il luogo dell’emergere delle identità organizzate oltre che
individuali, le quali sarebbero altrimenti destinate al silenzio riservato agli esclusi. La
comunicazione sui media tradizionali è tuttavia di difficile attuazione per molto di
questi soggetti a causa dei costi talora proibitivi.
Infine una collaborazione tra i soggetti significherebbe una condivisione di studi, di
esperienze e di competenze e porterebbe a sviluppare un maggiore approfondimento
nella realizzazione dei messaggi sociali.
AZIENDE PROFIT ORIENTED:
Sempre più numerose campagne sociali firmate da aziende private: chiedono di
partecipare a qualche buona causa, di dare una mano a realizzare un progetto
socialmente utile, spronano a qualche atto di solidarietà.
Si tratta di responsabilità sociale d’impresa, ed è un tema di grande attualità, nel
dibattito sull’impresa. Ci sono due posizioni sulla RSI:
1) Friedman: tende a non riconoscere all’impresa la legittimità di interessarsi a
questioni sociali. L’unica responsabilità d’impresa per costoro è quella di fare
profitto per i propri azionisti
2) Freeman: la RSI è oggi la principale risorsa strategica. Intesa come cultura che
investe l’impresa nella sua complessità, essa si traduce in un nuovo posizionarsi
dell’impresa nei confronti dei suoi stakeholders. Stakeholder Mindset è uno
stato mentale orientato agli stakeholder che, per essere efficace, deve essere
liberamente voluto dall’impresa e condiviso da tutto il managment aziendale
che deve essere coinvolto. La RSI non è qualcosa di addizionale ma è una
prospettiva nuova grazie alla quale, abbandonata una visione endogena
all’impresa,essa abbraccia un nuovo modello nel rapporto con gli stakeholders.
Fabris usa Societing per dare l’idea di un superamento dell’orientamento di marketing
tradizionale -> interazione dell’impresa non soltanto con il mercato ma anche con la
società e con chi vi lavora. La missione è quella di generare valore, ma in un’accezione
ben diversa dal tornaconto economico a breve per gli azionisti.
L’impresa è peraltro costretta dai consumatori, oggi maturi e informati, critici e
consapevoli delle implicazioni anche sociali del loro agire di consumo. Consumatori
attenti all’operato delle imprese e pronti a sanzionare o premiare quelle percepite
come non virtuose o viceversa responsabili. Ora le aziende hanno a che fare con
consumAttori giudici del loro operato e capaci di utilizzare questo potere.
Due diffuse modalità di pubblicità a contenuto sociale delle aziende:
- La prima pubblicizza un preciso impegno intrapreso dall’azienda nei vari settori
del sociale (raccolta fondi,..)
- La seconda pubblicizza una partnership tra l’azienda e un’organizzazione non
profit finalizzata a dare vita a operazioni complesse e di lungo periodo, ove il più
delle volte viene chiamato in causa anche il consumatore -> campagne di cause
related marketing.
Requisiti indiscutibili: assunzione seria coerenza, chiarezza obiettivi e trasparenza.
2. Il processo di produzione pubblicitario
Defi nizione
Per processo di produzione pubblicitario si intende il percorso che accompagna la
realizzazione di una campagna pubblicitaria, dalla decisione di utilizzarla quale
strumento di comunicazione capace di rispondere agli obiettivi del soggetto promotore
fino alla sua realizzazione tecnica. Le fasi che accompagnano la realizzazione di una
campagna pubblicitaria sono principalmente dieci.
Il momento promotore
Costituisce l’avvio del processo di produzione pubblicitario. Viene individuato nella
pubblicità lo strumento piu adatto per perseguire i propri obiettivi di marketing e
comunicazione. La combinazione produttiva che include la pubblicità è quella
economicamente più conveniente rispetto a qualunque altra al fine di conseguire
determinati obiettivi. Anche quando la pubblicità ha contenuto sociale il soggetto
commerciale prenderà in considerazione gli aspetti economici legati all’utilizzo dello
strumento -> economicità, efficienza ed efficacia. Anche una campagna sociale porta
con se costi di produzione e di diffusione e un impegno economico più o meno
rilevante a seconda dei casi, l’iniziativa sociale inoltre influisce sull’immagine, sulla
reputazione dell’azienda.
Infine la promozione di una pubblicità sociale può anche avere un’influenza diretta
sulle vendite.
L’analisi dei costi e dei benefici dunque è o dovrebbe essere, alla base di qualunque
decisione aziendale che preveda di utilizzare la pubblicità.
In ambito pubblico, la decisione di sviluppare un progetto di comunicazione
pubblicitaria è a discrezione delle singole amministrazioni e non è legata
principalmente a valutazioni economiche ma di servizio pubblico, il processo non è
dunque dominato da una logica economica. Il costo di un’iniziativa di comunicazione
sociale è a carico, e a beneficio della collettività e non è mai economicamente
profittevole. L’amministrazione decide dunque di utilizzare la pubblicità per intervenire
a supporto della soluzione dei grandi problemi sociali che interessano la collettività
->pubblica utilità.
Anche nelle ONG il momento promotore non prende avvio principalmente da
valutazioni di ordine economico. L’uso della pubblicità è finalizzato alla promozione di
un valore, di un tema per servire il bene comune e difendere una categoria di
persone,ambiente, animali,..
Nel caso delle campagne di raccolta fondi (appelli al pubblico), il fattore economico
invece dovrà tornare a essere prioritario: l’impiego di risorse da destinare alla
pubblicità deve o dovrebbe accompagnare a previsioni di raccolta ovviamente
superiori alla cifra che si intende stanziare.
Il momento amministrativo