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PAESE CHE VAI, SALUTO CHE TROVI

1. Fare la linguaccia: è un saluto tipico del Tibet, dove significa dare il benvenuto. Deriva da unacredenza pagana, ovvero da un'idea che sostiene la presenza di un demone. Se una persona èposseduta da questo demone, la sua lingua diventa blu. Viene quindi mostrata la lingua perdimostrare di non essere l'incarnazione del demone.

2. L'inchino: Giappone, Cina, Taiwan. Nei paesi orientali il contatto fisico è limitato alla cerchia stretta delle conoscenze, quindi si predilige l'inchino. L'inclinazione dell'inchino determina il grado di rispetto: più si inclina la schiena più si vuole mostrare rispetto.

3. Namasté: India, Nepal, paesi induisti. È un saluto che prevede la congiunzione delle mani come a pregare.

4. Il cinque: è un concetto americano che poi è diventato trasversale, come il saluto con il pugno o il pugno stretto.

5. Unire e toccare la fronte e la punta

del naso: tipico eschimese. È tradizionalmente collegato al gesto di scambiarsi il soffio vitale, perché si respira la stessa aria.
6. Dorso della mano sulla fronte: tipico delle filippine. È un gesto di saluto soprattutto fatto dalle persone anziane nei confronti di una persona giovane, spesso un bambino.
7. Saltare: tipico del Kenya. Viene utilizzato soprattutto per accogliere nuovi visitatori nel villaggio, e consiste nel mettersi in cerchio e saltare.
8. Pugno chiuso con pollice e mignolo fuori: è un saluto hawaiano. Originariamente è nato all'arrivo dei navigatori spagnoli sulle coste delle Hawaii come una sorta di fraintendimento. Vista l'impossibilità di comunicazione, i navigatori spagnoli utilizzavano questo gesto per invitare gli abitanti del posto a bere qualcosa. Poi è entrato nell'uso comune come saluto.
Toccarsi torace, labbra e fronte: tipico saluto dei paesi arabi. Indica l'aprire il cuore.
Il bacio

fraterno socialista: si utilizzava ai tempi del blocco sovietico, soprattutto tra gli ufficiali. È unabbraccio con insieme un bacio, che può essere sulla guancia o sulle labbra. È riportato in un muralessulle macerie del muro di Berlino. 23/10/20

I GESTI è una categorizzazione di tutti i gesti, intesi come movimenti delle mani. Più generalmente possono essere intesi come tutto ciò che si comunica usando il corpo. 15

  • Gesti illustratori: accompagnano una comunicazione verbale, confermando, rinforzando e/o sottolineando il contenuto del messaggio verbale. Anche se accompagnano il linguaggio verbale, sono generalmente gesti che derivano dal subconscio, quindi spontanei.
  • Gesti simbolici o emblemi: hanno un significato convenzionale. Si sostituiscono al linguaggio verbale nella maggior parte dei casi. Sono importanti nel discorso del fraintendimento, perché essendo simbolici vengono condivisi solo da un determinato gruppo culturale e non sono immediati.
ma soggetti a interpretazione diversa al variare delle culture. (ad esempio il pollice alzato in alcune culture è un gestaccio)
Gesti indicatori dello stato emotivo: sono inconsapevoli e lasciano trapelare le emozioni. Non vengono controllati dal cervello e costituiscono una vera e propria fuga di informazioni.
Gesti di adattamento: sono rivelatori dello stato emotivo, ma spesso sono rituali, cioè ripetuti spesso. C'è ad esempio chi si tocca sempre i capelli, o si gratta la testa. Sono gesti che l'individuo fa inconsapevolmente ma che lo aiutano a concentrarsi, a trovare le parole o a uscire da una situazione d'imbarazzo ecc. si chiamano di adattamento perché aiutano l'individuo ad adattarsi alle situazioni. Sono i gesti cui si interessano soprattutto gli psicologi, perché generalmente rivelano sensazioni di imbarazzo.
Gesti regolatori: regolano le funzioni del discorso. Per esempio indicare qualcuno che si vuole intervenire.Braccia incrociate: rifiuto del dialogo, difesa, rabbia. Braccia aperte o in vista appoggiate sulle gambe: segno di apertura e di accoglienza. Tenere le braccia così significa lasciare scoperto il torace, quindi dimostrare di non avere paura di essere attaccato. Mani appoggiate ai fianchi: fa sembrare la figura più grande. In genere si assume questa posizione per sembrare più accusatori, soprattutto durante una discussione. È una posizione di attacco, voler dimostrare di essere forti.

Mano sulla bocca: rifiuto del dialogo.

Mani congiunte sul tavolo: posizione neutra di attenzione.

Gamba accavallata con un braccio appoggiato: posizione molto rilassata, non dimostra all'interlocutore rigidità.

LE MANI

Mani a guglia: rivolgere le dita verso l'alto significa grande sicurezza di sé. Generalmente si utilizza quando si è sicuri di un'idea e la si vuole imporre all'interlocutore.

Mani a guglia rovesciata: è indice di grande concentrazione e sicurezza. L'atto di congiungere le punte delle dita significa cercare un ordine nei pensieri.

Dita intrecciate: rifiuto del dialogo oppure volontà di nascondere qualcosa. L'interlocutore ha come la sensazione che gli sarà posta una domanda alla quale non vuole rispondere.

Congiungere le mani: costituisce un atteggiamento di sicurezza. Stringersi il dorso della mano oppure il polso significa fermare tutto il corpo.

IL POLLICE

Mostrare il pollice (mano sotto

L'ascella con pollice in vista, mano nella tasca con pollice fuori) significa avere un certo grado di autocompiacimento, dimostra sicurezza di sé stessi.

IL LINGUAGGIO DEI GESTI

La gestualità assume un ruolo interessante nella comunicazione interculturale quando assume un determinato valore simbolico. I codici quindi variano da cultura a cultura, o subcultura (giovani, lavoratori, determinate élite). Variando in maniera così ampia, possono generare facilmente fraintendimenti.

16 Repertorio di gesti iper-ritualizzati immediatamente riconoscibili dai membri del gruppo e indispensabili per cogliere la definizione della situazione (Goffman, 1970). Quando un gesto è iper-ritualizzato diventa difficile comprenderlo quando si è fuori da quel determinato gruppo o cerchia (ad esempio un saluto particolare come quello dei surfisti).

I gesti non sono universali, ma sono rielaborati in maniera differente a seconda della cultura che li produce.

L'incomprensione del significato dei gesti può causare un "malinteso interculturale". Alcuni tipi di gesti che potrebbero essere fraintesi interculturalmente: - "Gestaccio": è un gesto offensivo. In alcuni paesi dell'oriente è considerato particolarmente offensivo. - Pollice in su: in alcuni paesi come il Bangladesh è considerato un gesto di disapprovazione. In Giappone indica il numero cinque. - Indice che fa avanti e indietro: nelle Filippine è molto offensivo perché si fa solo ai cani per ordinarli di "venire qui". - Le corna: può essere un gesto scaramantico, tipico del rock, oppure può indicare che qualcuno ha tradito. - L'orologio: è un gesto critico per il Medio Oriente, in cui mettere in evidenza l'orologio significa sottolineare il tempo che passa e che la morte si avvicina. - Congiungere il pollice e l'indice: può essere il simbolo dell'ok, il simbolo dei soldi in oriente, ma in Grecia e in Brasile è considerato un gesto offensivo.

Un gesto molto offensivo. La V con il dorso della mano rivolto verso l'interlocutore è un vero e proprio insulto in alcune culture, come quella anglosassone.

La prossemica ha origine da "proxemics", che deriva da "proximity" (prossimità). È un termine coniato dallo studioso Hall, che la definisce come: "le osservazioni e le teorie che concernono l'uso dello spazio dell'uomo, inteso come una specifica elaborazione della cultura".

La prossemica studia il significato che viene assunto dalla distanza interpersonale nel comportamento sociale dell'uomo. La distanza interpersonale è lo spazio che avvolge una persona, ovvero lo spazio una persona lascia tra sé e l'interlocutore oppure tra sé e gli oggetti. Ognuno di noi ha uno spazio interpersonale, una sorta di bolla che ci ricopre, che non riconosciamo mai tranne quando questo spazio viene invaso provocando disagio. Questo perché è stata

spalla, ecc.). Questa distanza è generalmente più stretta rispetto alla distanza frontale, poiché implica un contatto fisico diretto. Anche in questo caso, la distanza varia da cultura a cultura. In alcune culture, come nel mondo latino, il contatto fisico è molto comune e accettato, mentre in altre culture, come quelle asiatiche, il contatto fisico è meno frequente e più riservato. Distanza personale: è la distanza che manteniamo con persone con cui abbiamo un rapporto più intimo, come familiari, amici stretti o partner. Questa distanza è generalmente molto più ridotta rispetto alle altre due distanze e può variare a seconda della cultura e del contesto sociale. La distanza personale è importante per il nostro benessere psicologico e per la nostra privacy. Quando qualcuno invade la nostra distanza personale senza il nostro consenso, possiamo sentirlo come un'aggressione e reagire in modo negativo. Allo stesso modo, quando siamo noi a invadere la distanza personale di qualcun altro senza il suo consenso, possiamo essere percepiti come invadenti o indiscreti. In conclusione, la distanza personale è un aspetto importante delle interazioni umane e varia da cultura a cultura. È importante rispettare la distanza personale degli altri e chiedere il consenso prima di avvicinarsi troppo.

Spalla ecc). Soprattutto nel mondo arabo è normale che due uomini, anche amici o conoscenti, si tengano per mano o per braccetto.

Bolla luogo di lavoro: per luogo di lavoro si intende tutte le ripercussioni che ha lo spazio nel luogo di lavoro. Certi ambiti culturali preferiscono l'open space, ma sorge il problema del come delimitare questo open space? I mediterranei tendono a utilizzare più gli uffici, chiudendo e aprendo la porta a seconda se è possibile o no entrare. Gli open space hanno invece spazi ampi con regole molto diverse.

La "bolla" prossemica è una schematizzazione operata da Hall, studioso che ha iniziato ad analizzare lo spazio come strumento di comunicazione. La "bolla" prossemica è lo spazio personale, che si percepisce come il proprio e che non dovrebbe essere superato senza il consenso/permesso. Il concetto di "bolla" è un dato di natura, che tutti, anche gli

animali

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
65 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher martinamati01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Comunicazione interculturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Pigliapochi Susanna.