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Tutti questi elementi sono irrilevanti in uno studio sociologico
invece
i fenomeni di costume sono:
• le forme, le sostanze e i colori ritualizzati
• gli usi fissi
• i gesti stereotipati
• la distribuzione regolare degli elementi accessori (bottoni..)
• le ricostruzioni d'abbigliamento per teatro ecc..
Questi elementi sono oggetto specifico della ricerca sociologica o storica.
Il costume notifica la relazione che intercorre tra l'individuo e il suo gruppo, comunque tra il vestito
istituzionale e il vestito indossato ci sono continui scambi:
→ fenomeni di costume diventano fenomeni di abbigliamento: moda femminile propone ogni anno
modelli che poi si diffondono nell'abbigliamento
→ fenomeni di abbigliamento diventano fenomeni di costume: quando gli sui individuali vengono
ripresi collettivamente per imitazione
(il caso della larghezza delle spalle = di abbigliamento quando coincide perfettamente con
l'anatomia dell'individuo, di costume quando la sua dimensione è prescritta da un gruppo a titolo di
moda)
La moda rappresenta sempre un fenomeno di costume:
– a volte + elaborata artificialmente da specialisti (alta sartoria)
– altre volte si costituisce attraverso la propagazione su scala collettiva di un semplice
fenomeno di abbigliamento
L'opinione pubblica crede in una mitologia della creazione libera, come se la moda fosse capace di
sfuggire a ogni sistema e ogni regola.
Ma
Barthes fa cadere questo MITO sostiene che la produzione di vestiti di moda risente di costrizioni
sociali che trascendono le scelte individuali del creatore. Nega anche che l'individuo scegliendo di
giorno in giorno cosa indossare operi sulla base di gusti personali: LE SUE SCELTE SONO
DETTATE DA CODICI ESTETICI E SOCIALI FORSE INCONSAPEVOLI, MA COMUNQUE
COSTRITTIVI. Sincronia/ diacronia
come nella lingua è possibile distinguere un piano sincronico e un piano diacronico anche il vestito
può essere studiato sia in quanto inserito in un sistema sincronico (fatto di relazioni e opposizioni)
sia dal punto di vista del suo divenire nel tempo.
Bisogna prendere due precauzioni: ammorbidire la nozione di sistema e per spiegare il divenire
delle forme vestimentari prima di servono censire tutti i fattori interni al sistema e poi passare a
quelli esterni.
Diversi studi dedicati alla «temporalità» del vestito:
– quella di Kroeber su vestito femminile → mette in luce la regolarità del fenomeno, le forme
ogni tot anni raggiungono i lori estremi (es. gonna lunga corta)
– nota come la moda sembri sfuggire al determinismo della storia. Eventi come la rivoluzione
francese non hanno compromesso la regolarità delle oscillazioni su lungo periodo.
Barthes sostiene che il fenomeno generale del vestito conosce 3 tempi:
1) quello più lungo = fomre archetipe del vestito tipiche di date civiltà (kimono, poncho)
2) quello intermedio = variazioni regolari (Kroeber)
3) quello estremamente breve = micromode annuali
é la microdiacronia a interessarlo: la fine del dandismo è dovuta alla società moderna cha ha dotato
l'innovazione vestimentiaria di una specifica durata. La moda cambia con ritmi che le garantiscono
di essere seguita e con ritmi che accelerano gli acquisti. Motivo economico.
Significante/significato
L'unità significativa non va cercata negli indumenti finiti, isolati, ma in vere e proprie funzioni,
opposizioni, distinzioni e congruenze.
Per questo
l a semiologia del vestito non è di ordine lessicale ma sintattico
per Barthes l'indumento veicola un solo significato principale = il grado di integrazione
dell'individuo nella società in cui vive.
Indossare un vestito + FONDAMENTALMENTE UN ATTO DI SIGNIFICAZIONE, il «vestirsi»
costituisce quindi un atto profondamente sociale che ha senso solo se inserito in una dialettica tra
individua all'interno di una collettività.
Di qui
l'intreccio fondamentale tra semiologia e sociologia poiché se l'oggetto della ricerca soscioogica
sono i processi sociali in quanto segni e discorsi, l'oggetto della ricerca semiologica sono i segni i
discorsi in quanto processi sociali.
Ci sono però degli ostacoli durante questo tipo di analisi:
prima di tutto circa gli elementi di un vestito che producono significazione. Questo tipo di
classificazione è molto complessa (il caso del colore di un abito che variando può significare
qualcosa, ma anche nulla e quindi risulta ridondante)
per sfuggire a questa impasse, Barthes trova come espediente il restringimento della sua
analisi al
Vestito di moda proposto dalla rivista:
in questo caso
il significato è dato esplicitamente, anteriormente persino al significante
viene nominato (un abito d'autunno..)
e quindi
la moda scritta o grafica conduce il semiologo a uno stato lessicale dei segni vestimentiari
forse è una lingua elaborata i cui significati sono largamente irreali, ma è comunque utile per vedere
funzionare la significazione.
La moda stampata funziona semiologicamente parlando come una vera e propria mitologia del
vestito datao che al suo interno il significato vestimentario viene oggettivato, solidificato, la moda è
mitica.
Studiando la moda scritta delle riviste dei diversi segni vestimentaria si possono determinare i
significanti coi rispettivi significati
questo ragionamento è sviluppato nel saggio
«questann'anno è di moda il blu» del 196: esso era il lavoro in nuce poi svolto nel «sistema»
Cosa dice il saggio:
se un accessorio fa la primavera, questann anno è di moda il blu= si esplica il signifcato dei
signifcanti. Questa esplicitazione contemporanea di significanti e significati non c'è negli altri
sistemi di comunicazione.
Siamo comunque di fronte a un sistema duplice perché
i significanti sono di ordine fisico (tailleur, piega, clip) apartengono al linguaggio
i significati sono di ordine scritto (disinvolta, sci, giovanile) appartengono al metalinguaggio
dato che entro le riviste di moda sono le didascalie le portatirici della significazione → si porta in 1°
piano l'importanza della nominazione linguistica (a differenza di ciò che si pensa della nostra
società come società di immagini)
la moda è un sistema semiotico di II grado che può essere studiato con i mezzi della linguistica.
Con la precisione però cehe si tratta di «translinguistica» in quanto: la moda si serve della lingua
( un linguaggio cià esistente, che rappresenta un sistema semiotico di I grado) per costruire discorsi
a se stanti, veicolando significati suoi propri.
Dunque la translinguistica è un'analisi dei discrosi che si compiono attraverso la lingua, ma che
usano regole ed elementi costitutivi diversi da essa. È solo così che si può affermare che la
semiotica è parte della linguistica.
Altro saggio importante di Barthes: Dal Gioiello al Bijou:
origine del gioiello = infernale. Ha assunto il carattere dell'inumanità perché la pietra è inerzia,
immobilità infinita.
Il diamante = purezza = simbolo della vanità
l'oro = affascina entro le ecomoie fondate sulle merci. È il segno dei sengni è dotato di tutti i poteri.
Quando l'oro non è più usato per le monete viene esculuso da ordini pratici e diviene oro
superlativo., ricchezza assoluta.
Prima nelle mani dell'uomo, i gioielli sono passati alla donna che è divenuta la delegata per
l'esposizione della ricchezza saua e del marito.
Attraverso la catena dei gioielli la odnna si da al diavol, l'uomo di da alla donna divenyta essa stessa
pietra preziosa e dura.
Il tema infernale è declinato: la donna è sempre meno fatale.
La moda non conosce più il gioiello, ma solo il Bijou = che è fatto di materiali teneri e fragili, come
legno o vetro. Copiare le forme del gioiello = no imitazione. Per parere ricchi, ma mantenimento
delle qualità estetiche della materia imitata.
Il bijou è diventato democratico, se è alla portata di tutti è sosttoposto a una nuova discriminazione:
il gusto di cui proprio la moda + giudice e custode. Il buon gusto per un bijou = essere pensto in
relazione all'inzime aggigliamento.
Il bijou = dettaglio che insime agli atri elementi conferisce lo stile dell'abbigliamento.
Altro saggio importante di Barthes: La fine del dandismo
per secoli = tanti vestiti quante erano le classi sociali
dopo la Rivoluzione il vestito maschile è mutato profondamente: è cambiata l'idea del vestirsi
grazie alla ventata democratica: si è crato un vestito uniforme più legato alle esigenze concrete che
all'apparire.
Comunque si è mantenuto entro un topo ormai universale un certo numero di differenze formali
è
in questo momento che compare il DETTAGLIO
l'uomo distinto aggiunge dettagli discreti, poco visibili.
Il dandy = colui che ha deciso di radicalizzare il vestito dell'uomo distinto, sottoponendolo a una
logica assoluta. Non oppone la classe superiore a quella inferiore, ma l'individuo al volgare.
Dandy = la sua singolarità è assoluta nell'essenza ma moderata nella sostanza poiché non deve mai
cedere nell'eccentricità, in quanto tale facilmente imitabile.
Morte del dandismo = quando = è nato il vestito maschile industriale.
Ridotto a libertà di acquisto ( e non di creazione) il dandismo è morto.
La moda è in effetti imitazione collettiva di una novità regolare. È fenomeno di massa.
Altro saggio: Il match tra Chanel – Courregès
Chanel = autore classico. Evita alla moda di sconfinare nelle barbarie e la colma di tutti i valori
dell'ordine classico: ragione, naturalezza, permanenza, gusto di piacere e non stupire.
Courregès = veste le donne del 2000 che sono ragazzine oggi. É l'innovatore assoluto
Cosa separa i due?
Le creazioni di Chanel contestano alla moda di distruggere di anno in anno ciò che prima aveva
adorato e viceversa Chanel non partecipa a questa vendetta. Chanel respinge i materiali facilmente
deperibili. É portavoce dello chic che non combacia col sempre nuovo.
Courregès è portavoce invece del sempre nuovo.
Quindi il Tempo che è Stile per l'uno e Moda per l'altro a separarli.
Altra differenza: l'abito di Chanel individua subito la tipologia della donna e di conseguenza il suo
corpo che non può essere sempre giovane. L'abito dell'altro non da informazione della donna che lo
porta.
Altro saggio: la fotografia di moda:
procedimento rudimentale: associazione di idee
il contesto «teatrale» può essere poetico, roma