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NEW LOOK

Il modello Bar della collezione Dior primavera-estate del 1947 è diventato il simbolo di questo profondo rinnovamento

nell'alta moda parigina, tanto potente da far pensare che la stessa moda di Parigi si identi casse quasi nello stile di Christian

Dior. Ma il successo della collezione fu il risultato di molti fattori diversi come la sponsorizzazione di Marcel Boussac, uno dei

più grandi industriali cotonieri francesi, che decise di af dare a Dior il rilancio della grande sartoria francese.

La vita sottile, il seno sottolineato, i anchi esaltati nelle larghissime gonne del modello Corolle: il corsetto, dal sapore

vagamente ottocentesco, rielaborava le linee del corpo femminile, riscoprendone le nuove rotondità. Tutto concorreva a

creare una nuova immagine, che la giornalista Carmel Snow chiamò con successo New Look, termine rimasto a de nire la

nascita di un nuovo periodo d'oro della moda francese.

Theatre de là mode

La genesi del New Look sta nel periodo della guerra stessa, nelle privazioni e nella testarda resistenza con la quale gli

atelier parigini affrontarono le problematiche della vita quotidiana durante il con itto.

Nonostante il razionamento, la mancanza di tessuti, l'impossibilità di pubblicizzare i modelli realizzati per il divieto di

fotografarli e la mancanza di giornali attivi, tra cui anche «VOGUE» Francia, nonostante tutto la moda parigina continuava a

vivere. All'indomani della liberazione di Parigi, tra la seconda metà del '44 e i primi mesi del '45, molti atelier erano già in

produzione, presentando agli alleati le nuove collezioni. Nell'autunno del '44, conscia di quanta importanza avesse la moda

per l'economia della nazione, la Chambre syndicale decise di organizzare una manifestazione per pubblicizzare nuovamente

la vitalità del settore moda: nacque così l'idea di realizzare una mostra di bambole, in l di ferro e bronzo e alte circa 70 cm,

vestite dai sarti francesi, con tessuti francesi, con la colla borazione di artisti francesi per gli accessori e gli scenari: era nato

il Théâtre de la Mode e il successo fu straordinario. Le linee creative e fantasiose proposte dagli stilisti, come Balmain,

Lelong, Fath, Balenciaga, Nina Ricci, Jacques Heim, lo stesso Dior (che lavorava per Lelong), anticiparono quelle che

verranno di lì a poco conosciute come New Look.

Croquis

Fin da quando la moda parigina era divenuta sinonimo di Moda è esistito il fenomeno dell'imitazione dei capi presentati a

Parigi, fenomeno che trova la sua massima espressione nei croquis, schizzi eseguiti da un disegnatore, talvolta anche

giornalista, direttamente alle s late francesi, per essere portati in Italia al ne di imitarne le linee principali. Se è vero infatti

che i modelli francesi potevano essere acquistati da ditte specializzate (e poi saranno gli stessi atelier a fornire il modello per

la diffusione, in parte proprio per arginare il problema delle copie illegali), è anche vero che disegnatori italiani erano

specializzati nell'assistere alle s late, appuntarsi le linee del modello per poi ritrascriverlo, modi carne alcuni dettagli e

rivenderlo alle sartorie italiane, che, vi è da dire, ne terminavano comunque la trasformazione apportandovi la qualità

indiscussa del lavoro, le ri niture, le applicazioni, i tessuti di pregio. Alcune sartorie dichiaravano uf cialmente la provenienza

del modello, nel qual caso era probabile che ne avessero acquistato legalmente il gurino o le tele (lo schema vero e proprio

dell'abito), proprio perché, prima dell'affermazione della moda italiana risultava prestigioso il collegamento con Parigi, mentre

altre ammettevano solo di esservisi ispirate, in una sorta di omaggio culturale oltre che pragmatico, aggiungendo poi nella

realizzazione pratica altri elementi che erano estranei al modello originale.

Italian Style

In Italia la moda era ancora molto indietro, anche perché le case produttrici facevano riferimento quasi esclusivamente alle

mode di Parigi, diversi cando le proprie creazioni soprattutto per una maggiore sempli cazione dei modelli e per la loro

perfezione sartoriale, nonché caratterizzandosi per l'estrema cura nella decorazione dei capi, con applicazioni e ricami.

Milano era il centro di diffusione delle informazioni sulla moda, essendo una delle città in cui erano più attive le redazioni di

riviste specializzate, come «La Donna», «Grazia», «Novità» ecc. Ma è a Firenze che Giovan Battista Giorgini, resident

buyer per i grandi magazzini americani, nel febbraio del 1951 ebbe l'idea di investire sulla moda per lanciare la prima

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Storia della moda

manifestazione internazionale di moda italiana: dapprima a casa sua, poi al Grand Hotel, per approdare in ne nella cornice

più suggestiva e appropriata, quella della Sala Bianca di Palazzo Pitti (22 luglio 1952).

L'idea di Giorgini era quella di mettere insieme alcuni dei nomi italiani più interessanti con s late collettive che, lontane

dall'idea di segretezza tipicamente parigina, confrontavano e condividevano gli spunti creativi dei vari stilisti, creando un

clima di festa di corte, quasi magico e avvalorato dalla presenza, tra gli stilisti, i compratori e le clienti, di molti nomi

dell'aristocrazia italiana, a partire dal marchese Pucci. Gli stilisti del primo «esperimento», che con grande coraggio s darono

il mercato parigino mettendo a repentaglio il proprio nome e i propri affari, furono Carosa, Alberto Fabiani, le Sorelle

Fontana, Germana Marucelli, Noberasko, il marchese Emilio Pucci, il principe Emilio Schuberth, Simonetta Visconti di

Cesarò, la Tessitrice dell'Isola, Vanna (Anna Carmeli), Jole Veneziani, ed inoltre Franco Bertoli e Giuliano Fratti per gli

accessori e i bijoux, nonché Mirsa per la maglieria. Qui nascerà la fama di Valentino.

Con grande accortezza Giorgini invitò giornalisti e buyer americani alle s late, organizzando per loro una valida alternativa,

spesso di minor costo e analoga qualità, ai modelli francesi, cosi che il successo fu assicurato. Da notare come l'alta moda

italiana iniziasse il suo cammino sotto l'egida di numerosi titolati, sia tra gli stilisti, che tra le modelle e tra le personalità

invitate, e questo in un certo modo rendeva ancora più «appetibile» per la stampa - sia quella estera che quella italiana - la

partecipazione all'evento orentino. Invidie e gelosie portarono poi negli anni successivi a divisioni e problemi di

concorrenza, con lo spostamento di alcune manifestazioni sia a Roma che a Milano, ma il seme dell'alta moda italiana era

ormai ben germogliato, e produce i suoi frutti ancora oggi. A livello economico il lancio della moda italiana produsse poi ottimi

risultati, decuplicando il giro d'affari attorno a essa, senza dimenticare l'impulso fondamentale impresso alla produzione

tessile italiana.

- Uomo: un timido ritorno al colore

Negli anni '30 in America si iniziarono a usare i jeans come parte della loro divisa scolastica. Negli stessi anni jeans e

camicie colorate, abiti comuni nella popolazione nera d'America, divennero di moda con la passione per il jazz che divampò

dall'America all'Inghilterra e poi in Francia.

Dopo pochi mesi dal lancio dell'alta moda a Firenze, nel '51, viene presentato a Sanremo il primo Festival della moda

maschile: l'eleganza maschile italiana vede in passerella linee aderenti, dal taglio so sticato e squisitamente artigia-nale, in

colori diversi dai grigi consueti. Già pochi anni dopo i sarti italiani accolgono il colore anche nei capi da cerimonia, con

accessori come il gilet e il papillon in tinte soft e per no femminili, come il rosa, l'arancio e il verde.

La giacca aumenta la vestibilità. Le camicie si fanno un poco più larghe sulla schiena, mentre il colletto si fa più pronunciato

nelle punte. I pantaloni diventano più aderenti . Si dà un signi cato particolare alla bianca T-shirt e al giubbotto di pelle o al

bomber.

- «Donne eleganti dallo spirito elegante»

La donna del dopoguerra vive una rinnovata stagione di sogno: lontana dalle ri essioni troppo seriose delle femministe, la

donna di Dior vive la sua vita come una delle principesse e delle attrici del momento, e come tale il suo abbigliamento ha

nomi evocativi e suggestivi.

Nello stesso anno la grande Chanel aveva posto ne al suo esilio volontario ed era tornata alla carica più agguerrita che mai.

La sua donna era invece una donna di classe ma non della sostanza dei sogni, una donna in carne e ossa che voleva

potersi muovere liberamente e non più impacciata da metri e metri di tessuto. Chanel propone adesso il suo famoso tailleur,

dalle linee semplici e pulite, arricchito solo dalla oculata scelta dei tessuti, dalla fattura, dai dettagli preziosi, ma

estremamente portabile .

Il cinema proponeva nuovi modelli: Audrey Hepburn, destinata a incarnare una donna so sticata e semplice, sensuale e

distratta, maliziosa ed onesta, in de nitiva complessa e molto umana .

La moda italiana poi si distingueva per una maggiore sobrietà e linearità dei modelli che, anche se anch'essi eleganti,

sontuosi, con tessuti splendidi ed esclusivi, perseguivano comunque una maggiore funzionalità e portabilità, avviandosi già

verso il concetto di prêt-à-porter.

Dior rispose ancora con le linee A (1955, estate) e Y (1955, autunno) ma il suo stile rimase inconfondibile, anche quando

aprì la propria boutique di prêt-à-porter. Quando morì, nel 1957, la sua eredità fu raccolta dal giovanissimo Yves Saint

Laurent, collaboratore di Dior dal 1955, che proprio nel '57 aveva creato ben 34 dei 180 modelli della collezione Dior, talento

ampiamente riconosciuto, il suo, dallo stes so Maestro. Nel '58 Yves Saint Laurent presentò la propria collezione, divisa in

due elementi chiave: da un lato la pratica e funzionale linea trapezio, adatta per la vita quotidiana, dall'altro la ripresa dello

stile «corolle» di Dior nella linea a palloncino, perfetta per la sera.

• Tessuti

Si affermano nuovi materiali, in particolare il nylon, che arricchisce il volume delle gonne. Le bre sintetiche vengono

mescolate con altre bre, cambiando la consistenza dei tessuti. Negli anni '30, fogli di alluminio laminati con pellicole

plastiche offrono niture luminose a basso costo, e dagli anni '50 la tecnologia migliora, facilitando l'uso di lati laminati nella

moda. Si scopre che alcuni processi industriali sono più ef caci in assenza di pressione atmosferica, migliorando il Lurex, un

prodotto tessile popolare. Alla ne degli anni '50, le macchine specializzate producono tessuti laminati più rapidamente e a

costi ridotti. All'inizio degli anni '60, il poliestere metallizzato può essere usato direttamente per la maglieria. Il Lurex, per la

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

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