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GLI STILI CREATIVI
La pubblicità per alcuni è stata una vera rivoluzione culturale, un’espressione artistica tipica del Novecento. Definita
una pratica sociale, volta all’esibizione di contenuti simbolici. Forme primitive di pubblicità sono nate con la
produzione di manufatti e merci, che dovevano attirare l’attenzione dei potenziali acquirenti (ridotto raggio
d’azione). Nel Seicento nacque la rèclame (testo) che dava, per la prima volta, la possibilità di inserire annunci
all’interno delle pagine informative delle neonate gazzette. Nel settecento i giornali erano affollati da questo tipo di
comunicazione, tant’è che nacquero vere e proprie concessionarie, specializzate nella raccolta degli annunci
pubblicitari per conto dei giornali. Fino ad arrivare al Novecento, in cui la pubblicità divenne sistema industriale in
grado di contribuire alla nascita della società dei consumi. Con il boom economico diventava necessario fornire al
pubblico delle motivazioni all’acquisto, arricchendo i prodotti di significati simbolici→ nascita del mkt. La
comunicazione cominciò ad essere sempre meno artistica e sempre più strategica.
LEO BURNETT→ha dato l’imprinting di uomo del sud nei suoi annunci, preferiva far leva su sentimenti popolari. Il
“common touch”= semplicità di linguaggio e uso di figure credibili e rassicuranti, spesso basati sulla ripetizione di
alcuni pilastri fondamentali”. Fu tra i primi ad accostare dei personaggi, reali o fantastici, a i suoi prodotti;
arricchendo il patrimonio simbolico della marca come fece per i Marlboro man, il cowboy delle terre selvagge. Inoltre
invitava sempre i suoi creativi a ricercare il dramma intrinseco delle cose, l’elemento chiave che giustifica il prodotto
nel mercato. Un altro tratto distintivo era la presenza di una folta schiera di animaletti antropomorfi che erano
utilizzati per dare anima e corpo a i suoi prodotti Tiger della Kellog’s.
ROSSER REEVES→ convinto della necessità che la pubblicità fosse di facile comprensione, costruì tutte le sue
compagne all’insegna dell’unique selling proposition (USP)= unico elemento centrale nella compagna, l’obiettivo era
persuadere sull’efficacia del prodotto basandosi su quell’unico elemento, Annuncio per Anacin, l’analgesico per varie
tipologie di mal di testa. Nel suo libro “La realtà pubblicitaria” descrive le caratteristiche fondamentali del beneficio:
chiaro, esclusivo, forte. A questo abbinava la teoria del martellamento secondo cui era necessaria la ripetizione no
stop del beneficio→ modalità nota come hard selling M&M’s che si “sciolgono in bocca ma non in mano. Inoltre
introdusse il formato dei ’30 secondi.
WILLIAM BERNBACH→ si è contraddistinto per l’impiego della componente ironica e dell’approccio negativo nei
messaggi pubblicitari (anticipava spesso le obiezioni dei consumatori), nonché per l’alta considerazione del pubblico,
a cui si rivolgeva con dichiarata sincerità; fu il primo a stimolare l’interazione della “coppia creativa”= fusione tra
copywriter e art director come unità di lavoro autosufficiente per una perfetta alchimia tra testo e immagini, Pane
Levy’s non solo per Jewish.
DAVID OGILVY→ considerava essenziale la costruzione di una brand image forte e coerente, diede seguito al
processo iniziato da Bernbach. Ha una formazione trasversale, intuì dell’importanza del brand per costruire
comunicazioni efficaci. È stato tra i primi a utilizzare i concetti di brand image e brand personality→ costruzione di
storie e mondi unici attorno alle marche. È il creatore della pubblicità scientifica moderna= celebrando il prodotto in
un mondo unico, comprendendo l’importanza della sfera emotiva nell’acquisto. Faceva spesso ricorso al fascino
dello story appeal, fondendo la parte visiva con quella verbale (bodycopy), spesso molto lunga e dettagliata, proprio
per introdurre la storia in modo accattivante, camicie Heathway con l’umo bendato.
JAQUES SE’GUE’LA→ inventore della pubblicità spettacolo, ha proposto di contrapporre alla scuola americana uno
stile basato su passion why e star strategy= secondo cui il prodotto pubblicizzato doveva diventare una star,
prevedendo il superamento della copy strategy. Riteneva che la standardizzazione delle merci rendesse superflua la
competizione basata sui benefici e che ormai si dovesse rappresentare il prodotto in maniera spettacolare,
conferendo loro una fascino tipico della Holliwood anni ’30-’40. Il prodotto doveva avere: un fisico, uno stile ed un
carattere (coerente nel tempo). Seguì la campagna Citroen “la marca della mia vita” ispirandosi al viaggio intorno al
mondo che aveva fatto con quel veicolo.
ARMANDO TESTA→ incarnazione dello stile pubblicitario italiano e, in parte, europeo. Crea pubblicità
all’avanguardia, facendo proprio il principio less is more, in contrasto con i tempi storici pubblicitari. Il suo stile
sfruttava fondi bianchi, colori primari e forme semplici Punt e Mes (forza comunicativa del brand name) e Cabalero
e Carmencita per Lavazza. Il gruppo Armando Testa ha inoltre recentemente curato la campagna Esselunga con la
personalizzazione ironica dei prodotti.
EMANUELE PIRELLA→ tra i creativi più brillanti dell’Italia del’900. Ha dato origine a numerose e celebri idee
pubblicitarie come “Chi mi ama mi segue dei Jesus Jeans” partecipando alla storia della pubblicità italiana con la
campagna per il lancio di Repubblica o quella per Panorama= campagna Open.
GAVINO SANNA→ convinto che il buon pubblicitario dovesse riuscire nell’intento di inventarsi la personalità del
prodotto, lo fa in Italia con la saga Barilla (buoni sentimenti) e quella Mulino Bianco. Nel 2002 affianca Berlusconi
nella campagna elettorale, facendo leva sulla necessità di trovare la genuinità delle storie.
****La criticità del Lifestyle branding (LIBRO)→ la saturazione dello storytelling nella pubblicità ha piano piano
portato la competizione verso l’appartenenza alla categoria rappresentata dal brand, la competizione può quindi
svolgersi anche tra prodotti differenti ma con lo stesso indirizzo pubblicitario sociale. Queste criticità stanno
evidenziando una possibile svolta nello stile pubblicitario che potrebbe avvenire nei prossimi anni.
STRATEGIA CREATIVA (L’arte della guerra di SUNTZU)
Strategic planner o account planner sono soggetti che lavorando nelle agenzie pubblicitarie, si occupano della
realizzazione di un processo creativo. Nell’agenzia pubblicitaria si identifica il problema a monte, trasferendo la
valutazione a i creativi che trasformeranno poi il tutto nella pubblicità vera e propria. L’account planner lavora come
fosse un “cercatore d’oro” grazie alla sua capacità intuitiva ma anche come “pusher dei creativi”.
Brief è un documento scritto nel quali si inseriscono le informazioni base che l’impresa fornisce per la risoluzione
delle proprie problematiche. Questo documento riassuntivo è utile all’agenzia che nel briefing (riunione tra i vari
soggetti) andrà a delineare le linee guida del progetto. Non tutte le aziende consegnano un brief e questo è un grave
errore. Il ciclo della pianificazione inizia con la presentazione del problema e può essere semplificata tramite le
risposte alle seguenti domande:
-Dove siamo e perché siamo qui? Il marketing aziendale dovrebbe essere in grado di stabilire su quale delle 4P
intervenire, il compito dell’agenzia sarà poi intervenire nell’area di comunicazione e branding. La comunicazione è
fatta di segni, visivi, verbali ma il più importante rimane il punto interrogativo; serve farsi le domande giuste per
avere le risposte corrette. Alcune agenzie hanno elaborato modelli interni per la valutazione della marca (molto
costosi e spesso difficilmente reperibili). Uno degli strumenti più utilizzati è il focus group da cui possono emergere i
motivi di utilizzo del prodotto o i suoi punti di debolezza. È particolarmente importante che l’azienda sappia le fasi
del processo d’acquisto del prodotto (emergere del bisogno, riflessione, ricerca, scelta, acquisto e post-acquisto).
Inoltre si rivela essenziale la conoscenza della concorrenza (copy analysis rispetto a i messaggi pubblicitiari) da cui
nasceranno poi delle mappe del posizionamento per meglio comprendere il quadro di riferimento e come si
posizione l’azienda rispetto agli altri.
-Dove potremmo essere? Gli obiettivi di comunicazione sono diversi da quelli del mkt (i primi sono una conseguenza
degli ultimi). FCB grid= grid di Vaughn è uno strumento efficace per rispondere al quesito “dove siamo?” ma anche
per riflettere su cosa sia meglio per la nostra marca. Ad esempio gli istituti di credito, a partire dagli anni ’90, hanno
modificato il loro posizionamento puntando verso un’area più emotiva, rassicurante e amichevole→ identificare un
obiettivo per la marca significa anche identificare un positioning preciso.
-Come possiamo arrivarci? A questo punto si finalizza la strategie e successivamente lo sviluppo creativo. Secondo il
pubblicitario Stephen King la pubblicità può assolvere a diversi compiti, rispetto agli obiettivi preposti: scala dei ruoli
della pubblicità→ se la pubblicità fornisce uno stimolo, la conseguenza dovrebbe essere una risposta, le risposte
possibili sono posizionate sulla scala a seconda che siano più o meno dirette, in relazione alla rapidità della risposta.
Reazione diretta\ cercare info\ correlare ai propri bisogni e desideri\ portare in cima ai propri pensieri\ modificare
atteggiamenti\ rinforzare atteggiamenti. Spesso un messaggio pubblicitario può prevedere la possibilità di ottenere
diverse risposte (Barilla con la raccolta punti di Mulino Bianco con diversi gadget). La parte finale, che conclude una
serie di riflessioni sulla situazione attuale della marca e sulle sue prospettive future =copy strategy è un documento
sviluppato in più pagine che potrà riassumere gli eventi che hanno preceduto la situazione attuale (A chi? Target
group, Che cosa? Promessa e Come? Tono). Per molti anni la struttura del copy strategy è stata costituita da i
seguenti gruppi: target group, basic promise, reason why e tone of voice. Ma si sono sviluppati anche format più
ampi, che vanno più in profondità. Da alcuni anni, nel gergo del marketing è entrato a far parte un concetto
proveniente dalla psicologia: l’insight (una verità del consumatore). Secondo Zaltman, l’insight andrebbe ricercato
soprattutto tra le nostre attività meno razionali (secondo lui il 95% del totale).
ENI 2012: “Quando devo fare rifornimento, mi