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LA MODA E LA LOTTA DI CLASSE
Possiamo definire classe politica, secondo Gaetano Mosca, come minoranze
coese contro maggioranze disorganizzate. Con la classe politica si passa dal
potere personale al potere legale quindi il potere di un uomo su un altro uomo.
Mentre secondo Michels, quando parliamo di classe politica, dobbiamo parlare
di Legge ferrea dell’oligarchia secondo cui la politica è prerogative di poche
persone.
Guardando queste due analisi entrambe sottolineano l’importanza dell’élite e ci
fanno capire come la classe politica è cambiata nel tempo e ha saputo
rimodularsi secondo le nuove forme di comunicazione.
Lo Stato è l’organizzazione che governa un determinato territorio, pretende e
ottiene obbedienza da parte degli abitanti, ed esercita il monopolio della
violenza legittima.
Si è formato storicamente in Europa mediante la centralizzazione del potere
politico nelle mani dei sovrani.
Si è affermato imponendo il monopolio militare, giudiziario, monetario, fiscale.
A tale scopo si è dotato di un corpo di funzionari alle proprie dirette
dipendenze.
Dentro la prospettiva dello Stato c’è quindi un percorso evolutivo nel quale è
presente un forte controllo sociale legittimato.
La sovranità, se guardiamo alla politica tradizionale, è la massima espressione
di monopolio del controllo politico con la risorsa in ultima istanza del monopolio
della coercizione legittima. Rispetto alla politica democratica la conformazione
organizzativa risente della presenza di un solo sovrano su cui è concentrato
tutte le funzioni politiche.
E’ interessante leggere come la moda possa esprimere la classe politica. La
lotta di classe diviene nell’analisi di Marx, per esempio, l’unico strumento in
mano alla classe operaia per sovvertire l’ordine sociale consolidato e condurre
all’affermazione di una società senza classi.
La lotta di classe è il sovvertimento di una forma di potere rappresentato della
ricchezza e dall’eccesso. L’acquisizione di ricchezze alcune volte è più facile
dell’acquisizione di potere: è più facile acquistare se sia ha una possibilità
economica la ricchezza materiale ma il potere non corrisponde solo alla
ricchezza. Questo si contrappone alla lotta di classe, espressione della classe
operaia che vuole rivendicare i propri diritti.
La moda entra quindi nella lotta di classe in quanto, i cambiamenti estetici,
sono rivoluzioni di pensiero e comportamenti di una comunità che cerca di
mutare i fatti storici. Gli
Flugel tratta un aspetto interessante della moda: il rapporto al genere.
uomini rinunciarono al loro diritto alle forme di decorazione più brillanti,
sfarzose, eccentriche ed elaborate, cedendolo completamente alle donne, e
facendo perciò dell’abbigliamento maschile, un’arte tra le più sobrie ed
austere. Dal punto di vista sartoriale, questo avvenimento dovrà essere
considerato come la Grande rinuncia del sesso maschile.
Guardando alle figure maschili della politica ci rendiamo conto come l’uomo ha
assunto una semplicità dell’apparenza estetica.
I colletti blu sono la classe operaia, coloro che lavorano materialmente e che
svolgono ruoli fisici nella società. A questo corrispondono degli aspetti estetici
caratteristici come le tute da lavoro.
I colletti bianchi sono coloro che svolgono attività lavorative teoriche e spesso
considerate di prestigio. La loro tenuta di lavoro non è un uniforme e non si
differenzia dalla moda che chiunque può usare per strada. Nei colletti bianchi
non c’è una rivoluzione insita, il loro ruolo è finalizzato ad essere fortemente
stabile e immutabile (a differenza delle tute blu che nel loro sgualcimento
scelgono di mettere in discussione una società troppo rigida).
Questi due approcci di estetica che rappresentano due forme di organizzazione
di potere differente.
Tutto questo si sposa con la politica: la società pensata come una piramide
vede al suo vertice lo status e alla base la moda. Questi due concetti sono
espressione di una stessa questione: chi detiene il potere detta le leggi e
comportamenti, chi invece esegue le regole è chi sta al di sotto. La politica
trova quindi nella moda la massima espressione nella società. La moda ci dà
quindi la possibilità di leggere i cambiamenti di un paese ma anche la lotta di
classe che alcune collettività hanno portato avanti nei confronti di chi deteneva
il potere coercitivo.
POWER DRESSING: MODA E POLITICA
Il power dressing è uno stile di abbigliamento che conferisce autorevolezza e
competenza a chi lo indossa ed esercita una posizione di potere, quasi sempre
in abito politico ed economico. Quando si parla di power dressing si fa
riferimento all’adattamento dei codici vestimentari maschili alle forme
femminili. Per buona parte della società della storia la politica è stata
rappresentata dal maschile con poche eccezioni e figure iconiche femminili, per
questo il power dressing femminile ha una forte importanza.
Simmel ci offre alcune riflessioni che leggono il rapporto tra abito, donna e
politica. E’ dalla debolezza della posizione sociale alla quale le donne sono
state condannate per la maggior parte della storia che deriva il loro vincolante
rapporto con tutto ciò che appartiene al costume, con ciò che si conviene, con
la forma di esistenza generalmente valida e approvata. Infatti, il debole evita
l’individualizzazione, il basarsi oggettivamente su se stessi, con le proprie
responsabilità e la propria necessità, in difendersi da sé con le proprie forze.
Le analisi di Simmel ci fanno capire come il rapporto tra la donna e la società,
prima ancora del rapporto con la politica, sia sempre stato vincolato ad alcuni
contesti e situazioni, ad alcuni ruoli.
Il potere politico nel corso dei secoli è passato dentro queste dinamiche, ha
visto un’evoluzione che ha messo sempre in secondo piano la figura femminile.
C’è sempre stata quindi una netta contrapposizione tra il dress code maschile e
il power dressing femminile.
Il dress code maschile, espressione del potere, ha mantenuto una stabilità nel
tempo perché di fatto non aveva bisogno di attivare particolari modifiche
perché ha da sempre occupato la scena della politica, mentre la donna ha
dovuto garantirsi quello spazio che nel passato le veniva negato. Il power
dressing femminile è uno strumento che ha determinato la crescita delle figure
femminili in politica e cha ha visto una particolare evoluzione negli anni.
Attraverso i codici vestiari la donna si è spianata una strada politica imponendo
la sua presenza e i suoi valori.
Margaret Thatcher è un esempio di power dressing, infatti, rappresenta la
figura di una donna che ha aperto l’ingresso femminile in politica senza
eccessi. Con lei si mettono in luce i raggiungimenti di obiettivi, rappresentare la
donna in politica non in contrasto con l’uomo.
Altro esempio tipico è Angela Merkel che ha rappresentato la massima
esperienza dentro il potere politico della società tedesca perché ha imposto
tramite una garbata rivoluzione un atteggiamento vestimentario che fino a
quel momento spettava solo all’uomo: l’uso dei pantaloni. E’ la prima volta che
nello scenario politico di una grande nazione la donna si presentasse con
pantaloni da sempre abito tipico maschile. In questa sua scelta, estetica e
caratteriale, c’era da un lato il voler mantenere un garbo alla comunicazione
politica che l’ha da sempre caratterizzata ma al tempo stesso, secondo alcuni
sociologi che l’hanno analizzata, voler porre una parità con il genere maschile
con cui si confrontava.
E’ chiaro che ci sono scenari politici molto diversi e la politica è cambiata in
base all’evoluzione storica della società. Nel corso della storia politica anche le
coppie e la figura della first lady ha avuto un’importanza nella comunicazione
includendo anche il gossip nella narrazione politica.
La prima coppia politica che riconosciamo è quella della famiglia Kennedy in cui
viene introdotto il concetto di first ladies.
L’esempio tipico di first lady è Hilary Clinton che ha rappresentato nello
scenario della comunicazione politica la massima espressione di una donna che
non solo è stata moglie ma anche politica candidandosi come presidente. La
sua figura non era più in ombra rispetto al marito ma diventa da un lato first
lady (che attiva un processo comunicativo insieme al marito) ma dall’altro
anche figura singola protagonista della vita politica.
Il power dressing in questo caso fa dei passi in avanti, facendo diventare la
figura di Hilary una donna che non si impone ma che si conquista il consenso
dell’elettorato autonomamente.
Questo esempio di first lady verrà incrementato e troverà una sua
connotazione specifica in Michelle Obama. Obama trova un modo di
comunicare anche stando fuori dalla politica in maniera più forte rispetto al
passato, costruisce intorno al ruolo del marito un ulteriore avvicinamento con
la collettività. Sposa l’atteggiamento della popolarità fino a quel momento
lontano dallo scenario della politica.
E’ interessante la comunicazione politica portata avanti dalla moglie e come la
sua presenza abbia suggellato ancor di più il potere mediato del marito che
passa anche per il racconto della storia d’amore della coppia.
La presidenza Obama è quindi legata alle opere e alla figura di Michelle che usa
per la prima volta la sua immagine per condividere messaggi importanti per il
popolo americano.
Un’altra figura femminile americana importante è Kamala Harris, ex
vicepresidente degli Stati Uniti che tramite il discorso di inizio mandato
avvenuto in pieno covid, vengono usate una serie di parole che sottolineano
l’importanza del power dressing femminile. Il messaggio che parla
dell’esperienza della madre e delle donne impegnate in politica utilizza
espressioni tempo fa bandite dalla politica come l’integrazione, il razzismo,
questioni di genere. C’è quindi una transizione non solo a un nuovo scenario
politico ma una nuova comunicazione politica.
Altro esempio di questa politica che talvolta ha difficoltà a far spazio al genere
femminile è il l’incontro tra Ursula Von Der Leyen e il ministro turco Erdogan è
stata relegata fisicamente e messa in secondo piano creando un momento di
imbarazzo. Questo incontro testimonia come la presenza femminile si ancora
limitata ad alcuni contesti e spesso non presa abbastanza seriamente.
Commentando il fatto la politica comme