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Scandalo Banca Romana

E' il primo grave scandalo della storia dell'Italia Unitaria. Si intrecciano politica, economia e mondo della banche. Dovuto allo scoppio della bolla immobiliare che ha permesso di trasformare Roma in pochi anni nella capitale del nuovo regno, mette in evidenza la grave crisi di solvibilità della Banca Romana, che ha una voragine di bilancio, sia per aver finanziato massicciamente l'espansione edilizia sia le esigenze della classe politica.

Una commissione parlamentare e un'inchiesta penale mettono sotto giudizio il governo, a partire dai suoi esponenti di spicco, come Francesco Crispi e Giovanni Giolitti. Tutti gli imputati vengono assolti e l'erario dovrà accollarsi il buco causato dalla cattiva gestione dei crediti.

Tuttavia la vicenda non è senza conseguenze positive, perché finalmente si impone la decisione, già fatta propria da Cavour, di dare al paese un'unica banca centrale, titolare della facoltà

di emettere moneta e di decidere la politiche monetarie

Ritorno di Crispi-Tornato al potere nel 1893, Crispi riprese con forza la politica coloniale tentando di conquistare militarmente l'Etiopia. Menelik non era però disposto ad acconsentire che il paese divenisse un protettorato italiano. Seguì un vero e proprio conflitto, la guerra d'Abissinia, culminata nella battaglia di Adua (1° marzo 1896) persa dall'esercito italiano.

A seguito della sconfitta, Crispi si dimise dalla presidenza del Consiglio rinunciando a ogni carica fino alla sua morte, avvenuta nel 1901.

Adua-Combattuta il 1° marzo 1896, la battaglia di Adua rappresentò il momento culminante della guerra di Abissinia. Il corpo di spedizione italiano, guidato dal generale Oreste Barattieri, venne annientato dalle forze abissine. Con 17.000 uomini, l'esercito italiano contò oltre 6.000 morti e circa 2.000 prigionieri.

La sconfitta di Adua segnò una battuta d'arresto

perl’espansione coloniale italiana, la fine della carriera militaredel generale Barattieri e l’uscitadalla scena politica italiana di Francesco Crispi.

Dal governo di Rudìni a Giolitti-Crispi fu sostituito da di Rudìni. In politica estera firmò lapace con l’Abissinia e dichiarò conclusa l’avventuracoloniale italiana. In politica estera la stipula, nel 1898, diun trattato commerciale con la Francia, portò a unriavvicinamento tra Roma e Parigi.

In politica interna abrogò le leggi anti-socialiste. Il suogoverno fu però chiamato a confrontarsi con una crisieconomico-sociale esplosa nel 1898, quando si verificòl’aumento del prezzo del pane. Seguirono in tutto il paesetumulti e proteste che raggiungono il momento piùdrammatico a Milano tra il 6 e il 9 maggio.

5Milano Bava-Beccaris-A seguito di ripetuti assalti a forni e panifici da parte dellapopolazione, il generale BavaBeccaris diede ordine disparare

sulla folla, provocando circa 80 morti tra i dimostranti. In molte località del paese venne ripristinato lo stato d'assedio, che portò all'arresto di esponenti socialisti, cattolici e repubblicani, successivamente rilasciati. Governo Pelloux-A Rudìni succede Luigi Pelloux, militare di tendenze monarchiche e uomo di fiducia del sovrano Umberto I. Politica interna: presenta alla Camera un apparato legislativo che mirava a contenere le opposizioni, in particolare quelle socialiste, mediante un controllo sulla stampa e l'utilizzo di strumenti repressivi contro le associazioni giudicate sovversive. Le misure adottate dal governo spinsero all'opposizione alcuni esponenti della sinistra liberale come Giolitti e Zanardelli, favorendo così una convergenza tra liberali e socialisti, che aveva come punto in comune l'avversione alla politica di Pelloux. Gaetano Bresci e Giolitti-Il 29 luglio 1900 l'anarchico Gaetano Bresci uccise a Monza il re Umberto I.

Per aver decorato con una medaglia il generale Bava Beccaris in seguito agli episodi di Milano. Salì al trono Vittorio Emanuele III, che guardava con favore ai sostenitori di un liberalismo non conservatore come Giuseppe Zanardelli e, soprattutto, Giovanni Giolitti. A loro affidò, nel febbraio 1901, il compito di formare un nuovo governo.

Inizio età giolittiana - Nacque un esecutivo presieduto da Zanardelli con Giolitti titolare del ministero dell'Interno. Iniziò così una stagione politica meglio nota come età giolittiana (anche se Giolitti tornò alla presidenza del Consiglio soltanto nel 1903) che si concluse, pur con l'intermezzo di altri primi ministri, con lo scoppio della Prima guerra mondiale.

Economia italiana - Tra il 1896 e il 1915 l'economia italiana conobbe un decollo industriale. A crescere furono particolari settori come il siderurgico (grazie alle commesse governative per le ferrovie, la cantieristica e gli armamenti), il...

meccanico (in questo periodo nacquero, ad esempio, le principali imprese automobilistiche che ebbero Torino come centro principale), il chimico e l'elettrico.

Agricoltura - Si registrarono notevoli progressi anche in campo agricolo, soprattutto nella zootecnia e nella cerealicoltura. Il processo di riorganizzazione e sviluppo rimase però concentrato nelle sole aree della pianura del nord Italia. L'agricoltura delle regioni meridionali restò invece, al contrario, ancora caratterizzata da alti livelli di arretratezza. Tale fattore spinse un'ingente quantità di contadini a intraprendere la strada dell'emigrazione.

Emigrazione italiana - A ridosso degli anni Ottanta dell'Ottocento l'emigrazione italiana divenne un fenomeno di massa: tra il 1876 e il 1976 furono circa 26 milioni gli italiani che partirono dal proprio paese alla volta di una destinazione estera. Un flusso al quale contribuirono in maniera paritetica settentrionali e meridionali con il 40%.

ciascuno, sottolineando così come l'emigrazione dalle aree del sud non si fermò ma anzi accompagnò quella proveniente dall'Italia settentrionale. A ciò si aggiunse anche circa un 20% di uomini e donne provenienti dalle regioni dell'Italia centrale. La regione nella quale si registrò il maggior numero di partenze fu il Veneto, seguito da Sicilia e Campania. Emblematici appaiono in proposito alcuni dati relativi agli emigrati stabilitisi definitivamente sul territorio americano: nel 1906, ad esempio, 127.600 provenivano dalla Sicilia, mentre 104.900 arrivarono dal Veneto. Cinque anni più tardi i siciliani erano 96.700 mentre i veneti raggiunsero le 92.600 unità. Numeri dietro ai quali si può così scorgere il primato, per numero di partenze, di queste due regioni durante l'interoperiodo della grande emigrazione verso le Americhe. Tempi - Oltre metà del flusso totale dell'emigrazione italiana si concentrò.

Nel periodo compreso tra il 1876 e il 1914, con alcune code che arrivarono fino al 1930. Il resto, la cosiddetta seconda fase, ebbe invece luogo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale per esaurirsi quasi del tutto nella prima metà degli anni Settanta del Novecento.

Vediamo nel dettaglio quanto avviene nel primo periodo quando, divenuta fenomeno di massa, l'emigrazione irruppe nel dibattito politico e parlamentare dell'Italia del tempo.

Ma la politica e le classi dirigenti liberali non riuscirono ad arginare le partenze che nel corso del primo quindicennio del Novecento assunsero dimensioni sempre più consistenti. Infatti tra il 1875 e gli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, furono circa 10 milioni gli italiani che emigrarono.

Tra il 1901 e il 1910, in piena età giolittiana, la media annua degli espatri raggiunse le 600.000 unità. A partire dal secondo decennio del Novecento, gli arrivi iniziarono gradualmente ad attenuarsi come

Dimostrano le circa 375.000 partenze annue. Lo scoppio della Grande guerra provocò infatti una frenata ma, seppure con carattere di intermittenza, i flussi continuarono e con il termine del conflitto ripresero su vasta scala, per poi rallentare, fino a esaurirsi quasi del tutto, nella seconda metà degli anni Venti, segnati dalla chiusura degli sbocchi migratori a causa dell'applicazione di una legislazione particolarmente dura contro l'emigrazione.

Un altro elemento che contribuì alla diminuzione degli arrivi negli Stati Uniti furono anche i riflessi della Grande crisi del 1929, che comportarono ondate di licenziamenti, diminuzioni di opportunità di lavoro e una riorganizzazione del mercato del lavoro che penalizzò le comunità italiane.

Direzioni-Le destinazioni più comuni erano l'Europa (52%) e le Americhe (44%) con 6 milioni di persone giunte nell'America settentrionale e altrettante in Sud America. Il resto si indirizzò

verso l'Africa e l'Oceania, in particolare in Australia. Dalla Pianura Padana l'emigrazione privilegiava la Francia, il Belgio e, in percentuale minore, la Germania e la Svizzera. Liguri e piemontesi si dirigevano soprattutto verso le mete continentali, pur tessendo legami con l'America Latina, meta prediletta dei contadini provenienti dal Veneto, dal Trentino, dall'Alto Adige e dal Friuli attratti dalla possibilità di acquistare e coltivare grandi appezzamenti terrieri (le fazendas). Se per la gran parte degli immigrati provenienti dalla Pianura Padana l'emigrazione appariva inizialmente come una scelta temporanea volta a realizzare i guadagni necessari ad acquistare terre nelle regioni di origine, per quelli provenienti dal nord-est assunse invece un carattere definitivo, dal momento che il ritorno non costituiva l'obiettivo principale della strategia migratoria. I movimenti migratori coinvolsero anche, come detto, i territori del meridione italiano.atori, ma anche operai industriali e contadini senza terra.

Da dove partirono contadini e proprietari terrieri tagliati fuori dal mercato del lavoro. Anche per loro, principalmente diretti verso gli Stati Uniti, l'obiettivo era quello del ritorno a casa. Infine il fallimento di lotte e rivendicazioni sociali e salariali, dal movimento dei fasci siciliani (represso duramente dal presidente del Consiglio Francesco Crispi), agli scioperi agricoli in Val Padana, passando per le agitazioni nelle fabbriche biellesi e i tumulti di Milano del 1898, incentivarono un'emigrazione che ebbe tra i suoi protagonisti non soltanto piccoli proprietari terrieri, artigiani e lavoratori, ma anche operai industriali e contadini senza terra.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
12 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vacchieri.c99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Novarino Marco.