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SMOBILITAZIONE DELL'ESERCITO E MERCATO DEL LAVORO

Problema nelle fabbriche, devono ristrutturarsi mentre operai chiedono aumenti salariali. Le fabbriche hanno bisogno tuttavia di ridurre l'occupazione, si paga la crescita vigorosa durante la guerra. Nel mondo delle fabbriche c'è anche una contraddizione tra un sindacato riformista (prevalente) che vorrebbe fare in azione di tutela dei lavoratori e spinte che vogliono invece utilizzare il profondo disagio sociale per mettere in atto una rivoluzione.

Altra grande richiesta è l'attesa dei combattenti/mutilati; viene creata un'associazione per cercare di dare terre ai contadini ma la risposta politica è debole. Nelle campagne ci sono occupazioni di terre, la politica di dimentica delle promesse fatte durante la guerra.

CONFLITTUALITÀ SOCIALE

Il 19-20 è il momento del biennio rosso. Violenze nelle campagne. Ci si scontra con il desiderio dei contadini di ottenere la terra che gli era stata promessa.

In molte campagne la propaganda socialista si basa su ciò che è avvenuto in Unione Sovietica, proponendo nuove regolamentazioni per il lavoro. Nelle campagne padane si scatena una grande paura che succeda ciò che è avvenuto in Russia, su cui fece leva il Fascismo perché si propone come partito capace di contrastare queste tensioni sociali. Scontri sono forti in tutta Italia, da nord a sud. L'unica forza coerente che capisce il desiderio dei contadini è il partito popolare di Don Sturzo. Viene anche proposta l'idea di una riforma agraria: prendere terra alla grande proprietà e distribuirle ai contadini. La maggior parte della parte liberale si oppone, proposta viene insabbiata. La protesta nelle fabbriche è ancora più contraddittoria, il sindacato riformista chiede: riduzione orari di lavoro e salari più alti per contrastare l'inflazione. La risposta padronale è tuttavia negativa, anche perché queste proposte.erano accompagnate dalla presenza di un rappresentante all'interno della gestione delle fabbriche (idea era associata ai soviet). Nella prima metà del 1920 davanti alle proteste gli industriali reagiscono con la forza e chiudono le fabbriche, gli operai occupano le fabbriche e parte un disordinato progetto di rivoluzione, non voluta dal sindacato. Giolitti lascia passare dei mesi, risposta non violenta, è la protesta si scioglie da sola. Risultato: I padroni sono arrabbiati perché non era stata usata la forza, i sindacati sono deboli. Questo spiega il costruirsi di un consenso al fascismo, all'inizio nella campagne e in seguito anche dentro le città come baluardo dell'ordine pubblico. In questa situazione in cui i cambiamenti autonomi del mercato avvengono solo in alcuni territori (es in Brianza). Ma con l'aumentare degli scontri il fascismo si presenta come la forza capace di mettere fine al disordine. Dopo la marcia su Roma.Mussolini sarà chiamato a formare il governo, farà un governo di coalizione con cattolici e liberali moderati nel segno della pacificazione e dell'ordine; questa cosa piace alla classe dirigenziale. Il fascismo cade solo quando perde il consenso di questa classe. Riconversione produttiva Si devono riconvertire le fabbriche, ma l'intervento dello stato non è in grado di sostenerla. Inoltre alcuni industriali usano le risorse accumulate in speculazioni borsistiche, spesso di risultato negativo, avviando questo processo di scalata delle banche. Esempio del gruppo Andaldo che cerca di scalare la COMI, tuttavia questa scalata della COMI non riesce perché alcuni azionisti della COMI fanno una controscalata. I Perrone si trovano pacchetti COMI che perdono valore ed è perso molti soldi. Non vengono sostenuti dal governo e falliscono trascinando con se la banca italiana di sconto. Si dimezza la produzione dell'aviazione tra il 18-20. La produzione di

autoveicoli scende anch'essa. La produzione di energia elettrica invece continua a crescere, qui non c'è il problema della riconversione e la domanda è in continua crescita.

Nel 21 c'è il culmine della crisi, nel 22 c'è una piccola ripresa (fortuna di Mussolini è salire al governo in un momento di ricrescita che non è merito suo).

La Fiat ha dei problemi importanti alla fine della prima GM, riesce a superarli e diventa il più grande produttore di motori in Italia. Inoltre in questa fase di riconversione Agnelli riesce a diventare l'azionista principale della Fiat.

La Montecatini riesce a riconvertirsi, gestisce attività mineraria e produce fertilizzanti. Cresce durante la guerra e diventa fornitrice dei consorzi agrari, si riprende dopo la guerra e si consolida come la più grande impresa chimica nazionale.

Politica economica tra 22 e 25

Dal 22 c'è una ripresa che dura fino al 26. Dalla fine

del 22 la politica economica del governo Mussolini è nelle mani di Alberto De Stefani. L'idea di De Stefani è pareggiare il bilancio tagliando la spesa. Privatizza alcuni servizi e licenzia dipendenti pubblici. Interviene anche in campo fiscale attraverso una politica regressiva, aumentando le imposte indirette. Viene abbandonata ogni idea di riforma agraria. Viene modernizzata l'agricoltura e propone di confiscare la terra a quegli agrari che si limitano a sfruttare i loro terreni mantenendoli incolti, premiando una proprietà capace di investire. Legame sempre più solido con la chiesa. Mussolini si presenta come protettore della chiesa. Lo fa salvando anche la Banca di Roma. Le politiche di De Stefani fanno ripartire l'industria e aumentano le esportazioni. Tuttavia le importazioni hanno un aumento maggiore e ci sono problemi nella bilancia dei pagamenti. Aumenta l'inflazione, aumenta quindi il costo del denaro fermando un po'l’inflazione ma seguono ripercussioni borsistiche. Mal umore degli imprenditori portano al licenziamento di De Stefani. Al suo posto Giuseppe Volpi. Volpi si muove abbandonando un libero scambio inasprendo i dazi per ridurre le importazioni, soprattutto del grano “battaglie del grano”. Sistema i debiti di guerra e cerca di stabilizzare la lira, viene instaurata la quota 90. La battaglia del grano consiste in un aumento dei dazi per favorire l’autosostenimento, c’è anche uno sforzo di innovazione tecnica per la sua cultura. La sistemazione dei debiti di guerra: debito verso USA rateizzato in 62 anni e crescente, le rate pagate in quel momento si assottigliavano enormemente. Viene sistemato anche il debito dell’Inghilterra. La battaglia della lira. Il cambio della lira si era deteriorato molto (150 lire x sterlina). Si voleva rivalutare la moneta intorno a 110. Mussolini richiede la quota 90 perché voleva dimostrare che il fascismo piegava anche ilvalere meno. L'inflazione era alta e il valore delle monete diminuiva costantemente. Per contrastare questa situazione, vennero adottate misure deflattive, controllando l'emissione di moneta e regolando l'economia. Inoltre, si cercò di consolidare il debito fluttuante. Durante gli anni '20, Mussolini decise di intraprendere un'operazione di bonifica integrale. Questa operazione non si limitò solo alla bonifica del territorio, ma comportò anche la costruzione di nuove città e infrastrutture. La bonifica creò nuovi posti di lavoro e fu utile nella lotta contro la malaria. Nel mondo del lavoro, i sindacati vennero esautorati e furono legalizzati solo i sindacati fascisti. Venne vietato lo sciopero e la serrata. Si sviluppò una tendenza a gestire i servizi sociali attraverso la legge. L'obiettivo principale di queste azioni sociali era garantire alle imprese una forza lavoro disciplinata e a basso costo. Nonostante il divario con le altre potenze si fosse ridotto, l'economia italiana alla fine degli anni '20 continuava a perdere valore.essere unPaese in ritardo. La crisi del 29 colpisce anche il nostro paese, caduta dei prezzi. Questo perché anche se in ritardo siamo coinvolti nel capitalismo mondiale. La crisi colpisce soprattutto l'agricoltura, il quale era un sistema già inefficiente. Commercio estero: La lira non venne svalutata e quindi la possibilità di esportare si ridusse notevolmente. A differenza delle esportazioni, che si basavano su prodotti facilmente sostituibili/rinunciabili dalle altre nazioni (formaggi, vini, frutta...), importavamo soprattutto macchinari e beni irrinunciabili. Da qui nascono problemi nella bilancia dei pagamenti e controlli sempre più rigide nei cambi. Viene cercato di aumentare le esportazioni nelle colonie, molti soggetti ne guadagnarono ma non si risolvono squilibri della bilancia dei pagamenti. Elemento più negativo della crisi in Italia sono le Banche. Le 3 grandi banche miste sono sull'orlo del fallimento perché hanno del

portafogli pacchetti azionari di imprese che si sono svalutate, sono inoltre indebitate con la banca d'Italia. Lo stato interviene per salvare il sistema bancario e emerge l'esigenza di attuare delle riforme. Mussolini si affida a Alberto Beneduce e Donato Menichella. L'idea era la necessità di creare degli istituti di credito controllati dallo stato che dovevano raccogliere denaro e prestarlo alle imprese. Viene creato un grande istituto di medio credito, che quindi concede a credito a medio termine: nasce l'IMI. Per opera di Beneduce si arriva alla proposta della creazione dell'IRI (istituto per la ricostruzione industriale). Ha due sezioni:

  • Sezione finanziamenti
  • Sezione smobilizzi: il suo compito è ricevere del denaro, con queste denaro la sezione acquisisce i pacchetti azionari delle imprese e salva le banche dando loro liquidità. Si trova in mano un grande pacchetto di partecipazioni di una molteplicità di imprese. L'IRI

Diventa quindi azionista di maggioranza delle banche potendole controllare. All'IRI arriva il 21% del capitale delle s.p.a. Si trova a controllare il 42% delle s.p.s italiane. La crisi del 29 crea in Italia lo stato banchiere imprenditore.

L'ITALIA NEGLI ANNI DELLA RICOSTRUZIONE (1940-1953)

La guerra è un periodo durissimo per l'Italia in termini di distruzione e sofferenza, si combatte su tutto il territorio italiano, gli Alleati arrivano in Sicilia nel 1943 e arrivano fino al nord Italia per cacciare i tedeschi.

Quando gli alleati sbarcano in Sicilia la parte dirigente italiana sgancia la colpa a Mussolini che aveva voluto la guerra al fianco della Germania, il quale viene arrestato e il Re dà l'incarico a Badoglio di formare il governo, non c'è più il fascismo, si tratta l'uscita dalla guerra, siamo costretti a firmare l'armistizio. Il Re fugge lasciando il paese allo sbaraglio, senza una guida, si forma la Repubblica sociale di Salò.

paese senza governo, senza

Dettagli
A.A. 2021-2022
8 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher margheritamalossi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Besana Claudio.