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Relazioni tra crimine e devianza, emarginazione e marginalità

Per quanto attiene ai primi due termini, nessuna identificazione è riscontrabile tra criminalità e devianza. La criminalità integra ogni violazione di norme contemplate dai codici penali. La devianza, dal canto suo, estende il suo ambito anche ad azioni che, pur non concretandosi in delitti, sono riprovate dalla cultura dominante e, talvolta, inducono forme di solidarietà. A seguito dell'orrore in cui continuamente incorre chi identifica i due termini, le recenti analisi delle dinamiche sociali tendono a sostituire al termine devianza quello di marginalità. Se l'emarginazione attiene alla dinamicità, in quanto consiste in atteggiamenti posti in atto da un determinato gruppo nei confronti di taluni soggetti che, attraverso la riduzione delle proprie prospettive, sono progressivamente messi al margine dal gruppo, la marginalità rappresenta una condizione.

statica, 'in quanto punto d'arrivo dell'azione emarginante della società. La marginalità si identifica, quindi, con quegli status caratterizzati da un totale abbandono delle aspettative di realizzazione sociale e da condizioni di vita di gran lunga inferiori rispetto alla media.

69. TEORIA DELLA NEUTRALIZZAZIONE: Questa teoria, elaborata da Matza e Sykes, in seguito alle critiche al modello rigidamente classista delle sottoculture delinquenziali, vuol dimostrare che la delinquenza non deriva dall'apprendimento di norme o valori devianti, ma il comportamento deviante è il risultato di tecniche psicologiche di razionalizzazione, cosiddette di neutralizzazione. "È nostra impressione che gran parte dell'attività delinquenziale sia dovuta ad una proliferazione di difese nei confronti dell'atto delinquenziale, sotto forma di auto-giustificazione per il comportamento deviante, considerate valide dal delinquente, ma non dal sistema."

giuridico o dall'intera società" (Sykes, Matza, 1957). Bisogna chiedersi perché alcuni uomini violano norme che non solo conoscono, ma addirittura ritengono valide. Per risolvere il conflitto con la morale sociale, essi ricorrono a un processo psicologico rivolto a giustificare la loro azione delittuosa mediante le tecniche di neutralizzazione. Queste sono concepite secondo cinque forme principali:
  1. la negazione della propria responsabilità: il deviante si autopercepisce come malato trascinato a viva forza nelle diverse situazioni;
  2. la minimizzazione del danno provocato: per il delinquente la gravità della sua condotta è valutata in ragione del danno subito dalla vittima;
  3. la negazione della vittima: la responsabilità dell'atto commesso viene neutralizzata dal delinquente con la considerazione che la vittima meritava il trattamento ricevuto;
  4. la condanna dei giudici: i delinquenti ritengono che sono da condannare coloro che
disapprovano la loro condotta: i giudici sono parziali - la polizia è corrotta 5)l'appello a obblighi di lealtà: la lealtà verso il gruppo di appartenenza, verso la cerchia degli amici, verso le bande del quartiere, è sentita come un obbligo prevalente rispetto ai doveri verso la società. Il delinquente mediante queste tecniche si sente scaricato delle sue responsabilità e per le sue azioni si considera più come soggetto passivo che come soggetto attivo. Il ricorso alle tecniche di neutralizzazione è provocato dal senso di disperazione di chi si sente incapace di dominare gli eventi e l'ambiente circostante. 70. TEORIE PSICOLOGICHE - INTRODUZIONE: Lo studio delle teorie psicologiche della personalità si propone di individuare le componenti di vulnerabilità individuale di certi soggetti di fronte al rischio criminalizzante dei condizionamenti socio-ambientali. Si tratta di ricercare quali fattori, diversi da personaa persona, determinano, a parità di condizioni, diversità di risposte di fronte alle sollecitazioni provenienti dalla società. Punto di partenza è l'indagine su quelle componenti psicologiche o di personalità, quali il carattere, il temperamento, l'intelligenza, che espongono l'uomo al rischio di diventare delinquente o di volgersi verso scelte antisociali. È necessario stabilire quali sono i fattori che favoriscono l'attività criminosa legati alla società ed all'ambiente e quali quelli legati all'individuo. Dal punto di vista criminologico, la personalità può ritenersi come il complesso delle caratteristiche che ciascun individuo manifesta nel suo modo di vivere sociale, cioè come la risultante delle interrelazioni del soggetto con i gruppi e con l'ambiente. Il temperamento, invece, è quella predisposizione o tendenza di ogni individuo, di natura innata o legata alla

struttura biologica, di agire in quel particolare modo, di reagire all'ambiente e di atteggiarsi nei ruoli. Il temperamento si considera per lo più immodificabile. Sul temperamento incidono, però, infinite circostanze ed esperienze di vita che inducono il soggetto a reagire anche in modo diverso da quello innato. Il particolare modo di reagire esprime il carattere che deve, pertanto, intendersi come il risultato dell'interazione tra temperamento ed ambiente. Può modificarsi nel tempo proprio per effetto di quelle vicende di vita che ne plasmano gli aspetti.

71. FREUD: Per la comprensione dei fatti comportamentali devianti e criminosi dal punto di vista psicologico, esamineremo alcune delle teorie della personalità, tra le quali la psicoanalisi e quella che per prima ha rivolto la sua attenzione verso le attività psichiche inconsce per carpire i motivi profondi dell'agire biologico psicologico sociale umano. Secondo Freud la personalità

La mente umana è distinta in tre livelli: l'Es, il Super-io e l'Io.

1) L'Es è il livello originario, e il nucleo primitivo, la matrice. È composto da tutti i fattori psicologici ereditari presenti alla nascita, compresi gli istinti, gli impulsi, le passioni, le idee e i sentimenti rimossi. L'Es costituisce il serbatoio dell'energia psichica, la sorgente della forza dalla quale deriva ogni spinta ad agire. Tutto ciò che è contenuto nell'Es è a livello inconscio, per cui l'uomo non è consapevole di quali siano le sue pulsioni e i suoi istinti. Nell'Es esistono due istinti contrapposti: l'uno è l'istinto di vita, l'Eros, fonte della libido, delle cariche sessuali; l'altro è l'istinto della morte, il Tanatos, che tende a ricondurre verso l'inerzia, l'inorganico da cui l'uomo ha avuto origine e dove tende a ritornare. L'Es è retto esclusivamente dal principio del piacere, diretto alla soddisfazione immediata dei bisogni.

1) l'Es è la parte inconscia della personalità che si occupa della soddisfazione immediata dei bisogni dell'organismo con cui si scaricano gli stati di tensione creati dagli stimoli interni ed esterni.

2) l'IO è la parte conscia della personalità che si sviluppa in conseguenza dei bisogni dell'individuo che richiedono rapporti adeguati col mondo oggettivo della realtà. Rapporti che l'Es non è in grado di avere perché conosce solo la realtà psichica soggettiva, mentre l'IO sa distinguere i contenuti mentali del mondo esteriore. L'IO è la componente esecutiva della personalità e obbedisce al principio di realtà perché valuta le concrete possibilità offerte dal mondo esterno e programma il soddisfacimento dilazionato fino a quando non sia a disposizione l'oggetto richiesto o le opportunità idonee a ridurre la tensione.

3) il Super Io è il rappresentante interiore dei valori etici e delle norme sociali, appresi nell'infanzia con il processo di socializzazione.

realizzandosi l'angoscia o ansia che, secondo Freud, può assumere tre aspetti: l'angoscia reale, sociale e nevrotica. La prima è il timore di un pericolo reale: quella sociale è il timore della riprovazione di altri; quella nevrotica è il timore della severità del Super Io, quello che suscita il senso di colpa. L'ansia nevrotica è la più grave perché mette in pericolo l'equilibrio mentale del soggetto. Contro i pericoli della nevrosi l'Io si avvale dei meccanismi inconsci di difesa. I principali sono: la rimozione che consiste nel rinviare dalla coscienza all'inconscio quei contenuti che provocano un allarme eccessivo; la dislocazione che consiste nel deviare su altri soggetti le pulsioni istintuali non accettate. Quando la deviazione porta a più elevate conquiste culturali si realizza la sublimazione; la proiezione che consiste nel deviare sul mondo esterno le conflittualità interiori, in quanto è più facile difendersi.

Dall'angoscia reale che non da quella nevrotica. Da questo meccanismo di difesa traggono origine i processi di deresponsabilizzazione, comuni a tanti criminali, noti con la denominazione di meccanismi di neutralizzazione; la formazione reattiva che implica la sostituzione nella coscienza di un impulso o sentimento che genera angoscia col suo opposto (per es. un primitivo atteggiamento di odio con un eccesso di affetto e di protezione); la fissazione, cioè l'arresto, temporaneo o permanente in una certa fase dello sviluppo senza raggiungere la piena maturazione: la regressione quando l'incapacità di superare esperienze traumatiche comporta il ritorno a fasi anteriori e già superate dallo sviluppo; l'identificazione quando si incorporano nella propria personalità tratti psicologici di un'altra persona per ridurre le tensioni, i conflitti e le riprovazioni delle figure di autorità (es. i genitori).

72. RELAZIONE TRA CRIMINALI

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I T À E PSICOANALISI: Alcune modalità della condotta criminale possono essere interpretate dalla psicoanalisi. Premesso che l'uomo, per sua natura, è antisociale, il

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Publisher
A.A. 2004-2005
56 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Criminologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze Sociali Prof.