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Il giorno seguente il padre pone numerose domande per comprendere meglio le

differenziazioni che la fobia stava mostrando: Hans aveva paura del grande tassello di briglia

che i cavalli hanno sulla bocca, ma soprattutto dei cavalli che portano furgoni pesanti perché

possono cadere. Infatti un giorno, nonostante le sue sciocchezze, era uscito con la madre e

aveva assistito alla caduta di un cavallo che faceva un putiferio con i piedi. Importante è che

attribuì la nascita della sciocchezza a quell’evento poi il padre gli fece notare che l’aveva già ed

era legata alla paura che i cavalli lo mordessero. Ora Hans afferma che la paura è che lo

mordano e che cadano. Poi prima dice con fare serio che il cavallo in quell’occasione morì,

mentre subito dopo dice che non era vero. Aveva pensato al padre

Freud afferma che la vera occasione di comparsa del sintomo è proprio l’aver assistito alla

caduta di un cavallo grosso e pesante. Il padre sottolinea almeno una delle interpretazioni

possibili: Hans provò il desiderio che il padre morisse. E la sua validità è confermata da un

nuovo gioco di Hans in cui scalpita, nitrisce e si avventa sul padre: il gioco obbediva al desiderio

invertendone le parti (ora è lui il cavallo) e consentendo così l’identificazione con il padre.

Nei giorni seguenti i sintomi migliorano notevolmente. Hans vede il padre lavarsi a dorso nudo

e gli dice “sei bellissimo, tutto bianco” il padre risponde “come un cavallo bianco” e Hans “di

nero c’hai solo i baffi o forse è una museruola nera?”, il padre gli comunica di aver parlato con

Freud e di sapere quando Hans fa un putiferio con i piedi. Hans lo interrompe concludendo la

frase: quando doveva fare cacca e lo si metteva sul vasino ma lui non voleva interrompere i

giochi pestava i piedi, scalciava o si buttava per terra; a conferma Hans aveva necessità di fare

pipì in quel momento.

Alla proposta del padre di scrivere una lettera a Freud Hans finge contentezza, smentita dalla

sgarbatezza e dal fastidio con cui si conclude l’interazione che ha come argomento le mutande.

Infatti la madre aveva mostrato al padre degli indumenti che aveva acquistato tra cui un paio di

mutande gialle, alla cui vista Hans si era gettato a terra e aveva sputato. Mente sulle occasioni

in cui aveva visto la madre mettersi e togliersi delle mutande nere, ma questi fatti non hanno

avuto riscontro. Erano cose che avevano procurato piacere ad Hans ma con la rimozione in atto

non poteva che esserne disgustato. La questione delle mutande attiene alla defecazione che più

volte torna nella sequenza: in una occasione il padre aveva detto che mangiava formaggio

perché facilitava il fare la “cacchina” e Hans ora diceva di volerne mangiare; da piccolo soffriva

di costipazione per la quale era stato trattato con clisteri e lassativi e anche ora tale sintomo era

tornato. Il padre riesce a ottenere un’altra informazione: Hans era più volte riuscito ad ottenere

dalla madre di entrare al bagno con lei mentre andava di corpo.

Quando il padre chiese a Hans chi fosse il cavallo dell’omnibus, questi rispose senza esitazione

che era lui un giovane cavallo, che a Gmunden aveva fatto il cavallo con le briglie mentre Berta

lo cavalcava. Anche Fritzl faceva il cavallo e Franzl il cocchiere, ma il primo urtando un sasso si

fece male al piede, che sanguinò.

Segue una pagina di indagine infruttuosa il cui risultato è connesso dal padre alla forza delle

resistenze di Hans, da Freud al fatto che il discorso del “pel cavallo” era ormai saturo.

Dice che preferiva Bert ad Olga perché questa le distrusse una palla di carta regalatagli da

Grete.

Si vergognava di esser guardato sempre dalle bambine mentre faceva pipì. Entrava con berta al

bagno per vederla fare pipì.

Avrebbe voluto vedere il pipino di Berta e della madre. Avrebbe voluto che Berta gli facesse

fare pipì (vedi sogno precedente).

Torna il discorso delle mutande: Hans provava disgusto solo quando erano nuove e i colori nero

e giallo gli ricordavano gli escrementi; quando la madre cominciava ad usarle lo interessavano.

Connesso è la sua preferenza per il rumore forte dello sciacquone del water, che gli ricorda la

cacca, mentre quello più debole la pipì. Il padre gli chiede se il cavallo dell’omnibus, quello

caduto fosse nero e Hans, sorpreso risponde affermativamente.

Freud commenta tale analisi come caratterizzata da troppe domande da parte del padre,

domande che la rendono più oscura. L’unico dato importante è la curiosità di Hans per cacchina

e pipì, nonché per i suoni differenti dello sciacquone che rinviano al diverso suono fatto dalla

pipì dell’uomo e della donna.

Hans continua a non essere ospitato dai genitori nel letto e racconta la fantasia di stare nella

vasca a fare il bagno (fatto sempre dalla mamma) e che l’idraulico sviti la vasca per portarla via

e gli conficca un giravite nella pancia = il padre lo scaccia dal letto; il padre associa la caduta del

cavallo (che produce rumore) alla cacchina che cadendo nel vaso fa rumore = la pura della

defecazione e dei carri pesanti equivalgono alla paura della costipazione.

Emerge che a Gmunden veniva portato ai bagni pubblici per fare un bagno caldo e che questo

non gli piaceva; a Vienna voleva fare il bagno in ginocchio o in piedi ma mai seduto: cominciano

dichiarazioni spontanee di Hans che chiariscono il quadro da cui si evince una avversione per

Gmunden. Aveva paura che la madre lo facesse cadere andando a finire con la testa sott’acqua

= desiderava che la madre lasciasse cadere sott’acqua Hanna quando le faceva il bagno.

Sul treno per Leinz ha visto del cuoio nero e ha detto che gli veniva da sputare e da fare

cacchina. Il padre gli ha chiesto se quel nero non gli ricordasse quello che circondava il pipino

della mamma ma lui ha risposto di non averle mai visto il pipino. In un’altra occasione il padre

dice che il cancello sembra un sedere e Hans dice che i cavalli che escono sono la cacchettina

(neologismo vezzeggiativo nel vocabolario di Hans). Non mangia nemmeno le polpette perché

gli ricordano la cacca. Si introduce l’argomento Hanna: Hans vorrebbe che sparisse, che cadesse

dalla ringhiera, ma questa avversione non si dimostra direttamente, è anzi sostituita da un

affetto smodato. Però sono frequenti affermazioni relative al fatto che la cicogna non dovrebbe

portare più bambini.

Vedendo una cassa nell’androne Hans dice che Hanna prima stava in una cassa portata dalla

mamma.

Segue una serie di fantasie riguardanti Hanna a cavallo a Gmunden che il padre non riesce a

comprendere: Freud le interpreta come una rivincita di Hans sul padre, come se gli dicesse che

se pensa che crede alla storia della cicogna lui può pensare che il padre possa credere alle sue

bugie. In particolare, però, è importante il riferimento alla presenza di Hanna a Gmunden prima

che nascesse, nella cassa di mamma, perché aveva notato il ventre gonfio della madre.

L’affermazione turbata relativa alla possibilità che ogni anno andando a Gmunden Hanna viaggi

nella cassa può esser letta come paura di successive gravidanze.

Hans dà una spiegazione fantasiosa e provocatoria della nascita di Hanna, che non segue le

domande del padre. Ammette di essere geloso di Hanna, di preferire che non esistesse, ma di

volerle comunque bene. Poi dice al padre che sa che lui sa che Hanna era già viva prima che la

“cicogna” la mettesse nel letto della mamma, era nella cassa rossa. Il padre gli fa prendere il

libro citato da Hans come fonte delle sue conoscenze e vide la rappresentazione di un nido di

cicogna su un camino rosso e nella stessa pagina un cavallo. Poi dice che Hanna alla nascita era

piccola come un cicognino e come un pezzo di cacchina. Freud aveva trascurato di dire al padre

che nella teoria sessuale dei bambini i neonati sono pezzi di cacca e questo rallentò l’analisi.

Hans racconta di aver frustato un cavallo a Gmunden, poi ritratta dicendo che era solo uno

scherzo. Il padre gli chiede se voglia picchiare la madre o Hanna e questi risponde di voler

picchiare la madre con il battipanni. Dopo questo colloquio Hans è per strada con il padre e

afferma che omnibus, furgoni e carri del carbone (quelli pesanti di cui ha paura) sono quelli che

portano le casse delle cicogne. Freud afferma che si tratta di donne incinte e si connette al

precedente accesso di sadismo.

Passa un carro con due cavalli con le redini tirate che li porta a alzare il muso e Hans si ritira

spaventato dicendo che ha paura che il loro orgoglio li porti a cadere. Con le domande del

padre si capisce che Hans vuole che sia lui a cadere, a farsi male al piede come Fritzl con un

sasso cosicchè lui passa stare a letto con la madre. Il precedente desiderio di molestare e

frustare il cavallo non era rivolto alla madre ma al padre. Freud corregge l’interpretazione

offerta, dicendo che il desiderio di molestare il cavallo condensa sia il desiderio sadico verso la

madre che l’impulso di vendetta verso il padre, ma quest’ultimo non poteva essere riprodotto

finchè il primo non fosse emerso in relazione al complesso di gravidanza.

Una nuova fantasia di Hans riguarda un ragazzo in strada che andava su un carrello ferroviario,

una guardia lo ha spogliato e lo ha lasciato lì fino alla mattina dopo, quando con 50000 fiorini il

ragazzo si è rifatto dare il carrello. Il padre si concentra sulla nudità desiderata da Hans, Freud

ha notato come le fantasie si siano riempite di immagini riguardanti il traffico, dai cavalli alle

ferrovie, così come le fobie.

Hans prende una bambola che chiama Grete e le inserisce un temperino tra le gambe, e spiega

alla bambinaia che quel coso penzolante era il pipino. Poi inizia un discorso con il padre relativo

alla nascita dei pulcini, al fatto che sia lui che il padre hanno deposto un uovo: tra canzonature

del padre e hp acerbe stava tentando di capire come nascono i bambini (nel caso della bambola

non le aveva fatto il pipino ma lo aveva inserito!), conoscenze che da tempo i genitori

avrebbero dovuto dargli. Afferma poi di voler avere una bambina, magari come Hanna, ma la

madre non ne deve avere.

Il 24 aprile i genitori hanno detto ad Hans che i bambini si sviluppano dentro la madre e che poi

sono messi al mondo spinti come la cacca e che ciò è molto doloroso.

Il 25 aprile Hans dà un’altra testata nella pancia del padre, come, afferma era successo di

ricevere da un capretto a Gmunden. Inizia una serie di domande relative al motivo. Hans

ammette di essere geloso del padre, che vorrebbe invertire i ruoli. Inizia poi una serie di

risposte e di domande di Hans in cui chiede al padre se abbia visto cavalli con una cosa nera sul

muso: per molto tempo il padre si era rifiutato di credere ad Hans ma lui ste

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
15 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher swarovskyna di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Clinica psicodinamica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Xibilia Concetta.