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Incidenti domestici e abuso:
il segale di un comportamento disattento o di incuria da parte di un adulto che deve
averne cura. alcune ricerche hanno messo in correlazione gli incidenti con alcune
caratteristiche familiari, in particolare con la madre.
I risultati mostrano come i bambini sono vittime di incidenti domestici mentre sono
vicini alle madri. Queste sono donne: stressate, aggressive, meno istruite, che
vivevano in un ambiente disfunzionale, molto giovani e spesso costrette a svolgere il
ruolo di capofamiglia.
I bambini erano spesso percepiti dalle madri in maniera negativa: bambini aggressivi,
difficili, che davano continui problemi.
I principali tipi di incidenti sono: bruciature, avvelenamenti e cadute.
Troppo video nel tempo libero e nell’addormentarsi: oggi il televisore è un
oggetto indispensabile ed è presente spesso nelle camere da letto.
Questo strumento ha sostituito la baby sitter durante il giorno ed il racconto della
favola durante la sera prima di addormentarsi.
La funzione importante della favola è di rinforzare il legame genitore-figlio;
l’intimità e la complicità che la vicinanza crea attraverso il racconto, permette al
bambino di comunicare le sue paure ed al genitore di offrirgli il giusto sostegno
emotivo.
2.7 Violenza psicologica
La violenza psicologica contro bambini e adolescenti, consiste in atti omessi o
commessi che vengono ritenuti psicologicamente dannosi.
Tali atti vengono commessi da individui, singolarmente o collettivamente, che per le
loro caratteristiche (es: età, condizione sociale) sono in una posizione di potere
differenziale che rende il bambino vulnerabile. Questi atti danneggiano il modo di
agire comportamentale, cognitivo, affettivo o fisico del bambino.
Atti di violenza psicologica sono:
1) Rifiutare: rifiutare di riconoscere, di credere, di accogliere; non accettare,
respingere; rifiutare di ascoltare, di ricevere.
2) Rigettare: si tratta di un rifiuto attivo; es: trattare un bambino in maniera
differente rispetto a sorelle e fratelli.
3) Umiliare: privare della dignità; es: chiamare un bambino stupido, umiliarlo
pubblicamente.
4) Intimorire: impressionare con il terrore, costringere con intimidazioni; es:
minacciare di uccidere.
5) Isolare: allontanare un bambino da sé, separarlo da tutti gli altri; es: non
consentire interazioni o relazioni con i coetanei o con persone adulte al di fuori
della famiglia.
6) Corrompere: rendere antisociali o ribelli alla società, trasformare da uno stato
di correttezza e verità ad uno malvagio; es: insegnare a rafforzare atti che
umiliano gli individui diversi per razza.
7) Sfruttare: strumentalizzare, utilizzare ignobilmente a proprio vantaggio o
profitto; es: molestare sessualmente un bambino o impegnarlo in casa nel ruolo
di servo o come sostituto di uno dei genitori.
8) Non riconoscere la sensibilità psicologica: mostrarsi distaccati e non coinvolti,
interagire solo se necessario; es: ignorare i tentativi d’interazione compiuti dal
bambino.
I castighi: assumono un significato diverso secondo il grado di severità, la frequenza
e la durata con cui i genitori li utilizzano.
Da uno studio è emerso che i ragazzi reagiscono con rabbia quando i frequenti
castighi riguardano: la socializzazione, l’isolamento ed il cibo.
Le caratteristiche dei genitori che utilizzano frequentemente i castighi, sono: distacco
emozionale dal figlio di cui ignorano le esigenze ed i desideri di dipendenza; lo
hanno considerato un estensione del loro sé. In queste famiglie, la coppia genitoriale
è spesso chiusa in se stessa, troppo impegnata nel proprio funzionamento come
coppia e nel raggiungimento di obiettivi sociali ed economici.
2.8 Le punizioni fisiche, una forma trascurata di violenza fisica e
psicologica
In una ricerca (Mendorla, Castorina), gli autori si sono posti l’obiettivo di verificare
quanto e come le punizioni fisiche sono strumenti utilizzati nel processo educativo e
nel loro uso all’interno delle
se esistono eventuali differenze socio-economiche
famiglie.
I risultati mostrano che in famiglia i genitori utilizzano in modo frequente le
punizioni fisiche per educare i figli e che esse vengono utilizzate maggiormente dai
genitori che hanno un basso livello sia d’istruzione sia professionale.
Perché un genitore picchia un bambino. Molti sono i genitori che sostengono di
essere cresciuti bene grazie ad un simile tipo di educazione; di conseguenza per essi
picchiare un figlio non è un comportamento violento. I genitori devono correggere la
crescita del figlio. La disubbidienza è sentita come un attacco aggressivo all’autorità
genitoriale, fa sentire impotente il genitore che perciò tenta di recuperare la propria
autorità attraverso la punizione fisica.
I ragazzi pensano che i genitori li picchiano perché. Effetti delle punizioni fisiche: il
bambino impara che è consentito picchiare chi si ama, che i più forti possono
e che è legittimo l’uso della forza per imporre la propria
picchiare i più deboli
volontà. Impara, dalla sua esperienza coi genitori, che quando si è nervosi o arrabbiati
è normale picchiare. Il bambino picchiato si sente offeso fisicamente nel corpo e nel
sé, prova sentimenti di impotenza, umiliazione, disagio legati alla paura di sentirsi
aggredito da quelle figure genitoriali da cui dipende emozionalmente.
2.9 Abuso sessuale
L’abuso sessuale è quel comportamento di un adulto che coinvolge bambini e/o
adolescenti, in attività sessuali che essi non sono in grado di tollerare e sostenere,
violando le leggi ed i tabù sociali. Si definisce abuso sessuale anche il contatto fisico
con penetrazione o no tra due minori, di cui uno, l’aggressore, più grande di età
rispetto al bambino vittima. La violenza può avvenire attraverso rapporti sessuali
completi, penetrazione anale, rapporti orali, carezze, esibizioni di organi genitali.
Le vittime mantengono il silenzio per diversi motivi: se l’aggressione viene subita
quando il bambino è molto piccolo, egli può non rendersi conto della perversione
dell’adulto; il bambino può temere di essere accusato e considerato bugiardo, se
rivelasse la sua vittimizzazione.
La violenza sessuale agita all’interno della famiglia è definita incesto; rientrano in
questa definizione i legami sessuali tra: fratelli, nonni e nipoti, tra madre e figlio o
figlia e tra padre e figlia o figlio.
L’incesto è il sintomo di una disfunzione che si realizza in un ambiente familiare
caratterizzato da violenza, psicopatologia di uno o ambedue i genitori e da carenza
emozionali.
Le tecniche utilizzate dall’aggressore possono essere: violenza fisica, minacce,
offerta di doni, seduzione. (caso clinico di Grazia che a nove anni prende il posto
della madre, incinta e costretta a letto).
Alcuni autori hanno cercato di verificare se esistono dei fattori di rischio che possono
rendere un soggetto più vulnerabile all’abuso sessuale.
I risultati indicano che le ragazze sessualmente abusate presentavano disagi
emozionali e stress preesistenti all’abuso; anche le famiglie in cui si verificano gli
abusi sessuali sembrano essere più problematiche; caratterizzate da una maggiore
presenza di problemi coniugali, disoccupazione, basso livello di istruzione,
condizioni di stress, abuso di sostanze stupefacenti, isolamento sociale, difficoltà di
comunicazione tra i membri familiari e precarie condizioni di salute mentale dei
genitori.
I bambini abusati: manifestavano disturbi del comportamento, scarsa autostima,
erano più depressi e infelici, presentavano disturbi alimentari, disturbi di identità,
disturbi narcisistici, tendenza alla passività, disturbi della sessualità, difficoltà a
stabilire relazioni durature sessuali,frigidità, depressione, comportamento
autolesionistico e tentativi di suicidio. Il senso di colpa e la vergogna spinge la
vittima a ritirarsi in se stessa, ad isolarsi.
Nell’adolescente abusato si manifestano di più sintomi depressivi, idee suicidarie e
tendenza all’alcolismo. Il corpo violato diventa oggetto di autoaggressione, il rifiuto
di sé può essere agito tramite comportamenti di automutilazione, fino al suicidio.
2.10 Conclusioni
Nei bambini maltrattati si evidenziano: danni neurologici, disturbi del
comportamento, dell’emozionalità, ansia, aggressività, depressione, senso di
solitudine, comportamenti autodistruttivi. E’ probabile che nel futuro diventino
genitori abusivi; l’esposizione delle bambine a scene di violenza domestica può
costituire un fattore di rischio perché esse potranno nel futuro, divenire mogli vittime
nel rapporto di coppia.
Il bambino che ha subito l’abuso avrà una percezione negativa di se stesso, bassa
autostima, si sentirà inferiore agli altri, manifesterà sintomi depressivi, isolamento,
difficoltà nelle relazioni sociali coi coetanei.
Avvertono i genitori non come fonte di sicurezza e benessere, ma come figure
minacciose da temere.
Non vivono la loro casa come un luogo sicuro, ma come un posto dove sperimentare
tensioni insostenibili.
I bambini e gli adolescenti sono spesso vittime di incidenti; si parla di una personalità
specifica che ha una predisposizione agli incidenti. Alcuni autori infatti, danno agli
incidenti un significato autodistruttivo e mettono in relazione le tendenze inconsce
all’autodistruzione e i comportamenti suicidari, come manifestazione di un bisogno di
essere punito.
I ragazzi che fanno incidenti affermano: di essere ansiosi, soffrono di disturbi
psicosomatici, hanno difficoltà alimentari, disturbi alimentari, disturbi del sonno.
Inoltre hanno una valutazione negativa dei loro genitori; li sentono come ostili nei
loro confronti e li valutano come persone nervose.
L’esposizione ad un’atmosfera di violenza domestica, procura angoscia non
tollerabile nelle vittime che possono scaricare in acting fisicamente pericolosi per se
stesse.
Queste azioni, il cui esito è un attacco al corpo, potrebbero servire ad appagare il loro
bisogno di punizione; gli incidenti potrebbero rappresentare gli attacchi al corpo e al
sé e degli equivalenti dei comportamenti di automutilazione.
CAPITOLO 3: “Il trauma dell’incesto”
Il mito mostra come il desiderio sessuale agito nei confronti di un figlio è il sintomo
l’individuo che ne è affetto ad un comportamento
di una psicopatologia che porterà
etero ed auto aggressivo. Il padre incestuoso procuro un danno al proprio figlio o
causandone la mote se il bambino è molto piccolo, meno di cinque o dieci anni, o se
il figlio è più grande, st