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Essi potevano essere ruotati premendo una piccola leva collegata a ciascuno di essi. Mediante questo
congegno i fori sulla canna restavano chiusi, senza l’aiuto delle dita, quando non erano necessari, ed erano
invece aperti quando lo esigeva la melodia.
Pitagora e il Tripous.
Pitagora, elaborò uno strumento a corda ispirato proprio all’invenzione degli auleti. Lo strumento,
chiamato Tripous (tripode), era una combinazione di tre cetre, intonate in modo diverso, montate su un
pilastro intorno al quale il complesso poteva ruotare grazie al movimento del piede dell’esecutore. In
questo modo poteva modulare liberamente tra le scale, dorica, lidia e frigia, proprio come i suonatori di
aulos. Maky 2010 Ricerche sulla musica greca e romana
La syrinx.
Per accrescere la potenzialità drammatica ed emozionale dell’aulo, fu progettato un nuovo meccanismo
noto come la syrinx dell’aulo. Qunado il congegno era abbassato, l’intonazione delle canne si spostava ad
un livello più acuto. Quando era chiuso, esse tornavano alla loro normale intonazione. Una sorta di
“portavoce” degli strumenti moderni (piccolo foro dietro al flauto). Questo meccanismo fu aggiunto per
incrementare la sua capacità di espressione drammatica.
Aristosseno informa che la nota più acuta prodotta da un aulo con la sarin abbassata era più di tre ottave
superiore alla nota più grave realizzata nella tessitura regolare.
Quest’innovazione fu un elemento importante durante le esibizioni delle feste Pitiche, grazie a questa
nuova caratteristica dello strumento, l’esecutore imitava sullo strumento i suoni penetranti prodotti dal
serpente al momento della morte.
Telefane e il rifiuto della Syrinx.
Tuttavia, questo nuovo strumento, non riscosse anche diversi rifiuti. Telefane, auleta di un coro ditirambico,
rifiutò la syrinx, in quanto riteneva che riflettesse un’avversione estetica per la stridula e penetrante qualità
dei suoni prodotti, percepiti come disarmonici.
5. L’AULOS DAL 420 AL 300 A.C.: SECONDA PARTE.
Passo dell’ Historia plantarum: trattamento delle canne.
Le ance che formavano l’imboccatura dell’aulo, erano ricavate dal fusto di una pianta, che cresce in laghi e
paludi. Le proprietà musicali dello strumento dipendevano in gran parte dalle condizioni nelle quali era
cresciuta la pianta, dal tempo e dal modo in cui era stata raccolta e dai procedimenti ai quali era stata
sottoposta dagli artigiani prima che fosse pronta per l’uso. Il raccolto si svolgeva in settembre, più tardi si
fece in giugno, in quanto le canne, in giugno, erano più strette di quelle di settembre, e più umide nel
momento in cui venivano tagliate. In questo modo la canna era meno compatta, e di conseguenza più
sottile una volta asciugata.
Passo dell’ Historia plantarum: trattamento delle ance.
Anche le ance richiedevano un trattamento, infatti gli esecutori dovevano ammorbidire le proprie ance
prima dell’esecuzione. Le ance più spesse impegnavano più tempo per diventare malleabili. In secondo
luogo, si dice che le ance di vecchio stampo fossero “ serrate in modo compatto”, vale a dire che le due
lamine dell’imboccatura restavano saldamente premute l’una contro l’altra. Si dice invece, che le ance più
recenti, subissero dei “ piegamenti”, “ convulsioni” o “ abbracci”, tutti movimenti che plasmassero l’ancia
nelle sue diverse forme.
Passo dell’ Historia plantarum: trattamento delle lamine delle ance.
Le lamine delle ance più antiche erano strette saldamente l’una con l’altra, questo non si verifica nelle ance
più recenti: queste infatti si “ respingono i piegamenti verso il basso” che premono la lamina superiore
contro quella inferiore. Nel complesso esse non impediscono tali movimenti, ma li contrastano per poi
tornare indietro di scatto in una posizione più aperta.
Maky 2010 Ricerche sulla musica greca e romana
Le lamine non dovevano essere serrate troppo saldamente l’una contro l’altra prima che le labbra
esercitassero una pressione supplementare, ma abbastanza flessibili da poter essere compresse senza uno
sforzo eccessivo e sufficientemente elastiche da ritornare alla posizione originaria quando la pressione
cessava.
Teofrasto: lo stile “plasmato”.
Esaminando due passi del De Audibilibus,
Il primo passo documenta che, se un esecutore premeva con fermezza sulle ance con le labbra, il
• suono diventava più energico e brillante.
Il secondo passo afferma che lo stesso procedimento rendeva il suono più sottile e la tessitura più
• acuta.
Possiamo esaminare due tipi di ance, uno più antico e l’altro più recente, che possiedono caratteristiche
sonore differenti in base alla loro produzione:
Il primo tipo, permetteva di produrre una sonorità ferma, dove ogni nota è tenuta con decisione ad
• un’altezza invariabile. Quindi possiamo associare questo modo di suonare alle più solide, stabili e
meno flessibili ance che provenivano dalla raccolta di settembre.
Il secondo tipo, è caratterizzato dalla capacità dell’auleta di “ sagomare” o “ plasmare” il suono
• attraverso la pressione delle labbra sulle ance, producendo variaz