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La caratteristica sta nella premessa: il punto di vista è sempre parziale: lontano, nascosto, c'è il
nemico. Da un altro ci siamo noi, i buoni. E i cattivi vanno sconfitti ed eliminati. L'esempio migliore
per individuare questa caratteristica sono i 2 film di Clint Eastwood “Lettere da Iwo Jiwa” e “Flag of
our fathers” . Il primo rappresenta il punto di vista dei soldati giapponesi, con tanto di lingua originale;
Il secondo invece quello degli americani, e viene recitato in inglese. In sostanza lo scontro è tra
l'Occidente, democratico, laico, liberista e razionalista contro l'Asse del Male, terrorista,
fondamentalista, tribale e irrazionalista. Diversi film trattato i fenomeni correlati a questo schema:
Three Kings (Russell) = tratta la guerra del golfo capitanata da Bush senior nel 1990; nella
– scena della tortura del soldato americano si percepisce chiaramente la pressione ideologica
statunitense percepita nel mondo arabo: la custodia del cd/dvd per tenere aperta la bocca del
prigioniero e fargli ingoiare il petrolio rappresenta simbolicamente i 2 elementi fondamentali
per gli USA: il petrolio e l'intrattenimento.
Soldiers Pay (Russell) = in questo film del 2004 si fa un taglio documentaristico per mostrare
– gli orrori della guerra in Iraq, nonché le trame di potere e i loschi affari.
The Manchurian Candidate (Demme) = remake del film del 1962, è una versione nel 2004
– che assume un punto di vista paranoico di un veterano dell'operazione Desert Storm: giochi
politici e lavaggi del cervello costringono i soldati a compiere atti immorali anche contro la loro
volontà,
Syriana, Jarhead = complotto geo-politico e guerra tecnologica rendono i soldati come teste
– vuote, che eseguono gli ordini e basta.
Lions for Lambs (Robert Redford) = dialoghi memorabili tra 2 studenti, uno bianco e uno nero,
– cresciuti insieme, formano un gruppo di studio insieme al prof Malley e decidono di andare in
Afghanistan in missione, per fare la loro parte. Resteranno tragicamente isolati e moriranno da
giovani eroi
The Hurt Locker (Bigelow) = prevale l'azione spettacolare; il protagonista è un artificiere
– americano, di stanza in Iraq, che ama improvvisare con incoscienza, il suo arrivo in Iraq è
preceduto dalla morte di un suo predecessore e tutto il film cerca di catturare il fruitore
sull'angosciosa attesa di un attentato che non avverrà mai.
Body of Lies (Ridley Scott) = Capovolgimenti di fronte e colpi di scena segnano il film, ma nei
– primi 6 minuti e mezzo si svolge tutta la contrapposizione tra i terroristi e i funzionari della CIA.
Conflitto profondo sul piano politico, militare ed ideologico.
Green Zone (Greengrass) = Giochi politici e militari: tutto è oscuro e ambiguo. In Iraq si
– giocano i destini del Medio Oriente, che sono in buona misura i destini del mondo, per il
petrolio arabo e per le banche guidate dai dirigenti ebrei: il governo Bush è rimasto soggiogato
dalle multinazionali del petrolio e ora si trova su una polveriera
Brothers, The Messenger = Film che fanno surf su un oceano di dolore; il primo tratta di 2
– fratelli, il primo inquadrato e perfettino, il secondo incapace, poco di buono, appena uscito dal
carcere. Il primo parte per l'Iraq, viene rapito e torturato. Il secondo cambia atteggiamento.
Dopo un po' torna l'equilibrio in famiglia. Nel frattempo torna l'eroe dall'Iraq. Un uomo
completamente cambiato che ha dovuto rinunciare a tutto: principi, valori, legami.
Si poteva fare qualcosa per evitare l'attacco alle Twin Towers? I commenti televisivi hanno messo in
luce una serie di inadempienze e superficialità dell'intelligence statunitense (ad esempio, i corsi di
volo seguiti dagli studenti arabi che però non partecipavano alle lezioni su decollo e atteraggio). Il
cinema reagisce di fronte a questo con un film molto particolare, misto tra azione e fantascienza,
intitolato “Dejavu”, interpretato da uno strepitoso Denzel Washington, come sempre nei panni
dell'eroe puro e perfetto. La regia è di Tony Scott, fratello di Ridley, è il film risulta frizzante, con una
struttura narrativa articolata e complessa, ironico nei dialoghi, avvicente nel ritmo. Un'opera
commerciale che mira a sorprendere lo spettatore con diversi colpi di scena. Si parte dalla morte di
500 feriti, fatti saltare in aria da un esplosione su un battello fluviale. E poi la storia va indietro, a
partire dalle misere prove. Qui subentra la fantascienza che permette di andare indietro nel tempo,
per guardare il delitto nel momento in cui avviene. E' il sogno americano di Tony Scott, tornare
indietro per fermare l'attentato. Un gioco a perdere, perchè il destino di sangue e morte è ormai
segnato.
Un altra serie di film sono i cosiddetti fake documentaries, come “In this World” e “The Road to
Guantanamo” di Winterbottom.Il primo film è la storia di 2 giovani rifiugiati afghani che fuggono dal
loro campo profughi, per arrivare dopo 1000 vicissitudini a Trieste. La guerra in questo film agisce
come una cicatrice, un'esperienza che segna profondamente il destino dei 2 protagonisti. La
ricostruzione di Winterbottom si basa su 2 elementi “reali”: la lingua originale Pashtu, e le riprese
girate in sequenza cronologica. La stessa ostinata sincerità si trova nel secondo film, che affronta il
tema della guerra in Afghanistan dopo gli attentati dell'11 Settembre. Il film descrive lo stato dei
prigionieri di Guantanamo, costretti a subire una continua pressione psicologica oltre a disumani
abusi fisici (privazione del sonno, le percosse, la simulazione del soffocamento, la derisione, il divieto
di pregare). Alcuni di loro torneranno in patria, senza risarcimento ne scuse da parte del governo
americano. Anche un regista come Brian De Palma in “Redacted” si è cimentato in questo genere
con un film controverso: i protagonisti sono i marines statunitensi inviati a controllare le zone calde
irachene. La morte di un loro compagno a causa di una bomba li spinge a cercare vendetta contro
una famiglia di poveri civili innocenti. La cosa più sconcertante del film sta in una regia sciatta e
scarna, piena di insert video ed effetti come le riprese con i i visori notturni che rendono credibili le
atrocità mostrate. Chi ha paura di una catastrofe si chiede anche cosa possa avvenire dopo. Ci sono
diversi film che si occupano di questo, come ad esempio la trilogia di “Mad Max”, che trova le sue
radici culturali nel movimento dei Mutoid. La dominante visiva è quella del ferro arrugginito, i
personaggi sono i sopravvissuti, che non hanno più nulla da perdere. E allora arretrano la loro
coscienza sociale alla mera sopravvivenza, attraverso una continua sfida di abilità motoristica e
piratesca, basata sulla sopraffazione o sull'astuzia. Non esistono più posizioni etiche e solidarietà.
Anche in “1997 Escape from New York” di John Carpenter si assiste a ciò: l'isola di Manhattan è
diventata come un enorme prigione, mentre l'aereo del presidente viene dirottato e finisce proprio su
quell'isola. Viene inviato a recuperarlo un professionista della guerriglia, il cinico Snake Plissken. Le
strade nel frattempo sono infestate da bande, i sotterranei sono infestati da una tribù di cannibali. Un
mondo assurdo. Basta un unico colpo di bastone chiodato ben assestato da Snake dietro la nuca del
capo dei mostri, a renderlo un eroe, il Golia di turno privo di parola e di pensiero. In “Children of Men”
di Alfonso Cuaron si cambia prospettiva: in un futuro prossimo l'umanità cesserà di essere fertile a
causa dell'inquinamento mentre l'ultimo nato al mondo viene ucciso da una rissa. La società implode
su se stessa, fino a quando non giunge la salvezza da una quindicenne nera che aspetta un
bambino. Intorno a questa ragazza si concentrano così le attenzioni morbose di tutti, dalle sette
segrete ai governi e agli eserciti. Figura divina ma fragile, non ancora cosciente di essere donna e
madre. Sarà salvata nascosta in un ghetto al centro della democratica Europa, generatrice di una
nuova primavera. In “Blindness” di Meirelles la cecità colpisce in maniera indifferenziata i cittadini di
un quartiere, poi il contagio si estende in tutto il pianeta. I primi pazienti vengono isolati in un
ospedale militare, portatori di un male oscuro e portatori di terrore. Il governo interviene per
proteggere la popolazione ma i detenuti vengono abbandonati tra la fame e la miseria. In “District 9”
di Blomkamp si costruisce un immaginario inverosimile: gli alieni, degli enormi gamberoni giganti,
sbarcano sulla terra ma non appaiono bellicosi, sembrano piuttosto dei profughi, e generano negli
umani una serie di pregiudizi sui rischi di ordine pubblico, di carattere igienico e sanitario. Il desiderio
di controllo da parte degli umani porta dei corpi di polizia a compiere azioni violente di repressioni,
rastrellamento ed esecuzione degli alieni L'apartheid (il Sudafrica è il produttore del film) qui si
manifesta con la repulsione e la paura dell'altro. Nel film “Gamer”, che tratta di un condannato
all'ergastolo che per liberarsi deve vincere 30 battaglie ad un videogioco, accade lo stesso, mentre il
proprietario del gioco gode della sua popolarità. Il conflitto nasce tra chi ha il joystick e chi è invece
guidato, recluso, usato per l'intrattenimento della guerra e del sesso. Nel film “The Book of Eli” la
salvezza passa dalla vocazione religiosa, in un mondo post-apocalittico in cui l'umanità è regredita
fino alla sua condizione originaria. Chi attinge alla parola della Bibbia potrà controllare l'interà
umanità. Infine, in “Babylon” di Kassovitz c'è una ragazza, giovane e ingenua, che deve essere
protetta ad ogni costo, fino alla nascita di 2 gemelli. Quello che appare chiaro in questi film è il
contesto scenografico, fatto da mercenari e da vittime e da migliaia di profughi che cercano di
attraversare le frontiere per raggiungere un paese più ricco e agiato, mentre le discrepanze tra ricchi
e poveri si fanno sempre più evidenti. Ma in realtà è tutto vero, reale e razionale. E' la realtà che
vediamo ogni giorno a Lampedusa e a Portopalo. Nei film invece come “Alien” e “2001: Odissea nello
spazio” è l'uomo a distruggere se stesso, perchè distrugge la natura e le regole di convivenza civile.
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Il nemico spesso è nascosto o segreto. Questo lo rende ancora più pericoloso. La spia, il terrorista
diviene il nemico numero uno. Il terrorista suicida, poi, compie un atto che è contro la natura
dell'uomo. Ci sono diversi film che si basano su questo, come in “The Happening” dove ci sono deg