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Questo posto è per Lorna la baracca in mezzo al bosco. La grazia umana è il
luogo in cui riposare la mente,ma il movimento incessante della macchina da
presa è anche ciò che allontana lo spettro del film sociale e lo cala
immediatamente nell’atmosfera del thriller. Lo stile dei Dardenne non può
essere considerato realista,se con ciò si intende l’abolizione di un filtro tra
macchina da presa e il reale. Le inquadrature dei Dardenne sono fortemente
costruite e questa costruzione passa per disfacimento dell’ambientazione
sociale e risponde ai criteri di un cinema autoriale. Nel 2007 realizzano un
piccolo omaggio al cinema,un cortometraggio che dimostra il loro debito nei
confronti del cinema di Bresson. Da questo riprendono il rigore etico delle
inquadrature ed anche una precisa concettualizzazione del proprio lavoro. I
libri di Luc sono diari di lavorazione,quaderni di appunti e permettono una
comprensione più accurata del loro lavoro. Domanda sulla quale proseguire il
discorso è quella sulla trascendenza del cinema di Bresson e sulla sua
eredità nel cinema dei Dardenne. Il mondo superficiale e materialistico di
Bresson non dà ragione né esaurisce l’angoscia dei suoi personaggi,scrive
Schrader,perché quest’angoscia ha origine ultraterrena. Nei Dardenne
l’angoscia dei personaggi ha origini terrene e sociali,ma la risposta non è
sociale. Possiamo provare a verificare l’esistenza di alcuni elementi che
potrebbero portare a uno stile dell’immanenza,un’ipotesi che potrebbe essere
ritrovata in altri esempi,alla luce della costruzione di uno stile dell’immanenza.
E’ bene esplicitare la nascita di questa ipotesi,derivante dall’uscita nelle sale
a breve distanza di 2 film diametralmente opposti come The Tree of Life di
Malick e Il ragazzo con la bicicletta dei Dardenne. Primo sembra
prosecuzione dello stile trascendentale definito da Schrader. Il meccanismo
della scissione ha la funzione di attivare nello spettatore una cosa come
un’accettazione,unico modo per accedere al trascendente per lo spettatore. Il
cinema di Malick chiede fede allo spettatore ed è per questo che il regista
riesce nell’indagine sulle origini della vita. I Dardenne costruiscono invece Il
ragazzo con la bicicletta come indagine orizzontale sui movimenti di corpo e
anima di questo ragazzino,ma la forza del film risiede nella capacità di
toccare vette altissime di pathos a partire da una storia del tutto lineare e da
una direzione volta all’essenzialità. Contro la spiritualità di Malick si pone la
materialità dei Dardenne,alla trascendenza di uno sguardo sulle origini della
vita si oppone l’immanenza di una vita singolare,quella di Cyril,corpo in fuga
dalla famiglia,dall’infanzia. La materialità degli avvenimenti non è dunque
trascendibile verso uno scenario ulteriore. Anche per il fatto che i personaggi
dei Dardenne sono sempre variazioni su un tema. L’ultimo scritto di Gilles
Deleuze, “L’immanenza,una vita” risulta illuminante se letto in rapporto al
cinema Dardenne. La variazione sul tema che i personaggi dei film dei
Dardenne rappresenta non è altro che l’estrinsecazione di una vita,che è
quella di Cyril o di Rosetta,o di Igor,una vita che è lotta e resistenza e che
nella lotta e nella resistenza può trovare appiglio. Una vita singolare,fatta di
nomi precisi che non si confondono con nessun altro,ma che è vita
immanente di uomini senza nome. Rifiutando ogni compromesso con le
finzioni di altri mondi,il cinema dei Dardenne ha il potere di calarci
efficacemente in questo scenario di pura vita,gettano le basi per un cinema
dell’immanenza.
ALESSIA CERVINI – LAVORO: in una delle sequenze centrali de Il figlio
risiede probabilmente il senso ultimo che il lavoro assume in tutto il cinema
dei Dardenne e così anche in Rosetta,film che più e meglio mette
nematicamente al suo centro la questione del lavoro. Nel primo si è in una
falegnameria e dei giovani impara come sollevare assi di legno e poi salire su
una scala a pioli,nel secondo dopo essere stata assunta in un chiosco di
dolci,a Rosetta viene mostrato il modo in cui svolgere la mansione(sollevare
sacchi di farina abbracciandoli e poggiandoli sulle ginocchia fino ad adagiarli
sul bordo di un recipiente cominciando a versarne il contenuto). Le 2 scene si
richiamano l’un l’altra: per il modo in cui i corpi dei 2 giovani attori diventano
la materia iva su cui la macchina cinema lavora a sua volta. Il cinema
convoca a sé corpi la cui forza è uguale e contraria alla forza che l’occhio
della macchina opera su di loro. I corpi che popolano i film dei Dardenne
possono essere aggettivati solo come resistenti. Nelle 2 sequenze descritte
Francis e Rosetta devono resistere alla forza dei pesi che potrebbero
schiacciarli,ma hanno una forza contraria da opporre. In un appunto di fine
’93 Luc cita Simone Weil,che scrive: “la forza è ciò che rende chiunque le sia
sottomesso una cosa. Quando sia esercitata fino in fondo,essa fa dell’uomo
una cosa,nel senso più letterale della parola,poiché lo trasforma in un
cadavere”. E’ questo che c’è in ballo nella risposta dei corpi animati alla forza
di oggetti inanimati. La lotta per la vita che tutti i personaggi dei Dardenne
intraprendono è in fondo,e a tutte le età una battaglia di resistenza nei
confronti di forze che vorrebbero annientarli,come Cyril che si rialza subito
dopo la caduta dall’albero quasi come risposta alla forza di gravità. Rosetta e
Francis cercano nel lavoro il modo per affermare la loro esistenza
affrancandosi da una condizione di estrema indigenza e dagli errori
commessi in passato. Per Rosetta la prospettiva di un lavoro è ciò che la
allontana dall’idea della morte,la speranza di costruire una nuova vita; per
Francis l’occasione per riscattarsi dal delitto commesso. Viceversa è la
perdita del lavoro a far sì che Fabrice,operaio dell’industria siderurgica belga,
si dimostri incapace di sostenere il suo ruolo di marito e padre,in je pense a
vous. Nel suo rimatrimonio nella sequenza conclusiva non si può non
rivedere il finale celebra di Viaggio in Italia,in cui i coniugi inglesi si
ricongiungono come per un miracolo laico. Fabrice e sua moglie si incontrano
per caso dopo tempo,in occasione di una festa di paese. Il primo a
riconoscere l’uomo è il figlioletto,poi l’uomo cerca la moglie con lo sguardo,si
vedono,si salutano da lontano fino a raggiungersi abbracciarsi e baciarsi con
la folla da contorno come se fosse lì per loro. Fabrice si sovrappone al padre
senza speranze di Ladri di biciclette,con cui condivide l’esperienza di uomo
che vede sottrarsi lavoro,dignità,umanità. Rosetta è un po’ come Accattone:
baraccata in un’anonima città del Belgio,così come il giovane pasoliniano a
Roma. Questo paragone si deve a Luc in un suo diario. Solo che Accattone
muore da ladro senza riscattarsi. Educare al lavoro significa quindi educare
alla relazione che sicostituisce tra corpi dotati di intrinseca materialità. Ne Il
figlio dopo una giornata di lavoro Francis e il suo datore di lavoro si ritrovano
a mangiare assieme qualcosa appena acquistata al ristorante e il giovane
rompe il ghiaccio chiedendo come avesse fatto ad assegnarli la tuta in giusta
misura solo guardandolo. La risposta precisa a questa e a domande
successive fornisce una notevole fiducia a Francis e fa si che inizi a costruirsi
una relazione non dissimile tra quella che c’è tra una pietra e una ruota. Solo
perché non sono la stessa cosa e sono distinti possono entrare in contatto tra
loro 2 corpi. Tramite il senso della vista si può misurare la distanza tra
questi,tramite il cinema si può registrare la distanza,tramite il tatto può
azzerarsi. Nel cinema dei Dardenne abbondano immagini di mani che si
sfiorano,o toccano soldi,fango,arnesi da lavoro,come a sottolineare
l’importanza di un commercio e di uno scambio. “La vita spirituale è
essenzialmente vita morale e il suo luogo privilegiato è l’economia”,scrive
Lèvinas citato da Luc. Il termine economia porta inscritto in sé il riferimento a
una regola,che diventa garanzia della buona amministrazione familiare,è
anche vero che lo stesso riferimento a una norma disciplina ogni azione che
voglia ascriversi al cosiddetto lavoro. Il camminare di Accattone o Rosetta è
morale nel momento in cui si costruisce una relazione con il mondo che li
circonda e le persone che lo abitano. Il lavoro sa costruire una relazione fra i
corpi e per questo richiede una vera e propria educazione,intesa come il
processo che conduce chiunque ne sia interessato fuori di sì,alla ricerca di un
Altro con cui non è possibile confrontarsi. E’ l’uscita fuori di sé verso l’altro
che consente la costruzione di ogni tipo di relazione ed è nella condizione di
dover descrivere il perimetro di uno spazio comune in cui quelle stesse
relazioni andranno a inscriversi. Per questo il lavoro manuale conferma la sua
centralità ancora una volta ed in più è produzione di qualcosa e perciò non
può non essere interessato al lavoro. E’ un arte dedita alla costruzione e
riformulazione dello spazio,costituito dai corpi degli attori e dalle relazioni fra
essi. Si può dire che il cinema contribuisca a costituire almeno un doppio
livello di piani spaziali a cui corrispondono 2 ordini di relazione: lo spazio
interno all’inquadratura,determinato dai rapporti di forza che gli elementi in
essa contenuti instaurano tra loro e lo spazio dell’inquadratura determinato
dalla distanza che l’occhio della macchina decide di mantenere nei confronti
del mondo che ha di fronte. Luoghi emblematici dell’uso del fuori campo in cui
traspare la tensione tra ciò che è dentro e ciò che è fuori campo,sono il finale
di Rosetta e quello de Il ragazzo con la bicicletta. Così come c’è una
spazialità nel realizzarsi di ogni lavoro,c’è anche una temporalità che si
disvela nella durata che il lavoro,inteso come processo,richiede per giungere
alla propria finalizzazione. Di nuovo cinema e lavoro si affiancano senza
riuscire realmente a distinguersi l’uno dall’altro,operano con la stessa
materia,il tempo che prende forma nei gesti ripetuti di un corpo al lavoro.
Nell’attacco del primo documentario dei Dardenne un uomo ripete per più
volte un numero preciso di gesti: conclude l’assemblaggio della sua barca e
la mette in acqua. La voce narrante fuori campo racconta come Lèon