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BULIMIA NERVOSA:
Mangiare grandi quantità di cibo in un tempo circoscritto: abbuffate
Sensazione di perdere il controllo durante l'episodio
Condotte compensatorie (eliminatorie) per prevenire l'aumento di peso
Abbuffate e condotte compensatorie almeno 2 volte la settimana per 3 mesi
Autostima influenzata dalla forma e dal peso
Il disturbo non si presenta solo nel corso di episodi di anoressia nervosa.
Condotte eliminatorie: vomito, attività sportiva compulsiva, digiuno.
Il termine anoressia è etimologicamente scorretto, poiché non è presente una perdita d'appetito ma un'esasperata
ricerca della magrezza che deriva dall'angoscia di ingrassare.
Nella vera anoressia il rifiuto del cibo è finalizzato al controllo del corpo ed è associato a una distorsione
dell’immagine corporea.
→ Lo stile di funzionamento psichico dell'anoressica è dominato dalla triade denutrizione (rapporti perversi con il 29
cibo), iperattività (correlata alla negazione di ogni bisogno) e amenorrea (frutto del conflitto centrato sul corpo), oggi
non è più richiesta.
- Alterazione della condotta alimentare egosintonica e volontaria
- Conflitto centrato sul corpo come nemico e persecutore
- Iperattività maniacale
Le bulimiche hanno una vita sessuale più attiva e tendono a mantenere a livello consapevole una maggiore
identificazione col tradizionale modello femminile. Infatti le bulimiche hanno un peso circa nella norma, all’apparenza
sembrano normali, diversamente dalle anoressiche che rasentano lo scheletrico.
Hanno una maggiore instabilità emotiva, sono scisse, incapaci di controllare gli impulsi, hanno tratti simili al borderline
e al depresso.
La teoria psicoanalitica ha analizzato i disturbi alimentari a partire dal modello pulsionale.
Freud: interpreta il disturbo a partire dal modello pulsionale; la perdita dell'appetito è espressione di una
rimozione dell'erotismo orale.
Kestemberg parla di orgasmo della fame
Dagli anni '60: si interpreta il comportamento in chiave di sviluppo narcisistico-identitario.
Come abbiamo visto autori recenti sono ostili di fronte alla distinzione tra anoressia e bulimia e li considerano
espressioni di uno stesso disturbo: l’anoressica realizza attraverso un’identificazione ascetica e idealizzante un
assoluto controllo di sé e del proprio corpo che la bulimica insegue invano, travolta dall’irruzione pulsionale.
Il punto di vista evolutivo
Il disturbo coinvolge particolarmente 2 compiti di sviluppo:
− Processo di separazione-individuazione
− Costruzione dell'identità di genere
Entrambi appartengono all’asse narcisistico identitario.
La futura anoressica presenta:
Ideale dell'io rigido e perfezionista che si sviluppa in una cultura familiare orientata al successo.
Difetto nel processo di separazione (controlla i bisogni), di fronte a una cultura familiare invischiante e
poco supportava nei confronti dei bisogno di individuazione.
Scissione mente-corpo, nel tentativo di compensare carenze di contenimento e riconoscimento
primario attraverso un investimento narcisistico del pensiero.
Come vengono descritte le bambine che sono poi diventate anoressiche?
Erano bambine perfette, grande fonte di gratificazione per i loro genitori; poi adolescenti altrettanto perfette, molto
critiche verso se stesse e il proprio corpo. studentesse modello, figlie obbedienti e ordinate, atlete di successo,
amiche disponibili e tolleranti.
L’esasperazione di queste virtù le trasforma in terribili ossessioni con cui le adolescenti anoressiche tiranneggiano se
stesse e gli altri.
Un ideale dell’io arcaico e primitivo governa tali comportamenti tramite un tirannico controllo della mente e della
volontà sul corpo e su suoi bisogni.
L'identità di genere appartiene al sistema dell'Ideale dell'Io; subisce così l'influenza delle trasformazioni del ruolo
femminile nella storia, Fornari sottolinea come lo stesso Freud non era immune all’influenza della cultura della sua
epoca.
La portata di questa osservazione è evidente in come le adolescenti anoressiche perseguono l’autonomia, la
separatezza e il controllo.
Sembrano invece corrispondere alla triade freudiana (passive, narcisistiche e dipendenti) le madri delle anoressiche,
incapaci di rappresentare per le figlie un modello attraente.
Oggi l’integrazione di valori femminili e materni è reso ancor più complicato dal contesto socioculturale, ecco che
l’anoressica tende ad assumere valori tradizionalmente maschili e a rivolgere al padre richieste di riconoscimento
valorizzante.
Per sottrarsi al conflitto la futura anoressica tende a rivolgersi al padre e ad assumere valori maschili: così annulla
l'onnipotenza materna, attacca il corpo femminile.
Il difetto del processo di separazione e individuazione si rivela nella fusione, nella non separatezza che esprime il
comportamento bulimico, con il suo insaziabile bisogno dell’oggetto.
Jeammet → interpreta i disturbi alimentari alla luce della centralità della dinamica dipendenza-autonomia. Individua
le cause dell'anoressia nella mancata interiorizzazione delle relazioni primarie autenticamente supportive.
L’importanza della tematica della dipendenza è testimoniata sia dalla permeabilità del rituale entrata-uscita
dell’abbuffata-vomito bulimico, sia dalla corazza ascetico-narcisistica dell’anoressica.
Non a caso secondo l’autore i fattori scatenanti sono eventi di separazione.
L’anoressica sceglie di controllare la sofferenza con un controllo ascetico e ossessivo. Quando l’adolescenza mette 30
alla prova le capacità e l’autonomia, la fragilità narcisistica trasforma i bisogni oggettuali in minacce per l’integrità del
sé. L’impossibilità di elaborare psichicamente la separazione per difetto proprio e dell’ambiente circostante, in
particolare di una madre intrusiva e divorante, porta l’adolescente a esprimere tramite ilo corpo il bisogno di
separazione e autonomia.
Il rifiuto del cibo rappresenta la difesa narcisistica da una dipendenza inglobante (difetto nel processo di
separazione) da cui il soggetto si protegge impedendo con il rifiuto orale l'intrusione materna.
Per mentalizzare il corpo pubere è necessario che il corpo sia investito come oggetto d'amore e di cure nella relazione
primaria. Quando questo non avviene il corpo è visto come altro da sé, oggetto che può essere aggredito e svalutato:
diviene uno strumento.
Il pensiero viene utilizzato in modo difensivo diventando anche lui strumento svuotato di valenze simboliche e
affettive: quello del corpo resta l'unico linguaggio possibile. L’anoressica si appoggia alla realtà esterna, più
controllabile e rassicurante.
Il corpo, scisso dal sé, non riesce più ad inviare segnali di malessere e benessere.
Vi è una scissione tra corpo malefico e polo mentale idealizzato.
Le tematiche pulsionali al centro del conflitto possono variare.
Talvolta il controllo dell’alimentazione sostituisce quello della sessualità.
N.B. Paura del bisogno dell'altro (il corpo sessuato costringe l'adolescente a sperimentare incompletezza, alla paura
di dipendere passivamente dall’altro).
Desiderio sessuale vissuto come minaccia al sé e al suo valore.
Quando le trasformazioni puberali disegnano sul loro corpo intollerabili connotazioni materne, attaccando le
rotondità del seno, del ventre e dei fianchi e annullando il ciclo mestruale, mostrano la determinazione ad
eliminare da sé ogni predisposizione materna. Il loro attacco al corpo rappresenta così un fallimento del
tentativo di integrare l’identità personale e di genere in modalità compatibili con l’affermazione di sé
nell’ambito della propria famiglia e della propria cultura.
La cultura affettiva familiare
È necessaria una ricca analisi del contesto famigliare all’interno dello studio dei disturbi alimentari perché, sebbene
non siano considerati in rapporto di causa-effetto, è opportuna una cautela rispetto ai luoghi comuni e a
comportamenti educativi che magari sono insorti dopo il disturbo che quindi non centrano con l’insorgenza.
I genitori si sentono rifiutati o vomitati essi stessi: combattono questi sintomi con ogni strumento.
Il disturbo alimentare compare nella dinamica della famiglia del diciannovesimo secolo, caratterizzato dalla posizione
dominate del padre, e dalla funzione domestica della moglie.
I tratti che accumunano le famiglie in cui compare il disturbo sono:
- Cultura affettiva orientata al successo, con cui i genitori compensano vissuti inconsci e di mancanza e
inadeguatezza.
- Labili confini tra individui e generazioni, difficoltà nei processi di individuazione e separazione.
- Tendenza all’evitamento dei conflitti. Non si affrontano le cose, non si esplicitano i problemi e non si tenta
di porre loro una soluzione. Non vengono dunque favoriti i processi di differenziazione.
- Solitamente i disturbi compaiono in un clima familiare governato da norme rigide e relazioni artificiali
(tendenza a non esplicitare le tensioni).
- I conflitti sono evitati tramite l’imposizione del limite e la parentificazione dei figli.
- Le famiglie di ragazze anoressiche sono descritte come nuclei controllati alla ricerca di una apparente
perfezione.
- Le storie familiari delle bulimiche presentano scenari conflittuali più aperti e burrascosi.
I genitori scarsamente empatici oscillano tra la confusione emotiva e l’incoerenza comportamentale e tentativi di
difendersene imponendo limiti e rigide norme.
Spesso le madri di anoressiche sono descritte come poco affettuose, dominate dal senso del dovere, angosciate
dall’idea di non essere buone madri.
La loro dedizione al dovere le rende sollecite a rispondere ai bisogni fisici delle figlie, ma incapaci di contatto empatico
e affettivo.
Selvini le descrive come “incassatrici di umiliazioni”, non hanno portato a termine ambizioni personali e le riversano
sulle figlie.
Si crea un fantasma materno fagocitante che la figura del padre non è in grado di contenere.
La figura del padre è troppo debole e inefficace per porre un limite e finisce per ritirarsi dalla relazione offrendo in
cambio la figlia, che diviene oggetto del desiderio materno. Questa esclusione del padre delude la moglie e la induce
a rivolgersi alla figlia per soddisfare i propri bisogni.
Il legame madre figlia e il rifiuto a concedere autonomia va letto in un’ottica triangolare, la reazione della madre alla
delusione per il rapporto di coppia.
I padri, esigenti nelle richieste di riuscita scolastica e professionale, sono invece rinunciatari nell’assunzi