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CICLICITÁ IN ECONOMIA
La storia economica si occupa della sfera economica dell’attività umana.
Lo storico dell’economia deve interpretare i fatti economici secondo una logica ispirata alla teoria
economica.
Nell’interpretazione deve ricorrere alla teoria economica, affinché indirizzi il ragionamento e la
ricostruzione.
Un sistema economico capitalistico può generare delle oscillazioni persistenti e non semplice stabilire
se questo movimento sia causato da variabili endogene o da variabili esogene.
Le economie di mercato attraversano fasi di espansioni alternanti a fasi di depressione ad intervalli
regolari.
Clement Juglar ,nel 1860, fu il primo ad interessarsi alle fluttuazioni regolari delle economie di
mercato.
La sua teoria si sviluppò in due filoni:
Filone statistico che si basa sulla raccolta sistematica di dati, senza fornire particolari indicazioni sulle
cause dell’inversione delle fluttuazioni.
Filone teorico che interpreta i dati articolando attorno alle teorie marxiane, monetariste o di
derivazione keynesiana.
Per ciclo economico si intende l’avvicendarsi nel tempo di fasi di prosperità e fasi di depressione in
un’economia di mercato.
Il ciclo economico si divide in quattro fasi: espansione, crescita, contrazione e ripresa.
Un ciclo economico può essere analizzato tenendo conto di tre elementi: la variabilità ciclica, la
durata della fluttuazione e l’ampiezza della fluttuazione stessa.
La teoria dei cicli economici si occupa si ricostruire le fasi dell’andamento di un sistema economico.
Concretamente è necessario ricostruire la variazione nel tempo di una grandezza che possa essere
considerata rappresentativa del sistema economico.
L’indicatore più utilizzato è il reddito nazionale o PIL (prodotto interno lordo) che corrisponde al valore
monetario dei beni e dei servizi finali prodotti in un anno sul territorio nazionale.
L’andamento ciclico si può individuare analizzando l’andamento di variabili quali occupazione,
consumi, prezzi, profitti, investimenti ecc.
Al movimento ciclico del reddito corrisponde l’oscillazione di molte altre grandezze economiche come
l’occupazione, i consumi, il credito, i prezzi, i profitti, i salari, ecc.
L’amento del PIL corrisponde ad un aumento dell’occupazione (andamento pro-ciclico).
La diminuzione del PILL corrisponde ad una diminuzione dell’occupazione (andamento anticiclico).
Ci possono essere variabili che invertono la tendenza prima del PIL e sono dette variabili anticipatrici.
Queste variabili possono essere assunte come indicatori economici a fini previsionali.
Per durata della fluttuazione si intende il tempo necessario affinché il valore della variabile misurata si
ripeta.
La durata della fluttuazione si misura in base al tempo che trascorre finché non si completano tutte le
fasi del ciclo (espansione, crisi, contrazione e ripresa).
Per ampiezza della fluttuazione si intende la distanza fra il valore massimo e quello minimo della
variabile durante il ciclo.
Le fluttuazioni possono essere più o meno ridotte sia durante le fasi espansive sia in quelle
depressive.
Per rappresentare i cicli economici graficamente bisogna:
• Per prima cosa bisogna disegnare un piano di assi cartesiani (asse X orizzontale e asse Y
verticale) grazie al quale poter descrivere una relazione.
• La relazione che si vuole rappresentare è quella tra il tempo e la variabile ciclica quindi l’asse
X si chiamerà “tempo” e l’asse Y si chiamerà PIL o prezzi o occupazione ecc.
• Si evidenzierà questa relazione attraverso una curva ad andamento sinusale (l’onda).