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La concezione dell'equilibrio di Myrdal

Myrdal sostiene che "l'essenza di un problema sociale sta nel riguardare un complesso di cambiamenti tra loro concatenati, circolari e cumulativi" (Myrdal, 1957, 1966 p.24).

Nello stesso lavoro del '44, Myrdal sviluppa una concezione dell'equilibrio diversa da quella tradizionale. Egli afferma che nella scienza sociale si è ampiamente sfruttato le nozioni e le teorie delle scienze naturali, in particolare della fisica. L'equilibrio, ad esempio, fa parte del nostro modo di ragionare da secoli. È presente nella maggior parte delle ricerche contemporanee, anche quando non viene formalmente introdotto. Tuttavia, nella maggior parte delle indagini sociali si utilizza la variante semplice e statica della nozione di equilibrio, ovvero l'equilibrio stabile (Myrdal, 1944, 1966 p. 188).

Nella nota metodologica posta in appendice, Myrdal propone...

lui riconosce che l'equilibrio può essere influenzato da forze esterne e può essere soggetto a cambiamenti nel tempo. Pertanto, l'equilibrio non è statico, ma dinamico. Inoltre, Myrdal sottolinea che l'equilibrio non è necessariamente un obiettivo desiderabile. Infatti, l'equilibrio può essere il risultato di disuguaglianze e ingiustizie sociali. Ad esempio, un equilibrio può essere raggiunto attraverso la discriminazione o l'oppressione di determinati gruppi. Pertanto, Myrdal sostiene che l'obiettivo principale dello studio della società dovrebbe essere quello di raggiungere un equilibrio giusto e equo, in cui tutti i membri della società abbiano pari opportunità e accesso alle risorse. In conclusione, Myrdal sostiene che l'equilibrio nella società è complesso e può essere influenzato da molteplici fattori. Il suo approccio all'equilibrio sociale è critico e mira a promuovere un equilibrio giusto e equo per tutti.data la relazione posta tra teoria e realtà, egli attribuisce ad esso una qualche rispondenza con situazioni reali. Come interpretarlo? Secondo la visione dell'autore, la società è caratterizzata da un insieme di forze in conflitto, contrastanti; l'equilibrio può essere così interpretato solo come una situazione provvisoria in cui tali forze occasionalmente (Kapp, 1976), o grazie a qualche forma di compromesso sociale-istituzionale, si bilanciano. In ogni caso la posizione delle forze in equilibrio non è mai il risultato naturale del loro gioco interno al sistema economico. Se a questo equilibrio viene applicata una spinta, allora tutto il sistema si mette in movimento. Le ipotesi necessarie perché il processo dinamico si svolga sono essenzialmente due: la prima è l'esistenza di una interrelazione fra tutti i fattori di un sistema sociale, la seconda l'assunzione che non esista necessariamente un nuovo stato bilanciato.

O un equilibrio, o un'armonia verso cui i fattori del sistema tendono ad aggiustarsi.

La prima ipotesi, dirà poi l'autore in Economic Theory and Underdeveloped13, il termine di 'causazione meccanica', è qui usato per indicare una causazione "quasi completamente estranea a valutazioni" (1944,1966 p.82).13

Regions(1957), è comune anche all'assunto dell'equilibrio stabile, il quale può per questo essere inteso come uno strumento tecnico facilmente utilizzabile per comprendere e dimostrare l'interdipendenza delle variabili di un sistema economico. Il suo punto debole, che lo mina alla base, risiede comunque nella mancata considerazione degli effetti di rafforzamento, poiché esso presuppone unicamente14 l'azione dei meccanismi di stabilizzazione.

6. Per Myrdal, la nozione di causazione circolare e cumulativa contiene in nuce non solo il metodo per un'analisi più realistica dei mutamenti sociali,

Ma anche una visione della teoria generale dello sviluppo e del sottosviluppo. La considerazione di processi cumulativi collocati geograficamente contribuisce infatti a fornire importanti elementi esplicativi per la comprensione delle disuguaglianze regionali e della loro dinamica, alla quale Myrdal finalizzò buona parte della sua opera.

Nel lavoro del 1957 Economic Theory and Underdeveloped Regions, Myrdal applica il modello del '44 all'analisi appunto di quel complesso di fenomeni raggruppati con il termine di sviluppo ineguale del capitalismo. La tematica non è certamente nuova fra gli economisti nella prima metà del novecento, ma la nozione di causazione circolare e cumulativa enunciata da Myrdal getta una nuova luce su di essa influenzando per alcuni anni il lavoro di molti economisti dello sviluppo. Le categorie tradizionali di sviluppo e sottosviluppo imperniate sul concetto statico di dotazione di risorse produttive vengono reinterpretate in senso dinamico.

Nella nuovacornice di analisi la dotazione di risorse rappresenta infatti non solo la causa, maanche il risultato, di reddito e ricchezza. Sono i fenomeni di rafforzamento a spiegareessenzialmente i processi di crescita e di declino di regioni e nazioni. Myrdal non sisofferma ad analizzare tali fenomeni ma ne accenna in termini storico-empirici.Un primo gruppo di fenomeni comprende gli effetti della specializzazione, delleeconomie di scala e dalle economie esterne che danno luogo a rendimenti crescenti.L'autore sottolinea come piccoli vantaggi o svantaggi iniziali che caratterizzano unadata situazione possono essere col tempo amplificati ed innescare di conseguenzaprocessi virtuosi o viziosi di crescita. Il processo di crescita viene sostenuto dal poteredi attrazione che lo spazio geografico in cui si colloca si trova ad esercitare pereffetto di elementi spesso del tutto contingenti, a causa cioè di qualche circostanzastorica che ha permesso, in un dato momento, che

un'attività fosse avviata là e non altrove. L'accrescimento continuo delle economie interne ed esterne, intese nel senso più ampio (Myrdal include in esse il valore dei mercati in espansione, il valore

14 L'analisi di Myrdal, essendo concentrata principalmente sui feedback positivi, si pone in modo speculare a quella neoclassica. Si noterà una leggera correzione di tiro nell'articolo "What is Development" (1974) dove l'autore adotterà un concetto di dinamica più ampio: egli cioè si riferirà semplicemente alla "circular causation", poiché "mostly, although not always, a change upward of one condition results in secondary changes of other conditions proceeding in the same direction" (p.730).

15 Fra gli autori che hanno trattato nei primi decenni del novecento dell'argomento in termini compatibili con la più recente impostazione myrdaliana possiamo citare

Per esempio C. Bresciani-Turroni. In un articolo pubblicato sul Giornale degli economisti del 1906, dal titolo "La distribuzione della ricchezza tra regioni industriali e regioni agricole in alcuni stati", l'economista esprime, supportandola con dati empirici, l'idea di una dinamica cumulativa dei processi di sviluppo regionali. Egli sottolinea infatti come "le differenze economiche fra regioni e regioni, piccole dapprima, [siano] andate in tutti gli Stati continuamente accrescendosi, pari passo coll'evolversi dell'economia capitalistica," e con la creazione di mercati nazionali. "Così, stabilita una volta la supremazia economica delle regioni industriali, questa ha una tendenza immanente a perdurare e ad accentuarsi, mentre le condizioni economiche delle regioni agricole vieppiù si deprimono" (pp.241-242).

Concetti molto simili a quelli di Myrdal sono per esempio adoperati e sviluppati da A.O.

Hirschman(1958)14dell'incremento di lavoratori specializzati, il valore di più alti consumi, di più alti standard di salute, educazione e cultura), fortifica e sostiene infatti il continuo sviluppo di un'area a spese di altre. Un altro gruppo di elementi concerne non tanto il rafforzamento della relazione circolare tra crescita del reddito e crescita degli investimenti all'interno di un sistema, ma soprattutto la diffusione ad altri sistemi, nazionali ed internazionali, degli impulsi che conducono alla crescita o al declino. Esso è costituito dalle migrazioni, dai movimenti di capitale e dai flussi del commercio interregionale ed internazionale. Il commercio tra paesi a differenti gradi di sviluppo ha l'effetto complessivo, argomenta Myrdal criticando gli assunti teorici di Heckscher-Ohlin-Samuelson, di incrementare le disuguaglianze. Un terzo gruppo di meccanismi è costituito da diffusi fattori non economici aventi una natura specifica inrelazione al problema studiato; tra questi sono da includere per esempio variabili che fanno riferimento alla distribuzione del potere economico e politico. Pur limitandosi solo ad un’esposizione discorsiva di tali meccanismi, Myrdal si pone tuttavia il non facile compito della loro rappresentazione analitica. Egli ritiene importante sviluppare uno schema logico che consenta di “analizzare le interconnessioni causali nell’ambito dello stesso sistema, così come esso si trasforma sotto l’influsso di fattori esterni, e l’intensità dei suoi processi interni” (1957, p.28). Per ogni sistema i cui confini vanno delimitati in relazione al problema indagato, si tratta di costruire una matrice di elementi indicativi di condizioni sociali, ordinati e specificati nel loro rapporto di interdipendenza, misurato a sua volta da opportuni coefficienti di interazione. In relazione a questo tentativo analitico, valgono comunque le osservazioni di Streeten (1998) ele riserve di William Kapp (1976). Il primo critica Myrdal per la scarsa chiarezza con la quale tratta il problema della quantificazione dei coefficienti di interdipendenza, mentre il secondo, esprimendo dubbi simili, ritiene che manchino i dati e il tipo di matematica necessari. Myrdal del resto constaterà l'enorme difficoltà di arrivare ad una conoscenza quantitativa di tali coefficienti. In un articolo del 1974 egli evidenzierà che "the coefficients of interrelation between all conditions in the social system... and time lags... usually are unknown" (1974, p.730). E nell'articolo del 1978 egli descriverà l'economista istituzionalista come "someone who does not think that the interrelating coefficients between economic factors can be measured with quantitative precision, and that we should be aware of the huge area of less reliable, complete and precise knowledge" (1978, p.775). Per concludere, l'opera diteoriche del pensiero di Myrdal. In particolare, Myrdal si concentra sull'analisi delle disuguaglianze sociali e delle dinamiche di sviluppo economico. Il suo approccio si basa su una visione sistemica e interdisciplinare, che integra elementi di economia, sociologia, politica e psicologia. Myrdal sostiene che le disuguaglianze sociali sono il risultato di processi complessi e interconnessi, che coinvolgono sia fattori strutturali che culturali. Egli critica l'approccio neoclassico, che tende a considerare le disuguaglianze come il risultato di scelte individuali e di differenze di abilità. Al contrario, Myrdal sostiene che le disuguaglianze sono il prodotto di un sistema sociale e economico ingiusto, che favorisce alcuni gruppi a discapito di altri. Per comprendere le dinamiche di sviluppo economico, Myrdal introduce il concetto di "circolo vizioso della povertà". Secondo questa teoria, la povertà è un fenomeno auto-perpetuante, in cui le persone povere sono intrappolate in una condizione di svantaggio sociale ed economico. Myrdal sostiene che per rompere questo circolo vizioso è necessario intervenire con politiche pubbliche mirate, che favoriscano l'accesso alle risorse e alle opportunità per i gruppi svantaggiati. In conclusione, l'approccio di Myrdal alle disuguaglianze sociali e allo sviluppo economico è caratterizzato da una prospettiva sistemica e interdisciplinare. Egli mette in evidenza l'importanza di considerare sia i fattori strutturali che culturali nel comprendere le disuguaglianze e propone politiche pubbliche mirate per contrastare la povertà e promuovere l'equità sociale.
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Publisher
A.A. 2009-2010
18 pagine
1 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Cappellin Paola.