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Catalogo elettronico: Appunti di Archivistica Pag. 1
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IL CATALOGO ELETTRONICO

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Il primo momento in cui si ha un trattamento informatico dei dati bibliografici è il 1975, quando si

ha l'avvio su nastro magnetico dei dati della Bigliorafia Nazionale. L'obiettivo era quello di

costituire la struttura di base per l'organizzazione bibliografica nazionale. Questo nuovo ed

ambizioso progetto ha mosso i primi passi su terreni infimi, basati sull'autonomia delle varie

biblioteche, una difformità quantitativa e qualitativa e l'arretratezza delle strutture.Una differenza

sostanziale tra un catalogo cartaceo e un catalogo elettronico sta nel fatto che nel primo la ricerca

procede secondo lo schema rigidamente imposto dal catalogatore, mentre nel secondo ciascun

utente dispone di diverse possibilità di ricerca. In ambito universale invece si aveva il problema

delle diverse forme dei punti di accesso ai codici in base ai diversi paesi: si doveva adottare un

modello unico, il cosiddetto formato UNIMARC, definito dall'IFLA (intern. Feder. Libr. Assoc.).

L'Italia negli ultimi anni ha mostrato notevole interesse per la catalogazione bibliografica, adottando

diversi sistemi di traduzione (ISBD, FRBR, Classificazione Dewey...). La sfida principale oggi che

devono affrontare le biblioteche è rappresentata dall'interattività, in un mondo che sempre di più si

basa sulla connettività e l'utilizzo di Internet per acquisire beni o servizi (basti pensare all'acquisto o

al noleggio di libri e volumi online). Si rende necessaria la formazione di un catalogo a più livelli

(gestionale-amministrativo-relazionale). In questo difficile compito la biblioteca dovrà evolversi,

insieme agli archivi, ai musei... per organizzare e trasmettere efficacemente la conoscenza.

Le biblioteche svolgono dei servizi fondamentali, tra i quali:

− favorire l'accesso ai documenti

− supportare l'interesse dei propri utenti tramite strumenti di mediazione o consultazioni

− sviluppare i concetti di patrimonio librario, standardizzazione, sistemazione

− eliminare le barriere tra i libri e i lettori

L'evoluzione delle biblioteche passa da 3 momenti fondamentali:

1) nascita della biblioteca cartacea, basata su fogli di pergamena, cellulosa... dove il

bibliotecario si serve di fogli di carta per gli ordini di acquisto e di cartoncino leggero per il

catalogo; la caratteristica più evidente è quella che i documenti redatti su questo supporto

sono accessibili e possono venire consultati soltanto nel luogo in cui si trovano, inoltre

occupano spazio e pesano molto, sono soggetti ad usura e umidità ecc...

2) l'introduzione dell'informatica con la quale nasce la biblioteca automatizzata attraverso i

computer; questo semplifica i sistemi di gestione della biblioteca, in quanto si riduce

drasticamente la possibilità di fare errori; tutto viene salvato in nastri magnetici e dischi

ottici; si sviluppano inoltre 2 formati standard per i cataloghi elettronici: MARC e Z39.50. Il

formato MARC, nato negli USA del 1960, è stato adottato dalle grandi reti bibliotecarie

nordamericane e da li è diventato il formato più utilizzato dalle agenzie catalografiche

3) lo sviluppo della telematica e dell'editoria elettronica, con la quale i documenti si

"digitalizzano" e vengono utilizzati in forma elettronica; la caratteristica più importante è

che qui il trasferimento avviene quasi in tempo reale, inoltre, i documenti elettronici non

hanno uno spazio fisico, e sono virtuali, è sufficiente per adoperarli disporre di un punto di

accesso alla rete internet e dell'autorizzazione a scaricare dal server; sono duttili, hanno una

grande possibilità di riorganizzazione del contenuto, sono leggeri e occupano poco spazio

nella memoria di un pc o di un server. Troviamo, tuttavia, anche dei difetti: prima di tutto si

hanno parecchie difficoltà ad accertare la qualità intellettuale di un contenuto; poi si ha il

problema di verificare la veridicità delle fonti utilizzate, dato che chiunque può disseminare

documenti di nessun valore scientifico; inoltre, leggere su schermo risulta più faticoso che

leggere su un libro stampato

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Oramai il catalogo elettronico è divenuto la norma per le biblioteche, ma una volta non era così. Il

catalogo elettronico permette di avere accesso ad un numero praticamente illimitato di fonti di

informazione, in particolare attraverso internet. Le prime applicazioni informatiche in realtà non

riguardarono il catalogo, ma i processi di gestione dei prestiti e di controllo dei periodici. Fu con la

diffusione del formato MARC che si passò al catalogo elettronico vero e proprio.

Gli studiosi Hildreth e Matthews hanno individuato 3 generazioni di OPAC (Online Public Access

Catalogue). Alla 1° generazione appartenevano quei sistemi che riproducevano in forma elettronica

tutte le procedure manuali (inserimento codici esatti e stringhe per ottenere il risultato); con la 2°

generazione troviamo invece nuovi strumenti quali la ricerca per parole chiavi, gli operatori

booleani (AND, NOT); con la 3° generazione invece si arriva al potenziamento dell'interfaccia: la

ricerca prevede la possibilità di usare sinonimi, equivalenze... il dialogo tra utenti e sistemi diviene

estremamente semplice mediante l'uso di simboli o icone, fondamentale anche la capacità del

computer di svolgere alcune elaborazioni riguardanti il catalogo.

Diversi caratteristiche differenziano il catalogo cartaceo da quello elettronico:

− la necessità di un grado di standardizzazione e un criterio uniforme per la descrizione

catalografica

− l'ampliamento dei caratteri dei dati riguardanti un'opera e la relazione dell'opera

− il potenziamento dell'autority control per la rappresentazione degli indici catalografici

− l'ordinamento che da alfabetico diventa alfanumerico

− superiorità dei punti d'accesso (parole chiave, operatori booleani, ricerca ipertestuale...)

− imposizione di vari filtri (lingua, paese, data di pubblicazione)

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Il passaggio di procedure elettroniche per la gestione dei cataloghi ha richiesto un ripensamento sui

principi della tradizione catalografica. Da quel momento si sono definite 3 direttive ben precise:

− individuare le differenze tra catalogo cartaceo ed elettronico

− l'analisi dell'impatto dell'informatica e della telematica

− l'impatto sulle varie componenti dell'universo elettronico (commercio librario, editoria...)

Antonio Panizzi, conosciuto come Sir Anthony, lavorò presso il British Museum occupandosi della

sistemazione di quella biblioteca (British Library). Nel 1839 si impegnò a redigere un nuovo

catalogo attraverso un lavoro di comparazione e di sintesi, al termine del quale enunciò i principi

ritenuti più validi, infine dettò una serie di norme che divennero universalmente riconosciute come

le 91 regole. Esse rappresentano un vero e proprio codice catalografico.Viene riconosciuta una

particolare attenzione all'uniformità (nomi autori, libri...), alle opere anonime (pubblicazioni

anonime relative ad azioni o alla vita di una persona, andranno catalogate sotto il nome di quella

persona) e alla paternalità delle pubblicazioni (un ente collettivo non può essere un autore di una

pubblicazione). Nel 1852 Jewett riprende il codice di Panizzi pubblicando il suo testo (On the

Construction of Catalogues of Libraries), adattando le prescrizioni contenute alle esigenze delle

biblioteche americane e raggrupandole in 33 regole. Molto importante tra esse è la regola 22 (le

accademie, gli istituti, le società, le università, le varie amministrazioni... debbono considerarsi e

trattarsi come se fossero gli autori di tutte le opere da essi pubblicate, sotto il loro nome soltanto).

Il 1876 è un anno cruciale per la biblioteconomia. Intanto viene fondata l'ALA (American Library

Association), poi Cutter pubblica il suo testo fondamentale "Rules for a Dictionary Catalog", che

rappresenta il più completo insieme di prescrizioni che sia stato mai prodotto da un singolo

bibliotecario. Il principio generale è quello che "l'interesse del pubblico deve sempre essere

anteposto alla convenienza del catalogatore". Cutter schematizzò gli obiettivi del catalogo, di 3 tipi:

− mettere in grado una persona di trovare un libro di cui si conosca l'autore, il titolo, il

soggetto

− mostrare che la cosa possiede la biblioteca di un autore, soggetto, o genere letterario

− facilitare la scelta di un libro attraverso l'edizione, o una caratterizzazione

Cutter aveva visto giusto. L'avvento del catalogo a schede contribuisce a modificare radicalmente le

procedure catalografiche e le regole di Cutter si adattano a questo cambiamento.

A partire dal 1900 nascono e si diffondono alcuni codici sulle biblioteche, tra i quali troviamo:

• Joint Code (1908) = caldeggiato da Dewey, fu il tentativo largamente riuscito di far

convergere le norme di numerose biblioteche in uno standard, basandosi sul lavoro di Cutter,

delle regole Prussiane e di quelle del Library of Congress; l'oggetto della catalogazione

diviene l'unità letteraria, per l'intestazione viene preferita la forma completa del nome

originale dell'autore

• ALA Catalog Rules (1941) = creato dall'American Library Association, consiste in una

revisione del Joint Code perchè ci si lamenta del fatto che non sia stato definito un insieme

di principi per aiutare il catalogatore; nel 1949 questo codice si aggiorna e riceve

l'appellativo di Red Book: oggetto della catalogazione ora è l'opera, si afferma poi la

necessità di tenere conto della persona responsabile del contenuto del libro

Nel 1960, Lubetzky pubblica il suo testo "Code of Cataloguing Rules", nel quale propone ulteriori

cambiamenti sulle procedure di catalogazione: innanzitutto, è necessario consentire la

localizzazione di tutte le pubblicazioni particolari, ordinare le edizioni di una determinata opera. Il

solido impianto teorico fa di Lubetzky uno dei maggiori conoscitori della descrizione catalografica.

A Parigi nel 1961 si tiene la Conferenza Internazionale sui principi di catalogazione. Essa segna un

momento importante. La parola d'ordine è facilitare la circolazione internazionale della conoscenza

realizzando la più ampia uniformità nei cataloghi delle biblioteche. Tra le varie tesi proposte alla

fine prevale la linea di coloro che ritengono che "l'opera deve essere considerata di autore collettivo

se per il suo carattere essa risulta il prodotto dell'attività dell'ente collettivo", inoltre "si rende

necessario definire il rapporto tra informatica e catalogazione: le regole di catalogazione devono

essere adatte ai cambiamenti tecnologici".

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ahmed89 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archivistica, bibliografia e biblioteconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Inserra Simona.