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SCENA PRIMA

Cleostrata, la moglie di Lisidamo, intenzionata ad andare a casa della sua vicina per lagnarsi della sua sorte orribile, parla con Pardalisca, la sua ancella, sulla soglia di casa e le ordina di sigillare le dispense e di mandarla a chiamare nel caso che suo marito avesse bisogno di lei. Informata subito dall'ancella che suo marito desiderava avere un buon pranzo, Cleostrata, contrariata, zittendo la serva, accusa il marito di mettersi contro di lei e suo figlio, pur di soddisfare i suoi capricci amorosi, poi, giurando vendetta, lo minaccia di fargli soffrire la fame e la sete. Proprio in quel momento la porta del vicino di casa inizia a scricchiolare, la vicina di casa esce e va incontro a Cleostrata.

SCENA SECONDA

L'amica di Cleostrata, Mirrina, sulla soglia di casa, si rivolge alle sue ancelle, invitandole ad andarla a cercare a casa della vicina, nel caso in cui qualcuno avesse deciso di andare a trovare l'amica perché si

annoiava a star da sola a casa. Cleostrata avvicinandosi saluta la sua amica, e Mirrina, notando subito la faccia scura e triste dell'amica, si affretta a chiedere spiegazioni sul motivo del suo dispiacere. Cleostrata chiarisce la causa della sua tremenda afflizione: il marito la sottopone a continui tormenti e umiliazioni e la povera moglie si sente incapace di far valere i suoi diritti. Mirrina appare molto sorpresa poiché è convinta che di norma siano i mariti a dover subire le angherie delle mogli. Cleostrata continuando a dolersi per la sua sfortuna, spiega che suo marito si rifiuta di dare in moglie al fattore la giovane serva che lei ha allevato a proprie spese come se fosse stata sua figlia, egli infatti innamorato. Mirrina accusandola di essersi appropriata indebitamente della schiava: le donne non potevano possedere consorte, tutto ciò che una donna possedeva.

apparteneva all'amica di non contrariarlo e di lasciarlo amare, anche a lui, per questo Mirrina consiglia dal momento che in casa non le mancava nulla, e lui aveva il potere di divorziare e mandarlo via. Il dialogo tra le due donne si spegne all'arrivo del marito di Cleostrata; Mirrina si affretta ad uscire dalla casa dell'amica per tornare a casa sua. La padrona di casa promette alla sua vicina di tornare a trovarla appena le sarà possibile, così le due donne si congedano con un addio. SCENA TERZA Lisidamo giunge dalla via della piazza, egli è convinto che il suo amore per Casina possa superare ogni ostacolo, per questo si lascia trasportare da dolci pensieri su questo alla porta di casa sua. Convinto di sorpassare in eleganza l'Eleganza in sentimento davanti persona, il vecchio era appena stato da tutti i profumieri di sua conoscenza e si era fatto che l'effetto degli cospargere da unguenti raffinati per piacere alla sua innamorata, sicuro unguenti

Avrebbe funzionato alla perfezione. Ma alla vista della moglie, la sua contentezza si spegne, e cerca di rivolgersi con estrema dolcezza a quella donna che in realtà considera una disgrazia e un ostacolo per il suo amore. Cleostrata non si lascia facilmente incantare dalle lusinghe di suo marito, che continua imperterrito a giurargli amore. La donna, dopo sentire l'odore degli unguenti, chiede uno scambio veloce di battute, accostandosi al marito, spiegazioni. Lisidamo si sente perduto, e maledice tra sé il profumiere per avergli venduto i balsami profumati, tentando di asciugarsi la testa col mantello. Cleostrata si mostra indignata al pensiero che suo marito alla sua età se ne vada per strada tutto profumato, e lo rimprovera severamente; i vani tentativi del consorte di giustificarsi fomentano la rabbia della moglie che lo accusa senza pietà di essere ubriaco e di frequentare luoghi poco opportuni per un uomo sposato, sperperando i suoi averi a suo piacimento.

Lisidamo, infastidito dalle accuse continue della moglie, la mette a tacere sgarbatamente, chiedendo nuovamente di far sposare la serva Casina con il fattore, servo onesto, che la renderà felice e non le farà mancare mai nulla, mentre al contrario, lo scudiero, era un servo, a suo dire, mascalzone, che non possedeva nulla. Cleostrata ricorda a suo marito che occuparsi delle schiave era una sua competenza, e finge di avere come solo scopo il compiacimento del figlio. Stavolta è Lisidamo a far valere i suoi diritti di padre, pretendendo di sapere ciò che è giusto per il suo discendente, e ritenendo ragionevole che egli si pieghi al suo volere. Cleostrata presagisce che suo marito sta andando incontro a delle disgrazie, e per questo finge di indagare sul motivo dell'interesse dell'uomo per Casina. Ma Lisidamo continua a fingersi interessato al bene della fanciulla. Cleostrata a questo punto propone una sfida: lei stessa andrà dal fattore, per tentarediconvincerlo a lasciare la serva al suo protetto, mentre Lisidamo, convinto di ottenere ciò che vuole, si offre di andare a parlare con Calino, lo scudiero. Cleostrata entra in casa, e manda a chiamare Calino, perché parli con il marito. Lisidamo a questo punto capisce il vero motivo dell'affannarsi della donna in favore dello scudiero, e comincia a preoccuparsi, avendo inteso il piano di sua moglie. SCENA QUARTA Calino esce di casa e incontra Lisidamo: ignorando il motivo per il quale è stato fatto chiamare dal padrone, chiede spiegazioni in modo sgarbato. Lisidamo, vedendo la faccia scura dello scudiero, subito lo rimprovera, richiamandogli alla mente i suoi doveri di sottoposto, e fa subito vedere di essere ben disposto nei confronti del suo servo, che, cogliendo prontamente l'occasione, approfittandone, chiede di essere affrancato. Lisidamo, propone allo schiavo la libertà, ma in cambio lui dovrà lasciare ad Olimpione la serva assicurata a questi, Casina.

Poiché lui l'aveva diventando così celibe e libero, senza essere costretto a far passare una vita da schiavi a sua moglie e ai suoi figli. Lo scudiero però non cede al ricatto e rivendica diritti su Casina, che le era stata promessa dalla padrona e dal figlio di lei; egli inoltre, acquistando la libertà, sarebbe costretto a vivere a sue spese, e non più sulle spalle del vecchio e della sua famiglia. Lisidamo a questo punto decide di affidare alla sorte la complicata questione, sperando di potersi finalmente vendicare del servo e dei suoi sostenitori; perciò ordina a Calino di chiamare la moglie, e di portare un secchiello colmo d'acqua con delle sorti. Calino entra in casa, e il vecchio, rimasto solo, è tormentato dai dubbi: comincia a credere che la moglie sia riuscita a convincere il fattore a rinunciare a Casina. Gli rimane la speranza nel sorteggio, ed è pronto a reagire tragicamente nel caso che la fortuna lo tradisca;

Tutti questi pensieri sono cancellati dalla vista di Olimpione che esce di casa in quel momento.

SCENA QUINTA

Olimpione esce dalla casa dicendo alla sua padrona di non essere intenzionato a cedere ai suoi desideri irragionevoli. Lisidamo, udendo a distanza le parole del suo protetto, si rallegra. Anche la padrona di casa ha tentato di suggestionare il servo con la proposta della libertà. Il vecchio si affretta a chiamare il fattore, curioso di sapere cosa stia dicendo sua moglie. Olimpione appare molto indignato, e giura di non voler cedere in alcun modo nonostante sia preoccupato dall'ira di Cleostrata, e dall'odio che il figlio di lei e i Casina, servi, nutrono nei suoi confronti: teme soprattutto la morte del suo protettore, (in quel caso dall'ira della sua famiglia) e la determinazione della padrona. Lisidamo, sicuro della sua forza, dopo aver rassicurato Olimpione, lo informa della sua intenzione di tirare a sorte per i due contendenti.

Nonostante il fattore provi fermamente ad avanzare qualche dubbio, Lisidamo non lo sta ad ascoltare. Calino esce di casa con il secchiello e le sorti. Decisi a lottare a ranghi serrati, i due uomini attendono l'arrivo dello scudiero. SCENA SESTA Cleostrata, uscendo di casa con Calino, che è arrivato per chiamarla, gli chiede cosa voglia il marito da lei. A parte, Lisidamo e Olimpione decidono di levare le insegne e andare incontro ai loro rivali. Il vecchio predispone tutto per il sorteggio, convinto che tale metodo sia il più giusto, e dopo aver promesso di rassegnarsi in caso di sconfitta, consegna ad Olimpione una sorte. La sorte consegnata al fattore è la numero uno. Calino, dubbioso, chiede alla padrona di assicurarsi che in fondo al secchiello non ci siano altre sorti. Verificata la regolarità del procedimento, Calino e Olimpione gettano le due sorti dentro l'acqua, che viene mescolata da Cleostrata. Calino e Olimpione iniziano a litigare, e Lisidamo.si affretta a zittirli, invitando Cleostrata, anche per dimostrare di non essere ricorso a trucchi, a sorteggiare. La tensione del momento fa scoppiare nuovamente una serie di battute tra i due servi, che ben presto coinvolge anche i due padroni, distogliendoli momentaneamente dall'estrazione. Lisidamo mette fine alle zuffe tra i due contendenti. Cleostrata prende la sorte tenendola in mano e indugia un attimo nel farla vedere al marito; Olimpione a questo punto afferra la sorte ed esulta, Calino ha perduto. Lisidamo, lieto perché gli dei lo hanno aiutato, ordina alla moglie di entrare in casa per preparare le nozze; la moglie accetta suo malgrado la sconfitta ed entra in casa. Il vecchio e il fattore entrano inseguendo la moglie con l'intento di farla sbrigare. SCENA SETTIMA Calino, rimasto solo, si affligge, abbandona presto il desiderio di togliersi la vita, ritenendolo un gesto inutile, pensando soprattutto al piacere che provocherebbe nei suoi nemici. La sua

Afflizione non è data dal fatto di essere stato sconfitto dalla sorte, o dall'imminente matrimonio del vecchio tra il fattore e Casina, ma dall'ostinazione di rifiutarsi di concederla a lui invece che ad Olimpione. Mentre Calino pensa all'agitarsi del vecchio, alla sua fretta, e a come saltava dalla gioia quando il suo protetto aveva vinto, si apre la porta della casa di Lisidamo, e lo scudiero, per non essere visto dagli avversari, nascondendosi rimane in disparte ad ascoltare.

SCENA OTTAVA

Olimpione e Lisidamo escono di casa deridendo Calino: Olimpione desidera che il padrone lo mandi in campagna da lui, perché lo possa tormentare; Lisidamo invece, avrebbe voluto mandarlo a fare le spese per le nozze, se Calino fosse stato in casa, insieme al fattore, per aggiungere alla pena dello sconfitto anche quest'umiliazione. Calino, deciso ad intercettare la conversazione senza farsi vedere, indietreggia contro il muro e, avendo sentito le proposte, insulta tra.

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
21 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher RICHIPAX di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Latino di base e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Campaniello Maria Consiglia.