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2.3 METODOLOGIA DI RACCOLTA DEI DATI E STRUTTURA DEI QUESTIONARI
Il principio di selezione del materiale per l’elaborazione dell’atlante linguistico era già stato
formulato da Wenker in una sua pubblicazione del 1881: “ Es ist besser, Weniges aus möglichst
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allen Orten zu sammeln, als Vieles aus einer ungenügenden Anzahl von ihnen”.
6. Schirmunski, Viktor M. (2010[1962]): Deutsche Mundartkunde: vergleichende Laut- und Formenlehre der deutschen Mundarten,
Herausgegeben und kommentiert von Larissa Naiditsch. Unter Mitarbeit von Peter Wiesinger. Frankfurt am Maim: Peter Lang, p.
116.
7. Schirmunski, Op. cit., ibidem.
8. http://www.3.diwa.info/Wenkerbogen/Erlaeuterungen.aspx , DiWa- Digitaler Wenkeratlas, sezione Geschichte, Übersicht.
9. Schirmunski, Op. cit., p. 119, traduzione personale “E’ meglio raccogliere poco da almeno tutti i luoghi che tanto da una quantità
insufficiente di questi.” 2
Wenker era convinto che il materiale ricavato dai questionari fosse sufficiente per descrivere i più
importanti fenomeni linguistici che emergevano dai vari dialetti locali. Infatti le 40 Wenkersätze
sono delle “formulazioni” che contengono gran parte dei fonemi del Medio alto tedesco, nelle varie
posizioni fonetiche possibili (all’inizio, all’interno e a fine parola) e i morfemi grammaticali più
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rilevanti. A differenza dei questionari del linguista francese Jules Gillièron, quelli di Wenker non
erano strutturati per la raccolta di dati lessicali e per rilevare la distribuzione geografica dei
sinonimi dialettali. Questo rispecchia la convinzione espressa dai neogrammatici e diffusa tra i
dialettologi tedeschi del XIX secolo, secondo la quale il lessico è caratterizzato da mobilità,
instabilità, mutevolezza, quindi risulta inadatto per tracciare dei confini linguistici stabili e ben
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definiti su una cartina linguistica.
La differenza sostanziale tra il lavoro svolto da Wenker e Gillièron consiste nella metodologia di
raccolta dei dati. L’esattezza dei rilevamenti fonologici dei questionari francesi si basa sulla
trascrizione dei suoni da parte di specialisti direttamente sul posto. Gillièron sosteneva che fonetisti
dotati di un buon udito, ma non propriamente dialettologi, fossero più adatti ai rilevamenti fonetici,
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in quanto privi di pregiudizi linguistici. Wenker invece ha optato per il metodo indiretto che
consiste nell’inviare dei questionari ai maestri delle scuole elementari, i quali avevano l’incarico di
riscrivere le frasi in lingua tedesca standard nel dialetto del posto, in modo da far emergere, tramite
la traduzione, le tipiche caratteristiche fonologiche e grammaticali. Agli insegnanti era stato
consigliato di utilizzare, nella traduzione, la normale ortografia dell’epoca. Tale suggerimento è
stato in seguito criticato, in quanto tramite i normali simboli alfabetici non potevano essere
rappresentati i vari gradi di apertura delle vocali e di tensione delle consonanti. Non erano presenti
dei simboli per i suoni intermedi tra <i> ed <e> o tra <d> e <t>, e la conformità tra standard e
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dialetti ha portato ad una trascrizione ortografica invece che fonetica.
Il rilevamento venne portato a termine in varie tappe con questionari diversi. Il questionario
utilizzato per la raccolta dei dati nell’area di Düsseldorf e limitrofe, comprendeva 42 frasi, le
10. Rabanus, Stefan (2002): “Cambiamento dialettale: l’Atlante linguistico di Wenker come strumento per la ricerca. Il caso
dell’estensione del morfema verbale –sch nei dialetti svevi”, Rivista Italiana di Dialettologia. Lingua dialetti società a. XXVI,
CLUEB Bologna, p. 211.
11. Schirmunski, Op. cit., “ der Wortschatz zeichne sich durch größere Beweglichkeit und Veränderlichkeit aus und könne für die
Gewinnung fester und deutlicher Grenzen auf der Karte nicht verwendet werden ”, p. 139.
12. Schirmunski, Op. cit., p. 136.
13. Rabanus, Op. cit., p. 214. 3
cosiddette “rheinische Sätze”. Dopo un inizio promettente, progettarono di espandere la ricerca in
Vestfalia, per la quale venne ideato un questionario con un numero ridotto di frasi, 38, le cosiddette
“westfälische Sätze”. Quando l’area di ricerca venne espansa alla Germania centro settentrionale,
venne proposto un questionario con 40 frasi, passate alla storia come le classiche “Wenkersätze”.
Per la raccolta dei dati nelle aree geografiche della Germania meridionale, vennero utilizzate le
stesse frasi impiegate per il rilevamento nella Germania centro settentrionale con l’aggiunta, nel
retro dei questionari, di alcuni lemmi relativi ai giorni della settimana ed agli aggettivi numerali.
Inoltre, per la prima volta, venne richiesto agli insegnanti di annotare, mediante i simboli fonetici
convenzionali, alcune peculiarità fonologiche quali eventuale nasalizzazione, la differente qualità
vocalica del suono /e/ (aperta o chiusa), realizzazione apicale o uvulare del suono /r/, sonorità o
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meno del fonema /s/ e la pronuncia di alcuni luoghi geografici.
2.4 ELABORAZIONE DELLE CARTINE LINGUISTICHE
Nella realizzazione delle cartine linguistiche, Wenker diede grande importanza all’esattezza
geografica ed intendeva tracciare delle linee di confine ben definite tra i vari dialetti e non
rozzamente abbozzate come aveva fatto Bernhardi. A tale scopo analizzò personalmente più di
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40.000 questionari, ritenuti fondamentali per la delimitazione dei confini. Il metodo dell’atlante
linguistico tedesco partiva infatti dal presupposto che un determinato ambito linguistico venisse
analizzato tramite una fitta rete di luoghi e che venisse realizzata la rappresentazione cartografica
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dei confini di ciascuna parola (Isoglosse). Müllehoff, recensore dell’Accademia delle scienze di
Berlino, aveva invece suggerito di non dedicare una carta ad ogni singola parola, ma ad ogni
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fenomeno linguistico. I dati ricavati vennero messi ad inventario e catalogati su base regionale.
La mappa aveva una griglia di 5° di latitudine e di 10° di longitudine e utilizzava il meridiano di
Ferro come meridiano zero. Per la rappresentazione di tutto l’impero tedesco, la scala 1:300.000 era
troppo piccola e non era sufficiente per indicare i luoghi di ricerca di dimensioni minori.
Inizialmente, per dare l’orientamento, vennero indicate solo le città più grandi. Erano inoltre
rappresentate con delle ombreggiature grigie la rete fluviale, i laghi, le paludi e i confini dei Länder
14. DiWa- Digitaler Wenkeratlas, sezione Geschichte, Zur Entwicklung und Verwendung der Fragebogen.
15. Rabanus, Sprachkartographie des Deutschen: von Schmeller bis zum Digitalen Wenker-Atlas, pp. 345, 346.
16. Schirmunski, Op. cit., p. 165.
17. Schirmunski, Op. cit., p. 117. 4
dell’impero tedesco. In seguito, il problema della mancanza di spazio venne risolto, in quanto venne
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elaborato un sistema di sigle, con le quali potevano essere identificati i luoghi minori. Seguendo
tali indicazioni, vennero prodotte 31 carte di lino che costituivano il modello per le elaborazioni
successive. Sopra queste mappe vennero apposti dei fogli di pergamena trasparenti, sui quali i
collaboratori dovevano riportare ogni singolo termine e le eventuali variazioni linguistiche dello
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stesso. Nei calchi era possibile individuare i settori privi o con minime variazioni areali,
delimitati da linee colorate, le isoglosse, e utilizzati come linee guida. Solo le informazioni locali,
ovvero aree geografiche che presentavano numerose deviazioni dalla forma standard, venivano
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rappresentate con simboli specifici, trattini o figure geometriche. I dati di questi calchi vennero
riportati manualmente sulla mappa principale. La scala 1:1.000.000 per una singola carta linguistica
era troppo grande, per questo la mappa venne divisa in tre settori: l’area sud occidentale, nord
occidentale e nord orientale, che comprende dei territori polacchi e russi, appartenenti all’epoca alla
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Prussia.
Il risultato finale, “Der Sprachatlas des Deutschen Reichs”, è una collezione di singole mappe
linguistiche realizzate a mano in due esemplari, consultabili presso gli archivi dell’Istituto di ricerca
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di Marburg e la biblioteca statale di Berlino.
2.5 L’ATLANTE DIGITALE DI WENKER
L’età, la qualità degli acidi contenuti nella carta e il continuo utilizzo hanno reso le cartine
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dell’Atlante di Wenker facilmente lacerabili e provocato l’invecchiamento dei colori. Per
preservare il materiale cartografico dall’usura, particolarmente evidente nei bordi, si optò per due
diverse modalità: l’adattamento fotografico e la digitalizzazione, processo che venne utilizzato per
la pubblicazione. Per la divulgazione del materiale si offrivano due possibilità, ovvero i supporti
magnetico-ottici CD e DVD, oppure Internet. Alla fine venne scelta quest’ultima opzione, in quanto
la quantità dei dati eccedeva la capienza di un DVD. Questo ha permesso di rendere accessibile il
18. Rabanus, Sprachkartographie des Deutschen: von Schmeller bis zum Digitalen Wenker-Atlas, p. 347. DiWa, sezione Geschichte,
Beschreibung des Kartierungsverfahrens.
19. DiWa- Digitaler Wenkeratlas, sezione Geschichte, Zur Entwicklung und Verwendung der Fragebogen.
20. Aree geografiche caratterizzate da una determinata forma dominante, Rabanus, Stefan (2002): “Cambiamento dialettale: l’Atlante
linguistico di Wenker come strumento per la ricerca. Il caso dell’estensione del morfema verbale –sch nei dialetti svevi”, Rivista
Italiana di Dialettologia. Lingua dialetti società a. XXVI, CLUEB Bologna, p. 214.
21. Rabanus, Op. cit., ibidem, DiWa- Digitaler Wenkeratlas, ibidem.
22. Rabanus, Sprachkartographie des Deutschen: von Schmeller bis zum Digitalen Wenker-Atlas, p. 347.
23. Rabanus, Op. cit., ibidem.
24. Rabanus, Op. cit., p. 351. 5
materiale linguistico ad un pubblico più vasto, che comprende linguisti, studiosi e persone che, pur
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non essendo accademici, dimostrano interesse per l’argomento. Il processo di digitalizzazione
venne effettuato da un’impresa specializzata che impiegò una risoluzione di 600 punti per pollice
(dpi) e una profondità di colore a 24 Bit (RGB). Questo ha permesso l’ottimizzazione della
regolazione dei colori e del contrasto, funzionali più ad una migliore leggibilità della calligrafia,
divenuta quasi illeggibile, che ad una maggiore fedeltà ai documenti originali. Durante la fase di
digitalizzazione, oltre ai questionari, vennero archiviate registrazioni audio relative alla pronuncia
di circa 1000 luoghi e una bibliografia sulla dialettologia e sulla ricerca linguistica regionale, che
conta circa 8000 titoli. Il materiale digitalizzato