Cardiologia - ipertensione arteriosa
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IPERTENSIONE ARTERIOSA
Abbiamo già accennato + volte che la P. A.=G .S. x R. V.. la pressione arteriosa è data da questi 2 fattori
quindi io posso aumentare o ridurre la pressione modificando questi 2 elementi. L’ipertensione è l’aumento dei
valori pressori rispetto alla media della popolazione a cui si appartiene. Non sono dei valori assoluti ma dei
valori correlati alla popolazioni a cui si appartiene. allora abbiamo la razza bianca caucasica che vive in
differenti zone , ognuna ha una propria variabilità e c’è bisogno di comunicazione si sono stabiliti dei valori per
cui c’è una ipertensione grave, lieve, media basata assolutamente su valori di pressioni che attualmente
variano per ogni classificazione con la tendenza sempre + ad abbassarli questi valori. Attualmente avere solo
l’ipertensione non significa assolutamente nulla ma se associata a diabete o ad ipercolesterolemia è diversa
da ipertensione isolata, ipertensione con infarto è diversa da ipertensione isolata. Le classificazioni attuali
tengono conto non solo dei valori di pressione assoluti ma soprattutto della coesistenza o meno di problemi ad
essi associati. Esistono poi 2 tipi di ipertensione: l’ipertensione sistemica primitiva o l’ipertensione e poi
l’ipertensione secondaria. Nella primitiva non riusciamo ad identificare una causa, quella secondaria è quella
in cui riusciamo ad identificare una causa.
Quali sono le cause di ipertensione secondaria?
Sono una cardiopartia congenita che è la coartazione istmica dell’aorta in cui c’è un restringimento dell’aorta
per cui tutto il tratto a monte va in ipertensione mentre il tratto a valle va in ipotensione, poi ci sono delle
malattie endocrine quale il Cushing e poi ci sono delle patologie renali quali la glomerulonefrite ed altre
nefropatie oppure la stenosi congenita dell’arteria renali. Sono tutte condizioni che creano ipertensione,
naturalmente se riusciamo ad individuare in questi pz la causa, eliminando la causa possiamo modificate
l’ipertensione, nei casi in cui questo non è possibile si parla di ipertensione arteriosa essenziale per cui il
trattamento è quello classico cioè quello di prendersi i farmaci antipertensivi a vita.
Un altro elemento importante da considerare è che i valori della pressione variano, non sono costanti, nella
mattinata alla sera, durante la settimana e durante l’anno e quindi la conseguenza è che la terapia ipertensiva
non può essere costante ma deve seguire l’andamento della pressione, se la pressione sale dobbiamo
aumentare la dose , se la pressione scende dobbiamo ridurre la dose e questo l’ha facciamo con l’auto
misurazione della pressione. Purtroppo in giro c’è troppa confusione perché hanno venduti apparecchi
elettronici che non danno valori affidabili , l’ideale è misurare la pressione con un normale sfigmomanometro a
mercurio, se proprio non c’è quello aneroide , sono quelli affidabili e poi sono associati all’uso del
fonendoscopio. Mai utilizzare la manina. Gli internisti studiano l’ipertensione, i cardiologi l’abbassano perché
hanno necessità per i motivi qui definiti. Cosa succede quando un pz diventa l’iperteso? È l’adattamento
cardiaco . nell’adattamento cardiaco vi è un aumento delle resistenze vascolari, cioè all’inizio c’è una
ritenzione idrica che aumenta la gittata sistolica, poi questo periodo cessa e si passa al secondo periodo che
dura per tutta vita mentre il primo periodo dura per un breve periodo in cui sono aumentate le resistenze
vascolari, cioè il tono delle arteria è aumentato, sia che è aumentato la contrazione delle cellule muscolari
lisce sia che le arteria siano diventate dure , rigide , anaelastiche. Esiste un aumento della stress di parete e il
cuore va incontro ad ipertrofia che è un meccanismo di compenso con aumento delle dimensioni delle cellule.
Cioè le cellule aumentano di dimensioni e abbiamo visto che si viene a creare la discrepanza del flusso
coronarico tra superficie dei capillari e superficie cellulare. Vi è un aumento del reticolo del collageno per cui
vi è riduzione di un adeguato apporto di ossigeno e poi vi è la riduzione della perfusione subendocardica per
l’aumento della pressione. Abbiamo detto che il flusso coronarico è prevalentemente diastolico, cioè durante la
diastole se però anche durante la diastole la pressione è elevata anche all’interno del miocardio, anche qui la
perfusione è alterata. Vi è un’accelerazione dell’ipertensione del processo aterosclerotico, cioè la malattia
ateroscerotica va avanti + rapidamente negli ipertesi che nei non ipertesi. Chiaramente si ha riduzione
dell’apporto di ossigeno. Quello che bisogna ricordarsi che l’ipertrofia non è dipendente né della durata
dell’ipertensione né della gravità dell’ipertensione, cioè noi possiamo avere pz poco ipertesi 160 su 90/100
millimetri di mercurio che hanno una severa ipertrofia e pz che hanno 200 millimetri di mercurio da una vita
che non hanno ipertrofia. l’ipertrofia è un meccanismo di compenso che segue anche altre strade tra cui i
GENI. C’è una concomissione della funzione sistolica, nella fasi iniziali per l’ipertrofia addirittura la puntata
sistolica è conservata e migliorata, successivamente viene detto sfiancamento dato dall’ipertrofia e ci sono
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher kalamaj di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Cardiologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Foggia - Unifg o del prof Di Biase Matteo.
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