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LE OPERE RIFIUTATE

Caravaggio realizzò delle opere, che vennero rifiutate dagli stessi committenti, perché ritenute indecorose, nel senso che eludevano da quella che era l'iconografia sacra tradizionale, codificata da Paleotti e prevista dai dettami della Chiesa Controriformata. Tanto che lo stesso Caravaggio fu accusato di eresia. Nonostante tutte queste accuse, comunque, Caravaggio non era affatto un eretico, perché non rifiutava le Sacre Scritture, ma l'idea di doversi adeguare all'unica interpretazione imposta dalla Chiesa. Quindi, preferiva portare avanti un proprio linguaggio eterodosso ed eversivo, semplicemente non allineato con le regole dell'iconografia sacra previste dai dettami di Paleotti e della Chiesa Controriformata, ma basato, piuttosto, su una reinterpretazione personale e soggettiva del contenuto delle stesse Sacre Scritture. Questa si estrinseca nella riproposizione al grado zero degli episodi sacri, riprodotti in tutta la loro

semplicità e quotidianità nell'attualizzazione di questi episodi, che vengono calati in una dimensione umana, terrena, domestica e nella realtà alui contemporanea, che aveva costantemente di fronte agli occhi. : la commissione venne assegnata nel Giugno del 1601, quando Caravaggio soggiornava già a Palazzo Mattei, da parte della confraternita dei Carmelitani Scalzi, per essere esposta su uno degli altari minori della Chiesa di Santa Maria della Scala a Trastevere. La gestazione fu molto lunga e tortuosa e l'opera fu terminata solo nel maggio del 1606 (probabilmente Caravaggio deve aver riflettuto lungamente). Appena fu collocata ed esposta al pubblico, i Frati la ritennero subito indecorosa e non idonea all'iconografia Sacra prevista dalla Chiesa Controriformata e, per questo, la rifiutarono e ordinarono di toglierla. Tuttavia, l'opera suscitò scalpore tra il pubblico e ammalì lo stesso Rubens, che colpito dallaportata rivoluzionaria del linguaggio di Caravaggio e di questo dipinto, decise di acquistarlo. In questi anni, il pittore aveva già raggiunto una sua notorietà e lavorava come agente artistico del Duca di Mantova (nel senso che, veniva mandato dal Duca alla ricerca di opere prestigiose che avrebbero potuto arricchire la collezione del Palazzo Ducale). Quindi, l'opera di Caravaggio entrò a far parte della collezione artistica dei Gonzaga (Mantova). Solo che, anche loro cadono in rovina, quindi, sono costretti a vendere tutte le opere, compreso il dipinto di Caravaggio che, nel 1627, viene acquistato dal Re Carlo I d'Inghilterra, confluendo all'interno della collezione reale Inglese. Con lo scoppio della Rivoluzione Inglese e la conseguente morte del Re, tutte le opere della sua collezione si dispersero, compresa questa di Caravaggio, che venne acquistata da un banchiere Francese. Questo la donò al Re Luigi XIV, andando così a confluire nella collezione reale Francese.collezione artistica reale di Versailles. Successivamente, poi, confluì, insieme a tutte le opere di Versailles, al Louvre. La storia del dipinto è, quindi, il protagonista di un passaggio di collezioni. MA PERCHÉ VENNE RIFIUTATO? L'opera rappresenta, appunto, il compianto della Vergine, ormai morta. Ma si assiste alla riproposizione al grado zero dell'episodio tipica del Naturalismo di Caravaggio), che non viene rappresentato in senso apologetico in tutta la sua sacralità, ma scena feriale viene ridotto ad una, come avrebbe detto Longhi, ovvero, ad un semplice compianto di una comune donna morta, calato in un dimensione terrena, umana e intimamente domestica, con i membri della famiglia che stanno piangendo la morte della donna di casa. La stessa Vergine viene desacralizzata, ovvero, rappresentata come una donna in carne e ossa ormai morta, che non ha nulla di sacro se non l'aura sottilissima che circonda la testa (unico accenno alla sua sacralità).

Sacralità). Mancini la paragona addirittura ad una Cortigiana Comune, che Caravaggio aveva osato rappresentare e collocare sopra ad un altare, superando i limiti della decenza. Mentre Bellori e Baglionesi soffermano sui piedi nudi, lasciati scoperti dalla veste, e sullapancia gonfia, un particolare che farebbe pensare che Caravaggio abbia preso come modello di riferimento una donna che era stata rinvenuta morta nel Tevere e che l'artista si era ritrovato di fronte agli occhi. Gli stessi fedeli, poi, compresi San Giovanni e San Pietro, hanno l'aspetto di comune gente del popolo, che l'artista aveva prelevato dalla realtà in cui lui stesso viveva. Quindi, tutto ciò attesta l'eterodossia del linguaggio di Caravaggio, che, semplicemente, non si adegua ai dettami della Chiesa Controriformata, ma, al contrario, preferisce rinnovare l'icnografia Sacra Tradizionale, basandosi su una reinterpretazione personale e soggettiva del contenuto delle Sacre Scritture.

(calarloin una dimensione terrena e nella realtà che aveva costantementedi fronte agli occhi). Quindi, ad essere criticata comeindecorosa ed eretica, fu semplicemente questa eterodossia,ovvero, questa reinterpretazione personale e soggettiva equesto rinnovamento della rappresentazione sacra tradizionale,prevista dai dettami della Chiesa Controriformata.

Nonostante ciò, l'opera riscontrò comunque notevole successotra il popolo, che finiva per essere empaticamente coinvoltonella drammaticità della scena, perché si immedesimavanell'umanità dei protagonisti e in quella dimensione umile,terrena e domestica, che sentiva vicina alla realtà in cuiviveva quotidianamente.

La scena, infatti, è dominata da un forte pathos (indicedell'umanità stessa del contesto), che offre a Caravaggiol'opportunità di realizzare un vero e proprio campionario diespressioni e atteggiamenti dolenti, analizzando erappresentando

Tutti i diversi stati d'animo e i diversi modi di interiorizzare ed esprimere il dolore: San Giovanni, per esempio, appoggia semplicemente la mano alla guancia, come se volesse trattenere il dolore dentro di sé, a differenza di San Pietro e del personaggio accanto a lui, che mostrano in maniera più esplicita tutta la disperazione e la sofferenza provata, dato che il primo sistropiccia gli occhi pieni di lacrime e il secondo porta la mano sulla fronte, come se volesse coprire gli occhi pieni di lacrime. La fanciulla accanto alla Vergine, invece, raccoglie il volto tra le mani, in segno di chiara sofferenza (indagine degli stati d'animo, come nelle opere giovanili). In tutto ciò, il drappo rosso che cala dal soffitto ligneo, enfatizza ancora di più il pathos e la drammaticità della situazione. Da questo dipinto in poi, Caravaggio rappresenterà un'umanità sempre più dolente. Da un punto di vista stilistico, si evince la manifattura.

donna morta. La scena è ambientata in un interno, con la Vergine distesa sul letto di morte al centro, circondata da apostoli e figure piangenti. La luce proveniente da una finestra a sinistra illumina la scena, creando contrasti di chiaroscuro e mettendo in evidenza i dettagli delle figure e degli oggetti. La composizione è equilibrata e simmetrica, con la figura della Vergine al centro e le altre figure disposte attorno a lei. La resa dei volti e delle espressioni è realistica e intensa, trasmettendo il dolore e la tristezza della scena. La pittura di Caravaggio si caratterizza per la sua tecnica virtuosistica e per l'attenzione ai dettagli, che conferiscono alle sue opere una grande forza espressiva.donna qualunque, con i membri della famiglia che stanno piangendo la morte di questa donna di casa. Per far capire che non si tratta di una scena quotidiana, Caravaggio inserisce una semplicissima aureola molto esile attorno alla testa della Vergine. Campionario delle diverse emozioni dolenti provate ed espresse verosimilmente, con i volti e i gesti: il Battista, con la mano appoggiata sulla guancia, trattiene il dolore dentro di sé, S. Pietro si strofina gli occhi, probabilmente pieni di lacrime. L'umanità rappresentata da Caravaggio è un'umanità sempre più dolente. Grande drappo rosso che cade da un soffitto ligneo con cassettoni, riprodotto verosimilmente in ogni singola parte, con il legno analizzato in tutta la sua consistenza (proprio come la struttura lignea della finestra della Vocazione) e questo drappo accentua la drammaticità della situazione sottostante. Riproduzione di tutti gli elementi: tutto viene equiparato, riproduzione ottica.

materica di ogni elemento e riproduzione verosimile della drammaticità della situazione (del dolore provato dai protagonisti).

Accusa di Mancini: di aver dipinto la sua amante e, quindi, di aver messo sull'altare una Cortigiana comune, andando contro ogni limite di decedenza

Accusa del Baglione: aveva ritratto una donna gonfia di acqua, annegata probabilmente nel Tevere

Tutte queste critiche portarono alla rimozione del dipinto dall'altare della Chiesa.

San Matteo e l'Angelo, 1602:

È collocato sulla parete di fondo della Cappella, sopra l'altare ed è, appunto, la seconda versione di quella realizzata nel 1601 e rifiutata dal committente, perché ritenuta "Indecorosa", nel senso che si allontanava da quel decoro previsto dai dettami della Controriforma in merito alle rappresentazioni sacre. Come afferma anche lo stesso Bellori, San Matteo non aveva l'aspetto né di un Santo, né di un uomo colto e letterato, ma, al

contrario, appariva come un comune popolano, dall'aspetto umile, dimesso e poco decoroso, con le gambe accavallate e i pieditozzi rozzamente esposti al pubblico e anche come unanalfabeta, che aveva bisogno di essere guidato dalla mano dell'Angelo per scrivere il Vangelo. Altro elemento ritenuto poco decoroso, era l'atmosfera di eccessiva intimità domestica, in seguito all'estrema vicinanza tra il Santo e l'Angelo stesso. Tutto ciò è ovviamente frutto della riproposizione al grado zero dell'episodio sacro, tipica del naturalismo Caravaggesco che, come VOcazione e il MArtirio, per la aveva voluto immaginare e rappresentare come doveva essere accaduto, ovvero, in tutta la sua semplicità e quotidianità. Tuttavia, agli occhi della Chiesa e dei committenti, quella che era una semplice reinterpretazione personale delle Sacre Scrit

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Publisher
A.A. 2019-2020
67 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vienna26 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Arte Moderna a Roma e nel Lazio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Valeriani Alessandro.