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Opere di Caravaggio
Questi primi soggetti sono tutti giovinetti perché probabilmente erano gli stessi amici dell'artista, quindi suoi coetanei. Nel suonatore di liuto, realizzato durante il soggiorno presso Del Monte, la bilancia di luce, ombra e penombra che avvolge il giovane e lambisce il tavolo rende la perfetta equivalenza tra la figura e la natura morta di fiori e frutta, da osservare il famoso riflesso della stanza dentro la caraffa.
Per quanto riguarda i soggetti sacri dobbiamo ricordare:
- Il riposo nella fuga in Egitto
- La Maddalena pentita
- La cena in Emmaus
- L'andata al calvario
- Estasi di San Francesco
- Giuditta
- S. Caterina
Il riposo nella fuga in Egitto dimostra una chiara influenza delle opere del Lotto e il Caravaggio volle rappresentare l'episodio come una sosta in campagna della famiglia del falegname, il tutto immerso in un paesaggio autunnale che non riprende elementi della flora orientale, come ci si sarebbe aspettato, bensì della campagna romana. L'angelo poi appare come...
l’incarnazione dell’agrazia, che esiste per davvero anche se non si incontra di frequente. La Maddalena invece appare una donna comune, una ciociarella rappresentata mentre piange e il sole che entra dalla finestra le asciuga i capelli. La cena in emmaus appare come una scena di osteria romana dove è presente un primo accenno di dramaticità nell’ombra che sforma sul muro, quasi caricandola, la figura del Cristo. Questi appare sbarbato e ovalizzato, quasi una caricatura di quello della cena leonardesca. L’andata al calvario è caratterizzata da un Cristo troppo bello per l’asprezza della scena. Ma in realtà le contraddizioni sono un po’ ovunque basta osservare la contrapposizione tra il viso spietato del vecchio aguzzino e la manica troppo florida dell’abito o le pieghe del manto del Cristo ottenute con una cavata fin troppo musicale. Nell’estasi di San Francesco l’angelo color luna rimanda alle prime opere, ma la tonaca.apparegrandemente intaccata dall'ombra e le mani bruciano di impasto febbrile, sotto il cielo caratterizzatoda un tramonto funereo. Insomma la scena rappresenta la descrizione dell'oscurità. Un'inclinazione verso l'orrido si legge nella Giuditta dove un terrore enorme viene suscitato dal gigantesco scannato e dal tendone che incombe sulla terribile scena. La stessa modella della Giuditta sembra tornare nella Santa Caterina, qui la principessa di Alessandria viene rappresentata con una camicia florida di candido lino, la veste a passamanitrapunti di luce, il manto turchino e oro come in un Manet. È ormai cresciuta l'età dei modelli. Si può notare come in queste opere rispetto a quelle trasparenti dell'adolescenza egli cominciasi a "ringagliardire gli scuri", questo perché la committenza richiedeva quadri di evento sacro e patetico e una pittura dai toni più scuri rispondeva meglio a questa.necessità. Anche se “gli scuri gagliardi” furono escogitati dall’artista per conferire un maggior rilievo ai corpi. Solo in questo modo poteva essere spiegata una così ardua rivoluzione da chi aveva come modello precedente l’arte cinquecentesca. In realtà egli voleva più che dar rilievo ai corpi, rendere la forma delle tenebre che li interrompono. Ed è proprio nel momento in cui dipinge la storia dei fatti sacri, dal momento che li considera un seguito di drammi, sente la necessità utilizzare toni scuri per meglio rendere il grumo drammatico della realtà più complessa. Nell’ultimo decennio del secolo egli realizza due importanti dipinti per la chiesa di S.Luigi dei Francesi a Roma, le tele della Vocazione e del Martirio di S.Matteo. Il Caravaggio era già stato nella cappella di San Luigi nei primi anni dell'ultimo decennio del secolo col suo primo San Matteo. E da questo momento in poi l'artistasi può utilizzare il tagper formattare il testo in paragrafi:
Si rivolge al ala rappresentazione ditemi sacri, accentuando gli scuri gagliardi e drammatici che anticipano i due quadri di San Luigi.
La vocazione di San Matteo è rappresentata come una scena di giocatori d'azzardo. Un biografo germanico ha sostenuto che il Caravaggio avesse tratto ispirazione per questo opera da d'incisione dello Holbein "i giocatori e la morte". È presente in questo opera la stessa concezione poetica di un tema di vita dissoluta che all'improvviso subisce un cambiamento a causa di un destino che sopraviene: la morte nello Holbein, il Cristo Salvatore nel Caravaggio.
Il San Matteo di questa villa è cosa ben diversa da quello giovanile che lo stesso artista aveva compiuto per l'altare di San Luigi è che era stato scambiato per un analfabeta. Ora invece egli era cosciente del fatto che Matteo fosse un agente di cambio, un appaltatore di gabelle e di dogane. È dato che in questi luoghi si cambia moneta e quindi
il gioco è facile a intavolarsi, si capisce come la scena della vocazione sia strutturata nel momento in cui qualcuno o qualcosa venga a distogliere Matteo e i suoi compagni da una partita da azzardo. L'arrivo di Cristo è annunciato dalla presenza della luce che non ha sotto il fine sprone ne illumina il viso del santo il quale mentre con la destra raddoppia la puntata colla sinistra si addita, quasi come per chiedersi: "vuole me?". Il martirio di San Matteo è un tema tratto da una leggenda etiopica (re Irtaco che svergognato dall'apostolo per le sue mire illecite sulla figlia di Egesippo, lo fa colpire al dai suoi fedeli mentre officiava l'altare). Il Caravaggio la trasforma in un fatto di cronaca nera ambientato in una chiesa romana del suo tempo. Il santo viene rappresentato già trafitto e rovesciato sotto i gradini dell'altare mentre il suo omicida sta per dargli il colpo mortale. Tra il gruppo degli astanti ve nesono alcuni timorosi tra i quali figura lo stesso Caravaggio con baffi e moschetta. Nell'aria scura che grava sul centro della scena si impone il nudo del carnefice inciso fortemente d'ombre. È da notare la figura del giovane chierichetto alle spalle del santo che ripete nell'atteggiamento la figura della medusa e del giovinetto morso dal ramarro. Se da questi due dipinti di crisi si passa ad analizzare la seconda redazione del San Matteo ci si rende conto dell'enorme divario che li separa, in quanto quest'opera nella chiara espressione della maniera grande del Caravaggio. Prima però di arrivare alla realizzazione di quest'opera egli sicuramente sperimentò i numerosi dipinti che ben esprimono la lunga crisi di mente e di costume che l'artista dovette affrontare.
Il formato insolito della tavola, sviluppato più in altezza che in larghezza, permette all'artista di rappresentare angeli in volo. Quest'angelo appare sorretto in aria da
Un enorme accappatoio, in modo tale da poter dare le sue spiegazioni dall'altro, mentre il santo per sentire meglio si alza leggermente dallo sgabello. Nell'uso del colore si legge una maggiore comprensione dei classici veneziani appena giunti da Ferrara. Intorno al 1600-1601 Caravaggio riceve la commissione di due quadri da parte del Monsignor Tiberio Cearasi, per la decorazione della cappella in Santa Maria del popolo: la crocifissione di San Pietro e la conversione di San Paolo.
Nella crocifissione di San Pietro l'evento viene rappresentato nel suo svolgimento e ogni personaggio sembra assolvere a proprio compito senza controbattere. La fatica degli uomini che si apprestano a sollevare il corpo del santo è resa in maniera realistica, mentre il santo in primo piano sembra guardarci calmo e cosciente come un moderno eroico laico.
Nella conversione di San Paolo si ha quasi l'impressione di potersi calare nella parte del santo un che si ritrova terra inconsapevolmente.
Si vede addosso la massa enorme del cavallo e neri del libro da un fascio di luce che investe le sue palpebre e ci dà all'aspetto delle pupille cieche dei busti romani. In questo modo il dipinto appare come il più rivoluzionario di tutta la storia dell'arte sacra.
I due dipinti della cappella soffrirono sempre dell'oscura collocazione nella cappella.