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PRODUZIONE CAPSULE MOLLI-METODO SCHERER

Ho una siringa dosatrice che spinge un quantitativo esattamente dosato di pa all'interno di una forma data da due stampi cilindrici metallici a sx e dx che hanno sulla superficie degli incavi corrispondenti a metà di una capsula e ruotano in senso opposto, e attraverso questi due stampi passano i 2 film di gelatina, che vengono quindi riempiti dal pa e spinti da questo sulle pareti degli incavi; poi il sistema sarà scaldato e permetterà di sigillare i 2 film che vanno a inglobare il contenuto, poi viene tagliato e rettificato.

CAPSULE RIGIDE

Definite anche capsule opercolate. L'opercolo è composto da due parti di forma cilindrica che si inseriscono l'una nell'altra. La parte inferiore, definita corpo, che è più lunga, si inserisce in quella più corta che è quella superiore, la testa. Le capsule sono in genere autobloccanti, presentano un sistema di prebloccaggio che impedisce

Il sistema di chiusura delle capsule prevede due opercoli, uno per la testa e uno per il corpo, che si aprono durante il trasporto e il caricamento della macchina. Questo avviene grazie a delle scanalature presenti nel corpo e nella testa, che si sovrappongono quando la testa viene inserita sul corpo, creando un incastro. Tuttavia, è possibile forzare l'apertura se necessario.

Inoltre, è presente un sistema di bloccaggio per evitare l'apertura dopo il riempimento, che consente di sigillare la capsula. Questo sistema fa scattare un meccanismo di bloccaggio che produce un suono di "click".

Quando le capsule vengono chiuse, le scanalature si sovrappongono l'una sull'altra in modo che, se cadono o vengono sottoposte a sforzo, non si aprano facilmente.

Esistono diversi tipi di capsule con incastri modellati:

  • Capsule tipo SNAP FIT: sono le più comuni. Il bloccaggio avviene grazie a due anelli concentrici, uno sul corpo e uno sulla testa, che si incastrano l'uno sull'altro. Queste capsule hanno anche un meccanismo di prechiusura.
  • Capsule tipo CONI SNAP: sono un'evoluzione delle capsule snap fit. Hanno il bordo del corpo della capsula leggermente affusolato, il che facilita il caricamento su macchine incapsulatrici ad alta velocità.
Presentano dei forellini per l'eliminazione dell'aria quando chiudo la capsula e posseggono anche il meccanismo di prechiusura. - Capsule tipo DB CAPS: più basse e tozze, hanno 2-3 scanalature. Una volta bloccate, la testa della capsula copre quasi interamente il corpo, e una volta chiuse non si riaprono più a meno che le rompa. Servono per gli studi clinici, per inserire dentro la compressa, nascondendo il placebo dal farmaco vero e proprio. - Capsule per rivestimento (PRESS FIT o XPRESS FIT): usate per il rivestimento di compresse, se non posso effettuare il rivestimento di compresse tramite abbassina o letto fluido (se non ce li ho). A livello nutraceutico (parliamo di integratori) non si può fare il rivestimento che invece si può fare in ambito farmaceutico, perché spesso per il rivestimento uso solventi organici, quindi ho un residuo di sostanze comunque abbastanza tossiche, anche se in piccole quantità. In ambito farmaceutico èconsentito perché si fa il rapporto vantaggi/svantaggi, in questo caso c'è la necessità. Per questo è stato prodotto un tipo di capsula formato da una miscela particolare di polisaccaridi, che resiste all'ambiente acido dello stomaco per circa 45 minuti, quindi significa che posso veicolare un nutraceutico dentro una capsula che non è rivestita, però è costituita da una miscela di polimeri ammessi per uso umano che mi garantiscono la permanenza nello stomaco della capsula per circa 45 minuti, poi si apre e quando lo stomaco viene svuotato passa nell'intestino -> delivery mirato a una zona specifica. Le capsule opercolate per uso farmaceutico sono standardizzate, abbiamo diversi formati, possono essere (dalla più piccola alla più grande) di tipo 5, 4, 3, 2, 1, 0, doppio e triplo 0 (00, 000), che hanno tutte dimensioni e capacità diverse. Quelle che abbiamo usato in laboratorio didattico e che vengono usate di

più anche in farmacia sono quelle di tipo 0 che hanno un volume di 0,68 ml e la tipo 2 di 0,37 ml, perché queste consentono di avere un range più ampio. In base alla densità della miscela di polveri che uso, all'interno di una capsula ad esempio di tipo 0 ci potrà essere più o meno polvere, quindi sarà occupato un volume diverso; d=m/V. la capsula tipo 000 che è quella più grande la uso in ambito veterinario, quella invece di tipo 5 che è quella più piccola di tutte la uso invece per veicolare un farmaco a basso dosaggio. Ogni tipologia di capsula avrà una sua specifica opercolatrice, con dimensione dei fori adatta alla grandezza delle capsule.

Scelta del tipo di capsula: viene scelta quella più piccola in grado di contenere tutto il pa considerando il volume al versamento della formulazione. Si misura il volume di pa precedentemente pesato, considerando la quantità totale necessaria per tutto il processo.

numero di capsule da allestire, nel cilindro graduato ambientato con l'’eccipiente, e in base a questo volume si sceglie il tipo di capsula con capacità idonea e in modo tale da usare meno eccipiente possibile. Poi si aggiunge nel cilindro l'’eccipiente fino a raggiungere il volume che corrisponde alla capacità totale della capsula e si attesta con scuotimento, si riprende la polvere e si miscela fino a renderla omogenea (posso aver misurato pa ed eccipiente in due cilindri separati e poi unito con diluizioni geometriche se le quantità sono diverse, oppure misurato direttamente l'’eccipiente nel cilindro in cui ho messo il pa e poi versato insieme nel mortaio e mescolato se uguali). Si controlla il volume riassestando con scuotimenti. Per la tariffazione il peso dell’eccipiente si calcola per differenza trapezo peso totale e quello dei pa; se l’eccipiente è una miscela posso calcolare la densità dell’eccipiente con un peso

gastrointestinali, aumentando la velocità di dissoluzione del farmaco. ECCIPIENTI Diluenti: servono per aggiustare il volume finale della miscela di polveri. In genere si usa amido, lattosio, fosfato dicalcio e cellulosa microcristallina. Come per il processo di compressione diretta tra i vari eccipienti sono preferiti i tipi a taglia maggiore o con forma sferica (maggiore scorrevolezza), compatibilmente con le caratteristiche dell'attivo (è difficile ottenere una miscela omogenea tra sostanze con taglia, forma e densità molto differenti). Un diluente idrofilo può aumentare la velocità di dissoluzione di un farmaco idrofobo scarsamente solubile (in capsule di gelatina dura). Se la capsula è riempita solo di principio attivo idrofobo, una volta sciolta la capsula, a contatto coi fluidi gastrointestinali il contenuto rimane compatto, si sedimenta a livello gastrico, non si scioglie. Se invece ci sono all'interno anche particelle idrofile di diluente, quando la capsula si scioglie, si dissolvono nei fluidi gastrointestinali, aumentando la velocità di dissoluzione del farmaco.Ecco il testo formattato con i tag HTML:

gastrointestinali lasciando una massa porosa, in cui i fluidi penetrano, la struttura si disgrega e il farmaco viene assorbito. Inoltre essendo una struttura porosa vi è maggiore superficie di contatto e quindi maggiore velocità di dissoluzione.

Glidanti: migliorano la scorrevolezza della miscela di polvere. I più usati sono le silici colloidali.

Tensioattivi: per favorire la bagnabilità e quindi la dissoluzione dell'attivo.

Disintegranti: per favorire la disgregazione del blocco di polvere all'interno della capsula. NB: non devono essere presenti sostanze che reagiscono con la gelatina (es aldeidi) o materiali igroscopici (seccherebbero troppo l'involucro di gelatina).

Gli eccipienti possono essere classificati in:

  • Inerti o diluenti, che servono per dare massa, come il lattosio, cellulosa microcristallina e amido (hanno buona scorrevolezza).
  • Lubrificanti:
    1. Glidanti, migliorano lo scorrimento (talco, Mg stearato)
    2. Antiaderenti (talco, Mg o Ca)

stearato)

3.Adsorbenti (silice colloidale anidra, si trova in particelle molto fini, quindi ha elevata superficie di adsorbimento).

Lubrificanti e adsorbenti li riconosco perché si trovano in % più basse.

Se il pa è una polvere cristallina e ha una scorrevolezza intrinseca buona non mi darà problemi di riempimento e non ho bisogno di aggiungere lubrificanti e glidanti, posso semplicemente aggiungere diluenti (amido e lattosio). Se invece estratti secchi ho il problema dell'umidità, della compattazione della polvere..e oltre al diluente devo aggiungere lubrificanti e glidanti e quindi uso una miscela complessa di eccipienti. Nel codex poi abbiamo delle miscele di eccipienti standardizzate, preformulate, ad es la miscela a (composta da amido pregelatinizzato al 97,5%, Mg stearato 1,5%, talco 0,5%, silice colloidale anidra 0,5%) è dotata di eccellente scorrevolezza e stabilità, adatta per svariate esigenze; la miscela e invece (lattosio 75%,

amido di mais 15%, silice colloidale anidra 7-8%, Mg stearato 2-3%) è consigliata per miscele ed estratti secchi, dotati di scarsa scorrevolezza e sensibili all'umidità. Vantaggi: - ottima biodisponibilità, nelle capsule molli perché il principio attivo è già in soluzione, nelle rigide perché il principio attivo è già in polvere disgregata non compattata come nelle compresse e quindi c'è un processo in meno, e il farmaco potenzialmente si può solubilizzare più velocemente. - le capsule dure permettono una flessibilità di formulazione non ottenibile con le compresse. - spesso sono più semplici da formulare rispetto alle compresse in quanto non necessariamente le polveri devono possedere quei requisiti di comprimibilità indispensabili nella preparazione delle compresse. - attenuano odori e sapori sgradevoli rispetto alle compresse, come con l'estratto secco di valeriana, perché non ho diretto.contatto con le papille gustative. Possono essere riempite con attrezzature poco costose e di facile manovrabilità. La scelta degli eccipienti, in base alla scorrevolezza (devono scorrere bene per riempire uniformemente la capsula), non richiede complessi studi. Notevole flessibilità verso i test clinici negli studi preliminari dei farmaci. Tuttavia, problemi di mescolamento, omogeneità della miscela di polveri e scorrevolezza restano molto simili a quelli che si hanno nei processi di compressione.

RIEMPIMENTO DELLE CAPSULE

Esistono diversi tipi di macchine adibite a questo scopo, ma tutte hanno in comune le seguenti operazioni:

  1. Rettificazione: tutte le capsule vuote sono orientate con il corpo verso il basso tramite un apposito canale che le orienta su di un piano.
  2. Separazione di ciascun coperchio dal corpo. Il processo si basa sulla differenza di diametro tra il corpo e il coperchio della capsula. Il vuoto che viene creato al di sotto del corpo dell'opercolo,

attira quest'ultimo sul fondo della cavità mentre i coperchi restano sulla porzione superficiale del piatto che viene poi allontanato per permettere il riempimento delle capsule.

Dosaggio del materiale di riempimento.

Riempimento tramite imbuto caricatore (processo)

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
6 pagine
SSD Scienze chimiche CHIM/08 Chimica farmaceutica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giorgiaaa1199 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecnologia e Legislazione farmaceutica con laboratorio di preparazioni galeniche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Casettari Luca.