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Camillo Sitte: l'influenza dell'architetto austriaco viennese

Camillo Sitte è un architetto austriaco viennese della seconda metà dell'800, la cui influenza nel nostro paese arriva circa cinquant'anni in ritardo. Il piano regolatore e l'idea di bellezza costituiscono il primo elemento della critica di Sitte, ed è proprio questo strumento che in tutta Europa cominciava a codificarsi (in maniera molto netta tra le guerre e applicato in tutta Europa dal secondo dopoguerra in poi).

Sitte è colpito dal fatto che le caratteristiche delle città provenienti da piani regolatori di metà 800 hanno una qualità di vita inferiore a quella che la stessa città aveva più nell'antichità. Sitte si interroga sul perché questi piani non erano funzionanti. Il suo metodo verteva sullo studio di piazze e strade antiche, cerca le ragioni della bellezza, cerca le regole formali della bellezza.

Secondo Sitte, la bellezza non è riproduzione di un originale (come per esempio molte...)

architettura della città di Las Vegas). Parte dal presupposto che il concetto di bellezza esista, così come esistono spazi belli e spazi brutti. Questa bellezza secondo lui ha delle regole, che possono essere sfruttate per andare a svolgere spazi pubblici. Regole della bellezza e arte sono un'associazione difficile da fare, esiste un'arte di costruire le città, che non può fare a meno del contributo originale e creativo del progettista.

L'obiettivo di Sitte è quello di fornire degli strumenti su cui si debba fondare il disegno urbano, che prescinde da una dimensione estetica che possa migliorare un contesto. Si propone di offrire deduzioni teoriche che servano da primo scalino per il grande scalino dell'estetica applicata, che non è una teoria, ma suggerimenti mirati che possano dare all'urbanistica piani di lottizzazione, visto che quelli esistenti riguardavano unicamente pezzi di terreno. L'approccio di Sitte è

moltodiretto: identifica un problema (pessima qualità degli spazi dei suoi anni), e propone una soluzione(degli strumenti per risolvere il problema), ed è strettamente di tipo empirico., che deve portare lasua ricerca ad un discriminante univoco per definire la bellezza (o meno) di uno spazio.

La pianificazione dello spazio urbano: secondo Sitte la pianificazione dello spazio urbano non è solo tecnica, così come, oggigiorno, non è solo questione economica. Sitte ritiene che affrontare certi aspetti a discapito di altri, fa si che si arrivi ad una sorta di incompiutezza. Allo stesso tempo non si può considerare il progetto come solo creatività. Le “archistar” che lasciano segno artistico senza tenere conto del contesto danno un messaggio negativo e di arroganza, è necessario, nel progetto, mettere in campo più livelli di riflessione, che facciano si che si tengano a sistema molteplici fattori che seppur in piccolo,

creano un piccolo "ecosistema" in armonia con l'esistente, una serie di relazioni. Le grandi piazze costituivano per ogni città un imperativo vitale, mentre al giorno d'oggi gran parte della vita pubblica avviene nei posti chiusi. Sitte trae due importanti considerazioni, la prima sta nel fatto che lo spazio pubblico non è solo scenografia ma spazio in cui avvengono cose che la società vuole che avvengano, mentre la seconda sta nell'organizzazione delle funzioni in prossimità dello spazio pubblico. E' quindi giusto considerare il progetto dello spazio pubblico non solo dal punto di vista formale (altrimenti se creerebbero delle scatole), ma senza tralasciare l'aspetto funzionale. Sitte si interroga sul senso dello spazio pubblico nella società del suo tempo, e osserva che la tendenza era quella di abbandonare le piazze. Nei secoli, alcune funzioni che avvenivano nello spazio aperto, si spostano progressivamente in

edifici chiusi specializzati. Per Sitte le piazze erano come delle stanze a cielo aperto, degli edifici pubblici senza tetto, pertanto considerava importante il perimetro della piazza e come esso si configurava con lo spazio pubblico. Nel 900 abbiamo sono state praticate delle trasformazioni sulla città che fossero alla base di progetti che venivano realizzati nel giro di pochi anni, e questo ha fatto si che sembra che l'urbanistica fosse onnipotente sulla trasformazione della città.

La lezione della storia e indicazioni spaziali: quali sono i rapporti tra edifici, monumenti, piazze? Esiste una forte relazione tra la piazza e gli edifici che la contornano, la piazza col tempo diventa uno spazio destinato unicamente alla circolazione. Secondo Sitte lo spazio libero al centro delle piazze deve esser lasciato vuoto di proposito, monumenti e fontane secondo vanno quindi collocati in spazi defilati. Nell'800 al centro della piazza vengono addirittura inseriti degli

edifici. Ritiene che non tutti i vuoti urbani possano essere considerate piazze, per lui la piazza è una piazza chiusa, la piazza diventa tale quando è chiusa (stanza a cielo aperto). Sitte ritiene che non sia un caso che tutte le piazze antiche fossero chiuse (che quindi è una regola da assumere). Nelle piazze medievali raramente si percepisce cosa c'è all'esterno della piazza, perché le strade arrivano tutte di sbieco. Porte, portici e diaframmi sono degli stratagemmi che rendono la piazza qualcosa di chiuso che però permettono la comunicazione e una parziale e filtrata apertura. Sitte riflette poi sulla dimensione e sulla forma delle piazze, e secondo lui deve prevalere la dimensione

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
2 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/21 Urbanistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gabripiro di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di urbanistica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Riboldazzi Renzo.