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IR
0 ≥ ∀x ∈ ⇒
1) Se (x) 0, la funzione risulta
f I f
non decrescente in I;
0 ≤ ∀x ∈ ⇒
2) Se (x) 0, la funzione risulta
f I f
non crescente in I;
∀x ∈ ⇒
0
3) Se (x) 0, la funzione risulta
f > I f
crescente in I;
0 ∀x ∈ ⇒
4) Se (x) 0, la funzione risulta
f < I f
decrescente in I.
Osservazione. Si
Il test di monotonia vale solo su intervalli.
1 che
consideri al proposito la funzione (x) =
f x
∪
risulta definita in = (−∞, 0) (0, +∞). Si ha
A
1
0 − ∈
(x) = 0 per ogni ma la funzione
f < x A
2
x
non risulta decrescente in A.
18
Corollario 2: Caratterizzazione funzioni costanti
→
intervallo aperto, : derivabile in
I f I I.
IR,
La funzione risulta costante in se e solo se
f I
∀x ∈
0 (x) = 0,
f I.
La caratterizzazione vale solo su
Osservazione.
intervalli. Si consideri come controesempio la fun-
zione −
1 per 1 0
< x <
(x) =
f 2 per 1 2
< x <
0
Si ha (x) = 0 per ogni del campo di esistenza,
f x
ma non è costante.
f 19
Corollario 3: Teorema del limite della derivata
Sia un punto interno ad un intervallo I. Sia
x 0
→
: una funzione continua in e derivabile
f I I
IR
\ {x }.
in I 0 0
Se lim (x) esiste finito, allora risulta deri-
f f
x →x 0
vabile in e
x 0 0 0
(x ) = (x).
f l i m f
0 x →x 0
Esempio.
Determinare per quale valore del parametro reale
la funzione:
k 2
kx − − 1 per 0
e k x x <
(x) =
f 2 ≤
ln(1 + per 0 1
k x) x <
risulta derivabile in = 0.
x 20 0
Quando lim (x) non esiste
Osservazione. f
x →x 0
è sbagliato concludere che la funzione non è
f
derivabile in . Bisogna in questo caso ricorre-
x 0
re al calcolo del limite per tendente a zero del
h
rapporto incrementale.
Si consideri al proposito la funzione
1
2 · 6
sin per = 0
x x
x
(x) =
f 0 per = 0
x
0 0
Si ha (0) = 0 ma lim (x) non esiste.
f f
x →0
21
Corollario 4: Primitive
→
Sia : intervallo aperto.
f I I
IR,
Una funzione derivabile in viene detta primi-
g I
di in se
tiva f I 0 ∀x ∈
(x) = (x),
g f I.
Esempi
• ∈
(x) = = (∞, +∞) ammette come
f x, x I 12 2 , ma anche
primitiva la funzione = x
g(x)
12 2
la funzione (x) = + con costante
g x c, c
1
reale arbitraria.
1
• ∈
(x) = = (0, +∞) ammette come
f , x I
x
primitiva la funzione = ln ma anche
g(x) x,
la funzione (x) = ln + con costante
g x c, c
1
reale arbitraria.
La primitiva di una funzione non è quindi unica.
Si dimostra infatti che
Se ammette una primitiva in
Teorema. f g I
allora ne ammette infinite e sono tutte della forma
+ con costante reale arbitraria.
g(x) c c 22
I grafici di tutte le primitive di una funzione si ot-
tengono uno dall’altro per traslazione lungo l’asse
delle ordinate. Un modo per selezionare una primi-
tiva di consiste nell’assegnare il suo valore in
f y 0
∈
corrispondenza ad un punto ossia imporre
x I,
0
che il punto (x ) appartenga al suo grafico.
, y
0 0
Se la funzione ammette una primitiva (e quindi
f
infinite primitive), viene detta integrabile.
Non tutte le funzioni sono integrabili. Si può
dimostrare che le funzioni continue in sono
I
Osserviamo però
sicuramente integrabili in I.
che non è sempre facile determinare una primiti-
va di una funzione continua in quanto le primitive
di funzioni non sono necessariamente
elementari
a loro volta funzioni elementari. Ad esempio la
primitiva della funzione 2
−x
(x) =
f e
non si può esprimere come combinazione finita di
funzioni elementari (funzione degli errori).
23
Una funzione si dirà integrabile elementar-
f
se le sue primitive si ottengono combinan-
mente
do un certo numero di funzioni elementari.
L’insieme di tutte le primitive di in un intervallo
f
viene indicato con il simbolo
I Z (x)dx
f
che viene detto di in
integrale indefinito f I.
L’integrale indefinito rappresenta quindi un insie-
me di funzioni. Se è una primitiva di , con un
g f
abuso di scrittura si porrà:
Z (x)dx = +
f g(x) c
24
Primitive immediate
1
α α+1
R 6 −1.
• + se =
= x c, α
x dx α+1
R
⇒
i) = 0 = +
α dx x c
2
x
R
⇒ +
ii) = 1 = c
α xdx 2 √
√
1 23
R 3
⇒
iii) = = +
α xdx x c
2 √
1
1 R √
− ⇒
iv) = = 2 +
α dx x c
2 x
1 1
R −
−2 ⇒ = +
v) = dx c
α 2
x x
1
R
• | |
= ln +c, per 0 o per 0.
dx x x > x <
x x
a
R x 6
• + con 0, = 1.
= c, a > a
a dx ln a
x x
R
• = +
e dx e c
R
• −
sin = cos +
xdx x c.
R
• cos = sin +
xdx x c.
1
R
• = tan +
dx x c.
2
cos x
1
R
• = arctan +
dx x c.
2
1+ x 25
Metodi di integrazione
1. Integrazione per scomposizione
Se e sono funzioni integrabili su un intervallo
f h
allora la funzione (αf + risulta integrabile
I, βh)
in e
I
Z Z Z
(αf (x) + = (x)dx+β
βh(x)) dx α f h(x)dx
2. Integrazione per parti
Siano ed funzioni derivabili su un intervallo
f h 0
Se la funzione (x)h(x) è integrabile in lo è
I. f I
0
anche la funzione (x)h (x) e si ha
f
Z Z
0 0
−
(x)h (x)dx = (x)h(x) (x)h(x)dx
f f f
La funzione viene detta mentre la
fattore finito,
f
funzione Il fattore finito
fattore differenziale.
h
si deve semplificare con la derivazione ed il fattore
differenziale deve essere facilmente integrabile.
26
3. Integrazione per sostituzione
Sia una funzione integrabile su un intervallo e
f I
sia una sua primitiva:
F Z (t)dt = (t) +
f F c.
→
Sia : una funzione derivabile nell’interval-
h J I
lo Allora la funzione composta
J. 0
(h(x))h (x)
f
ammette come primitiva in la funzione (h(x)):
J F
Z 0
(h(x))h (x)dx = (h(x)) +
f F c
Casi particolari: sostituzioni immediate
α 6 −1 ⇒
i) (t) = =
f t , α α+1
Z h(x)
α 0 +
(x)dx = c.
h(x) h +1
α
1 ⇒
ii) (t) =
f t 0 (x)
Z h |h(x)|
= ln +
dx c.
h(x) 27
t 6 ⇒
iii) (t) = 0, = 1
f a , a > a 1
Z ) )
h(x h(x
0 (x)dx = +
a h a c
ln a
⇒
iv) (t) = sin
f t
Z 0 −cos(h(x))
(x)dx = +
si n(h(x))h c.
⇒
v) (t) = cos
f t
Z 0 (x)dx = +
cos(h(x))h si n(h(x)) c.
1 ⇒
vi) (t) =
f 2 (t)
cos
1
Z 0 (x)dx = tan(h(x)) +
h c.
2
cos h(x)
1 ⇒
vii) (t) =
f 2
1 + t
1
Z 0 (x)dx = arctan(h(x)) +
h c.
2
1 + (x)
h 28
Punti di massimo e minimo locali
→ ∈ ∩ 0
Sia : Un punto è un punto
f A x A A
IR. 0
se esiste 0 tale che
di minimo locale per f ε >
≥ ∀x ∈ ∩
(x) (x ), (x ).
f f A I
0 0
ε
Se il punto è ad si può scegliere
interno
x A,
0
⊂
(x )
I A.
0
ε
La definizione di si ot-
punto di massimo locale
tiene cambiando il verso della disuguaglianza.
Osservazioni
1) Un punto di minimo /massimo assoluto è an-
che un punto di minimo/massimo locale ma
non è vero il viceversa.
2) La definizione di punto di massimo/minimo lo-
cale non richiede nessuna ipotesi di regolarità
della funzione . Nei seguenti esempi il punto
f
è sempre un punto di minimo locale.
x 0 29
Esempio 1.
Funzione continua ma non derivabile in :
x 0
y x x
0
Esempio 2.
Funzione discontinua in :
x 0
y bc b
x x
0
Cosa si può dire invece se la funzione risulta deri-
vabile in ?
x 0 30
Teorema di Fermat
→
Sia : ed un punto di minimo (massi-
f A x
IR 0
mo) locale ad Se risulta
interno derivabile
A. f
in allora
x 0 0 (x ) = 0.
f 0
I punti che annullano la derivata prima di una
funzione vengono detti punti stazionari.
Osservazioni.
1) In un punto di frontiera del campo di esistenza
che risulta di massimo (minimo) locale non è detto
che la derivata prima si annulli. x
Si consideri ad esempio la funzione (x) = per
f e
∈ [0, 2].
x
2) Un punto stazionario non risulta necessaria-
mente un punto di massimo o di minimo locale.
3
Si consideri ad esempio la funzione (x) = ed
f x
il punto = 0.
x 0 31
Studio della natura di un punto critico
→
Sia : I intervallo aperto.
f I IR,
∈
Un punto viene detto se è
punto critico
x I
0
un punto stazionario oppure se è un punto in cui
la funzione è continua, ma non derivabile.
I punti critici non sono necessariamente punti di
massimo o minimo locale: si considerino al pro-
√
3
posito le funzioni (x) = e (x) = ed il
3
f x f x
punto = 0.
x 0 Sia continua in un intorno ) e
Teorema. f I(x 0
\ {x }
derivabile in ) con punto critico. Se
I(x x
0 0 0
≥ ∈
0 (x) 0 per ),
f x I(x x < x
0 0
≤ ∈
0 (x) 0 per ),
f x I(x x > x
0 0
allora è un punto di massimo locale.
x 0 32
Sia continua in un intorno ) e
Teorema. f I(x 0
\ {x }
derivabile in ) con punto critico. Se
I(x x
0 0 0
0 ≤ ∈
(x) 0 per ),
f x I(x x < x
0 0
≥ ∈
0 (x) 0 per ),
f x I(x x > x
0 0
allora è un punto di minimo loc