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Essi sono composti da due cellule dette “di guardia” formate durante la
differenziazione delle cellule epidermiche dal protoderma. In particolare si
formano due cellule, una continua a dividersi rimando meristematica, l’altra
è detta cellula madre che si divide formando le due cellule di guardia. Gli
stomi evidenziano una camera prestomatica, ovvero lo spazio presente tra
le due cellule di guardia all’interno dello stoma e una sottostomatica, ovvero
uno spazio formato dall’ ingrandimento delle cellule dei tessuti sottostanti a
quello epidermico. Queste cellule sono molto ricche di cloroplasti perché le
aiutano a cambiare forma permettendo di aprire o chiudere lo stoma. In
particolare l’aumento di turgore delle cellule induce la parete della camera
prestomatica ad assumere una forma convessa aprendo lo stoma, una
diminuzione di turgore invece provoca il ritorno delle cellule alla loro forma
originaria chiudendo lo stoma. Nelle foglie con nervature parallele come le
foglie aghiformi, gli stomi sono distribuiti in file longitudinali parallele alle
nervature e sono un po’ infossati rispetto al piano epidermico. Solitamente
gli stomi sono più presenti nella pagina inferiore della foglia perché è quella
più all’ombra, ovvero quella dove avviene meno l’evaporazione di acqua. Se
infatti la pianta perde troppa acqua, rischia la morte. In alcune foglie sono
presenti gli stomi acquiferi ( idatodi ) ovvero degli stomi che permettono la
fuoriuscita di acqua in eccesso tramite un procedimento detto guttazione. In
questi stomi, le cellule di guardia sono morte e quindi sono sempre aperte.
Solitamente sono posizionata sul margine della foglia in prossimità della fine
delle nervature. Gli stomi servono da indice per riconoscere patologie nelle
piante. Si considera infatti l’indice di stomi, ovvero la percentuale di cellule
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epidermiche trasformate in stomi, il numero di stomi ( per mm di
epidermide ), il rapporto palizzata, ovvero il numero medio di cellule
palizzata presenti sotto una cellula epidermica della foglia. Per capire se le
piante presentano delle patologie e per riconoscere le foglie si considera
anche la forma, la struttura e le dimensioni della parete delle cellule
epidermiche, la forma e il numero di correlazioni delle cellule epidermiche
con gli stomi e la forma, la distribuzione e l’abbondanza dei tricomi.
ii. Rizoderma: è il tessuto monostratificato nella zona in struttura primaria
della radice e avvolge il corpo primario della radice solo nelle estremità e
per un tratto di pochi centimetri. Esso è utile per assorbire sostanze
nutritive, infatti presenta molti peli radicali per aumentare la superficie di
assorbimento. Le cellule del rizoderma hanno pareti sottili e non hanno
modificazioni secondarie a differenza delle cellule epidermiche ( che
presentano stomi, cutinizzazione, cuticolarizzazione… ). I peli radicali durano
pochi giorni quindi la radice deve accrescersi formando una nuova parte di
rizoderma per continuare ad assorbire nutrimenti.
iii. Esoderma: esso è il tessuto che si forma quando i peli radicali del rizoderma
muoiono. In tal caso infatti il rizoderma perde la sua funzione assorbente e
le pareti delle cellule suberificano e lignificano diventando impermeabili e
svolgendo la funzione di protezione.
b) Tessuti tegumentali primari interni:
i. Endodermide
c) Tessuti tegumentali secondari esterni:
i. Periderma: esso è lo strato protettivo che si forma nei fusti e nelle radici quando
la pianta si espande rompendo lo strato epidermico che viene perso. Esso è un
tessuto secondario che per svolgere la sua funzione protettiva risulta essere
costituito da sughero, cambio subero-fellodermico e felloderma. A maturità le
cellule del sughero sono morte e impregnate di suberina, mentre le cellule del
cambio sono vive a maturità.
ii. Sughero: il sughero è un tessuto tegumentale originato dal cambio subero-
fellodermico che porta a depositare il sughero in quelle zone in cui l’epidermide
si è rotta per accrescimento della pianta. Le cellule sono prismatiche e
strettamente addossate le une alle altre. Sono appiattite con pareti sottili e
suberificate. La suberificazione avviene per apposizione di suberina sulle pareti
lignificate della cellula. Il sughero si trova sul fusto, sulle radici, sui tuberi (
patata ) e su alcuni frutti ( mela e pera ). Esso ha uno spessore variabile a
seconda di dove si trova, infatti nei frutti sarà molto più sottile che sui fusti. Esso
funge da protezione dall’attacco di funghi e batteri e funge una funzione
coibentante. Esso però non consente lo scambio di gas con l’esterno, quindi si
utilizzano delle lenticelle per permettere gli scambi gassosi. Le lenticelle sono
delle strutture che si forma in corrispondenza degli stomi dove le cellule del
fellogeno producono un tessuto di riempimento che premendo sull’epidermide
la lacera aprendo la lenticella e permettendo gli scambi di aria e acqua. In
autunno, le lenticelle vengono suberificate e chiuse, ma in estate vengono di
nuovo aperte grazie al tessuto di riempimento. Il ciclo continua portando le
lenticelle a ingrandirsi sempre di più fino a un massimo. Gli scambi gassosi
attraverso le lenticelle non sono ben regolati. Sono ben visibili sulla corteccia
delle betulle.
I tegumenti del seme sono delle altre strutture di protezione attorno
all’embrione e a volte contengono degli ormoni che inibiscono la germinazione
fino al rilevamento nell’ ambiente di condizioni ideali alla crescita della pianta. I
semi sono molto diversi tra di loro per dimensione, colore e strutture
accessorie.
3. Tessuti meccanici: tale tessuto permette alle piante di mantenersi in una struttura eretta e
infatti manca nelle alghe, nei funghi e nelle briofite.
a) Collenchima: il collenchima è il tessuto di sostegno nei tessuti giovani e si trova appena
sotto l’epidermide. Le cellule che lo compongono, se osservate in sezione trasversale, sono
a forma di stella con la parete primaria più spessa in alcuni punti rispetto che in altri. La
parete inoltre contiene strati di pectina alternati a strati di cellulosa dando resistenza al
tessuto e donandogli anche la capacità di flettersi senza spezzarsi. Esso è composto da
cellule vive a maturità e quindi può crescere. Le cellule sono tenute unite grazie ai
plasmodesmi. Le cellule del collenchima possono contenere i cloroplasti, ma più
frequentemente sono presenti tessuti parenchimatici fotosintetici intervallati alle fibre di
collenchima. Il collenchima solitamente si organizza a formare delle fibre cilindriche che si
dispongono a cerchio appena sotto l’epidermide seguendo la circonferenza del fusto,
oppure può formare un unico cilindro appena sotto l’epidermide.
b) Sclerenchima: lo sclerenchima è lo stadio invecchiato del collenchima. Esso si forma in
seguito alla lignificazione delle cellule degli organi della pianta che passano alla struttura
secondaria. Le cellule sclerenchimatiche si dividono in:
i. Fibre: le fibre si possono trovare in complessi che formano un cilindro attorno agli
steli oppure isolate e servono a sostenere e rinforzare le parti della pianta che
hanno smesso di crescere. Le cellule che compongono le fibre sono morte a
maturità e hanno una forma allungata con molte punteggiature. Solitamente le
fibre sono elastiche e possono essere deformate senza spezzarsi e possono
ritornare dopo alla loro forma originale. Le fibre vengono divise in:
Xilari: si trovano nel legno
Extra-xilari: si trovano in altre parti anatomiche della pianta, ma non nel
legno. Le pareti delle cellule che appartengono alle fibre extra-xilari sono
molto spesse e lignificate e possono raggiungere lunghezze molto elevate. Le
fibre extra-xilari sono quelle che vengono commercializzate e il loro valore
aumenta con la diminuzione della percentuale di lignificazione della parete.
Il lino e la ramia, per esempio, sono composti da cellule con la parete
composta da cellulosa pura e valgono di più della canapa e della juta che
hanno le pareti delle loro cellule molto lignificate. Le fibre extra-xilari nelle
conifere sono disposte in fasci regolari e nelle conifere le fibre xilari sono ad
esclusiva funzione meccanica.
ii. Sclereidi: esse si raggruppano in piccoli gruppi o restano isolate, e come le fibre, servono
a dare sostegno a quelle parti della pianta che hanno smesso di crescere. A maturità sono
morte e la cellula risulta composta solo da un lume cellulare ridotto e da una parete spessa
e lignificata. La loro parete secondaria è più spessa che quella delle fibre. Le sclereidi spesso
si trovano isolate o in piccoli gruppi e possono formare il rivestimento durissimo di alcuni
semi. Esse possono essere presenti in svariate forme ad esempio a stella, ramificate o
pietrose. I gusci di diversi semi come i gusci di noci, mandorle, nocciole e pinoli possono
essere usati come combustibile e costituiscono infatti il miglior combustibile di origine
naturale perché sono privi di acqua e hanno un costo contenutissimo.
4. Tessuti conduttori: i tessuti conduttori sono organizzati in fasci e condotti che attraversano tutto il
corpo della pianta e hanno lo scopo di trasportare acqua, sali e nutrimenti per tutta la pianta. Essi
sono di due tipi:
a) xilema ( legno ): esso è costituito da diversi tipi di cellule che lavorano insieme per trasportare le
sostanze e per questo il legno è detto eteroxilo. Tali cellule sono:
i. Tracheidi
ii. Elementi dei vasi: trachee che si impilano a formare i vasi
iii. Fibre: con funzione di supporto
iv. Cellule parenchimatiche: che aiutano a trasportare acqua e sali. In particolare sono le
cellule del parenchima conduttore. Esse sono le uniche cellule vive a maturità.
Lo xilema primario è quello che si forma negli apici del germoglio e nella radice all’ inizio della
crescita della pianta. Nel fusto lo xilema e il floema sono entrambi disposti radialmente e vicine tra
di loro, tanto da essere circondate da fibre sclerenchimatiche, mentre nel centro longitudinalmente
passa un residuo pro cambiale ( fascio collaterale aperto ). Nelle foglie e nei fusti giovani, lo xilema
primario si trova raggruppato in fasci detti vascolari e nelle monocotiledoni sono disposte circa a
centri concentrici che occupano tutta l’ampiezza del fusto e questa disposizione è detta
atactostelica, mentre nelle dicotiledoni sono disposte a cerchio attorno all’ epidermide e tale
disposizione è detta eustelica. Nel caso in cui ci siano solo 4 fasci vascolari nelle dicotiledoni, essi si
dispongono agli angoli di un quadrato, ma tale disposizione quadrangolare è chiamata sempre
eustelica. A livello nei nodi, ovvero quei punti in cui si diramano le foglie, non è presente una ben
chiara disposizione dei tessuti perché essi deviano dal loro co