Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
L O SCOPO DEL PARADIGMA
A questo punto occorre rivedere la definizione di gene. In molti casi non è più possibile, infatti,
continuare a definirlo come una sequenza continua di DNA che specifica per una sola proteina.
Nel caso di geni sovrapposti, andrebbe addirittura modificato il dogma centrale “un gene – un
polipeptide”, paradigma della biologia molecolare, in “un polipeptide – un gene”, intendendo dire
che un certo polipeptide va ricondotto ad un determinato gene, ma anche un altro polipeptide può
provenire dalla traduzione di parti dello stesso gene.
Ma soprattutto, scoprendo organismi come il prione ci si chiede effettivamente se solo DNA ed
RNA possano veicolare l’informazione. Ad esempio, in un organismo in fase di sviluppo si
riscontra un’informazione posizionale legata alla posizione delle cellule nell’uovo. Come è
possibile? Se potessimo leggere tutto il DNA di un organismo e capire dove cominciano e finiscono
tutti i geni, saremmo in grado di ricostruire quell’organismo, o mancherebbe l’informazione
posizionale? 45
SECONDA PARTE:
D AL GENE ALLA
PROTEINA 46
47
L’RNA MESSAGGERO
I tre processi responsabili della conversione dell’informazione genetica in componenti strutturali
dell’organismo sono:
Replicazione: il sistema di trasmissione del materiale genetico, in cui un acido nucleico a
doppio filamento si duplica producendo copie identiche a sé stesso.
Trascrizione: in cui il DNA duplex è convertito in RNA a singolo filamento, con
formazione di tRNA, mRNA o rRNA.
Traduzione: in cui l’RNA viene convertito nella sua forma amminoacidica corrispondente.
Durante il processo di trascrizione, uno soltanto dei due filamenti del DNA viene utilizzato come
stampo (filamento stampo) per formare l’RNA. Questo filamento viene anche definito filamento
antisenso, perché ha polarità opposta all’RNA (è il suo complementare).
L’altro filamento ha lo stesso orientamento dell’RNA e viene detto filamento codificante o
filamento senso.
In genere, l’informazione genetica contenuta nel DNA dopo essere stata trasformata in RNA non
può più tornare alla sua forma originale. Fanno eccezione a questa regola i retrovirus, virus ad
RNA che, grazie all’enzima trascrittasi inversa, riescono a convertirlo in DNA a singolo
filamento.
G RNA
LI M
Tutti gli mRNA possiedono tre regioni:
Regione codificante: composta dai codoni che rappresentano la sequenza amminoacidica.
Comincia in genere con un codone AUG e finisce con uno di terminazione.
Sequenza leader: a monte del punto di inizio della traduzione.
Sequenza di coda: posta dopo il segnale di terminazione.
Gli mRNA batterici che rappresentano un unico gene vengono definiti monocistronici, mentre
quelli la cui sequenza codifica per più proteine sono detti policistronici e rappresentano la
maggioranza degli mRNA cellulari.
Gli mRNA policistronici sono anche detti operoni ed in un certo senso rappresentano un’unità
genica perché sono formati da un gruppo di geni adiacenti.
Oltre alle sequenze comuni a tutti gli mRNA, quelli policistronici possiedono anche delle regioni
intercistroniche, necessarie per spaziare un gene dall’altro e lunghe da 1 a 30 nucleotidi.
M ’ RNA
ATURAZIONE DELL M EUCARIOTICO
La maturazione è l’insieme dei processi che portano una molecola precursore ad assumere una
conformazione matura. Questo processo coinvolge rRNA e tRNA sia eucariotici che procariotici,
mentre solo gli mRNA eucariotici devono maturare, visto che gli mRNA procariotici sono prodotti
direttamente come trascritto primario e non hanno bisogno di maturazione.
Le reazioni di maturazione sono molto specifiche e coinvolgono la formazione di un cappuccio in
5’, una coda di poli(A) in 3’ e lo splicing (eliminazione) degli introni (vedi capitolo Lo splicing
nucleare).
L ’ RNA
A TRADUZIONE DELL M
Il processo di traduzione dell’mRNA prevede la formazione della catena polipeptidica grazie
soprattutto all’ausilio del tRNA e dei ribosomi. 48
L’RNA TRANSFER
Poiché la lettura di una tripletta di nucleotidi deve portare all’attacco di un amminoacido lungo la
catena, deve esistere un adattatore che sia in grado di accoppiare ad una tripletta un amminoacido
specifico.
Il tRNA (una molecola lunga solo 75 - 95 basi) svolge questo ruolo grazie a due proprietà
fondamentali:
Si lega in modo covalente ad un singolo amminoacido
Contiene una sequenza di tre nucleotidi, l’anticodone, complementare al codone che
rappresenta il suo amminoacido.
Il tRNA ha una struttura secondaria a trifoglio (pag. 135), in cui l’appaiamento intramolecolare dà
origine a steli che terminano con anse a filamento singolo. Steli più anse formano le braccia del
tRNA.
Ogni braccio (in senso orario) ha un nome che ne indica la struttura:
Braccio accettore: in cui manca l’ansa perché sono presenti le estremità 5’ e 3’.
L’amminoacido si lega al gruppo 2’ o 3’ -OH del ribosio attraverso un legame esterico. La
base presente in 3’ è sempre un’adenina. Ψ
Braccio TΨC: che prende il nome da una base modificata, la pseudouridina (in greco si
legge “psi”). Questa base può legarsi sia a G che ad A.
Braccio variabile: l’unico non perpendicolare agli altri, posto tra il braccio precedente e
quello dell’anticodone. A seconda della sua struttura (variabile, appunto) si distinguono
tRNA di classe 1 (il 75% dei tRNA), con un braccio variabile composto solo da 3-5 basi, e
tRNA di classe 2, in cui il braccio è molto grande. Il significato funzionale del braccio
variabile è ancora sconosciuto.
Braccio dell’anticodone: in cui, al centro dell’ansa, si trova la tripletta dell’anticodone.
Braccio D: così chiamato per la presenza di un’altra base modificata, la diidrouridina.
Se si confrontano le molecole di tRNA di diversi individui si osserva che in alcune posizioni le basi
sono invarianti, cioè in una certa posizione si trova sempre (il 95% delle volte) una determinata
base; in altre sono semiinvarianti, perché troviamo sempre una purina o una pirimidina, ma di
qualsiasi tipo.
La struttura terziaria del tRNA ha una forma ripiegata ad L (pag. 136), in cui l’anticodone e la
base in 3’ occupano le due estremità. Quindi, il braccio accettore e quello TΨC formano una linea
retta, inclinata di 90° rispetto a quella formata dal braccio D più quello dell’anticodone.
La struttura terziaria è mantenuta in quest’equilibrio da legami idrogeno terziari, mentre quelli che
mantengono la struttura secondaria sono legami idrogeno secondari. Molte delle basi invarianti
sono coinvolte nei legami terziari e forse questo è il motivo della loro costanza.
Quando è caricato con l’amminoacido corrispondente, il tRNA prende il nome di amminoacil-
tRNA. Esiste almeno un tRNA per ogni amminoacido, anche se in genere sono più di uno. Ala
Il nome del tRNA è in genere associato a quello dell’amminoacido che porta (es. tRNA se
Ala1
dovrebbe portare alanina). Se due tRNA portano lo stesso amminoacido, allora si scriverà tRNA
Ala2
e tRNA . Dopo il caricamento, si scrive Ala-tRNA.
Il caricamento avviene ad opera di un enzima chiamato amminoacil-tRNA-sintetasi. Ne esistono
20 forme diverse, ognuna specifica per un diverso amminoacido. 49
L A TRADUZIONE
La traduzione dell’mRNA avviene nei ribosomi. Si usa distinguere questi organelli uno dall’altro in
base al loro tasso di sedimentazione S (S = Svedberg), che dipende sia dalle dimensioni che dalla
forma tridimensionale della molecola.
Un ribosoma è una particella ribonucleoproteica composta da due subunità, una maggiore ed una
minore, di massa pari a circa metà di quella maggiore. I ribosomi batterici sono detti 70S perché
sono composti da una subunità 50S ed una 30S, mentre quelli eucariotici sono 80S perché sono
composti da una subunità 60S ed una 40S.
I ribosomi sono tutti praticamente identici, per cui la possibilità di produrre proteine differenti
deriva dall’appaiamento con molecole specifiche di mRNA. La subunità maggiore è a contatto con
la proteina in formazione (proteina nascente), quella minore è a contatto con l’mRNA e solo il
tRNA le tocca entrambe.
Il ribosoma si muove lungo il filamento, a partire dall’estremità 5’ verso quella 3’, leggendo le
triplette, quindi associa il giusto amminoacil-tRNA alla catena. L’assemblaggio della proteina
avviene a partire dal residuo N-terminale fino a quello C-terminale.
In ogni momento della traduzione al ribosoma sono associati due amminoacil-tRNA, in modo che
sia possibile la formazione del legame peptidico fra la catena portata dall’amminoacil-tRNA di
sinistra e l’amminoacido portato dall’amminoacil-tRNA di destra.
Lo slittamento del ribosoma sull’mRNA rende disponibile il filamento ad un altro evento di
traduzione: in questo modo, sullo stesso mRNA si agganciano numerosi ribosomi che traducono lo
stesso gene, ciascuno in ritardo rispetto al precedente. Si forma cioè un polisoma, composto al
massimo da 8 ribosomi negli eucarioti e 10 nei procarioti.
Poiché sporgono all’esterno del ribosoma, le catene polipeptidiche possono cominciare a ripiegarsi
nella loro conformazione specifica ancor prima di essere terminate, mentre gli ultimi 30-35
amminoacidi aggiunti alla catena restano “protetti” all’interno del ribosoma finché non sono spinti
fuori dall’allungamento della catena.
Al termine della traduzione, i ribosomi si dissociano nella subunità maggiore e minore e sono pronti
per un nuovo ciclo.
Il numero di ribosomi che traducono un mRNA policistronico dipende dall’efficienza del sito
d’inizio. Il primo cistrone viene tradotto non appena la trascrizione rende disponibile il primo tratto
di mRNA ed i cistroni successivi sono tradotti in sequenza. Questo accoppiamento di trascrizione e
traduzione è possibile solo nei procarioti, in cui manca il nucleo. Negli eucarioti, invece, la
trascrizione avviene nel nucleo e la traduzione nel citoplasma.
Sembra che, terminata la traduzione del primo cistrone, il ribosoma si separi nella subunità
maggiore e minore e poi si riassembli sul secondo cistrone, fino alla fine dell’mRNA. Oppure,
poiché un ribosoma riesce a coprire circa 30 basi contemporaneamente, quando la regione
intercistronica è abbastanza breve il ribosoma tocca nello stesso momento il sito di terminazione del
cistrone 1 e quello d’inizio del cistrone 2, per cui la traduzione può prosegu