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III CGC CUG
Un aminoacido Più aminoacidi
La base nella posizione vacillante dell’anticodone (tRNA) subisce spesso una modificazione covalente che le
permette di formare legami H con diversi tipi di basi (Es. inosina: formata per deaminazione dell’adenina, si
appaia con A,C,U). La base modificata è in realtà la prima base sull’anticodone. Questo fenomeno
contribuisce a spiegare perché 61 codoni differenti codificano per soli 20 aminoacidi.
Anche solo la modifica di un aminoacido in una proteina può causare gravi danni alla proteina; per
esempio, l’anemia falciforme è causata dalla mutazione di uno dei 146 aminoacidi presenti nell’emoglobina.
A più codoni può corrispondere un solo aminoacido ma un singolo codone può codificare sempre e solo
per un solo aminoacido. 10
Il codice genetico per il DNA cromosomico è
universale, cioè è comune dai procarioti più
semplici agli eucarioti più complessi. Fa
parzialmente eccezione il DNA mitocondriale
nel quale il codone UGA viene letto come
triptofano (invece che stop) e quello AUA come
metionina (invece che isoleucina).
Tutte le catene di DNA e di RNA si allungano in
direzione 5’-3’ (cioè i nuovi nucleotidi vengono
sempre aggiunti all’estremità 3’).
DUPLICAZIONE DEL DNA NEI PROCARIOTI
Il DNA batterico è un DNA ad anello; la duplicazione di tutti i batteri inizia sempre e solo in un unico punto,
ORI-C. Perché il DNA si possa duplicare è necessario che si formi una bolla di denaturazione, e ciascun
filamento faccia da stampo per la sintesi del filamento complementare. Man mano che la duplicazione
prosegue la bolla si ingrossa, e la duplicazione termina quando la bolla arriva sul lato opposto e quindi il DNA
è completamente denaturato andando a
formare due anelli. Il punto in cui avviene
la nuova sintesi, e quindi il DNA
parenterale si divide, prende il nome di
forcella di duplicazione.
Per ogni bolla di duplicazione (zona in cui
si duplica il DNA), ci sono 2 forcelle di
duplicazione. La replicazione inizia in un
punto di origine fisso e procede in
direzioni opposte fino a che le forcelle di
replicazione si incontrano.
Perché il DNA si possa duplicare ci devono essere degli enzimi (catalizzatori) che prendono il nome di DNA
polimerasi.
Esistono tante DNA polimerari, ognuna con un compito specifico.
Quella che duplica il DNA nella forcella di duplicazione è la DNA POLIMERASI III.
DNA polimerasi I: Ripara le lesioni subite dalla catena di DNA e interviene nel processo di saltature dei
- frammenti Okazaki
DNA polimerasi II: partecipa alla riparazione della catena di DNA.
- DNA polimerasi III: E’ responsabile dell’allungamento della catena del DNA durante la duplicazione.
-
Gli enzimi della DNA POLIMERASI III sono enzimi multimerici formati da più proteine 11
La DNA polimerasi III esiste in una forma più semplice (con attività minima e di tipo distributivo) formata da
ε, θ)
tre subunità (α, e in una forma molto più attiva (nota come oloenzima) costituita da 11 subunità (proteine)
di 10 tipi differenti.
Le varie subunità dell’oloenzima hanno ciascuna una funzione specifica:
α
1. la subunità aggiunge nucleotidi all’estremo 3’ catalizza il trasferimento di un gruppo nucleotidico in
direzione 5’→3’. (sintesi del legame fosfoesterico)
β
2. la subunità aggancia saldamente l’oloenzima alla catena di DNA, è quindi responsabile del
meccanismo progressivo dell’oleonzima.
τ
3. la subunità ha il compito di tenere unite come dimero 2 molecole di DNA POLIMERASI III.
ε
4. la subunità ha attività esonucleasica 3’→5’, corregge eventuali errori di duplicazione.
γ.
5. le rimamenti 6 subunità formano il complesso
β β,
La subunità conferisce alla DNA polimerasi III il suo meccanismo d’azione progressivo. Due subunità
infatti, formano un dimero ad anello attorno al DNA che scorre lungo l’α-elica trascinando con sè tutto
β γ.
l’oloenzima. L’iniziale formazione dell’anello richiede l’idrolisi i ATP ad opera del complesso
La DNA polimerasi sintetizza il legame fosfoesterico nella catena di accrescimento.
L’enzima sintetizza il DNA aggiungendo un nucleotide per volta all’estremità 3’ (OH) della catena in
accrescimento.
Il nucleotide aggiunto deriva da un desossiribonucleoside -5’-trifosfato (dNTP). Per questa reazione è, inoltre,
++
necessario Mg , poiché i dNTP per poter essere utilizzati devono essere complessati con il magnesio.
Lo scheletro zucchero-fosfato si forma per trasferimento di un gruppo nucleotidico da un dNTP al gruppo
ossidrilico 3’ del residuo nucleotidico terminale della catena di DNA in allungamento.
Poiché il nucleotide si possa legare all’OH in 3’ serve molta energia, fornita dai legami di anidride. L’idrolisi
del pirofostato (si scinde prima il legame PPP e poi quello tra PP) ad opera di una pirofosfatasi, fornisce
l’energia necessaria alla reazione e l’enzima (DNApolimerasi III) opera a una velocità di circa 1000 residui
nucleotidici al secondo (in 20 minuti E.coli duplica il suo DNA). I nucleotidi aggiunti alla catena rimarranno
monofosfati.
Quando la DNA polimerasi duplica il DNA aggiunge un nuovo nucleotide, e teoricamente potrebbe agire con
due meccanismi diversi:
1. processo di sintesi definito distributivo: dopo che un nuovo residuo è stato aggiunto alla catena,
l’enzima potrebbe staccarsi e legarsi a caso su di un’altra catena incompleta.
2. processo definito progressivo: una volta che la polimerasi ha iniziato la sintesi del DNA su un filamento
che funge da stampo, rimane legata ad esso finche’ tale filamento non viene completamente
reduplicato.
Si è dimostrato sperimentalmente che la DNA polimerasi III ha sempre un meccanismo progressivo, quindi le
forcelle non si staccano finché non arrivano sul lato opposto e l’intero cromosoma è stato completamente
reduplicato. 12
La DNA-polimersai III è capace di correggere gli errori sulla catena di DNA in formazione causati da un non
ε
corretto accoppiamento delle basi. Questo è possibile perché la subunità possiede un’attività
5’
esonucleasica 3’ che idrolizza il legame fosfodiestere tra il residuo terminale e il resto della catena.
ε
Se il nucleotide aggiunto è sbagliato, non può formare i ponti H e la subunità si comporta come un
enzima idrolasi: aggiungendo H 0 degrada il filamento di DNA.
2
Si tratto di un enzima nucleasi: enzima che idrolizza un acido nucleico aggiungendo H 0; se taglia il
2
filamento in un punto qualsiasi si parla di endonucleasi, se invece lo taglia a partire dalle estremità si chiama
esonucleasi.
L’oloenzima incorpora una base sbagliata circa una volta ogni 10.000 reazioni di allungamento (tasso di
-4 ε
errore 10 ). Questi errori vengono corretti dall’attività esonucleasica della subunità che, a sua volta, ha un
-3
tasso di errore di 10 . La combinazione di queste due reazioni sequenziali produce un tasso complessivo di
-7
errore di 10 (uno dei più bassi mai riscontrati per un enzima). Quindi enormi molecole di DNA vengono
reduplicate con pochissimi errori.
Un errore ogni tanto viene fatto, troppi sarebbero pericolosi per la cellula, ma ogni tanto alcune mutazioni
sono utili all’evoluzione.
Altre proteine collaborano, inoltre, con la DNA-POLIMERASI III.
1. le elicasi catalizzano lo svolgimento dell’α-elica a livello delle forcelle di duplicazione.
2. Le topoisomerasi impediscono l’accumulo di tensione evitando dei superavvolgimenti che
bloccherebbero lo scorrimento della denaturazione
3. La proteina che si lega ad un singolo filamento (SSB) impedisce ai filamenti di DNA denaturati di
riformare l’α-elica o delle anse a forcina, che arresterebbero l’azione della polimerasi.
Per evitare che i due filamenti del DNA si richiudano prima di far da stampo per i due filamenti complementari,
oppure che si creino delle anse che ne impedirebbero l’avanzamento, si inseriscono altre proteine che si
legano al filamento singolo denaturato (single strand binding proteins). 13
La DNA-polimerasi III catalizza l’allungamento della catena
di DNA solo in direzione 5’3’.
Tuttavia, un esame della forcella di duplicazione rivela che
la sintesi 5’3’ può essere continua solo su di un filamento.
Nell’altro filamento, che ha una polarità opposta, la sintesi
5’3’ procede in direzione opposta rispetto alla forcella di
duplicazione, quindi non sarebbe possibile una sintesi
continua.
C’è un filamento con 3’ giusto che può essere sintetizzato
in maniera continua, mentre dall’altro lato la DNA
polimerasi III di tanto in tanto si deve staccare e tornare
indietro sintetizzando per frammenti. Il filamento
sintetizzato in maniera continua prende il nome di filamento guida, l’altro formatosi per polimerizzazione
5’3’ in direzione opposta alla forcella filamento lento.
Il filamento lento deve necessariamente essere sintetizzato in
frammenti (di kazaki), ciascuno dei quali viene polimerizzato
in direzione 5’3’. Solo in un secondo momento i frammenti
neosintetizzati vengono legati tra loro a formare un
filamento completo (sintesi discontinua del DNA).
Per ogni forcella di duplicazioni vi sono due DNA polimerasi
III.
Esiste, però, un ulteriore problema. Nessuna DNA-polimerasi
è in grado di iniziare la polimerizzazione del DNA ex novo
(senza un filamento di stampo), ma tutte richiedono per
poter agire la presenza (di un acido nucleico) del gruppo
ossidrilico 3’ di un corto RNA innesco.
Perciò la sintesi di tutti frammenti di Okazaki (così come del filamento guida) comincia con quella di un RNA
innesco 5’3’ al quale la DNA-polimerasi III può, poi, aggiungere desossiribonucleotidi.
l’RNA innesco viene
sintetizzato da un enzima
detto primasi (o dnaG) che
sintetizza un corto RNA
innesco (< 15 nucleotidi) al
secondo.
Poiché la forcella di
duplicazione si muove ad
una velocità di circa 1000
nucleotidi al secondo, la
primasi produce un innesco
ogni 1000 nucleotidi.
A mano a mano che altro DNA a filamento singolo compare dietro ad essa, la primasi avanza con la forcella
di duplicazione e sintetizza nuovi inneschi per nuovi frammenti di Okazaki.
La primasi è un componente del primoso