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Polimeri e configurazioni
B|B|– A – A – A –Se l’atomo che si ripete è sempre lo stesso parlerò di omopolimeri.Configurazione: possiamo avere una sequenza lineare, ramificata o reticolata (quella alla base degli idrogeli). Può essere sempre la stessa unità ripetitiva ma inbase a come la dispongo ho configurazioni differenti.Posso avere diversi tipi di materiali polimerici tra cui:- Termoplastici, ovvero quei materiali che tramite il calore riesco a modellare- Termoindurenti, quei materiali che non posso modellare tramite l’utilizzo del calore,si tratta di polimeri reticolatiIn base poi alla disposizione posso avere anche differenti stereoisomeri per uno stessomateriale, ovvero ho la stessa struttura chimica ma una disposizione spazialedifferente da parte dei singoli atomi.Un esempio è il polipropilenePeso molecolare: posso avere molecole diverse a seconda della lunghezza delle catene. Lo calcolo come somma del peso degli atomi deigruppi ripetenti moltiplicato poi per gli n monomeri. N però non è definito, nello stesso oggetto ho una distribuzione di pesi molecolari che ha un massimo che può spostarsi. In generale quindi si usa il peso medio ponderale Mw che permette di descrivere le distribuzioni. Il rapporto tra peso medio ponderale e numerale prende il nome di polidispersità e si calcola come:
Mw / Mn = DPM
In genere Mw è diverso da Mn, non c'è un polimero in cui le catene hanno lo stesso peso molecolare ma vi è sempre una certa diversità. Se un polimero ha un DPM di 2 piuttosto che di 4 le proprietà di quest'ultimo cambiano moltissimo, più il valore è alto più saranno presenti catene piccole.
Conformazione: sono tutti quei passaggi per cui basta fornire un po' di energia (scaldando). La molecola è continuamente in movimento e può assumere diverse conformazioni nello spazio, di tutte queste possibili
di vista industriale, tra cui la polimerizzazione in massa, la polimerizzazione per sospensione, la polimerizzazione per emulsione e la polimerizzazione in soluzione. Ognuna di queste metodologie ha vantaggi e svantaggi e viene utilizzata a seconda delle caratteristiche desiderate del materiale polimerico finale. La polimerizzazione in massa è il metodo più semplice ed economico, ma può portare a prodotti con bassa qualità e con una distribuzione non uniforme delle catene polimeriche. La polimerizzazione per sospensione prevede la dispersione di monomeri in una fase liquida continua, generalmente acqua, con l'aggiunta di un agente tensioattivo. Questo metodo permette di ottenere polimeri con una migliore distribuzione delle catene polimeriche e una maggiore uniformità delle dimensioni delle particelle. La polimerizzazione per emulsione è simile alla polimerizzazione per sospensione, ma prevede l'utilizzo di un emulsionante per stabilizzare le particelle di monomero nella fase liquida continua. Questo metodo permette di ottenere polimeri con una maggiore stabilità e una migliore distribuzione delle dimensioni delle particelle. Infine, la polimerizzazione in soluzione prevede la dissoluzione del monomero in un solvente organico, seguita dalla polimerizzazione. Questo metodo permette di ottenere polimeri con una maggiore purezza e una migliore controllo delle dimensioni delle catene polimeriche. In conclusione, la scelta della metodologia di polimerizzazione dipende dalle caratteristiche desiderate del materiale polimerico finale e dalle esigenze del processo produttivo.Nel 1839 venne vulcanizzata la gomma, ovvero vennero legate insieme delle molecole dando origine ad una struttura aggrovigliata (elastomeri) mentre nel 1869 venne ottenuta la prima materia plastica commerciale (celluloide). Oggi per creare polimeri si parte da mattoni fondamentali e si fanno reagire mediante polimerizzazione (monomero polimero, se i monomeri sono diversi si ottiene un copolimero).
Il monomero è la molecola di partenza, l'unità ripetitiva invece è quella presente all'interno di un polimero che può avere una struttura chimica diversa.
La polimerizzazione può essere:
- A catena: i monomeri diventano parte della catena uno alla volta, reagiscono con la catena in crescita. Abbiamo una fase iniziale (reazione con l'iniziatore, la molecola ottenuta è pronta a reagire con altri monomeri), una di propagazione (vi è l'accrescimento della catena) e una di terminazione (quando due catene si incontrano).
amorfo-cristallino avrà un salto molto alto, un materiale semi-cristallino ha una variazione di rigidità minima. Nei materiali reticolati il passaggio vetro-gomma c'è ma non può fondere perché le molecole sono vincolate da una reticolazione. In un polimero ci sono tante strutture copresenti e l'effetto della temperatura è complesso. Anche il peso molecolare influisce sulle proprietà meccaniche, all'aumentare di questo infatti aumenta la temperatura di fusione, la resistenza al creep, a fatica e all'impatto. Questo perché le catene sono più lunghe, più aggrovigliate e quindi serve più energia. Gli additivi vanno anch'essi ad influenzare le proprietà meccaniche dei materiali polimerici, ad esempio aggiungendo a un polimero un additivo plastificante si ottiene un materiale plastico. Altri tipi di additivi sono quelli che invece portano alla formazione di polimeri non plastificati (rigidi) o semi-rigidi.
anche gli agenti alterano le proprietà e in particolare possono essere aggiunti agenti additivi radiopacizzanti, lubrificanti, stabilizzanti ad alte temperature e antimicrobici. Idrogeli: Sono dei polimeri che rigonfiano se posti in acqua, si tratta di molecole idrofile in cui l'acqua entra legandosi alle catene polimeriche che non si sciolgono poiché sono tra loro collegate. Infatti, definiamo un idrogelo come una molecola idrofilica e reticolata. Le catene possono essere tenute insieme da legami covalenti oppure da zone idrofobiche che si aggregano tra loro internamente. Per avere un idrogelo che rigonfia ma non si scioglie devo bilanciare la solubilità e l'insolubilità. La reticolazione può essere più o meno fitta ed è importante la distanza tra i nodi di reticolazione. Mc è la distanza tra due nodi di reticolazione e posso così calcolare il peso delle catene tra quei due nodi. I metodi per produrre gli idrogeli sono molti, siPuò lavorare sulla struttura chimica. Posso intrecciare una seconda rete su quella già esistente, questo doppio reticolo rende la struttura più resistente a compressione. Quando il gel viene a contatto con l'acqua il reticolo si espande, questo rigonfiamento è controbilanciato da una forza di ritrazione della struttura reticolata. Il grado di rigonfiamento può essere riportato come (Wd/Ws)*100. Questo va a determinare la diffusione dei soluti attraverso il gel, le proprietà di superficie e la mobilità superficiale, le proprietà ottiche e le proprietà meccaniche. Gli idrogeli sono impiegati principalmente nelle lenti a contatto, nella pelle artificiale ecc. Tutti i nostri tessuti molli hanno caratteristiche simili a quelle degli idrogeli e proprio per questo in alcuni casi possono essere sostituiti dagli idrogeli per favorirne la rigenerazione. Inoltre, favorendo l'emocompatibilità evitano
laformazione di coaguli e il deposito di proteine. Un altro utilizzo è quello riguardante le terapie farmacologiche dove gli idrogeli sono usati per mascherare le sostanze immunogeniche, per rilasciare in modo controllato nel tempo i farmaci, per rilasciare in un sito specifico i farmaci e per fornire protezione dalle sostanze labili. Vengono infine usati nella medicina riparativa per le lenti a contatto, per i bendaggi per la cura di ustioni e ferite e per creare membrane per i biosensori. Polimeri vinilici - Polietilene: è un polimero termoplastico non reticolato che si ottiene da polimerizzazione radicalica. Si tratta di un polimero semicristallino che fonde a 130°C. Esso ha numerose configurazioni con diverso peso molecolare e anche conformazioni diverse. Il più famoso è quello lineare ma esiste anche quello ramificato che ha proprietà differenti poiché