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P
a→
b probabilità che l'elettrone allo stato a vada
∆ in b.
a
Praticamente, a livello fisico la spettrometria si esprime così:
"# $ &#
( ) (%) = espressione quantistica
= cost
Pa→b OD All'aumentare della
lunghezza d'onda λ,
diminuisce il salto
∆E
energetico
λ
( (*
∆E '
= h = h λ =
) ∆+
Secondo Heisenberg noi dobbiamo pensare che le bande che osserviamo sono spesse perchè c'è
l'incertezza legata al fatto della probabilità di trovare l'elettrone.
I livelli energetici li dobbiamo rivedere
sotto l'aspetto di nuvole di probabilità
/ che di conseguenza ci danno valori
energetici oscillanti nel tempo.
Per ogni lunghezza d'onda c'è la probabilità di eccitare la mia molecola.
Similmente, rimanendo in campo probabilistico e statistico, ecco il decadimento degli isotopi
radioattivi:
∆N λ ∆t λ .
%
= - N(t) a costante avremo che: (- N↓), (- )
Di seguito una tipica analisi spettrofotometrica:
campione da analizzare: Rodamina
• trovare (coefficiente di estensione molare);
• curva di taratura;
• concentrazione limite.
Le concentrazioni utili per l'esperienza:
10 12 → Abs: nd : sballato perchè troppo concentrata
1
10 13 3 4 56
→ Abs: 1,14449 : 1,14449*10 1
10 17 3 4 56
→ Abs: 0,07488 : 0,07488*10
9: <$=
10 ≅
18 3
; ;
→ Abs: 0,06497 : = = 1,2994*10 λ 527,2 nm
I parametri fissati nello spettrofotometro:
• ampiezza banda: 0,2 nm
• risposta: media
• campo utile di misurazione: 600-400 nm
• data pitch: 0,4 nm
• velocità di scansione: 200 nm/min
• n° di cicli: 1
è molto più piccola di una transizione nel visibile, dove k corrisponde alla costante di Bolzmann
kT
e T alla temperatura ambientale.
La precedente relazione è fondamentale nella spettroscopia; bisogna tener conto dell'energia in kT
e soprattutto alla dipendenza della temperatura.
∆
Se ho n elettroni, come faccio a distribuirli nei livelli energetici? Ce lo dice la statistica di
~ @ ⁄
1∆ AB
Boltzmann: si mettono in proporzione a
E come ci dice lo stesso Boltzmann "l'entropia è legata alla probabilità".
PROPRIETA' DELLA LUCE
La luce è un fenomeno ondulatorio (onde elettromagnetiche) e corpuscolare (fotoni).
Prima del '900 ci si chiedeva perchè la luce fosse solo un onda. Perchè qualsiasi comportamento
corpuscolare eramascherato dal numero enorme di fotoni normalmente presenti.
Quindi non era ritenuta possibile questa natura corpuscolare della luce, anche perchè i fenomeni
ondulatori da soli spiegavano già tutto il necessario.
Corpo nero
La radiazione emessa da una cavità obbedisce ad una legge universale della natura; ovvero si
comporta come un perfetto emettitore ed assorbitore con potere assorbente uguale ad 1, vale a
dire come un corpo nero.
D D D D J J J J
G H I G H I
E E K K K
F + + + + L M
= = = F
= 1 = r + a + = (λ) + (λ) + (λ)
D D D D J J J J
E E E E E E E E
Sono stati fatti molti tentativi per dedurre la curva teorica di emissione ma ci si avvicinò solo la
legge Rayleight-Jeans.
Max Planck la enunciò definitivamente: ipotizzò che la radiazione emessa od assorbita da atomi
presenti nelle pareti della cavità che si comportavano come oscillatori con le cariche elettroniche
oscillanti attorno al nucleo.
Due condizioni per gli oscillatori (non classici, bensì come si scoprirà in seguito quantistici):
'
• E = n h n = 0, 1, 2, 3, ...
• gli oscillatori potevano emettere energia solo in quantità discrete, ovvero quantizzate,
corrispondenti a variazioni di una unità dell'indice n:
' ' '
N N
- = (n + 1) h - n h = h
Il fotone (effetto Compton) '
E = h fotone
' O 1 h ' 1 5
E = h ɸ R
Q
quantità di moto (p) = E = elettrone
h ' 5 quantità di moto (p)
Nel dettaglio: S T U
' ' 1
h = h - EO E = p c p = =
( (
Bisogna mantenere il dualismo onda-corpuscolo per la luce in modo che irisultati con entrambe le
teorie siano compatibili tra loro. '(Φ)
∆
'
' ∆
MW
Si è trovato che dipende solo dalla accelerante V, mentre è indipendente dal numero di
elettroni presenti nel fascio.
Approssimativamente si può affermare che la luce si comporta come un'onda fin tanto che non si
verificano fenomeni di assorbimento o emissione. Ogni qualvolta la luce viene assorbita, ci si può
aspettare che si evidenzi la sua natura quantistica o corpuscolare.
Proprietà ondulatoria della materia
De Broglie ipotizzò (1924) che gli elettroni e ogni altra "particella" avessero anche una natura
ondulatoria, oltre che corpuscolare.
Thomson precedentemente aveva proposto (1906) un modello atomico in cui si immaginava che
gli elettroni fossero annegati in una zona dove era uniformemente distribuita una carica positiva,
in valore assoluto uguale alla carica totale di tutti gli elettroni dell'atomo, in modo tale che l'atomo
stesso risultasse in complesso elettricamente neutro, come si verifica normalmente per tutti gli
atomi.
Particelle alfa (∝)
Queste particelle hanno una carica positiva in valore assoluto pari al doppio della carica
dell'elettrone; la loro massa è 7000 volte maggiore della massa dell'elettrone.
L'unica possibile spiegazione dell'esperimento di Rutherford sulla diffusione delle particelle alfa
era che la carica positiva atomica fosse concentrata in un nucleo di piccole dimensioni (con raggio
10 1 2
dell'ordine di m) e che il resto dell'atomo fosse occupato solo dagli elettroni (si sapeva,
10 1
infatti, che il raggio atomico è dell'ordine dei m). Quindi risultò che il nucleo ha un raggio
ben 10⁴ volte inferiore a quello dell'atomo.
In base a considerazioni probabilistiche, il modello di Rutherford permette un calcolo corretto
∝
anche del numero di particelle che vengono deflesse ad ogni atomo. L'energia di una carica
negativa orbitante intorno ad una carica positiva è data dalla somma di un termine di Ec più un
termine di Ep elettrico.
Serie s spettrali
Contrariamente a quanto era prevedibile in base alla fisica classica, si era visto che gli atomi di tutti
gli elementi emettono ed assorbono luce solo a certe frequenze caratteristiche.
J. Balmer nel 1884 trovò che le lunghezze d'onda delle righe spettrali dell'H (idrogeno), nella zona
del visibile e dell'U.V. prossimo, soddisfano quasi esattamente una formula empirica
sorprendentemente semplice:
Z Z 6
8 1
[
= ( - ) [ = 1,097*10 (costante di Rydberg)
Y /² N²
I.R. b U.V.
a
a → la luce emessa da una fiamma contenente H viene faQa passare aQraverso un reRcolo di
diffrazione in modo da separare le sue componenti a lunghezza d'onda diversa.
b → sullo schermo si formano delle righe di diversi colori, come specificato in figura, ciascuna
corrispondente a un ben precisa lunghezza d'onda. Nella figura sono mostrate solo le righe relative
alla zona del visibile e del U.V. ',
In base al principio di conservazione dell'energia quando un atomo emette un fotone di E = h la
sua energia interna deve diminuire della stessa quantità.
Di seguito schematizziamo il salto di qualità concettuale che si stava affacciando:
Fenomeni macroscopici: variano in modo continuo
Fenomeni microscopici: variano in modo discreto (quantizzazione)
L'ipotesi ondulatoria di De Broglie
Propose una formula per mettere in relazione la lunghezza d'onda ad un oggetto che possiede una
certa quantità di moto:
U
λ = p: quantità di moto
]
Suggerì che alle particelle aventi quantità di moto p fosse sempre associata un'onda avente
lunghezza d'onda tale da soddisfare la stessa equazione precedente valida per un fotone:
=^_
m λ = 2 d m = 1, 2, 3, ...
Agli elettroni è effettivamente associata una lunghezza d'onda che soddisfa alla stessa condizione
di Brogg valida per la diffrazione dei raggi X.
Diffrazione dei neutroni
In molti casi la diffrazione dei neutroni può fornire informazioni sulla struttura molecolare che non
sarebbe possibile ottenere in latro modo.
La lunghezza d'onda associata ad un neutrone è dello stesso prdine di grandezza del raggio
atomico.
Microscopio elettronico
La lunghezza d'onda più piccola utilizzabile con un microscopio ottico, e quindi la miglior
Aa
risoluzione ottenibile, è di circa 2000 . Invece con un microscopio elettronico, nel quale gli
∆V
elettroni vengono accelerati da una differenza di velocità di 50 kb, la lunghezza d'onda di De
Aa
Broglie ad essi associata è di 0,055 .
Teoricamente questa potrebbe essere la risoluzione di un microscopio elettronico, sebbene in
pratica la necessità di focalizzare gli elettroni mediante campi elettrici e magnetici (lenti
Aa
elettromagnetiche) limiti la risoluzione a circa 2 .
L'atomo di Bohr
Egli aveva proposto (1913) un modello valido per un atomo con un solo elettrone orbitale, come
l'H: 2 2
c 6 d
O K
2
K
k = m (-e) ℎ
c
Q Q f
=
+
2
2
6 d c
O
2 2 K
K = = k c
Q .
Un elettrone di massa m e carica -e in orbita circolare intorno ad un nucleo avente carica + Il
1
nucleo ha una massa molto più grande dell'O e può in prima approssimazione essere considerato
fermo: 2
c
O
2 K
E = K + U = - k ℎ
2g
L = r m v = n = n ħ n = 1, 2, 3, ... ħ = costante di Planck ridotta o costante di Dirac =
1h2
1,055*10 Js
ℎ f
Tuttavia, se l'elettrone ha una lunghezza d'onda pari a (come suggerito da De Broglie), essa
deve essere tale che l'onda corrispondente si possa "adattare" all'orbita circolare percorse
O 1
dall'elettrone .
Se ciò non avvenisse l'onda interferirebbe con se stessa e non potrebbe essere stazionaria come è
1
necessario che sia perchè l'O sia stabile su quell'orbitale.
r r
*
g
2 r = n λ = n i
*
r m v = n = n ħ
/ j
Quindi l'ipotesi di De Broglie sulla natura ondulatoria della materia equivale al postulato su cui
Bohr aveva basato il suo modello atomico.
k mk
i l N ħ
( )
= k = ²