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La libertà procreativa e l'autonomia morale

Ci si può quindi togliere dalla linea d'attacco catastrofista che prevede un'oppeggio, senza base razionale. Dietro ciò c'è un'impotazione scivolamento verso il che non riesce a convivere con l'inevitabile misoneista trasformazione biologica. Non bisogna, comunque, andare all'esatto opposto, intendendo che tutto vada per il meglio e che non ci siano rischi da prendere in considerazione. Correggere l'idea che l'autonomia morale basti per giustificare moralmente le scelte procreative.

Etica che radica il diritto alla libertà procreativa nell'autonomia morale: contiene la posizione di chi sostiene che ciascuno è padrone (proprietario) del suo corpo (Posner); procreative come un diritto negativo da radicare nell'autonomia chi sostiene le scelte chi sostiene l'autonomia morale come morale senza interventi esterni (Robertson); ragione per affermare il diritto di ognuno alla libertà procreativa.

(Charlesworth). Chi si approccia a tale diritto in termini di autonomia tendono ad accettare qualsiasi forma di tecniche di procreazione assistita in quanto estensione della libertà individuale. Sviluppo di ciò: ritenere una base adeguata per ogni tecnica di fecondazione assistita (anche complessa come maternità surrogata) un contratto liberamente stipulato tra i coinvolti (Shalev); o ancora, una forma complessa come la maternità surrogata è consentita in quanto legittimo è cedere denaro per gameti o attività gestazionale (Posner). Queste posizioni autonomia procreativa identificata - sono giustificate dall'idea di partecipare ad un libero mercato economico per cui la disponibilità di ognuno col proprio corpo è assimilata alla proprietà. Molte concezioni, comunque, ritengono l'etica della sola autonomia morale astratta, una condizione che "non si realizza in pratica quasi mai".

(Botti).l'autonomia e proprietà del proprio corpo

Anche secondo Lecaldano non può essere una base morale sufficiente per le scelte procreative; nonostante ne sia, però, una condizione necessaria: perché la libertà procreativa deve essere fatta valere come un diritto negativo contro l'intervento pubblico e perché molte pratiche procreative perdono di validità morale se senza autonomia dei partner che si impegnano (negare anche che un consenso in cambio di denaro possa essere accettato eticamente). Non è sufficiente ma è un requisito minimo.

In più, nonostante la responsabilità morale procreativa qui raccomandata debba essere svincolata dalla concezione naturale di maternità, paternità e famiglia, non si deve comunque fare a meno di questi ruoli. Ciò che va sostituito ai ruoli familiari naturali non può essere considerato come esiti di procedure di calcoli economici e contrattazioni.

L'etica qui raccomandata vuole dare corpo a queste figure, per non perdere di vista gli investimenti emotivi personali. [7.2]

Ci sono posizioni che, pur condividendo il rifiuto di criteri naturalistici o come decisivi, e rifiutando l'idea che vada comunque difesa la famiglia scientifica o naturale, ritengono necessario il contesto familiare, sia pure artificiale. Qui, la giustificazione alle varie forme di procreazione assistita è conseguenzialista:

  • mantenimento di una qualche forma di famiglia anche ridefinita necessario per la buona vita delle società umane;
  • essere cresciuto in famiglia è essenziale per la salute fisica e psichica.

Questi potrebbero essere vincoli prudenziali ma non assoluti: per far questo sarebbe necessario avere evidenze empiriche che escludano dall'origine dei problemi sociali e disagi personali le relazioni familiari, oppure, al contrario, che dimostrino che chi è vissuto fuori da relazioni familiari vada incontro,

Per questo, a danni. Non soddisfatte. Si può, quindi, raccomandare di far crescere la prole in un contesto familiare stabile; ma non si possono considerare rilevanti le posizioni che stringono le relazioni familiari chiamando in causa il matrimonio naturale giuridicamente riconosciuto (escludendo le famiglie di fatto). Il fatto che due persone stipulino un matrimonio non è base sufficiente per garantire che abbiano adeguatamente affrontato la responsabilità della sussistenza di un contratto giuridico, tralasciando la responsabilità morale e riducendo il tutto ad una questione burocratica.

Coloro che fanno della salvaguardia delle relazioni familiari una ragione morale decisiva vanno contro il ricorrere alla fecondazione assistita da parte di una donna sola/coppia di donne, contro queste tecniche per realizzare un essere umano in vitro tempo dopo la morte dei genitori. Pratiche

Complesse che richiamano l'intervento della legge. Per la nostra etica: gli interventi della legge devono essere rivolti a regolamentare le più complesse forme di fecondazione assistita, non ad escluderle (Rodotà). Sul piano morale non possono essere considerate tecniche malvage poiché finalizzate alla nascita di persone (è un bene in linea di massima). [7.3] Linea argomentativa di chi accusa di ricorrere a queste pratiche per egoismo. L'appello ai diritti dei nascituri è ampio procreativo, ma non è eticamente risolutivo chiamarlo in causa per le riflessioni morali sulle varie forme di fecondazione assistita. Per esempio, i moralisti cattolici rifiutano tutte le pratiche di fecondazione assistita chiamando in causa tali diritti, per salvaguardare il prodotto del concepimento e il diritto alla vita dell'embrione (per il fatto che tutte le forme di fecondazione assistita portano alla creazione di embrioni di cui un tot andrà).

distrutto). Larga parte delle argomentazioni che chiamano in causa i diritti dei nascituri presuppongono una concezione dell'embrione assimilato ad una persona. Per quanto riguarda l'assimilare le forme di procreazione assistita all'aborto, va rivelato che l'una favorisce la nascita delle persone, l'altra no. Le caldano ritorce l'argomentazione contro i moralisti cattolici chiedendo di rispondere all'accusa che, con il loro rifiuto, provocano una sorta di "genocidio" (così chiamato da loro nel 1996, espandendo il termine). Se per ipotesi la fecondazione assistita non comportasse distruzione di embrioni, non si capirebbe il rifiuto per principio (in quanto tale). Questo rifiuto, ma dall'affermare infatti, non deriva dal voler salvaguardare i diritti del nascituro il valore di certi modi di nascere piuttosto di altri: rifiuto di modo di nascere che è, dunque, da rifiutare l'etica che divide attività sessuale e

Attività procreativa con l'esigenza che chiama in causa i diritti del nascituro, assimila il bene della prole. Per quanto riguarda l'opposizione alla fecondazione in vitro sostenendo che mette in pericolo il bene e gli interessi del nascituro, non c'è un'evidenza empirica che dimostri i problemi fisici e psichici in tal caso, rispetto alla nascita naturale. Sicuramente alle persone rivolte a queste pratiche vanno chiariti eventuali pericoli e complicazioni: è il modo eticamente accettabile, con i prerequisiti essenziali. L'ammettere di dover seguire cautele non significa riconoscere come illecite le forme di fecondazione in vitro, ma garantirne, anzi, legittimità da un punto di vista etico. C'è anche una linea argomentativa psicologica secondo cui i bambini nati in questo modo presentano disturbi della personalità "normali" poiché l'inconscio mancherebbe di modelli.

L'inconscio introiezioni che ci sono nei bambini nati nelle coppie "normali" è una costruzione teorica elaborata da Freud per spiegare la genesi delle patologie psichiche; in più questo è caratterizzato da pulsioni negative come l'aggressività verso il proprio padre/familiari. In più i dati sono parziali poiché dati da pazienti malati. Anche qui, possono essere prese come cautele per non far allontanare troppo chi cresce una prole da una forma di famiglia consueta nella nostra società e cultura. Sarebbe una raccomandazione morale, non una legge che vieta certe pratiche poiché (concezione sostantiva della moralità) si privilegerebbe un modo di intendere relazioni personali affettive. Inoltre, non si farebbe nascere un bambino in nome di un dell'interesse di bene per egli. È una strana argomentazione quella che in nome qualcuno ne impedisce l'esistenza (Hare). È un'argomentazione

erroneamente formulata e non dovrebbe fare appello agli interessi di un bambino che non nascerà, ma ad uno standard di qualità di vita umana da garantire. In quest'etica: linea in comune con [7.4] Contributo della prospettiva femminista l'attenzione per le relazioni private piuttosto che per le pubbliche; rifiuto di approccio razionalistico ma tendenza ad affrontare le questioni guardando ai sentimenti e emozioni (Botti). Tre fasi (Charlesworth; Donchin; Mancina). Le prime due affrontavano la fecondazione assistita in modo ideologico e assolutistico: nella prima le tecniche erano viste come strumento che liberava le donne dal peso della gravidanza come condanna biologica; nella seconda come strumento del potere maschile con cui si costringevano le donne a procreare anche se sterili, con pratiche controllate da maschi. Una questione morale si presenta quando si è in grado di distinguere tra condotte giuste e lecite e condannabili e da evitare. Posizione espressada Held, chiarendo che ciò che è caratteristico dell'umano rispetto alla nascita è la possibilità di superare la dimensione biologica per fare della procreazione un processo culturale e dipendente. L'etica femminista, aggiunge, contribuisce dalle scelte e dai principi che lo guidano alla "moralizzazione della procreazione in un contesto indella nascita": cui contano regole e principi morali caratterizzati da responsabilità. Il fatto che le donne possano procreare per dei motivi rende chiaro che la nascita è un fenomeno culturale e non biologico. Lecaldano riprende questo argomento per sottolineare che queste tecniche in sé non sono negative o positive; ciò che conta sono le ragioni o motivi che chi si impegna nell'attività procreativa presenta. Non sono quindi apprezzabili solo le ragioni che prendono le tecniche di fecondazione assistita come un superamento terapeutico o per evitare.

Malformazioni del nascituro

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
33 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulimazzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Bioetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Botti Caterina.