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DEGRADAZIONE DELLE PROTEINE
La biosintesi dei composti azotati ha due vie: quella dei nucleotidi e quella degli amminoacidi. Mentre i
carboidrati possono accumularsi sotto forma di glicogeno, i grassi sotto forma di trigliceridi i composti
azotati non possono accumularsi quindi quando necessita la loro presenza vengono sintetizzati. Esiste un
equilibrio tra azoto escreto e quello assunto con la dieta.
Nell’intestino sono presenti specifici enzimi che possono degradare le proteine, questi enzimi sono le
peptidasi che catalizzano l’idrolisi del legame peptidico. Le peptidasi si dividono in:
• Esopeptidasi
Carbossipeptidasi (con residuo carbossilico COOH)
o Amminopeptidasi (con residuo amminico NH )
o 2
• Endopeptidasi
Pepsina (con amminoacidi aromatici)
o Tripsina (con Lys e Arg)
o Chimotripsina (con
o amminoacidi aromatici con
COOH)
La degradazione delle proteine serve a riciclare amminoacidi o degradare proteine difettose e queste ultime
sono quelle che vengono degradate più rapidamente. Le proteine hanno un’emivita variabile da meno di 2h a
più di 200h.
Le proteine endogene possono essere degradate tramite:
• Proteasi lisosomiali che degradano proteine a lunga vita, proteine extra cellulari, proteine di
membrana che agiscono su proteine a vita lunga, proteine di membrana. In questi lisosomi sono
presenti più di 50 enzimi idrolitici (comprese le catepsine) e degradano in maniera non selettiva. Il
pH interno di un lisosoma è circa 4/5
• Proteasi citoplasmatiche che avviene nel citosol e sono proteasi ATP dipendenti, degradano proteine
a rapido turn-over, anomale o in quantità eccessive e degradano in maniera selettiva. L’azione di
queste proteasi richiede l’ubiquitina che poliubiquitina la proteina di interesse che viene poi
degradata dal proteasoma 26S.
I segnali che favoriscono la degradazione delle proteine sono:
• Particolari sequenze amminoacidiche (PEST: Pro, Glu, Ser, Thr)
• AA sull’N-terminale
• Legame con l’ubiquitina
Ubiquitina
L’ubiquitina si lega a quelle proteine che devono essere degradate, è a sua volta una proteina composta da 76
amminoacidi altamente conservata. La Gly C-terminale si lega ai residui di Lys della proteina da degradare.
È una proteina che necessita l’idrolisi dell’ATP ed il complesso dell’ubiquitinazione è composto di 3 enzimi:
• E1: enzima che attiva l’ubiquitina
• E2: enzima di coniugazione che si lega all’ubiquitina
• E3: è una ligasi che lega l’ubiquitina alla proteina bersaglio
La proteina bersaglio avrà legate molte ubiquitine e verrà condotta al proteasoma 26S (ATP-dipendente) che
possiede numerose proteasi e scinde la proteina in piccoli peptidi e grazie all’idrolasi vengono rilasciate le
ubiquitine.
Il complesso del proteasoma 26S è costituito da un cilindro centrale (20S) e due cappucci (19S) i quali
riconosceranno la proteina e la svolgeranno, successivamente entrerà nel cilindro dove sarà degradata.
OSSIDAZIONE DEGLI AMMINOACIDI
L’energia metabolica della cellula, oltre che dai carboidrati e dai trigliceridi, può essere ottenuta
dall’ossidazione degli amminoacidi ricavati dalla degradazione delle proteine della dieta o dalle proteine
intracellulari.
La degradazione ossidativa degli amminoacidi avviene in uno dei seguenti casi:
• Normale turn-over delle proteine cellulari
• Eccessiva introduzione di proteine nella dieta
• Durante il digiuno
• In caso di diabete
La degradazione degli amminoacidi parte con la rimozione del gruppo amminico che viene convertito in
ione ammonio e che poi entra nel ciclo dell’urea.
Lo scheletro carbonioso, in relazione al gruppo R, si può trasformare in:
• Piruvato
• Intermedi del ciclo dell’acido citrico
• A-CoA
• Acetoacetil-CoA
Transaminazione
Il gruppo amminico che viene rimosso dall’amminoacido deve essere trasferito ad un chetoacido. Questa
reazione è catalizzata dalle amminotransferasi (transaminasi) il cui gruppo prostetico è il piridossalfosfato
(PLP). Il piridossalfosfato (forma aldeidica) accetta il gruppo amminico (forma amminata) che dona il
gruppo amminico al chetoacido accettore. Di solito il chetoacido accettore è l’α-chetoglutarato. Le reazioni
di transaminazione sono reversibili e possono anche essere usati per produrre amminoacidi a partire da
chetoacidi.
Lo scheletro carbonioso di alcuni amminoacidi può essere convertito in piruvato o in intermedi dell’acido
citrico, possono essere utilizzati per la gluconeogenesi e quindi sono chiamati glucogenici.
Lo scheletro carbonioso di altri amminoacidi può essere convertito in A-CoA e acetoacetil-CoA, possono
essere utilizzati per la sintesi di acidi grassi e possono produrre corpi chetonici e quindi sono chiamati
chetogenici.
In alcuni amminoacidi una parte dello scheletro carbonioso viene degradata in un modo e l’altra parte in un
altro, si tratta quindi di amminoacidi sia glucogenici che chetogenici (triptofano, isoleucina, fenilalanina,
tirosina, treonina).
Deaminazione ossidativa
Il gruppo amminico dell’amminoacido viene trasferito all’α-chetoglutarato formando il glutammato. Il
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glutammato può essere deaminato ossidativamente con formazione di NH nella reazione di deaminazione
ossidativa. L’α-chetoglutarato che resta può entrare nel ciclo dell’acido citrico o essere utilizzato per la
sintesi di glucosio o per le reazioni di transaminazione.
La reazione è catalizzata dalla glutammico deidrogenasi, la reazione è reversibile e serve anche per
sintetizzare il glutammato. Può usare come cofattore il NAD nella deaminazione ossidativa e il NADP
nell’aminazione riduttiva.
DESTINO DELLO IONE AMMONIO
Una parte dell’NH prodotto dalla demolizione degli amminoacidi e dalla demolizione dei nucleotidi viene
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usato per la biosintesi dei composti azotati, ma l’eccesso deve essere eliminato. La rimozione implica una
reazione di aminazione riduttiva ad opera della glutammico deidrogenasi:
H O
+ ¿+ 2 ¿
→ glutammato+ NADP
+¿ ¿
NADPH H
+¿+α −chetoglutarato+ +
¿
NH 4
L’eccesso di NH può comportare una carenza di glutammato ed un aumento di glutammina, una reazione
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catalizzata dalla glutammina sintetasi
ATP → glutammina ADP+ P
+¿+ + i
¿
Glutammato+ N 4
Talvolta NH può essere trasformato in urea tramite il ciclo dell’urea, ma si necessita di un trasportatore che
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porti l’NH nel fegato, viene quindi portato sotto forma di glutammina attraverso il circolo sanguigno fino al
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fegato dove poi è riconvertito in glutammato tramite l’enzima glutamminasi.
Se l’NH si trova invece nel muscolo può essere trasportato al fegato sotto forma di alanina mediante il ciclo
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glucosio-alanina. Il glutammato (prodotto mediante la reazione di transaminazione) può cedere il gruppo
amminico al piruvato formando l’alanina
glutammato+ piruvato → α−chetoglutarato+alanina
Che attraverso il torrente circolatorio giunge al fegato dove avviene la reazione inversa
alanina+α → glutammato+ piruvato
−chetoglutarato
CICLO DELL’UREA
Il ciclo dell’urea avviene nel fegato e precisamente nei mitocondri e nel citosol. Si svolge in 4 tappe.