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La biblioteca che Cassiodoro aveva aperto nel monastero di Vivarium a Squillace in Calabria, nella

seconda metà del VI sec. è l’ultimo esempio di biblioteca dell’età antica, prima che il Medioevo portasse

confusione e scombussolamento. Sia nel mondo ellenistico che in quello romano, erano sorte biblioteche

volute dall’autorità dello Stato (per es. i Tolomei in Egitto che si erano impegnati nella biblioteca di

Alessandria d’Egitto; Cesare e Augusto che si erano impegnati nell’apertura al pubblico di biblioteche;

Traiano che aveva fatto costruire la biblioteca Ulpia). Il tutto si ferma durante l’epoca medievale, e

riprende con Petrarca, la cui rilettura dei classici lo aveva riportato in contatto con il pensiero dei latini

e con le loro istituzioni: sognava di mettere insieme i suoi libri, assieme a quelli del Boccaccio, per il

pubblico, quindi aveva fatto promettere alla Repubblica di Venezia che i suoi libri fossero il centro e il

nucleo di una pubblica biblioteca gestita dalla Serenissima, aperta a tutti gli studiosi e non solo.

Purtroppo questo sogno non era andato a buon fine. Dopo l’unificazione italiana c’era un’esigenza di

rendere più omogenee le legislazioni e le consuetudini e istituzioni degli stati preunitari; a Firenze nel

1867 si era tenuto il Congresso internazionale di statistica, in cui Gar si era fatto carico delle esigenze

delle biblioteche italiane. Nel 1869 il Ministero della Pubblica Istruzione aveva costituito una

commissione per provvedere al riordinamento scientifico e disciplinare del Regno. Più tardi il

“Regolamento organico per le biblioteche governative del Regno” proposto dal ministro Bonghi aveva

definito la struttura delle biblioteche, sempre con un po’ di confusione, e sono state nominate nazionali

quelle di Roma, Firenze, Torino e Napoli, più tardi si erano aggiunte Milano, Venezia e Palermo. Negli

Stati preunitari la struttura delle biblioteche era di tipo binario: c’era una biblioteca principale sorta

vicino a un antico nucleo di codici, o creata ex novo dalla volontà del sovrano, e vi era una biblioteca

presso le università. Nel 1975 viene istituito il Ministero per i beni culturali e ambientali, poi viene

riorganizzato nel 2002, e articolato in 4 dipartimenti: quello per i beni culturali e paesaggistici, quello

per i beni archivistici e librari, quello per la ricerca, l’innovazione e l’organizzazione, quello per lo

spettacolo e lo sport. La Direzione generale per i beni librari si interessa delle biblioteche pubbliche

statali, servizi bibliografici e bibliotecari internazionali, con la collaborazione dell’ICCU = Istituto

Centrale per il Catalogo Unico. Accanto a questo esiste l’Istituto centrale per la patologia del libro, erede

dell’Istituto di Patologia del libro fondato a Roma nel 1938. L’ ICCU è stato regolamentato nel 1982, e ha

il compito di programmare e coordinare l’attività di catalogazione e informazione bibliografica; ha

pubblicato le “Regole italiane di catalogazione per autori” ( RICA) e si è fatto promotore della diffusione

delle ISBD (International Standard Bibliographic Description). La maggior impresa dell’ ICCU è stata

quella dell’attuazione del Servizio Bibliotecario Nazionale, l’ SBN. Lo scopo di SBN è quello di

razionalizzare il lavoro catalografico dei bibliotecari, e di rendere più efficaci e vicini i servizi di

biblioteca. L’ordinamento delle biblioteche pubbliche statali era definito secondo il “Regolamento

organico” del 1967, in cui si affermava che la struttura è formata da 2 biblioteche nazionali centrali, a

Roma e a Firenze (la prima costituita nel 1895, la seconda dopo l’unificazione), ed hanno il compito di

raccogliere, conservare e rendere disponibile all’uso pubblico tutto ciò che si pubblica in Italia. Inoltre

hanno anche il compito di documentare quanto si pubblica all’estero, riguardo all’Italia e la stessa

produzione straniera, per quanto è possibile. A Roma viene redatto il “Bollettino delle opere moderne

straniere acquisite dalle biblioteche pubbliche statali” ( BOMS) mente a Firenze la BNI, la Bibliografia

Nazionale Italiana. Vi sono accanto a queste due, alte 7 biblioteche nazionali che hanno il compito di

testimoniare coi loro patrimoni storici la tradizione bibliografica italiana e sono: Torino, Milano,

Venezia, Napoli, Bari, Potenza e Cosenza. Dipendono tutte dal Ministero per i beni culturali, non dalle

loro università, come anche le 11 biblioteche universitarie sorte prima dell’unificazione. Presso il Senato

della Repubblica e la Camera dei Deputati, presso i Ministeri, sono sorte delle biblioteche, col tempo

sono diventate consistenti di libri anche rari e antichi.

§ 4

Le biblioteche civiche (eredi delle biblioteche di enti locali o non governative) si possono dividere in 3

raggruppamenti: le biblioteche civiche sorte in città metropolitane, le biblioteche di città diventati

capoluoghi di provincia, le biblioteche di centri minori. Intorno agli anni 60 le biblioteche pubbliche

italiane non erano distribuite uniformemente: ma l’interesse sta aumentando. Già negli anni 30 due

bibliotecari si erano presi a cuore la situazione: Ettore Fabietti e Luigi de Gregori. Ettore Fabietti arriva a

due conclusioni, cioè che si sarebbe dovuto parlare di biblioteche per tutti e che sarebbero dovute

essere gestite dai comuni come gli altri servizi. Luigi de Gregori era convinto che le biblioteche popolari

non erano in grado di trasformarsi e aveva sostenuto l’idea di modellare le biblioteche italiane su

modello americano. Negli anni 70 si giunge così a due novità: la nascita del Ministero per i beni culturali

e ambientali, e l’attuazione delle norme costituzionali che davano alle regioni le competenze sulle

biblioteche di enti locali estese ad interesse locale. Viene cambiata di gestione l’ AIB, l’Associazione

Italiana Biblioteche, non più diretta da bibliotecari di formazione ministeriale, ma aperta a bibliotecari

di biblioteche civiche. § 5

La biblioteca pubblica e l’istituzione che ha il compito di rendere sociale l’uso del libro: il libro diventa

così strumento pubblico del comunicare. La biblioteca ha due dimensioni, orizzontale e verticale: la

prima orizzontale è estesa nello spazio ma limitata nel tempo, l’altra raccoglie l’eredità del passato e

proietta verso il futuro la vita della comunità. La dimensione orizzontale della biblioteca pubblica si

riferisce alle biblioteche che si rivolgono agli individui di una comunità e mettono i patrimoni e i servizi

a loro disposizione senza limitazioni e si impegnano a crescerli e ignorarli. Per quanto riguarda la

dimensione verticale, un compito primario della biblioteca pubblica è quello della conservazione dei

libri del passato. Le due dimensioni costituiscono i poli dei servizi della biblioteca: si hanno così

biblioteche di conservazione e biblioteche d’uso. Ranganathan ha espresso le leggi della

biblioteconomia; Naudè ha rilevato la relazione fra patrimoni librari e il pubblico; il problema continua

ad essere quello del cammino dell’uomo verso la conoscenza.

§ 6

Esistono diversi tipi di biblioteche: le biblioteche di pubblica lettura, che hanno il compito di diffondere

la cultura di base; le biblioteche statali che hanno la funzione di conservazione; le biblioteche delle

università, che sostengono la ricerca; le biblioteche specializzate che supportano enti e associazioni. Ci

sono biblioteche che garantiscono la trasmissione del sapere da una generazione all’altra , come le

biblioteche nazionali centrali, quelle nazionali, quelle statali, quelle universitarie. Le biblioteche che

garantiscono la trasmissione del sapere all’interno della stessa generazione sono quelle di pubblica

lettura, dell’università e quelle specializzate degli enti di ricerca. Una biblioteca è uno spazio

organizzato, un edificio, o una serie di edifici, divisi in grandi aree, l’area dei servizi interni, sconosciuti

al lettore, e i servizi al pubblico. Questi ultimi sono divisi in 3 livelli: l’accesso e le informazioni; gli

strumenti e i servizi; i depositi. L’entrata deve consentire a tutti di accedere, non ci devono essere

barriere architettoniche, dev’essere arredata con espositori forniti di depliant, informazioni sui costi, i

servizi, gli orari, una pianta dell’edificio con la localizzazione delle sale, cataloghi e bacheche con gli

avvisi.

Per quanto riguarda gli strumenti e i servizi: le bibliografie o repertori bibliografici sono elenchi di libri,

organizzati per argomento o disciplina, per area geografica; i cataloghi invece sono il cuore della

biblioteca, senza di essi sarebbe inutilizzabile: un catalogo tradizionale è un insieme di schede cartacee

di formato standard, ogni scheda rappresenta un libro, e fornisce le indicazioni per poterlo recuperare

negli scaffali o in magazzino. Nella scheda si trova la descrizione del libro, ossia il titolo, nome e

cognome dell’autore, o autori, l’edizione, il luogo di pubblicazione, l’editore, l’anno di pubblicazione, il

numero di pagine, le dimensioni, il titolo della collana. In alto a sinistra nelle schede vi sono gli accessi,

con cognome e nome dell’autore individuato e trascritto con regole precise, o il soggetto, che è

l’argomento di cui tratta il libro. In alto a destra invece vi è la segnatura del libro, ossia la collocazione,

l’indirizzo del libro che serve per recuperarlo tra scaffali o nel magazzino. In basso a destra vi è il

numero d’ingresso, che viene assegnato al libro nel momento in cui entra nel patrimonio della

biblioteca. La biblioteca ha l’obbligo di mettere a disposizione un catalogo alfabetico per autori, ma

anche altri tipi di catalogo, come quello alfabetico per soggetti, quello sistematico per materia (o

classificato) che ordina le schede per materie secondo un accesso costituito da un numero, come la

Classificazione Decimale Dewey, il catalogo dizionario. I servizi di base sono la consultazione e il

prestito. Il lettore può consultare il materiale chiedendo al personale o andando direttamente allo

scaffale; per ottenere una risorsa in magazzino, l’utente deve compilare un apposito modulo e darlo al

personale. La biblioteca può anche prestare il materiale, ma non tutti i materiali possono essere

prestati: di norma il prestito dura circa 30 giorni, ed è necessario compilare un apposito modulo.

Quando il lettore non trova la risorsa desiderata, può chiedere alla biblioteca di acquistarlo usando i

moduli di desiderata, o domandare alla biblioteca di avviare un prestito interbibliotecario.

§ 7

L’organizzazione della biblioteca è formata secondo diversi settori:

- la selezione e acquisizione di libri: ha la responsabilità sulle nuove acquisizioni, analizza i cata

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
9 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/08 Archivistica, bibliografia e biblioteconomia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rosy988 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Biblioteconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Montecchi Giorgio.