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IL MONDO DEI DOCUMENTI
DATO: Non ha un proprio contenuto oggettivo,ma si plasma in base al conteso e in indica il
punto di partenza per sviluppare un’azione,come un’informazione. Un dato può essere un
numer,una lettera dell’alfabeto o una sequenza di cifre o lettere. IN ambito digitale viene
chiamato bit che può assumere il valore di 0 o 1.Ogni testo,immagine o suono può essere
identificato con una sequenza di bit.L’informazione può essere dunque definita come insieme di
dati contesualizzati in modo da acquisire un senso traducibile in azioni,mentre è considerata
conoscenza ogni insieme informativo capace di ricevere dati e contestualizzarli.
COMUNICAZIONE: Può essere inquadrata in due prospettive,una più umana e l’altra più
astratta; la prima si configura come la capacità che certe persone hanno di diffondere in modo
mirato l’informazione,facendola giungere alle persone considerate bersagli e in quest’ottica
rientrano la comunicazione commerciale o la comunicazione politica ad esempio. Nel secondo
caso si tratta di trasferimento di informazioni fra entità che possono anche non essere umane ed
è indipendente dall’efficacia raggiunta nel catturare l’attenzione .
La trasmissione dell’informazione può avvenire in due modi: attraverso una sorta di canale che
gli permette di passare da A a B senza che ne resti una traccia materiale,oppure previa
registrazione s un supporto fisico,che prende il nome di documento.Qualunque oggetto può
essere considerato documento,purchè funga da supporto fisico di informazioni,codificate per
mezzo di regole note sotto forma di segni registrati sull’oggetto stesso.Un oggetto diventa
documento quando emerge una specifica volontà individuale di diffondere informazioni.
METADATI,INDICI E SERVZI DI ASSISTENZA INFORMATIVA: Costituiscono la base di
ogni metodo di organizzazione dell’informazione .
METADATI: Sono informazioni semplici e standardizzate,facilmente trasferibili o
duplicabili ,relative a entità più complesse e non standardizzate.POssono essere costituiti da
lettere,cifre,immagini o suoi.Sono quindi microdocumenti che parlano di macrodocumenti (es. i
cataloghi delle biblioteche),le cui funzioni permettono di: a) individuare l’esistenza di documenti
con determinate caratteristiche; b) selezionare,valuare e filtrare una serie di documenti e
scegliere quelli più adatti alla nostra ricerca; c) localizzare il documento selezionato; d)
interoperare,per permettere la ricerca anche in altri ambiti disciplinari diversi,grazie a una serie
di equivalenze tra i metadati stessi; e) gestire ,per gantire la conservazione dei documenti.
A seconda delle funzioni possiamo individuare vari tipi di metadati: a) metadati per la
conservazione (istruzioni per il lavaggio sulle etichette dei capi d’abbigliamento); b) metadati
tecnici,che informano sul funzionamento di un oggetto (istruzioni per l’uso della lavastoviglie);
c) metadati sui diritti di accesso,che spiegano come e per quanto tempo si può utilizzare una
determinata risorsa.; d) metadati strutturali,che illustrano se l’oggetto è composto da più parti e
in che rapporto queste stanno fra di loro. Queste categorie di metadati rientrano nel gruppo dei
metadati amministrativo-gestionali,accanto ai quali troviamo anche i metadati valutativi (giudizi
strutturati sulle qualità e l’utilità della risorsa,come le pagelle scolastiche) e i metadati
descrittivi,in senso stretto o semantici , che servono per l’identificazione dei documenti primari
cui si riferiscono e sono costituiti da descrizioni di tali documento e dal loro contenuto semantico
(soggetto).Ad esempio se il mio documento è costituito da un quadro sugli elefanti,un metadato
descrittivo può essere il nome dell’autore e la data della composizione ,mentre il metadato
semantico sarà costituito dal soggetto del quadro,ossia gli elefanti. Questo rapporto tra il
metadato semantico e il documento viene definito “ aboutness”.I metadati possono avere una
struttura semplice,formata da singoli termini isolati,oppure una più complessa formata da una
serie di termini collegati fra loro: nel primo caso i termini verranno coordinati fra loro a
posteriori dall’utente in fase di ricerca,nel secondo caso invece i termini che costituiscono la
stringa sono collegati tra loro a priori da chi ha asseganto i metadati stessi al
documento.Affinchè i metadati risultino efficaci per garantire l’interoperabilità (capacità di
scambiare informazioni tra più sistemi),è necessario che siano standardizzati; tra i formati
standard ricordiamo: il MARC (machine readable cataloguing), creato nel 1965 dalla LIbrary of
Congress di Washington,per facilitare lo scambio automatizzato di metadati bibliografici fra le
biblioteche; il DC (Dublin Core) ,un insieme di 15 elementi come sottoinsieme del
MARC,individuati per permettere una descrizione semplificata di qualsiasi risorsa informativa; il
RDF (Resourche description framework) ,creato dal World wide web consortium (W3C) per
esprimere varie tipologie di metadati relativi a risorse disponibili online in un’unica cornice e
con una sola sintassi.
INDICI: Consistono in insiemi di metadati e possono essere digitali o analogici o ibridi (sia
analogici che digitali).Gli indici digitali possono essere online oppure offline (su cd,dvd).Il
rapporto fra i metadati contenuti nell’indice e i relativi documenti può essere di tre tipi:
diretto,indiretto o potenziale. Se sia l’indice che i documenti sono in formato digitale,può essre
creato un collegamento diretto (link),fra il singolo metadato e la risorsa cui esso si riferisce.Per
quanto riguarda i collegamenti indiretti,questi sono caratteristici dell’ambiente analogico in
quanto qui i link non sono possibili: avremo quindi ad esempio le voci contenute nell’indice
analito o nel sommario di un libro,affiancate da un numero di pagina.All’interno della categoria
del collegamenti indiretti si possono individuare due sottoclassi,quella dei cataloghi e quella
delle bibliografie:i primi elencano i documenti materialmente posseduti e disponibili per la
consultazione,mentre le seconde sono elenchi di documenti dotati di particolari caratteristiche di
volta in volta esplicitare,privi però di informazioni sulla loro localizzazione. Nel caso in cui sia i
cataloghi che le bibliografie siano disponibili in formato digitale e offrano link al testo
completo,possono essere considerati indici diretti,mentre sono indici indiretti qualora non
permettano l’accesso diretto ai documenti a testi pieno,ma si limitino a garantirne l’esistenza
(bibliografie) o a indicarne la localizzazione (cataloghi).Un’altra tipologia di indici è quella degli
indici impropri o potenziali che contengono metadati che non sono attualmente collegati ad
alcun reale documento individuabile,ma che fungono da esempio per possibili futuri
collegamenti di questo tipo; servono principlamente agli indicizzatori per scegliere dei metadati
autorevolmente normalizzati da assegnare o agli autenti per farsi un’idea dei possibili punti di
accesso e della struttura generale di un sistema informativo.Indici diretti e indiretti possono
essere considerati pieni,mentre quelli potenziali,vuoti come ad esempio l’elenco dei soggetti
potenzialmente applicabili ai libri,fra cui il bibliotecario può scegliere quelli più adatto da
assegnare,e che rientra nella categoria dei “vocabolari controllati" o KOS (knowledgle
organization system) ,le cui funzioni sono l’eliminazione delle ambiguità,il controllo dei
sinonimi e l’esplicitazione dei rapporti tra termini e concetti .FRa essi possiamo ricordare: a) gli
archivi di autorità (elenchi di intestazioni omogennee collegate fra loro con vari tipi di rimandi);
b) i soggettari (archivi di autorità dedicati ai soggetti); c) i tesauri (elencano la terminologia
normalizzata di una determinata disciplina); d) le ontologie (esandono la nozione di tesauro
descrivendo le relazioni fra i termini,necessarie per rendere conto di un determninato dominio
concettuale).Dei KOS fanno parte anche le classificazioni semantiche (aboutness individuata con
≠
termini convenzionali,ordinati logicamente soggettazione= aboutness individuata con termini
“naturali”,ordinati alfabeticamente).Le classificazioni sono divise in classi e possono essere
monodimensionali o gerarchiche,come la CDD o multidimensionali in cui,a ciascun elemento
vengono associate una serie di caratteristiche che lo identificano e la selezione di alcune di
queste restituirà all’utente l’elemento o gruppi di elementi ricercati:in questo modo si arriva
all’oggetto non tramite un percorsi definito ma grazie a diverse possibili interrogazioni (es Colon
Classification di Ranganathan del 1933).I tre problemi fondamentali di ogni classificazione sono:
come raggruppare in classi gli elementi che vogliamo classificare?, come ordinare le
classi?,come ordinare gli elementi di ciascuna classe?. -Per il primo problema Raganathan
individua alcuni canoni per scegliere i principi di divisione delle classi,ovvero quelle proprietà
che tutti i loro membri hanno in comune e che quindi le distinguono dalle altre classi: 1)
differenzazione (secondo cui la caratteristica adottata deve essere tale da produrre almeno due
classi); 2) rilevanza (prescrive che la divisione in classi produca un’organizzazione concettuale
utile rispetto alle finalità per cui si è deciso di adottare la classificazione stessa) ; 3) accertabilità
(secondo cui la carattetistica dev essere definita e facilmente osservabile) ; 4) permanenza
(secondo cui si dovrebbe poter prevedere che la caratteristica adottata come base id una
classificazione permanga nel tempo).Per il secondo problema Raganathan poi invidua altre tre
canoni relativi alla successione delle caratteristiche: 1) concomitanza (proibisce di utilizzare
caratteristiche identiche tra loro); 2) successione rilevante (le singole classi e il loro insieme deve
essere finalizzato all’utilità complessiva della classificazione; 3) successione coerente
(mantenere le stesse caratteristiche nell’intero arco della loro successione).Infine per il terzo
problema,ovvero relativo all’ordinamento delle “schiere”,cioè la serie di individui che si trovano
all’interno di ciascuna classe Ranagathan proprone 4 canoni principali e 8 principi per
l’ordinamento delle schiere. I 4 canoni sono: 1) esaustività (ogni schiera deve esaurire
completamente lo spazio concettuale assegnatole); 2) esclusività (le classi di una schiera non
devono sovrapporsi); 3) successione conveniente (l’ordine delle classi in una schiera deve essere
il più utile ) ; 4) successione coerente (se classi simili ricorrono i più schiere ,in ciascuna di esse
dovrebbero essere ordinat