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SANTA BALBINA
La Chiesa di Santa Balbina è situata sul cosiddetto “PICCOLO AVENTINO”, sopra le Terme di Caracalla, colle
che era incluso nelle Mura Serviane. La basilica si colloca in un’area già edificata, è vicino alle Mura Serviane
realizzate nel IV secolo. Qui vicino si trovava il TEMPIO DELLA BONA DEA. Riutilizza un edificio di tipo
abitativo, una Domus, che all’inizio del III sec era di FABIO CILONE, amico di Settimio Severo. Lo sappiamo
perché nel corso degli scavi furono ritrovate delle “fibule”, condutture di piombo, dove era inciso il nome di
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Fabio. Questa abitazione era inoltre incisa sulla lastra della FORMA URBIS ROMAE con il nome di “Domus
Cilonis”. Riutilizzo integrale delle strutture romane.
DOMUS DI FABIO CILONE Corrisponde topograficamente a S.Balbina. I resti rinvenuti sono attribuibili al
II sec ma non sufficienti per ricostruire l’intera abitazione. La struttura preesistente era a navata unica con
nicchie tipica delle domus tardo antiche. Nonostante la sopravvivenza dell’edificio anche in alzato è
impossibile rintracciare gli elementi utili a stabilire quale fosse la decorazione dell’aula absidata. Forse la
domus passò di mano in mano e non abbiamo prove ma sappiamo che nel V sec. passò alla proprietà
ecclesiastica per vendita o per donazione.
FONTI1) TITULUS TIGRIDAE del sinodo del 499. TIGRIDAE è forse un presbitero intervenuto nella
formazione di questo edificio di culto, aiutato economicamente da Balbina. Si ebbe uno spostamento verso
BALBINA che era colei che aveva donato il denaro, piuttosto che Tigridae che controllava i lavori.
2) TITULUS SANCTAE BALBINAE del sinodo del 595
3) FERIA AD SANCTAM BALBINAM VI sec. nel Sacramentario Gregoriano. In questo periodo l’esistenza di
un titulus dedicato alla santa sembrerebbe attestata da un’iscrizione frammentaria databile al VI sec.
rinvenuta in un cimitero sita tra Via Appia e Via Ardeatina.
CHI ERA BALBINA? Non conosciamo l’epoca esatta della fondazione, come termine abbiamo il V secolo
ma solo perché dopo non vi sono altri tituli. È un personaggio che vive prima della fondazione della basilica,
proprietaria del cimitero dell’Ardeatina. Donna ricca che diede i soldi per la fondazione del titulus.
INTERNO ED ESTERNO DELLA BASILICABasilica a navata unica,con 6 cappelle laterali. Inserita
pienamente in un’aula di domus.In fondo si apre un abside e in esso vi è una nicchia in cui contenuto il
trono episcopale ed è situata sul lato minore opposto all’ingresso. Le cappelle laterali sono separate l’una
dall’altra da forti pilastri e davanti ogni pilastro emergeva una fondazione. Le nicchie sono alternativamente
rettangolare e semicircolare, sono tutte coperte da volte. Sopra le nicchie si alza un muro con grande
finestra che sovrasta ogni nicchia, sui muri superiori poggia la travatura del tetto dell’aula.La struttura
murale del corpo della chiesa è di 3 tipi diversi: il primo è una struttura usata nel muro di fondazione visibile
a sx e sotto l’abside; il secondo un opus mixtum che forma la parte inferiore delle cappelle e dell’abside; il
terzo una costruzione in mattoni differenti in altezza e in lunghezza. Vi sono due gruppi di muri nell’intera
costruzione dell’aula. Il Primo Gruppo si distingue molto facilmente e comprende alcune aggiunte ad
esempio nella parte superiore dell’abside una muratura medievale a mattoni e sovrapposta ad essa una
muratura medievale a tufelli; il PORTICO deve essere stato eretto alla fine del XVI sec. Il portico attuale
viene datato 1577-1588. Il Secondo Gruppo è un opus mixtum e muratura in mattoni.
RESTAURI Vengono realizzati da ANTONIO MUNOZ, architetto di epoca fascista. Il restauro traduce
l’ideologia di regime ovvero quell’esaltazione della romanità. Furono attuati tra 1927-28. Munoz viene
fomentato dal parroco DON CASTULO GHEZZI che finanzia il restauro. Dai carteggi capiamo quali sono stati
i cambiamenti dell’architetto:
1) riapre le cappelle laterali in gran parte murate nel primo quarto del XVII sec.
2) riapre le finestre e mette delle transenne in ferro battuto e cemento, sul modello di Santa Sabina.
3) Il pavimento ha una linea di marmo centrale con marmi e mosaici ripresi dagli scavi trovati dall’apertura
di Via dei Fori Imperiali.
4) La ricomposizione della recinzione absidale è falsa perché non ha nessun elemento archeologico d’epoca.
La costruisce sul modello di S.Clemente, realizzata nel 536-7, dove un presbitero l’aveva commissionata.
Questa recinzione rialzata di 20 cm è tutta di marmo bianco. Completamente inventata è la struttura
trasversale di fronte alla recinzione absidale. Per questa recinzione furono realizzati 26 PLUTEI in marmo
bianco in parte decorati dei quali due si trovavano inseriti nel pavimento del presbiterio e una terza
frammentaria fu rinvenuta nel corso dei lavori. Le lastre antiche sono oggi affisse sulla parete sx del
portico;i due esemplari integri murati nel pavimento presentano una croce inserita in un disco.
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La tipologia della croce e l’impaginazione del motivo decorativo si ispirano alla scultura del VI sec. di
produzione bizantina. In alcune nicchie riaperte da Munoz vennero alla luce resti di affreschi in strato
sovrapposti.
Le pitture sono ascrivibili a diverse epoche. Gli affreschi pertinenti alla fase decorativa più antica verificabili
nella quarta cappella di sx; sulle due pareti laterali sono raffigurati dei santi, riconoscibili dalle figure stanti.
Il pannello di dx conservato per una maggiore estensione, incorniciato da un bordo nero racchiuso da una
fascia beige e da una fascia rossa più larga. All’interno si distinguono le sagome di 4 figure maschili, su uno
sfondo celeste chiaro. Le cappelle da fuori non si vedono perché sono inglobate nella muratura. A partire
dal Medioevo si sviluppa un grande edificio conventuale accanto. Da che era un basilica cardine in età
paleocristiana con il tempo perse la sua importanza.
SANTA SABINA
Santa Sabina si trova in alto sull’Aventino, a sx dopo un precipizio c’è il Tevere e a dx una strada antica forse
il VICUS ARMILUSTRI, oggi Via di Santa Sabina.
FONTI 1) La fonte più antica è il MOSAICO DELLA CONTROFACCIATA datato 422-432, gli estremi del
pontificato di CELESTINO, che data l’atto di fondazione. L’Aventino è una zona fortemente residenziale e
l’area in cui oggi sorge il Complesso di Santa Sabina era molto popoloso. La tecnica di costruzione è in
laterizi. L’orientamento è coerente con il tessuto viario di epoca romana. La costruzione quindi non
stravolge l’assetto preesistente. È un tipico caso di fondazione ex novo e per farle posto vengono demoliti
alcuni edifici. Le strutture sulla navata dx riprendono le strutture di ex edifici, per le fondamenta. Qui non
utilizzano l’elevato della costruzione, qui ci sono più soldi per cui si può abbattere in gran parte la struttura
preesistente e costruire da nuovo la Chiesa.
2) LIBER PONTIFICALIS: abbiamo un brano relativo alla vita di SISTO III (colui che ha fatto costruire S.Maria
Maggiore), abbiamo la menzione di un intervento ovvero la consacrazione della basilica sotto PIETRO
EPISCOPUS (nell’iscrizione musiva era un presbitero). Dice che è nato l’edificio ma in realtà già c’era ma
sotto Sisto III lo si è reso accessibile al culto. Questo papa fa inoltre costruire una “fonte battesimale”.
Non sappiamo dove sia situata la fonte ma dato che tutta l’area fu regalata ai Domenicani, tranne il
Battistero, potrebbe trovarsi lì, ma non vi sono stati riscontri archeologici attendibili.
Non
CHI ERA SABINA? sappiamo nulla. C’è un problema: dopo l’atto di fondazione avvenuta sotto i
presbiteri, nel Sinodo 499 viene menzionato il “TITULUS VALENTE DI SANCTAE SABINAE”, non si capisce se
fosse avvenuta la santificazione del fondatore del titulus. Forse Sabina era una di queste matrone
ricchissime che donò fondi alla Chiesa. “Pietro Episcopus” è PIETRO D’ILLIRIA e può essere paragonato a
una figura fondamento cioè quella di un presbitero e in maniera trasversa dice che anche lui ci ha messo
del suo economicamente. Sabina è una delle matrone ricchissime convertitasi al Cristianesimo. Non c’è
niente di scritto sull’agiografia di Santa Sabina,nella Passio del IX sec viene detto che Sabina fu martirizzata
insieme a un’altra donna vicino Terni, a Vindena (mai trovata). Nel sinodo del 595 c’è una recensione
presbiteriale che dice che LEONE III restaurò accuratamente la basilica,donando grandissimi lampadari
d’argento e suppellettile, inoltre fece fare un piccolo restauro architettonico. EUGENIO II fece alcune
donazioni per l’abside presbiteriale.
COSTRUZIONI PRECEDENTI ALLA CHIESA Le costruzioni nell’area sotto le navate laterali sono troppo
poco conosciute per datarle. La facciata inglobata nel muro della navata laterale sembra far parte di
un’INSULA con tabernae al piano terra comunissime a Roma tra II-III sec. La costruzione risale al II secolo e
fu rifatta più tardi nel IV secolo. In quell’epoca si estendeva dall’angolo sud-est della basilica fino alla
Cappella di S.Giacinto. 5
L’EDIFICIO DEL “DROMOS” È stato proposto che i resti trovati sotto la parte ovest della basilica
appartenessero tutti allo stesso edificio tardo antico,che quindi incorporerebbe la colonna che si trova nel
muro della navata laterale sud, come il DROMOS e i pavimenti sotto la navata centrale e il nartece.
Conosciamo con sicurezza il muro ovest con le sue sette arcate colonnate, conosciamo una camera che si
estendeva ad est per 11 metri riccamente rifinita con un pavimento in opus sectile e contenente al centro il
dromos, un lungo passaggio pavimentato a mosaico e fiancheggiato da cancelli. È stato suggerito che
quest’aula facesse parte del titulus Sabinae anteriore alla Chiesa,che fosse la sala di riunione della
congregazione di quel titolo e che il dromos facesse parte della sua sistemazione ecclesiastica.
LA CHIESA La pianta delle navate, del nartece e dell’abside è semplice e non sembra essere ma cambiata,
tranne il nartece che forse doveva estendersi lungo la facciata della navata laterale nord dove ora vi è
l’ingresso agli edifici monastici. Il solo elemento straordinario sembra essere quindi l’ubicazione
dell’ingresso del nartece attraverso i lati corti nord e sud,la cause sono ovviamente la disposizione delle due
strade romane. La Basilica consta di una navata centrale e due laterali e un abside. Fu restaurata in due
campagna che le ridiedero il suo aspetto paleocristiano. La navata centrale è molto alta ed è illuminata da
11 grandissime FINESTRE sopraelevate sui muri della na