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Munch; quest’ultimo in special modo: la mostra berlinese del 1892 che raccolse cinquantacinque sue opere
sconvolse il pubblico dell’epoca e fu stimolo alla fondazione della Secessione berlinese. Ma oltre a loro va
ricordato che in quegli anni uscirono le teorie di Freud, che sconvolsero, non solo gli artisti, ma l’Europa intera.
Il gruppo del “ponte”
Il primo gruppo Espressionista tedesco organizzato nasce nel 1905 e prese il nome di “Die Brùcke” (Il ponte).
Il raggruppamento è quindi contemporaneo al Salon d’Automne dove i Fauve avevano ricevuto il battesimo
Kirchner, Nolde Muller.
della critica. Il gruppo nacque a Dresda ed i principali componenti furono e La loro
ideologia era basata sulla distruzione di ogni canone, che risultava solo un impiccio al fluido manifestarsi
dell’espressione. In essi è evidente quanto il contenuto superasse di importanza la forma; la loro pittura non è
quasi mai gradevole, anzi nasconde qualcosa di stridente. Tra questi artisti il più significativo è sicuramente
Kirchner, che riesce a incanalare in sé tutti gli aspetti della poetica della Brùcke. Nella sua pittura istintiva, di
forme aguzze e colori acidi gettava sulla tela i suoi nervi affioranti e i suoi fremiti nel descrivere la situazione di
isolamento dell’uomo dentro la metropoli. Nolde
Nel 1911 la Brùcke si trasferì a Berlino, ma era ormai al suo epilogo, era già uscito nel 1907, e da
questo momento resterà per sempre un solitario. Trae ispirazione da Van Gogh e Gauguin ma anche da
Munch e Ensor; i suoi quadri non cercano il primitivo, ma il primogenito, non sono solo le forme a divenire
primitive, ma anche l’atmosfera. Egli cerca di dipingere un universo che sembra essere appena uscito dal big
bang. I suoi tramonti in stile olandese (orizzonte abbassato e cielo alto) trasmettono gioia e purezza, mentre le
sue figure talvolta turbano talvolta trasmettono un’innocenza primogenita.
Il “cavaliere azzurro” Kandinsky Marc:
Nel 1913 il gruppo della Brùcke si sciolse. Resisteva invece il gruppo fondato nel 1911 da e
il Cavaliere Azzurro.
Con gli artisti della Brùcke avevano in comune la repulsione verso i canoni classici e la società moderna, ma
questi ultimi cercavano una purificazione degli istinti anziché un loro scatenamento su tela. Non cercavano un
contatto con il primordiale, quanto cercare di cogliere l’essenza spirituale della realtà.
Kandinsky.
“Parlare del recondito attraverso il recondito” affermava
Il nome ( Cavaliere Azzurro ) proviene dall’amore di Kandinsky verso la figura fiabesca del Cavaliere, spesso
presente nelle sue opere, e di Marc per i cavalli, mescolato all’amore che entrambi nutrivano per il colore
azzurro.
Questo gruppo, in quanto gruppo, non ebbe lunga vita; già nel 1914 organizzò la sua ultima mostra e la guerra
disperse gli artisti. Ciò nonostante il Cavallo Azzurro era destinato ad avere una grande importanza.
Kandinsky scriveva: “tanto più questo mondo diventa spaventoso, tanto più l’arte diventa astratta” come a
rimarcare l’evasione dalla realtà che la sua arte implica. “L’opera d’arte diventa soggetto” cioè l’opera d’arte
diventa un mondo a sé, con leggi proprie; non è più una ricreazione soggettiva della realtà, per Kandinsky non
è rendere visibile ciò che ci è davanti agli occhi e non vediamo, per Kandinsky è creare qualcosa di nuovo, di
fuori dal mondo, qualcosa che prima non esisteva. Ma in questo senso, solo Kandinsky è stato un’astrattista,
Klee,
altri pittori, come attraverso l’astratto volevano comunicare il reale, attraverso l’astrattismo parlavano del
nostro mondo, di ciò che ci è davanti agli occhi ma non vediamo. Secondo Klee l’artista deve diventare una
specie di medium in comunicazione con il “grembo del mondo”.
Se il quadro di Kandinsky è musica, energia lirica; il quadro di Klee è invece una sottile operazione
intellettuale.
Kandinskij approfondisce lo studio dei colori e consegna ad ognuno di loro un significato, e attraverso
l’armonia dei colori e delle linee cerca di giungere ad un’opera che sia al contempo pittorica e musicale.
Lavoreranno insieme come insegnanti al Bauhaus di Gropius.
Il realismo Espressionista
Dopo la guerra in Germania vennero alla luce problemi sociali e politici che urgevano di essere risolti, non
c’era quindi più bisogni di un’arte spirituale e rivoluzionaria ma di un’arte dura e cruda come la realtà,
riformista non nella forma, ma nel contenuto.
Otto Dix, Grosz, Haertfield
Artisti come accolsero questa necessità.
Venne a formarsi cosi la “Nuova Oggettività” corrente che mira a rappresentare il vero con amara acutezza,
ma non accostabile al realismo in quanto contemplava una carica emotiva forte esasperando le espressioni
dei personaggi e il messaggio da trasmettere. La rappresentazione dei disastri della guerra è uno degli aspetti
Otto Dix
fondamentali di questo “realismo espressionistico”. nel 1924 tocco un vertice essenziale della sua
arte con cinquanta acqueforti su tale argomento; dopo essere stato un soldato al fronte ed aver visto gli orrori
della guerra volle riprodurli fedelmente. Ma i suoi interessi si sono rivolti pure alla rappresentazione del
Grosz
dopoguerra berlinese: il disordine fisico e morale, il delitto e la violenza; gli stessi temi che tratto nello
stesso periodo. I suoi disegni esprimevano indignazione, collera,disperazione e risentimento verso la guerra.
Cerca di mostrare al mondo le bassezze di colonnelli, capitani d’industria, borghesi irreprensibili, uomini
dell’ordine nascoste sotto frac,divise e abiti costosi. Si oppose fortemente al regime politico della Germania di
quel periodo ed emigrò in America per sottrarsi alle rappresaglie naziste.
Kokoschka
Nell’Espressionismo germanico è indispensabile citare che, come Schiele, si formò a Vienna sotto
l’influenza di Klimt. Egli nei suoi dipinti cerca di fugare, di spogliare la realtà per esprimerne il significato (tema
tipico dell’Espressionismo) ma non se ne separa mai. Crea un legame di simpatia con la realtà nel senso
etimologico del termine (patire insieme). Per Kokoschka la pittura è costante fervore, è viva esaltazione di tutto
l’essere, ma è anche espressione di un’idea, di un concetto.
Con l’avvento di Hitler l’espressionismo venne definito “arte degenerata”, le opere confiscate dai musei e
distrutte e gli artisti fuggiti per il mondo.
Espressionismo italiano Modigliani,
Punta massima dell’Espressionismo italiano è certamente nel quale agiscono inclinazioni umane
e aristocratiche, populiste e decadenti; c’è in lui qualcosa che lo spinge verso un raffinato estetismo e
qualcosa che lo preme verso una verità umana più acuta, più indagata nel suo fondo. L’Espressionismo di
Modigliani non è esasperato ma delicato, fatto di segrete passioni, di una sorta di fuoco interiore che
trasferisce sul quadro; potremmo definirlo un Espressionismo melodico. Nei tre anni che vanno dal ’15 al ’18
realizzò il meglio della sua produzione per poi spegnersi nel’20 a causa della tubercolosi.
Sironi
Come Modigliani, è un espressionista, tra i più importanti del Novecento. Egli aderì al fascismo da
subito, forse attratto dagli ideali rivoltosi e fervorosi iniziali. Ma dopo il periodo Futurista si manifestò il suo
Espressionismo nei paesaggi urbani dove la periferia milanese, squallida, fosca, geometrica si mostra con
grande forza. I suoi paesaggi urbani di un pessimismo dilaniante, in cui la mescolanza degli elementi creava
un impetuosa potenza evocativa.
L’espressionismo, cosi come si è articolato al’interno della storia moderna, è stato il
movimento più ricco e complesso, ed i suoi temi saranno sempre di attualità fin quando ci
sarà l’alienazione dell’uomo, l’evasione e la protesta. Il movimento Espressionistico non è
stato un movimento “formalistico” ma di “contenuti” e, in parte, nella nostra storia sono
stati lungimiranti.
4 La negazione Dadaista
Manifesto Dadaista
Il movimento Dadaista nacque a Zurigo nel 1916. Fu il poeta Tzara (che fu per il Dadaismo quello che fu
Apollinaire per il Cubismo) a battezzare il nome “Dada”, parola che vuole dire tante cose e non vuole dire
niente contemporaneamente, a marchiare appunto una forma d’arte che vuol dire tanto e non vuol dire nulla
allo stesso tempo. Per Dada non conta l’opera ma il “gesto”, e può essere un gesto libero, compiuto in
qualsiasi direzione, senza vincoli. Una sola cosa è importante: che tale gesto sia sempre provocazione contro
il cosiddetto buon senso e contro la morale; lo scandalo è l’elemento che i Dadaisti usano per esprimersi.
L’arte Dadaista fini per essere anticubista, antifuturista e antiastrattista pur attingendo da Cubismo,
Futurismo e Astrattismo. Ciò che chiamiamo “arte Dadaista” però non è certo qualcosa di definito, è una
miscela di tantissime espressioni: nuove ed anche riscontrabili in altri movimenti, ma nonostante questo
diverse da ogni movimento. Gli oggetti Dadaisti non sono scelti in base all’artisticità, ma vengono scelti con
vena polemica e irriverente arbitrarietà. Come le poesie di Tzara formate con i ritagli del giornali agitati in un
sacchetto e posti nell’ordine casuale dal quale venivano estratti.
Dada a New York Duchamp, Picabia Man Ray,
I Dadaisti per eccellenza a New York furono e che con le loro opere destarono
scandalo, come l’orinatoio di Duchamp al Salone degli Indipendenti del 1917 o le macchine di un’umanità
disumanizzata, spesso commentate da frasi irriverenti, allusioni sessuali o errori di ortografia di Picabia. Man
Ray tocca il suo apice con la fotografia, le sue “radiografie” sembra riescano a cogliere l’essenza reale del
mondo.
Dada in Germania Max
Risultati figurativi molto interessanti furono raggiunti in Germania, soprattutto dai Dadaisti di Berlino e da
Ernst a Colonia. Sono infatti questi Dadaisti che inventano il fotomontaggio. Probabilmente il Dadaista
Hausmann, Grosz
tedesco che possiede il merito dell’idea del montaggio è che poi venne affiancato da e
Heartfield. E l’affermazione del fotomontaggio poi nel progresso della tecnologia è senza dubbio una delle
vittorie Dada. Il fotomontaggio era usato per svariati motivi: creare un secondo di illusione negli occhi di chi
guarda oppure anche per satira politica (Hitler fu spesso bersaglio di questi dadaisti).