Anteprima
Vedrai una selezione di 1 pagina su 5
Attività motoria per l'età evolutiva Pag. 1
1 su 5
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

L'allenatore deve essere bravo a trasferire all'allievo la sensazione di autoefficacia, sentirsi capace di

fare. È importante lavorare da subito sull'apprendimento delle abilità motorie in quanto il mancato

sviluppo delle abilità motorie nell'infanzia tende ad allontanare l'adulto dall'attività fisica. → stile di

vita non sano in quanto non attivo.

Esiste una relazione tra motivazione/tendenza verso la pratica dell'attività fisica e la competenza

motoria: infatti i bambini con scarsa abilità motoria sono meno motivati nella partecipazione

dell'attività e rischiano di assumere uno stile di vita sedentario; mentre bambini con buone

competenze motorie saranno maggiormente motivati verso la pratica di attività fisica (motivati

anche coloro chi consapevole di poter acquisire, con o senza l'affiancamento dell'insegnante).

Inoltre, ciascuna situazione educativa, per essere ottima e lasciare effetti duraturi e positivi, deve

prevedere un impegno aerobico (vigoroso o moderato) e deve volgere verso uno scopo ad alto

coinvolgimento cognitivo e/o coordinativo.

• IL CLIMA E L'ORIENTAMENTO MOTIVAZIONALE IN EDUCAZIONE FISICA

esistono due diversi approcci educativi che possono condizionare la partecipazione cognitiva ed

emotiva dell'allievo nelle situazioni proposte:

a) l'adozione di un clima motivazionale orientato sulla competenza e un orientamento motivazionale

sul compito. Tra gli effetti positivi: permette di lavorare con impegno e motivazione, promuove la

cooperazione con gli altri, permette di provare diverse strategie per arrivare allo scopo. Si lavora

con motivazione, piacere e divertimento indipendentemente dal risultato ottenuto. Il successo è

correlato al miglioramento personale. Migliorando il proprio livello il bambino comprende il

rapporto tra impegno e successo. Il bambino, tramite questo approccio è coinvolto, motivato,

relaziona con i coetanei e media la propria ansia.

b) l'adozione di un clima motivazionale orientato sulla prestazione e un orientamento motivazionale

orientato sull'Io. Significa ostentare il proprio talento per emergere → dimostrare di essere

superiore. Conta quasi esclusivamente il risultato quindi diminuisce il piacere-divertimento. Il

successo non è più correlato al miglioramento personale ma si confronta la propria prestazione con

quella dei compagni. Non tutti i bambini hanno le stesse opportunità infatti si tende ad emarginare

chi non riesce a raggiungere gli obiettivi.

Nell'infanzia i bambini prediligono un orientamento sul compito in quanto, se motivati e caricati di

autostima, non si scoraggiano e provano e riprovano i compiti motori che li appassionano.

Dalla pre-adolescenza in poi il successo non è più unicamente correlato al miglioramento personale

ma è necessario il confronto di prestazioni con i compagni o con i risultati attesi.

I due metodi di orientamento non si escludono ma possono essere presenti entrambi in una persona:

è bene però non forzare l'orientamento motivazionale sull'Io finchè non si manifesta come esigenza

da parte dell'allievo stesso, deciderà lui quando sarà pronto per questo approccio (in genere scuola

secondaria).

Gli insegnanti devono essere attenti ad assumere atteggiamenti e comportamenti che hanno come

scopo la motivazione sulla competenza in modo da sollecitare un coinvolgimento motivazionale

degli allievi, orientato al compito e basato sui loro progressi personali. Questo atteggiamento ha

effetti positivi sul livello di competenza percepita e tende a mantenere elevata la motivazione verso

la partecipazione attiva e consapevole alle attività proposte.

• LO STILE DI INSEGNAMENTO APERTO O PERSONALE

Se lo scopo è quello di coinvolgere piacevolmente l'allievo ed aiutarlo a maturare competenze, lo

stile varia in base alle strategie usate per coinvolgerlo ed anche al rapporto che si instaura con esso.

Uno stile assoluto non esiste, ogni insegnante ha il suo modo di lavorare in maniera singolare, unica

ed irripetibile. Anche gli allievi (come singolo allievo o gruppo classe) hanno una loro personalità e

richiedono particolari orientamenti educativi.

Anche se ogni insegnante ha un suo stile preferito che corrisponde alle proprie caratteristiche

personali, deve essere capace di cambiarlo o agire diversamente in base alla situazione. Bisogna

giungere quindi ad uno stile aperto e personale: che consente ad ogni insegnante di poter scegliere

la stategia educativa più adatta per sollecitare una determinata competenza, in relazione agli allievi

che ha di fronte, allo scopo da raggiungere ecc. Attualmente abbiamo due grandi classi in cui si

dividono gli stili d iinsegnamento:

1) stili riproduttivi (o direttivi): in cui l'insegnante è al centro del setting didattico, definisce i

compiti e i relativi parametri esecutivi. I bambini si limitano ad imitare e sono utili ad

esempio neicompiti ad alta complessità e/o ad alto coinvolgimento emotivo. Fanno parte:

-stile a comando: in cui tutte le decisioni sono impartite dall'insegnante.

-stile della pratica: in cui gli allievi eseguono in modo autonomo il compito assegnato

dall'insegnante. L'insengante ad esempio decide durata ed intensità, comunica i feedback

agli allievi che eseguono le proposte d'esercizio con un ritmo personale.

-reciprocità: in cui gli allievi eseguono il compito a coppie.

-autoverifica: in base ai criteri forniti dall'insegnante, gli allievi autovalutano la propria

performance.

-inclusione: l'insegnante indica diversi livelli di difficoltà e l'allievo in base alle proprie

capacità sceglie quello più adatto a lui.

2) stili produttivi (o non direttivi): in cui l'allievo svolge il suolo di protagonista e gli viene

lasciata autonomia decisionale. Fanno parte:

-scoperta guidata: l'insegnante guida nella risoluzione di problemi, ad esempio sollecita i

bambini ad individuare diverse modalità di esecuzione.

-problem solving: in cui i bambini devono trovare risposta ad i problemi proposti

dall'insegnante.

-programma individuale a scelta dell'allievo: in cui l'insegnate decide un ambito disciplinare

e l'allievo l'attività.

-autonomia dell'allievo con supervisione dell'insegnante: gli allievi decidono sia l'ambito

disciplinare che le attività; al massimo l'insegnante può comunicare i feedback e agevolare

l'autovalutazione

-completa autonomia nell'apprendimento: l'allievo è completamente responsabile del proprio

apprendimento e l'insegnante condivide le decisioni del gruppo.

Tutti questi metodi si riferiscono agli stili deduttivi, incentrati sull'insegnante (misto

analitico/sintetico, assegnazione dei compiti, prescrittivo), stili induttivi incentrati sull'allievo

(libera esplorazione, scoperta guidata, problem solving) e agli stili direttivi o non direttivi.

Mosston e Ashworth sostengono bisogna iniazilmente dar maggiore spazio a stili produttivi (non

direttivi) per arrivare agli stili riproduttivi (direttivi) in situazioni particolari che necessitano di

strutturazione più controllata per garantire sicurezza e successo a tutti gli allievi.

Quando non vi è pericolo è meglio preferire stili produttivi in cui gli allievi possono misurarsi con

se stessi senza stress prestativi. Mentre per attività più complesse e/o 'pericolose' bisogna passare a

stili riproduttivi (es tuffo da piattaforma di 5 metri): i bambini si abbandonano volentieri alle

indicazioni dell'insegnante poiché grazie a queste riescono a realizzare il compito che li affascina e

interessa.

Il modello dello stile personale aperto: l'insegnante deve essere intenzionale e flessibile.

-Intenzionalità: studia e si aggiorna costantemente sulle diverse strategie educative, deve conocere i

vari stili di insegnamento e scegliere quello più adatto alla situazione e deve conoscere le

caratteristiche educative degli allievi. Non lascia mai nulla al caso ma si prepara.

-Flessibilità: sa applicare, adattare e variare le strategie educative in base alla situazione, non

pretende di controllare completamente la situazione educativa, sa cogliere l'imprevisto nel momento

in cui arricchisce la situazione educativa.

Solo abbinando intenzionalità e flessibilitò si riesce a far fronte alle diverse richieste degli allievi

lungo il loro percorso di apprendimento, facilitando lo sviluppo di tutte le sue potenzialità.

• L'INSEGNANTE FACILITATORE-ANIMATORE

Spesso l'insegnante ha il ruolo di facilitatore-animatore con il compito di proporre attività educative

coinvolgenti e motivanti per l'allievo. L'insegnante considera l'allievo una persona piena di

potenzialità da sviluppare in un setting il più possibile libero (a volte però anche strutturato, a

seconda dello scopo). Facilitare l'esperienza educativa significa organizzare il setting didattico (cioè

materiali, tempi e spazio) in relazione agli allievi che ho di fronte, agli obiettivi ecc. utilizzando

strategie educative differenti ad esempio:

1)Proposta libera (basata sugli stili produttivi ad esempio di libera esplorazione): l'allievo è il

protagonista dell'esperienza ed agisce in piena autonomia sollecitando anche le funzioni di

autoapprendimento. L'allievo è libero di agire secondo la propria intuizione-interpretazione (→ si

riconduce a libera esplorazione), all'interno di una cornice di regole condivise.

2)Proposta semi-strutturata o orientata (basata sugli stili di scoperta guidata): l'insegnante indirizza

l'allievo verso la soluzione e verso comportamenti attesi poi l lascia libero di agire. L'insegnante

sostiene l'allievo nelle sue azioni senza mai sostituirsi a lui.

3)Proposta strutturata (basata sugli stili di assimilazione e riproduttivi): *gli stili di assimilazione

sono orientati verso compiti specifici ma l'allievo mantiene una certa autonomia durante

l'esecuzione da solo o in coppia. Si riconduce al metodo dell'assegnazione di compiti che facilita il

passaggio dagli stili produttivi agli stili riproduttivi. *gli stili riproduttivi, invece, sono utilizzati in

compiti complessi e/o ad alto coinvolgimento emotivo e la guida dell'insegnante, almeno

inizialmente, è fondamentale per l'allievo (ad esempio per vincere l'ansia nel salire in piedi sopra

una spalliera).

4)Proposta casuale (basata su stili produttivi e di scoperta): quando l'esperienza non evolve nel

modo previsto dall'insegnante, quest'ultimo deve essere bravo ad accogliere l'iniziativa degli allievi

e sostenerla.

Mentre animare l'esperienza educativa significa mettersi in gioco con i ragazzi. Animare significa

vivificare (dar vita), incitare, incoraggiare, promuovere, movimentare.. ecc. Il mettersi i

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-EDF/01 Metodi e didattiche delle attività motorie

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Martina-iraci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Attività motoria per l'età evolutiva e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Ceciliani Andrea.